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La sposa in bianco

Si era tutti a casa di mia mamma per la festa di compleanno di mio figlio Fabio. Il pomeriggio stava trascorrendo in allegria tra un bicchiere di vino e una fetta di torta.
Mio marito mi era seduto al fianco sul divano ed insieme stavamo parlando con suo padre e mio padre di come stava andando il mio nuovo lavoro al supermercato.
Ad un tratto Marco si era alzato per andare a salutare dei cugini che erano appena arrivati ed io ero rimasta tutta sola sul divano tra mio papà e il signor Francesco.
Quel giorno indossavo un corto abitino bianco a fiorellini, di quelli con i bottoni in mezzo e le spalline strette, e sotto dei collant bianchi.
Continuavamo a parlare dello stesso argomento, ad un tratto il papà di Marco disse:
“chissà quanti corteggiatori avrai sul lavoro, una ragazza così sexy non può certo passare inosservata? ” mi sentii in imbarazzo per quell’apprezzamento mal celato, soprattutto perché fatto davanti a mio padre, con il quale certi argomenti non erano mai stati toccati.
Ed invece con mia sorpresa fu proprio lui a continuare sullo stesso filone e si mise a raccontare di quando adolescente a volte mi aveva scoperta con qualche compagno di scuola a toccarci, disse poi :
“anche allora avevi un corpo molto invitante”,
“dai papà non dire queste cose che mi vergogno e poi sono cose private non si vanno a raccontare in giro! ” dissi un poco scocciata.
Intanto mi era sembrato che tutti e due si fossero lentamente avvicinati a me, ed in effetti adesso facevo quasi fatica a muovermi.
Il signor Francesco disse:
” no adesso che ti sei sbilanciato devi raccontarmi cosa faceva da piccola questa bricconcella di Cristina”.
“Mi ricordo che una volta ero tornato a casa prima delle cinque ed entrato in camera sua l’avevo trovata tutta nuda, con le gambe aperte e il ditino che si muoveva su e giù, figurati che era così arrapata da non accorgersi neppure che io fossi lì a guardare, e mi ha eccitato così tanto questa bricconcella che sono dovuto correre in bagno per non bagnarmi i pantaloni”.
“Papà, smettila subito di dire queste cose, hai bevuto troppo e forse è ora che tu vada dalla mamma”.
“Dai piccola mia non ti offenderai mica” disse, e intanto mise una mano sulla mia coscia scoperta,
“sai che ho sempre avuto un debole per te, non ti sei mai accorta di quante calze e mutandine ti scomparivano dalla cesta della biancheria sporca ? ” guardavo i suoi pantaloni e non potei fare a meno di notare un vistoso ingrossamento a livello della patta.
“Non posso credere che e! ri tu a rubare la mia biancheria, pensavo fosse mio fratello, e poi cosa mai ci facevi con dei collant ? “.
“si anche lui a volte la prendeva ma in genere ero io che frugavo nel cestone e poi mi divertivo ad annusare le calze e a giocarci con… , beh insomma poi erano rovinate e non potevo certo ridartele, pensa che ne conservo ancora qualcuna di la in camera, la vuoi vedere ? ”
Più per convincere me stessa che tutto quello fosse un scherzo mi alzai ed insieme a mio padre e al signor Francesco andai nella mia vecchia stanza.
Era tutto come una volta, il letto con la trapunta rosa e gli orsacchiotti sulle mensole.
Mio padre aprì l’armadio e da sotto alcune coperte tirò fuori una scatola delle scarpe; dentro c’erano due paia di collant, uno color carne e l’altro nero.
Erano tutti stropicciati e pieni di macchie.
“e queste macchie cosa sono ? ” chiesi io quasi di getto.
Mio padre sorrise guardando il signor Francesco e disse
“adesso ti faccio vedere”.
Sentii la chiave girare nella serratura, poi mio padre si sbottonò i pantaloni, estrasse il cazzo ed iniziò a masturbarsi avvolgendolo con i collant chiari.
Avevo davanti agli occhi il suo cazzo lungo e duro, ero paralizzata sulla gambe.
Lui si avvicinò prese la mia mano e la guidò sulla sua cappella, quindi iniziò a muovere il cazzo tra le mie dita.
Da dietro intanto il padre di Marco mi aveva sfilato i collant e le mutandine e mi stava leccando tra le natiche.
In un attimo mi ritrovai chinata a novanta gradi con il pisello caldo di mio papà in bocca, avvolto dalla mie calze sporche.
Aveva una cappella molto grossa, che sapeva di pipì e la muoveva lentamente dentro e fuori scopandomi le labbra. Il papà di Marco intanto aveva iniziato a sbattermi e mi chiamava puttana.
Nessuno mi aveva mai chiamato così, sentire darmi della troia mi faceva impazzire e iniziai a leccare in cazzo con tutto l’ardore che possedevo.
Poi mi stesero sul letto, mio padre mi allargò le gambe e iniziò a scoparmi. Il signor Francesco lo aiutava a tenermi aperte le gambe, poi mi tolse le scarpe e mi leccò i piedi.
Da quella posizione passai alla pecorina con mio padre nella figa e il signor Francesco in bocca.
Avevo le loro mani sulle tette e sui fianchi.
Ero già venuta un paio di volte quando decisero di finire quel rapporto scopandomi a turno riempiendomi la figa di sborra.
Mi ritrovai infine a succhiare contemporaneamente i loro cazzi sporchi di sperma.
Fecero appena in tendo a rivestirsi che mio marito bussò alla porta.
D’istinto mi infilai sotto le coperte mentre il signor Francesco andò ad aprire la porta.
Disse a Marco che non mi ero sentita bene e che loro due mi avevano accompagnato a letto.
I due uscirono mentre Marco si avvicinò a me tutto preoccupato, mi diede un bacio sulla guancia e mi disse di riposare… e pensare che dalla mia fica usciva tanta di quella sborra da poter rimanere incinta altre quattro volte. FINE

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