Sento il tuo pene tra le mie gambe riprendere vitalità e vigore. Lo strusci sul mio pube finché non mi sei dentro. Ti muovi lentamente e le tue spinte seguono il ritmo delle tue frasi. Sei incorreggibile quando ti ci metti! Lo strano languore che mi ha preso poco prima torna ad artigliarmi i fianchi, salendo e togliendomi il fiato. Mormori delle parole che non capisco, ma poco importa, sono rapita dall’emozioni e mi lascio galleggiare sotto le tue spinte fino al godimento che puntale arriva sotto la tua sapiente guida.
– Non ti far passare per la testa di scappare, Anna, non farlo! – mi dici mordendomi il collo con piccoli baci
– Provaci e ti giuro che ti scovo ovunque tu sia e te la faccio pagare !-
Ignoro di proposito le tue parole, mi stiro languidamente e mi volto per non guardarti
– Non scappo! Vado solo in Sicilia per un mese di ferie –
Lo dico evitando di spiegare che devo allontanarmi da te e da ciò che stiamo vivendo.
Mi sento troppo coinvolta e ne ho paura.
Temo per il mio stesso equilibrio perché la tua fantasia è la mia, le tue macchinazioni sono le mie, il tuo piacere è il mio.
Solo che alcune volte non riesco ad accettarlo come fai te.
Mi abbracci alle spalle e mi abbandono al tuo corpo.
– Sei una stronza Anna! – mi dici all’orecchio ridendo sornione.
La tua voce mi solletica il collo.
– E non me lo merito! Sai benissimo che abbiamo un feeling particolare, che travolge anche la ragione, che ci spinge sempre oltre. E’ questo il problema? –
Rabbrividisco e provo ad allontanarmi. Tu scoppi a ridere e finiamo a lottare come due bambini, rotolandoci tra le lenzuola stazzonate dal nostro odore.
Le risate portano via la tensione di poco prima e, sfiniti, ci addormentiamo abbracciati, sudati, ma più rilassati.
A svegliarmi è l’aroma del caffè che mi stuzzica le narici e la tua bocca che mi bacia la schiena scoperta.
Mi stiro e mi volto per ricambiare il bacio.
Le tue braccia mi avvolgono e mi cullano. Apro gli occhi mentre la mia mano si avventura alla ricerca della sua fonte di piacere tra le tue gambe. Mugoli soddisfatto quando afferro il tuo pene e mi muovo sapientemente su di te.
Il nostro amplesso è rapido.
– Buongiorno!! – mi saluti sorridendo languido, quando ci abbandoniamo sul letto.
– Ciao – rispondo stirandomi come una gatta.
– Che ne dici di far pranzo e andare a fare un giro in Brianza? – proponi con un tono di tranquillità sospetta.
Arriccio il naso poco convinta. Tu ti affretti a darmi spiegazioni aumentando i miei sospetti, ormai ti conosco e so che nascondi qualcosa.
– Ho un amico che mi ha chiesto di andare da casa sua per consegnare un pacco ad un altro amico che deve passare a prenderlo. Pare complicato, ma è questione di una decina di minuti ..e noi ci facciamo un giretto nella zona! Che ne dici? –
Sono dubbiosa ma finisco con l’accettare perché non ho di meglio da ribattere.
Ci fermiamo a pranzo in un localino sulle colline e dopo ci avviamo verso il luogo del tuo incontro.
La casa del tuo amico è una villetta in un paese come ce ne sono tanti in zona, elegante e curata. Una bella cancellata circonda un giardino all’inglese dove spicca un’allettante piscina azzurra come un topazio.
Tutte le finestre hanno le inferiate contro i ladri e lo stesso vale per le altre case intorno, a quanto posso vedere.
Tu scendi e ti fermi vicino alla mia portiera.
– Beh, che fai? Non vieni? – mi chiedi sorpreso
Ti guardo perplessa, non si era detto che era una cosa veloce?
– Posso aspettarti qui, non ti preoccupare – ti rispondo iniziando a sentire quella nota stonata che dalla mattina mi avverte che qualcosa ti passa per la testa.
– Dai vieni, così vedi che casa ha questo mio amico! – sorridi e mi aiuti a scendere. La tua mano non mi lascia neanche quando entriamo in casa.
Attonita, mi fermo fatti pochi passi, ad ammirare un arredamento che non ha niente da invidiare alle foto che si vedono sui giornali specializzati.
– Ma che lavoro fa il tuo amico? – mi viene spontaneo chiederti
– E’ dirigente di una finanziaria straniera, va spesso all’estero, come in questo momento. Non se la passa male, vero? – sorridi mentre ti avvii tra le stanze con passo sicuro.
– Conosci bene questa casa, mi pare – commento seguendoti
– Conosco Giampaolo da oltre dieci anni. Sono stato qui molte volte! –
Mi guardo in giro adocchiando quadri con firme famose, statuette stravaganti e oggetti antichi. I miei tacchi affondano ora in morbide moquette, ora risuonano su lucidi parquet. In fondo ad un corridoio che stai seguendo, svolti a destra e sparisci.
