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Agenzia di viaggi

La giornata era calda e umida. Quel calore appiccicaticcio che non ti fa respirare e ti incolla addosso la camicia e la fatica.

Avevo passato tutta la mattina a girare per uffici, sfinendomi nelle code agli sportelli e nelle discussioni con impiegati malavogliosi, per ottenere informazioni e documenti.

L’ultima incombenza quotidiana era di passare all’agenzia di viaggio, per ritirare i biglietti e le credenziali che mi avrebbero permesso di partire per una vacanza desiderata da tempo.

Era quasi l’una e al desk c’era già un cliente che discorreva con l’operatrice. Mi sedetti sul divanetto di attesa, sbirciando il giornale e implorando che la cosa si svolgesse velocemente.

Dopo una trentina di minuti, finalmente, il signore si alzò salutando e si avviò all’uscita.

Per favore – gli chiese l’impiegata – chiuda la porta dietro a sé, quando esce, così non entra nessuno, visto che è quasi l’ora di pranzo -.

Il cliente uscì e chiuse la porta, mentre io mi alzavo dalla zona di attesa e mi risiedevo subito, davanti all’operatrice. Adesso potevo vederla meglio e apprezzarne tutta la bellezza. Capelli neri tagliati a caschetto. Un viso rotondo, con grandi occhi verdi e un naso appena pronunciato. Labbra carnose, sottolineate da una gentile traccia di rossetto.

Una gran bella donna, che si chiamava Manuela, come potevo apprendere dal cartellino appeso alla camicia, sbottonata il giusto per lasciar intravedere un solco profondo fra due seni che si potevano immaginare tondi e sodi.

Al: “Buongiorno, desidera? ” seguì il consueto scambio di formalità fra cliente e impiegata. Io rispondevo alle sue domande professionali sforzandomi di non far cadere troppo spesso lo sguardo sull’apertura della camicetta e guardandole il viso, che si atteggiava ad un sorriso di prammatica.

Le prendo subito ciò che le occorre, un attimo solo – mi disse cortesemente, e si alzò dalla scrivania, dirigendosi verso un alto armadio alle sue spalle. Ebbi così modo di completare le informazioni su di lei, potendo ammirare, sotto la stretta e corta gonna blu, due magnifiche gambe ben tornite e robuste.

Manuela guardò prima nei ripiani in basso, accosciandosi in modo tale da unire pudicamente le ginocchia. Poi, non trovando ciò che cercava, salì su una scaletta per librerie, accingendosi a rovistare più in alto.

Forse il proprietario dell’agenzia aveva voluto risparmiare sulla prevenzione anti infortunistica, forse un malizioso spiritello ci stava mettendo lo zampino, fatto sta che la scaletta cominciò pericolosamente ad ondeggiare, mentre la ragazza, che non era molto alta, si levava in punta di piedi per arrivare al ripiano più alto.

Fu un attimo. Mi alzai di scatto dalla sedia, girando intorno alla scrivania, giusto in tempo per arrivare in coincidenza col rovesciarsi della scaletta. Manuela lanciò un piccolo grido, cadendo, mentre io riuscivo ad afferrarla, come se la dovessi prendere in braccio.

Ma anch’io persi l’equilibrio, riuscendo tuttavia a cadere a terra senza grossi danni e ad attutire il capitombolo della ragazza, che era finita sopra di me.

Il suo viso era proprio a contatto col mio e potevo apprezzare il profumo dolce, non intenso ma gradevolissimo, che emanava dalla sua persona.

Sono sempre stato una persona molto controllata, non so se fu il caldo o il suo profumo, ma per un momento persi la testa e le presi le labbra con le mie, in un bacio profondo e insensato.

Ero già pronto ad alzarmi di scatto e a ricevere lo schiaffone che probabilmente mi attendeva, quando, staccate le labbra, rimasi a fissarla sopra di me, ascoltando il suo respiro ansimante, per la caduta e la sorpresa, che mi soffiava delicatamente sul volto.

La ragazza aveva uno sguardo come perso nel vuoto, io non sapevo se tentare una comica scusa o mettermi a ridere dall’imbarazzo. E fu invece lei, a questo punto, che si ributtò sulla mia bocca, portando le nostre lingue a succhiarsi come una golosa scoperta.

Ci baciammo a lungo. Poi feci scendere la mia mano a sbottonarle la camicetta e la infilai sotto il reggiseno, sentendo la sua morbida carne, fino ad afferrare con due dita il capezzolo che si stava indurendo.

Manuela si staccò dal mio viso e, sedendosi sopra di me, si sfilò camicia e reggiseno, lasciandomi ammirare le due splendide coppe che mi offriva.

Affondai in quella abbondanza, mordendole dolcemente la carne dorata e succhiandole le punte. Lei respirava sempre più velocemente e a questo punto sentii la sua mano scendere verso i miei pantaloni, sbottonarli ed estrarre il mio membro, al massimo del suo turgore.

Si voltò e calò le sue labbra ad accogliere l’uccello, succhiandolo fino in fondo con la sua lingua dolcissima, mentre la mano mi accarezzava i testicoli.

Sempre più sconvolto feci scivolare le mie mani sulle sue cosce, fino alle mutandine che sentivo già bagnate, e gliele sfilai armeggiando non senza difficoltà. Quindi mi misi anch’io a leccarle la fica e il clitoride, gustando il suo umore profumato e palpeggiandole i seni, mentre lei continuava a baciarmi e a far correre la sua lingua.

Non ce la facevo quasi più. Mi staccai da lei e mi alzai in ginocchio. La misi carponi davanti a me, carezzandole i capelli e ficcandole le dita in bocca, che lei mordicchiava quasi per farmi male.

Tenendomi fermo il membro con la mano, la penetrai da dietro, entrando senza difficoltà nelle sue cavità già lubrificate a dovere.

Manuela lanciava dei gridolini, carezzandomi il culo e offrendosi senza alcuna resistenza, sottolineando la sua disponibilità con dei : “Sì… Sì! ” appena soffocati.

Io mi muovevo dentro di lei, avanti e indietro, baciandola sul collo e sui capelli, mordendole le orecchie, tenendo le sue coppe nelle mie mani e subito dopo stuzzicandole il bucchetto del culo con un dito.

“Ancora… Ancora!!! “, sussurrava Manuela, mentre sentivo che anche lei, come me, era prossima ad esplodere in un orgasmo di rara intensità.

Arriviamo insieme! -, le dissi, recuperando un po’ di fiato per pronunciare poche parole che le segnalassero il piacere reciproco di quell’incontro inaspettato.

E fu così. La sentii fremere in un gemito animalesco e inarcarsi per godere fino all’estremo. Uscii da lei giusto in tempo per far erompere tutto il mio liquido caldo, che la bagnò sulla schiena, mentre le carezzavo quella sottile striscia dura che unisce la colonna vertebrale al bacino.

Ricadde spossata e io sopra di lei, toccandole appena le guance con dei colpettini di lingua.

Era stato bellissimo.

Ci baciammo ancora profondamente, ringraziandoci in silenzio per la magnifica occasione d’incontro.

Uscimmo dall’agenzia ad un caldo pomeridiano accecante, per dirigerci a concludere una mattinata cominciata male e finita in modo insperato davanti a un bicchiere di vino bianco frizzante e a un ricco piatto di spaghetti e ostriche. FINE

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