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Gioco estivo

Non mi hai fatto attendere molto, dopo aver suonato alla tua porta. Ci siamo salutati con gli sguardi e sono entrato. Ti seguo al centro del tuo salotto di single trentenne e per un attimo restiamo a guardarci, l’uno di fronte all’altro in piedi.
Io con i miei quarant’anni, il gessato severo, il volto abbronzato.
Tu vestita di scuro e come al solito elegante, non eccessiva, ma molto sensuale.
Mi siedo su una poltrona e continuo a guardarti. Tu resti in piedi e, per qualche attimo che sembra lunghissimo, restiamo ancora in silenzio. La sera è calda, arriva dall’esterno qualche rumore, ma come fosse lontano.
La mia voce bassa rompe l’attesa: “Spogliati”, ti comando, ma è quasi un sussurro.
Sempre fissandomi cominci ad eseguire, mentre il tuo volto è un enigma, sospeso tra una leggera apprensione e una dolce gioia che comincia ad affiorare.
Lenta e precisa ti sfili di dosso i vestiti e la biancheria, ti togli le scarpe, le calze.
Ora sei dritta ed è scomparsa l’apprensione. Ti mostri, felice nella tua nuda bellezza, ed io ti ammiro.
Ancora il suono della mia voce: “Siediti sulla moquette e toccati, apriti, accarezzati”.
Con la dolcezza che ti è propria ed un leggero ammiccamento sul volto, ti siedi sul pavimento con le gambe leggermente allargate, piegate al ginocchio, che mostrano appena le tue labbra segrete.
Cominci ad accarezzarti l’interno delle cosce, i tuoi capezzoli vanno facendosi turgidi. La tua mano sinistra li visita lieve, mentre la sinistra si accosta al pube, al tuo piccolo cespuglio, al tuo Monte di Venere che raccogli nel palmo e leggermente premi.
Il tuo dito medio scivola al centro della tua fessura, vi si insinua appena. Entrambe le tue mani sono di nuovo ad accarezzare l’interno delle cosce. Adesso il tuo fiore si è schiuso, le piccole labbra, appena turgide, si mostrano un poco. Le sfiori, le scosti, cerchi il tuo centro, lo trovi cominci a titillarlo.
Il tuo respiro si è fatto profondo. Sei leggermente sudata e il tuo profumo comincia a colmare la stanza.
Inclini il busto all’indietro, appoggiandoti sulla mano sinistra, mentre la destra insiste ora a titillare il clitoride, ora ad accarezzare e scostare i margini della vulva.
Non hai mai smesso di fissare il mio volto impassibile, da cui pure traspare il gusto di guardarti.
Ad onde il piacere risale verso il tuo volto. Ti bagni le labbra, le serri, le mordi. Ti lasci sfuggire qualche piccolo suono.
“Fermati”, ti dico e ti sorrido. Obbedisci e resti immobile, tranne il tuo petto che continua a trarre respiri profondi.
Mi alzo in piedi, mi avvicino e vado alle tue spalle.
Continuo a guardarti mentre mi svesto. Sono nudo, ora, e vengo a sedermi sulla moquette davanti a te. Il mio membro è teso, pulsante. Ne scopro il glande, turgido.
Lo tengo come un fiore a te offerto e lentamente comincio a muovere avanti e indietro la mano.
Ti invito a ricominciare e tu, con un’espressione affaticata e di sollievo, riprendi ad accarezzarti.
Ci fissiamo nei volti, offrendoci le espressioni di piacere e tormento che a tratti vi appaiono e che ci spingono a superarci a vicenda.
I tuoi umori ti bagnano l’interno delle cosce, spalanchi sempre più la tua vulva con le dita impietose, ti penetri inarcando la schiena, aumentando il ritmo del tuo gioco. Lanci piccole grida, scuoti la testa ed i capelli, mi fissi esasperata e felice ad un tempo.
Io ti ricambio tendendo sempre più il mio membro, accarezzando i bordi azzurrini del mio glande paonazzo, gonfio. I nostri sguardi si fissano, corrono a guardare il tripudio dei sessi che ci offriamo, tornano a fissarsi.
Prima che entrambi si esploda ti fermo di nuovo, mi fermo. Entrambi ansimiamo, ci scambiamo suoni di piacere ed attesa, sommessi.
Ad un mio cenno riprendi, e rapidamente sei di nuovo travolta. In cerchi più alti, sei avvolta dal piacere che ti procuri e mi offri come stupendo spettacolo.
Lanci grida e mugolii sempre più liberi. Ti assicuri che veda le tue profondità intime, rosee, brune.
Ti seguo e ti emulo, con ritmo crescente mi strapazzo il pene esasperato e serrato.
La stanza è intrisa dei nostri profumi mischiati. Di nuovo ci avviciniamo al vertice insieme e di nuovo ti fermo.
Per quanto tempo continuiamo? Non pare finire. Non ricordiamo quasi più quante volte ci siamo fermati e abbiamo ripreso. Esasperati, sconvolti, calmi e quasi soddisfatti a tratti.
Per l’ennesima volta tu mi offri il crescere del tuo piacere ed io quello del mio. Vicini, ma senza toccarci. Ora sono in ginocchio vicino a te, il mio membro all’altezza del tuo volto. Lo fissi, mi guardi supplice.
Lascio che ti sfiori il viso, lo avvicino alle tue labbra cessando di sollecitarlo. Ci guardiamo negli occhi e comprendi il mio sguardo di assenso.
Afferri il mio sesso, lo avvolgi con le tue labbra, lo succhi. Lasci che la tua lingua percorra il perimetro tormentato del glande, ne baci la pelle tesa. Torni ad avvolgerlo e a succhiarlo facendolo scomparire sempre di più, finchè ti disseto. Chiudi gli occhi, gusti il mio seme, lentamente lo ingoi mentre ci fissiamo.
Sono io adesso ad aprirti le gambe tornite e bellissime e a cercare con la lingua le tue piccole labbra, turgide e profumate, roride di umori saporiti.
Suggo il tuo clitoride, immergo la lingua nella tua vagina, torno a suggerti. Pulisco lentamente l’interno delle tue cosce, mordo appena le tue piccole labbra.
Adesso sei sdraiata e sussulti, mugoli, getti suoni acuti e gioiosi. Continuo a leccarti e succhiarti, ora entrando con la lingua nei tuoi recessi, ora titillando il clitoride, baciandolo, suggendolo.
Allargando il piacere sotto l’apertura della tua vulva, fino a baciare il tuo piccolo orifizio scuro.
Il piacere sale lungo il tuo corpo a onde sempre più fitte, una continua tempesta che ti agita, ti scuote, ti avvampa, fino a che getti un grido, un altro più basso, un sospiro.
Ci accarezziamo lentamente i corpi sudati, ci sfioriamo, a tratti leccandoci in silenzio.
La sera è ormai notte. Torniamo a sentire i rumori che vengono dalla finestra, lontani. FINE

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