Non sento più i tuoi passi, più niente. Preoccupata ti corro dietro, giro l’angolo e una mano mi afferra il polso e mi trascina dentro una piccola stanza dove una folta moquette avvolge i miei piedi. Mi ritrovo tra le tue braccia, mentre la tua bocca scende prepotente sulla mia.
Ho ancora il cuore in gola per lo spavento.
Con un braccio sento che spingi la porta che si chiude con un leggero soffio.
Mi pare strano e solo allora mi accorgo che tutto è rivestito di morbido velluto blu oltremare e il solo arredamento è un tavolo orientale finemente intarsiato.
Sento ancora quella strana sensazione di qualcosa che non va.
Mi lasci andare e mi guardi con un sorriso enigmatico.
– Togliti le scarpe e spogliati – dici appoggiandoti alla porta e incrociando le braccia.
Spalanco gli occhi pensando che sei impazzito del tutto in questo week-end.
Te lo dico.
– No, non lo sono – scuoti la testa sorridendo diabolico – qui possiamo fare il sesso che vogliamo gridando tutta la nostra passione…siamo in un locale completamente insonorizzato. Giampaolo è un tipo particolare – ridacchi fissandomi
– Adesso è in Giappone e non ho idea di cosa porterà da questo viaggio!-
Ancora non capisco cosa sta succedendo. Voglio andarmene.
– Andiamo via! Questo posto non mi piace! – ti chiedo con voce un po’ tremula
Ti avvicini e mi spingi contro il muro iniziando a sfilarmi la gonna, che finisce a terra. Mi carezzi il pube depilato da sopra il pizzo dello string rosa. Le tue mani salgono di nuovo e iniziano a sbottonarmi la camicia.
– Smetti! – Esclamo bloccandoti i polsi.
Mi fissi con occhi febbricitanti di passione.
– Forse non mi sono spiegato – dici seriamente – qui non mi puoi fermare! Qui puoi pure gridare, puoi urlare o chiedere aiuto, nessuno ti sentirà!
Qui sei sola con me, con i nostri animi e con le mie fantasie!Potremmo scoprire fino a dove ci possiamo spingere…-
– Basta!non ci sto! E non mi piace questo posto! – ti allontano a forza da me, mi abbasso a riprendere la gonna. Sento un brivido di paura che mi elettrizza la pelle La tua voce mi arriva da sopra le spalle, tranquilla e razionale come se parlassi di un tuo articolo.
-Ti spogli tu o ti spoglio io? Deciditi Anna, non sto scherzando! Voglio approfittare di quest’occasione con te…..-
Sei alle mie spalle, fisso la porta pensando di sbattertela in faccia, ma scopro inorridita che non ha maniglie o serrature, il lato interno è imbottito e liscio.
– Come si fa ad uscire?- ti chiedo voltandomi furibonda.
Tu sorridi
– Ho il telecomando, non ti preoccupare, è tutto sottocontrollo! –
Hai la faccia di un bambino che guarda la cioccolata. Ti avvicini e mi slacci la camicetta.
Ho un brivido, non so se d’eccitazione o paura
Ti fermi e mi sfiori le labbra con un dolce bacio
– Perché hai paura? Sai anche tu che non ti farei mai del male…lo sai vero? – i tuoi occhi bruciano i miei come roccia fusa.
Non ho la voce per risponderti e annuisco, sconfitta dalla situazione e dalla tua stessa presenza che mi fa capitolare, sempre.
Le tue mani mi spogliano, liberano i miei seni che spariscono tra i tuoi palmi riempiendoli.Ti abbassi e li baci quasi con devozione.
– Rilassati, lasciati andare e godiamoci la serata – mi sussurri con voce roca. Mi prendi la mano e mi tiri verso un’apertura che vedo solo adesso, nella parete di fronte: una porta pressoché invisibile nella tappezzeria.
Entriamo: è buio un odore pungente di cuoio mi arriva alle narici. Sotto i piedi sento la moquette cambiare morbidezza. Questa è più folta, ma più ruvida.
Mi fermo incerta, incapace di pensare a cosa farai adesso.
La porta si chiude silenziosamente dietro le mie spalle, mentre si accendono dei punti luce in vari parti della stanza, che è molto più grande di quello che immaginavo.
La luce è bassa e calda, non è puntata in nessun punto particolare ma illumina una scena raccapricciante.
Attonita guardo quello che mi circonda.
– Dimmi che quello che vedo non è vero! – ti chiedo con solo filo di voce che trovo la forza di far uscire dalla gola.
Non mi volto, sei dietro di me e sento che assorbi tutto l’impatto della sorpresa su di me. Stai godendo del mio attonito sconvolgimento.
– Questa è la stranezza di Giampaolo – parli sottovoce abbracciandomi e aderendomi alla schiena.Ho uno scarto e mi allontano bruscamente. Sento tutta la mia nudità calarmi addosso come una pugnalata, mi sento indifesa.
Fisso le pareti ancora sottosopra – Pensavo che queste cose si leggessero solo nei romanzi e nei trafiletti della cronaca nera – ti dico, senza peraltro riuscire a staccare gli occhi da quegli oggetti.
