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Stefania e la scopata extraconiugale

Stefania è una ragazza di 31 anni, capelli castani di lunghezza media, occhi grandi e scuri, alta circa 1m e 65cm, un viso dolce e solare, un bel corpo. Ha un seno molto grosso (una quarta), ma sodo con due fianchi veramente femminili; un culo prorompente ed un paio di cosce sode e snelle completano la figura di una bellissima donna.
Dopo il matrimonio si è trasferita a Bologna, ma in occasione delle feste non fa mancare la sua presenza nella città natia, Taranto.
Proprio durante lo scorso Natale ebbi la fortuna e la coincidenza di rivedermi con lei.
Era passato molto tempo dall’ultima volta che c’eravamo visti e non ricordavo la sua bellezza…

Il sabato prima di Natale ci sentimmo per telefono e ci accordammo per vederci nel pomeriggio. Puntuale mi presentai sotto casa sua; Stefania scese dopo alcuni minuti. Indossava un cappotto nero lasciato aperto così da mostrare il resto del proprio abbigliamento: un top scuro molto aderente, una gonna nera a metà coscia e con due ampi spacchi ai lati, un paio di calze, anch’esse nere, che successivamente scoprii essere autoreggenti, e stivali alti, sempre neri, con un tacco a spillo di almeno dieci centimetri.

La portai a prendere un caffè e mentre consumavamo, guardammo il cielo: era azzurro intenso ed un caldo sole di dicembre riscaldava oltre il solito il pomeriggio. Stefania mi confidò che la cosa che più le mancava a Bologna fosse proprio quel sole, oltre che quegli splendidi colori primaverili, presenti anche negli inverni tarantini. Le proposi di andare verso il mare e lei accettò con entusiasmo.

Ci dirigemmo verso la litoranea e fermai la macchina nei pressi di Lido Silvana; in quel tratto di costa, a 20 km dalla città, d’inverno non c’era mai nessuno. La spiaggia era deserta, perciò proposi di scendere e camminare sulla sabbia. Stefania si guardò il tacco e rispose che per lei sarebbe stato difficile camminare su un terreno molle, così rimanemmo sul più sicuro pavimento della litoranea. Trovammo un anfratto da dove si poteva scorgere il mare e tutta la baia; la presi per mano e c’infilammo dentro. Al riparo da sguardi estranei e con il mare sotto di noi, la cinsi per i fianchi e la avvicinai a me. Ci baciammo con estrema naturalezza, dapprima con dolcezza poi con crescente passionalità. Le mani cominciarono a frugare dappertutto; le mie le introdussi sotto il top e oltre la gonna. Rimasi sorpreso nel constatare la totale assenza sia di slip sia di reggiseno e la presenza di reggicalze; Stefania da par suo, provvide ad abbassare la cerniera dei pantaloni ed a tirarmi fuori l’uccello.
Allargò le cosce per permettermi di massaggiarle per bene il clitoride, mentre lei continuava a masturbarmi la verga. Baciandola le sussurrai all’orecchio:
“Succhiamelo”.
Stefania s’inginocchiò e raccolse il cazzo all’interno della mano; lo masturbò delicatamente fissando con lo sguardo la cappella che, ad ogni sua smanettata, s’ingrossava; tirò fuori la lingua e leccò il glande con rapidi e delicati movimenti; quindi alzò la verga e la leccò con la punta della lingua per tutta la sua lunghezza. Continuò a masturbarmi ed infilò la testa tra le cosce per leccare prima le palle, poi scendendo arrivò a leccarmi il buco del culo; il tutto senza interrompere la vigorosa sega.
Ritornò alla posizione iniziale, prese il cazzo e se lo infilò completamente in bocca; si aggrappò ai miei fianchi e cominciò a pompare con intensità.
Dopo alcuni minuti Stefania abbandonò la presa e si alzò; ci baciammo e nel frattempo le sfilai il cappotto appoggiandolo sulla ringhiera; le sollevai il top e le palpai il grosso seno che non mostrava alcun segno di cedimento; mi abbassai e le succhiai i capezzoli, diventati enormi e turgidi. Stefania chinò la testa all’indietro gustando i miei movimenti; intanto continuava a muovere il bacino cercando il contatto con una qualsiasi parte del mio corpo.
Fu allora che infilai la mano sotto la gonna ed appena sfiorai il clitoride, Stefania iniziò a gemere. Aveva la fica bagnatissima ed il minimo contatto con le mie dita la faceva sobbalzare dal piacere. Mi rimisi in posizione diritta, la cinsi per i fianchi e la girai. Eravamo entrambi con lo sguardo rivolto verso il mare, io dietro di lei. Le sollevai la gonna e con il cazzo ancora in tiro, mi strusciai sulla sua fica. Stefania allargò istintivamente le cosce e con un piccolo colpo fui dentro di lei. Stefania appoggiò le mani alla ringhiera ed inarcò la schiena per favorire una più completa penetrazione. Io la presi per i fianchi e con vigore mi misi a scoparla: lei era piegata a quarantacinque gradi, mentre io diritto la tenevo per i fianchi e la trombavo.
In un primo momento le massaggiai con una mano il clitoride; successivamente mi piegai su di lei e le palpai entrambe le tette; quindi la presi per i capelli e le leccai il collo, sussurrandole parole oscene.
Stefania sembrò gradire molto le offese rivolte e dopo poco tempo si mise ad urlare per l’orgasmo sopraggiunto. Mi guardò e sorrise. Io la fissai e le dissi:
“Voglio il tuo culo”.
Stefania non rispose, ma si piegò a novanta gradi, portò le mani alle chiappe e se le allargò, invitandomi a sodomizzarla.
Presi il cazzo con la mano destra e lo poggiai sull’ano. La penetrai delicatamente e la cappella cominciò a sparire dentro il suo culo.
Mi ci vollero un paio di spinte vigorose per farlo entrare del tutto. Non ho mai capito se Stefania fosse vergine di culo o meno. Infatti fece solo alcune smorfie di dolore, ma una volta ricevuta la verga nel culo, iniziò a muoversi godendo dell’inculata.
L’ano di Stefania stringeva intorno al mio cazzo e dovetti fare molta fatica per non godere.
Finalmente la femmina raggiunse per la seconda volta la vetta del piacere e sfilai il mio membro dal suo culo. Stefania s’inginocchiò e lo riprese in bocca riprendendo il pompino.
Dopo un paio di minuti sentii montare dentro di me l’orgasmo ed esplosi in una violenta sborrata che Stefania prese in parte in bocca ed in parte sul viso.

Stefania con le mani si pulì il viso dalla copiosa sborrata, quindi si alzò, si abbassò il top e la gonna e s’infilò il cappotto. Io rimisi l’uccello dentro i boxer e mi alzai i pantaloni.
Rimanemmo a mirare il mare per diversi minuti, rimanendo abbracciati come due novelli innamorati. Entrambi sapevamo che le nostre vite non si sarebbero potute incontrare in maniera completa e non ci rimaneva altro che vivere quella nostra relazione extra coniugale.
L’accompagnai a casa con la promessa di rivederci il prima possibile… FINE

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