Ogni parete è tappezzata da ogni genere d’oggetti che ricordano le stampe che ho visto delle camere di tortura dell’inquisizione: pinze, manette, e imbracature di cui non riesco neanche a capire le funzioni… e poi grandi e piccole catene di lucido acciaio, strani aggeggi di cuoio, cappucci, corsetti di lucido latex, e fruste. Una parete solo di fruste.
Sono queste che mi attirano. Mi avvicino, ho paura perfino a sfiorare quei micidiali attrezzi.
– Pensi che adoperi davvero queste cose? – ti chiedo mentre osservo le varie forge. Scuoto la testa incredula di fronte ad una collezione che ha del pazzesco. Noto l’ordine maniacale con cui sono appese, dalla più grande alla più piccola.
– Non può esistere una donna sana di mente che si sottoponga a simili "giochi" come dici tu! – ribadisco scettica
Tu non ti sei mosso da dove ti ho lasciato, sento nell’aria il tuo profumo, ma non così vicino come pensavo.
– Vieni qua! – ecco la tua voce si è adeguata all’atmosfera della stanza. E’ dura ed esigente. Irrigidisco le spalle, come ogni volta che qualcuno mi dà ordini: è più forte di me, non lo sopporto!
Mi volto lentamente, hai un luccichio sinistro negli occhi. Ti fisso e, tra il tuo desiderio e quell’orrenda stanza, mi nasce dentro il lato grottesco della situazione. L’assurdità della cosa mi prende e mi fa sentire più sicura, siamo così al limite, che la paura svanisce sostituita da un senso d’irrealtà che mi rende audace.
Siamo due adulti che giocano e vogliono divertirsi, niente di più.
Inizio a gustarmi il gioco, anche se non voluto.
Ti vedo con occhi diversi.
Ti faccio linguaccia e ignoro la tua richiesta.
" se credi che me ne stia qui buona buona a farti da schiavetta…..sei pazzo! " penso divertita ed eccitata.
Sento che respiri a fondo, non ti sei ancora accorto del mio cambiamento.
– Ti ho detto di venire qua!- ripeti con un tono di comando quasi militaresco. Stai dominando la tua voglia di saltarmi addosso, lo so.
Sto toccando, quasi con timore, un frustino lungo e sottilissimo, ricorda quelli da cavallerizzo.
-..finisco il mio giro – rispondo con una voce venata da insolenza,
continuo a lanciarti sfide silenziose.
Chi è che adesso conduce il gioco?
La tua smania sale vertiginosamente
– Anna, vieni qua! Non farmi muovere che non ti conviene stuzzicarmi..potresti pentirtene! – la voce carica di tensione.
Ti lancio un’occhiata fulminante, dalle ciglia leggermente abbassate.
– Questa sala sveglia le mie fantasie più violente, non ti conviene tirare troppo la corda! – mi avverti molto preso dal tuo ruolo.
Rido del tuo tono freddo
– Ma dai! È tutto così assurdo! – esclamo ancora sicura che stiamo facendo un gioco.
Noto solo allora un piccolo tavolo di pelle imbottito; ai suoi lati pendono delle manette. Non ci vuole molto ad immaginare le sue funzioni.
Sento i tuoi occhi seguire le mie mosse, spiarne i gesti.
– Dimmi che non sei eccitata anche tu…- il tuo alito mi scalda il collo col suo umido calore, mentre mi sfidi a negare l’evidenza.
Non posso farlo e lo sai: l’eccitazione è grande proprio perché nell’assurdità della situazione, la fantasia galoppa.
Sfioro il piano morbido del tavolo.
Le tue mani carezzano le mie spalle, sono caldissime e mi procurano dolci brividi.
– Non temere – sussurri quasi gustando il momento – Lo proverai nelle prossime ore – prometti e l’idea mi agita un po’.
Ti lancio un’occhiata spavalda per contrastare la tua sicurezza e la mia ansia.
– Tra un paio d’ore io non sarò qui! Devo riprendere il treno, Dolce!- ti ricordo riannodando la realtà alla fantasia.
– Tu uscirai da qui solo quando IO avrò deciso che è il giunto il momento, e non prima. Ti riporto a casa questa volta, non ti preoccupare! – la tua voce mi passa sulla pelle, mi sfiora leggera come piuma.
Arriccio il naso, irritata dal tuo modo dispotico di sconvolgere i miei piani.
– Max, sai bene che … – inizio mentre con una mano salgo verso la tua spalla.
Non mi fai neanche finire, mi afferri la mano e me la torgi all’indietro.
Ho un’esclamazione di protesta mentre il freddo del metallo mi circonda il polso e uno scatto me li blocca entrambi dietro la schiena.
– MASSIMO! – ti grido, ora incazzata davvero, non mi piacciono i tuoi modi rozzi e violenti.
– ANNA! – mi sbeffeggi tu con un sorriso ebete stampato sulla faccia.
Mi vieni di fronte e resti a guardarmi a lungo, con una mano sfiori la superficie morbida del tavolo che è tra noi.
Sento quella mano su di me tanto è la cura con cui tocchi quel piano.
Alzo gli occhi e vedo tutti quegli oggetti alle pareti e di colpo ricordo le tue minacce. Adesso che non mi posso difendere mi sorprendo a preoccuparmi sul serio delle tue intenzioni.
– Prova solo a sfiorarmi con qualsiasi di quegli oggetti e giuro che ti cavo gli occhi! – sibilo furibonda minacciandoti.
Hai una risata sinistra – Ma ti sembra di essere nelle condizioni di minacciarmi? –
Allunghi una mano e mi carezzi un seno con sfrontatezza e possesso.
Mi scosto bruscamente e ti fulmino con gli occhi resi cupi dalla rabbia.
Sei ancora vicino al tavolo, mentre parli, lo tocchi con delicatezza
-Ricordi l’altra volta che siamo stati da queste parti? E’ stato allora che ho pensato a Giampaolo. Mi ha spesso offerto l’uso di questa stanza, ma non ho mai avuto l’occasione per sfruttarla! Almeno fino a 15 giorni fa quando abbiamo avuto quel week-end…bollente! – i tuoi occhi brillano come brace, mentre ti avvicini e lentamente ti pieghi a succhiarmi il collo in un lungo bacio.
-Ecco questa è l’ambientazione giusta per quel tipo di gioco.. –
La tua voce gronda d’attese e pregustazione..
– Adesso dimostrami quanto mi sei grata di questa scelta! Sarai la mia schiavetta docile, se vorrai riguadagnarti la libertà! – Sorridi in modo sinistro. Mi fissi e aspetti. Io rimango ferma, attonita e incredula delle tue parole.
– Muoviti! – la tua voce come una staffilata squarcia il silenzio ovattato della stanza.
Ho un sobbalzo per lo spavento, sbatto gli occhi un paio di volte, nella speranza che sia solo un incubo.
Da qualche parte, dentro di me, inizia a diffondersi un vago senso di preoccupazione per le tue vere intenzioni.
– Smettila Massimo! Il gioco è bello quando dura poco!Finiscila! – esclamo mascherando la paura che mi assale con la rabbia.
– Se pensi che mi faccia chiamare ancora in quel modo…e ti assecondi..SEI PAZZO! -grido
– Davvero? – sorridi serafico – Davvero credi che io sia pazzo?- ridi e quella risata mi mette i brividi addosso.
Sei al mio fianco e mi afferri con forza alla vita. Perdo l’equilibrio e ti finisco tra le braccia. Provo a scalciare insultandoti a voce alta, ma serve a poco.
Sono energicamente sbattuta a faccia in giù sul tavolo di pelle, per l’impatto, il fiato mi esce con violenza dai polmoni lasciandomi quasi stordita.
Con le mani bloccate dietro la schiena sono impedita nei movimenti e non posso difendermi. Aspetto solo che mi sleghi i polsi e me li fissi ai suoi lati,tanto da avere almeno una chance per liberarmi.
Invece sento qualcosa di freddo che mi schiaccia, pressandomi la schiena al tavolo: una fascia di cuoio nero che mi passa sopra la vita e un’altra che mi passa sopra le scapole.
– sto male così!- esclamo arrabbiata e senza fiato per le forza che mi schiaccia a quella superficie che puzza di cuoio in modo quasi vomitevole.
Mi vieni davanti, vedo solo il tuo inguine fasciato nei pantaloni. Lentamente ti abbassi fino ad incontrare i miei occhi.
– Scommettiamo che entro un quarto d’ora mi supplicherai chiamandomi in ogni modo io ti chieda? – sussurri con un dolcissimo sorriso
– Stronzo! Se provi solo a sfiorarmi con qualcosa ……- grido al culmine del panico
– Insisti a minacciarmi? – dici con espressione incredula. Ti alzi e volti il tavolo verso la parete che vuoi che veda: è quella delle fruste.
Un sudore freddo mi copre la schiena.
" accidenti! Ma fa sul serio?" penso sgomenta
Fisso con angoscia ogni tuo movimento, vedo che stacchi uno per uno alcuni frustini e li provi facendoli vibrare nell’aria, producendo suoni secchi e sferzanti.
Senza voltarti inizi a parlarmi con voce calmissima – Sai una volta Giampaolo mi ha tenuto un’ora di lezione sul segno che lasciano ciascuno di questi aggeggi sulla pelle.
Questo per esempio fa male, ma non lascia segni di lunga durata –
Fai vibrare un frustino, piuttosto grosso e non molto lungo, nell’aria con un suono pesante e cupo.
– questo invece di lascerebbe delle imbarazzanti strisce rosse e cocenti, per alcuni giorni…molto d’effetto! E anche doloroso..direi! – fai schioccare un frustino sottilissimo.
Provo inutilmente ad alzarmi, facendomi solo del male e finendo il fiato nello sforzo
– Sei impazzito? – esclamo, ma solo un suono rauco mi esce dalla gola.
Ti volti e tieni stretto tra le mani il primo frustino, lo sbatti leggero sul palmo con ritmicità.
Senza staccarmi gli occhi di dosso ti avvicini e mi passi alle spalle.
Mi agito come un’ossessa, senza riuscire a muovermi di un solo centimetro.
La tua mano calda mi passa sopra il sedere palpandomelo con delicatezza, ma con possesso.
Poi ti allontani di un passo, intuisco, più che vederlo, il tuo braccio che sia alza. Il sibilo della sferzata rompe il silenzio che si è creato intorno a noi.
Urlo. Il dolore però non arriva.
Sento le tue labbra sfiorami la pelle fredda dei glutei.
Il cuore mi batte nelle tempie.
– hai un sedere troppo bello per sciuparlo con la frusta.. – dici
La tensione crolla di colpo a quelle parole e mi rilasso, sfinita.
Il suono secco e il dolore bruciante del tuo palmo che si abbatte sul mio sedere mi esplodono in testa inaspettati.
Strillo sorpresa e dolorante, quando un secondo e un terzo sculaccione mi scuotono. Ti supplico di smettere, non ho mai provato un dolore così intenso.
– sai Giuliva, fai troppo rumore! – dici mostrando indifferenza ai miei lamenti, mi passi davanti per fermarti di fronte a degli strani aggeggi di cuoio, maschere o cose che sembrano tali.
Tra il sudore che mi cola sugli occhi e tra le lacrime vedo che hai afferrato una cosa scura, forse una benda.
– hai ancora da dire quella parola .. ricordi?
Anche se non ho usato lo scudiscio, questo non vuol dire che uscirai immune da questa stanza –
Con la poca voce che mi è rimasta ti mando a vaffanculo. Il mio insulto non ti tocca.
– Ci sono vari modi per fare stare zitta una donna – con un ampio gesto indichi la parete alle tue spalle – alcuni di quei morsi sono davvero efficaci, ma potrebbero sciuparti la bocca. Come a un vero puledro di razza si parte dai morsi più leggeri, ma che facciano capire le intenzioni del padrone. Mi basta questa leggera benda di latex, ti aderirà come una seconda pelle e impedirà ad ogni tuo suono di uscire e disturbarmi –
Scuoto la testa a destra e sinistra nel tentativo di sottrarmi alle tue mani, ma la benda mi chiude la bocca inesorabilmente. Provo a gridare, ma non si sente altro che un suono interno e poco efficace. Alzo gli occhi e ti trovo a fissare soddisfatto il traguardo raggiunto
-Così va meglio! Molto meglio! – Gongoli – Adesso che sei finalmente in silenzio, mi dedicherò a trovare qualche giochino da fare più tardi! Probabilmente nel frattempo arriverà Marco, l’amico di Giampaolo, venuto a prendere il pacco. Ricordi? Dentro ci deve essere qualcosa di questa stanza..sì perché anche Marco è uno che ama le cose strane…
Le tue mani mi passano sul corpo, palpando e toccando ciò che vogliono, vagano voraci e delicate ovunque le porti la tua voglia. Non posso fare niente per fermarti.
Scendono lentamente sulla schiena, sfiorano le vertebre, leggere farfalle sulla mia pelle accaldata, giù fino ai lombi, ancora più giù. Ho un sussulto quando mi sfiorano i glutei ancora cocenti, un grido mi esplode in testa, ma nessun suono esce dalla benda.
– lascerò la porta socchiusa e la stanza al buio. Lui conosce la casa e magari vorrà prendere altri oggetti da qui dentro. Entrerà e vedrà un corpo magnifico, così esposto, pronto… magari vorrà approfittarne..
Che ne pensi Anna? Sarebbe troppo? – sorridi assumendo uno sguardo pensieroso.
Ti ascolto attonita finché le tue parole mi esplodono nella testa, nel loro intimo significato.
Il panico mi sommerge, mentre riprovo con minore forza di prima a liberarmi, sono stanca.
Non riesco a spostarmi di un millimetro.
Tu te ne stai davanti a quella maledetta parete ignorando di proposito l’effetto devastante che le tue parole hanno provocato.
Mi torni vicino, stringi in mano qualcosa che non vedo, ti fisso con uno sguardo che bucherebbe una parete di piombo.
Sembra che niente ti scalfisca!
TI metti al mio fianco, mentre le tue dita vanno a frugare dentro il mio sesso, facendomi sobbalzare.
E’ un gioco freddo che mi disturba, ma mi eccita al contempo.
Quando la tua voce arriva sussurrata al mio orecchio – per essere una che non ci sta a questi giochetti, ti trovo molto bagnata! – vorrei morire o almeno sottrarmi ai tuoi occhi che non mi danno scampo.
Mi strusci qualcosa di duro e freddo all’ingresso della vagina, m’irrigidisco e contraggo i glutei, ma non ho scampo. Mi sento forzare l’ingresso e alla fine violare da quell’oggetto che adesso è dentro di me e mi riempie completamente.
– aspetta di vedere cosa fa.. – mi avverti, mettendomi davanti agli occhi una piccola scatolina scura con delle spie colorate.
Premi una levetta e il coso dentro inizia a ingrossarsi oltremodo, forzando contro le pareti e costringendomi a rilassarmi per dargli spazio senza che mi faccia male.
Respiro forte per lo stress e le sensazioni che mi fa provare.
Si spenge la prima spia e si accende un’altra.Inizia a vibrare lentamente, -scuotendomi fin nell’anima. Il ritmo aumenta portandomi ad un parossismo mai provato prima.
Mi sento avvilita a pensare che sto per godere tramite un attrezzo meccanico e non tramite il mio uomo.
Quando ormai è vicino quel momento, un campanello squilla nell’aria e ci blocchiamo entrambi.
– E’ Marco! – Dici tranquillo, mi sfili il vibratore dal sesso
– adesso fai la brava e non ti agitare! Se starai zitta e buona, appena Marco se n’è andato continueremo il gioco –
Giri il tavolo in modo che mi trovi con le spalle alla porta, incapace di vedere cosa succede dietro di me.
Spengi tutto e mi saluti con un casto bacio sulla fronte.
Chiudi la luce, ti avvii alla porta e lasciandola socchiusa.
Respiro a fatica, scossa dalle forti emozioni e dalla paura di ciò che succederà adesso.Non avrei mai intuito questo tuo lato sinistro, se non ci fosse stato quello scontro alla baita.
Devo riconoscere che, per la prima volta in vita mia, scopro che anche io ho una parte di me che non conoscevo affatto. Quella che ricava un sottile piacere da questa situazione così assurda e umiliante.
Rabbrividisco.
Ammetto che non mi conosco sotto questa luce.
Le vostre voci si avvicinano alla porta, si distinguono con chiarezza.
Mi tendo in un muta preghiera che tu non faccia altre stronzate e chiuda velocemente l’incontro con quest’amico.
So che non ti esporresti mai alla possibilità che qualcuno scopra che hai un’amante: hai già detto che non vuoi rischiare il matrimonio. Quindi non mi mostreresti mai a uno che ti conosce!
Mi aggrappo a questi pensieri mentre i minuti scorrono lentissimi.
Marco pare non avere fretta, la sua voce è calma. Sento che apre il pacco: lo scricchiolio della carta, mani che rovistano in mezzo a oggetti.
I vostri commenti riempiono l’aria, mio malgrado vengo messa a conoscenza delle intenzioni del tuo amico nei confronti della sua attuale partner, una ragazza tutta pepe ma con poca fantasia a letto.
Pare che non abbia afferrato nessuna delle imbeccate di Marco e così lui si sia rivolto a Giampaolo per essere più esplicito con lei sui suoi gusti.
Immagini di catene e manette mi passano per la testa evocate dai vostri discorsi, mi chiedo se quella ragazza godrà di un simile trattamento, anche se finalizzato a un nuovo aspetto, nel gioco del sesso.
Inizio a sentire l’indolenzimento per la scomoda posizione. Sono terrorizzata di non riuscire a respirare solo dal naso.
Cerco di calmarmi mentre voi due parlate ignorando la mia presenza.
Una pausa di silenzio si estende nel vuoto della stanza, sospiro di sollievo ritenendo che Marco se ne sia andato. La sua voce però risuona di colpo infastidita, dicendo che gli manca un particolare vibratore che aveva richiesto a Giampaolo, ma che non è un vero problema perché sa dove lo tiene e lo prenderà da solo.
Silenzio.
Marco ti chiede perplesso se c’è qualcosa che non va, ha notato la tua mancanza di commenti.
Un velo di sudore si forma sulla mia pelle nell’attesa.
La risata bassa di entrambi mette fine al silenzio imbarazzato.
– Sei in compagnia!- esclama Marco riuscendo finalmente a capire il tuo atteggiamento. Ride a gran voce, quasi per farmi capire che adesso sa che ci sono.
– Non ti preoccupare! Faccio in un attimo! Prendo quello che voglio e me ne vado. Non ti disturbo oltre! – la sua ironia m’irrita.
La porta si apre lentamente, uno spicchio di luce si allarga sulla moquette alla mia sinistra.
Tremo come una foglia, chiudo gli occhi sperando di uscire indenne da quella situazione, andata ormai oltre ogni limite.
Sento i vostri passi che si avvicinano, occhi indiscreti che ghermiscono ogni dettaglio del mio corpo, voraci pupille che mi studiano, mi sezionano, ci sognano sopra.
Qualcosa di caldo mi sfiora la pelle del fianco. Ho un sobbalzo e grido per la sorpresa, ma solo un lieve suono riesce a superare la barriera di latex della benda.
– Una pelle vellutata come quella di un bambino! – commenta la voce roca di Marco, continuando la carezza lungo la schiena.
Mi tendo, sconvolta dall’idea che un’estraneo di veda nuda e così esposta, che possa toccarmi a suo piacere.
Il seguente commento mi fa urlare di rabbia
– E’ ben fatta e soda! – dice palpandomi come si potrebbe fare per la valutazione di un cavallo da corsa.
– Fa molta palestra..- la tua voce mi arriva inattesa vicinissima, con una nota di orgoglioso possesso. Le tue labbra mi sfiorano la guancia, il tuo profumo m’inebria le narici.
Una mano mi afferra un gluteo stringendolo dolcemente, spalanco gli occhi per l’inattesa strizzata e per il bruciante dolore che sento ancora dopo la tua sculacciata.
Alzo gli occhi per cercarti e vedo che hai appoggiato, entrambi le mani, ben in evidenza sul piano davanti al mio volto.
Il tuo messaggio è chiaro e una furia improvvisa mi assale, ma l’unico risultato è un feroce sguardo di fuoco che ti trafigge e il sudore che copioso mi copre il corpo immobile.
Mi carezzi la guancia con le nocche della mano.
Mi sfidi, aspetti una mia supplica che sai non verrà, perché questo è il nostro duello, il nostro gioco!
Di colpo la mano che mi tocca non è più sul mio fianco, ma sale dalla coscia sempre più su, sfiora il mio sesso, mi passa tra le natiche e continua fino ad arrivare alla nuca.
Sono travolta da violente emozioni che non hanno più una loro identità. Panico, paura, dolore, piacere, lussuria….Sono attraversata da correnti di energia che non so capire, solo vivere.
– Vi lascio ai vostri giochi! – esclama Marco dandomi un pizzicotto su una natica.
Si ferma davanti al tavolo tanto che lo posso finalmente vedere. Allunga una mano e fa scattare il gancio della benda che mi cade dal volto liberandomi.
Respiro più volte, assaporando la dolcezza dell’aria che mi passa per la gola.
-Come ti chiami?- la sua voce è morbida e calma. E’ difficile pensare che sia lo stesso uomo che ha progetti così sadici per la sua donna.
Lo fisso e scopro una bellezza che non è facile da trovare. Stupita mi trovo a guardare due occhi magnifici color del ghiaccio, in mezzo a un volto dai lineamenti perfetti, dove ciglia scurissime fanno coppia con un ciuffo ribelle di capelli corvini.
Sorride dolcissimo e mi viene spontaneo chiedermi come sia possibile essere così esternamente angeli e così intimamente diavoli.
– Anna – la voce mi suona roca, quasi che il fiato mi raschi nella gola.
– Ciao Anna! Ti auguro di goderti la stanza…e il tuo uomo! –
Saluta vagamente con la mano e se ne va, non prima di avermi dato una lunga occhiata di compiacimento.
Tu lo accompagni e io resto con i miei dubbi e i pensieri che mi rodono.
Ti sento rientrare, chiudi piano la porta e ti avvicini. Le tue labbra catturano le mie in un bacio urgente a cui io rispondo con ugual ardore.
– Liberami! – ti supplico alla fine, rimangiandomi tutti i propositi di ribellione.
Mi sfiori il viso in una delicata carezza
– Abbiamo qualcosa in sospeso, dopo faremo l’amore fino allo sfinimento, ma prima voglio concludere quello che abbiamo iniziato e interrotto –
Il marchingegno di poco prima, torna davanti al mio naso, con le piccole malefiche spie già accese.
Sento il vibratore entrare nel mio sesso, non ha difficoltà a penetrarmi perché adesso sono fradicia di umori. Me lo infili dentro lentamente e ugualmente lo tiri fuori, con un ritmo che mi fa contorcere nella ricerca di un godimento che non ho ancora avuto.
Sei tremendo quando fai così, hai la capacità di portarmi sempre al limite massimo, di fermarti e farmi tornare indietro, sfinita e senza appagamento.
Vai avanti così per un po’, mentre il vibratore cambia dimensioni e velocità sotto il tuo sapiente controllo.
Ad un tratto lo fermi, lo sfili e me lo ributti dentro in un solo movimento deciso. Mugugno la mia irritazione per la brutalità.
Tu m’ignori, mi vieni davanti e lentamente estrai dalla tasca la scatolina della sera prima. Spalanco gli occhi mentre ti grido di non farlo.
– Adesso è il momento .. – mi dici carezzandomi – c’è tutto: il luogo e il contesto. Voglio quello che non hai ancora dato a nessuno! Voglio sentirti urlare di piacere mentre ti riempio di me..-
– Massimo! Ti prego! Non farmi male! Ho paura! .. Non lo fare!-
Sento la mia voce dire parole che non credevo mai di dirti…eppure una parte di me, diabolica e assurda sa che non ti fermerai, e aspetta..aspetta di mettersi alla prova.
Inesorabili le tue dita frugano tra le natiche, intingendosi degli umori che mi colano ormai abbondanti dal vibratore. Girano intorno all’ano, lo violano, lo massaggiano e alla fine lo aprono. Le mie proteste cadono nel silenzio ovattato e irreale della stanza, un dolore sottile e profondo mi si espande dal sedere fino a dentro. Una strana sensazione che trascende il confine tra piacere e dolore, che non so distinguere.
Sono costretta a subire e quindi anche a sentire quello che fai su di me, non ho possibilità di sottrarmi, per la prima volta nella vita, non ho scelta.
Mi sono chiesta spesso cosa provavano i disgraziati che venivano torturati dall’Inquisizione, ora ne ho un minimo assaggio, anche se il mio è finalizzato a tutt’altro scopo!
Sento il dildo, freddo e paurosamente più grosso del tuo dito forzarmi.
Mi tendo e stringo disperatamente le natiche, causandomi un dolore intenso che mi fa gridare e alla fine crollare, lasciandomi invadere.
Non riesco a muovermi, solo il contrarre i muscoli mi da scariche di dolore dentro fino alla gola. Una sensazione orribile di invasione, che non mi dà nessun piacere.
Chiudo gli occhi ma la tua mano mi afferra la mandibola e mi costringe ad alzare la testa
– Guardami Anna! – la tua voce è irriconoscibile, tanto è tesa e roca. Gli occhi ti brillano eccitati, quasi diabolici
– sei bellissima! Ti amo! Voglio tutto di te! Adesso mi darai tutto e io sarò tutto per te! –
Ti apri i pantaloni e tiri fuori il tuo pene, eretto come una lancia, lucido e umido di umori.
Me lo premi alla bocca, ma scuoto la testa come una pazza.
"oddio! Questo no! " penso ormai stordita.
Involontariamente passo sopra la cappella già ingrossata e sento il tuo mugolio di piacere.
Mi afferri per i capelli sulla nuca e mentre grido mi ficchi in gola il pene fino a quasi soffocarmi.
Lo tiri indietro quel tanto che mi faccia respirare: è caldissimo. Lo sento scorrere fuori e dentro la mia bocca, duro e vellutato.
I tuoi movimenti sono decisi e continui, non posso far altro che chiudere le labbra e risucchiarlo dentro.
Questa volta non ci saranno tentennamenti, andrai fino in fondo, senza tregue e senza ritiri dell’ultimo minuto.
Lo so, lo sento e una parte di me lo sapeva e lo aspettava da quando ti sei aperto la cerniera. Un altro tabù che cadrà…
Ho la mente sconvolta da stimoli intensi che mi hanno quasi inebriata. Dovrei sentirmi usata, come un misero strumento di piacere, ma non è così che mi sento.
Sono eccitatissima, so che ti sto dando un piacere intenso almeno quanto il mio e questo mi riempie di gioia. Hai detto di amarmi..e questo è tutto. Posso darti il corpo e di nascosto il mio amore, e questo farò.
Sappiamo entrambi che questo gioco non è nato nella tua testa, ma è cresciuto tra le nostre menti, nelle notti e nei giorni che ci cercavamo, che sognavamo il modo di darci piacere, di passare insieme quel confine che nella vita ci si prefigge di non superare, perché al di là..c’è l’ignoto: il sublime, l’assoluto, il pieno e il vuoto, il sottile e lo spesso..e una volta scoperto, come si fa a tornare indietro?
L’orgasmo sale vertiginosamente come un’ondata di energia senza uguali, che si dirama da ogni parte del corpo e mi esplode dentro, le mie grida di piacere si uniscono alle tue, in un coro di ancestrale emozione.
Il tuo sperma schizza bollente nella mia gola, scivola giù e anche fuori dalle labbra, piene di te.
L’ondata di piacere si placa molto lentamente, affoga nel sottile dolore che mi attanaglia le viscere.
Le fasce che mi tenevano legata si allentano, scivolano via dal mio corpo esausto.
Con delicatezza sfili il dildo e il vibratore che quasi non sento più tanto sono fradicia e dilatata dal godimento appena avuto.
Ho un cedimento, le gambe non mi reggono.
Mi afferri subito, mi abbracci e ci lasciamo andare sulla moquette, che accoglie i nostri respiri ancora affrettati.
Sento il calore del tuo corpo che scalda il mio, che per reazione all’orgasmo si sta freddando. Assaporo la sensazione di protezione mentre scivolo in un sonno senza sogni, un sorriso distende i miei lineamenti.
E’ l’insolita durezza del giaciglio improvvisato che mi sveglia.
Mi muovo lentamente e mugolo una protesta per i dolori che sento in ogni parte del corpo.
L’impatto coi ricordi è sconvolgente.
Tu stai ancora dormendo.
Mi guardo intorno e un violento conato di vomito mi fa piegare.
Per un momento, appena sveglia ho creduto di aver sognato, di aver avuto un incubo.
Fisso il soffitto mentre un peso mi opprime il petto: è difficile dover ammettere che in quella situazione fuori da ogni limite, ho goduto come mai prima.
Guardare in faccia il nostro lato "oscuro" è sempre uno shock. Il dover ammettere sensazioni inconfessabili è duro. Da quel momento sai che non sei più la stessa.
Ecco come mi sono sentita quella mattina, ecco perché mi sono vestita e sono scappata da quella villa e da te senza una parola.
Ecco perché adesso sono qui, distesa su questa sabbia nera, sotto il sole bruciante della Sicilia, lontana da tutto e da tutti, con un gran vuoto dentro che solo tu sapresti colmare.
Non risponderò alle tue chiamate, non per ora: ho bisogno di tempo, di far chiarezza dentro di me.
Devo dare un senso a quello che ho provato.
Sai, Dolce, si può scappare da un uomo, ma non da se stessi.
FINE