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la mia vendetta

A quell’epoca, vivevo da tre anni con Antonio. Un giorno ho scoperto che mi tradiva in continuazione. dato che viveva a casa mia, l’ho buttato fuori. Ho preso tutta la sua roba, l’ho messa sul pianerottolo e ho fatto cambiare la serratura. Ha cercato di scusarsi, ma non ho voluto ascoltarlo.
All’inizio, ho pianto, poi la rabbia ha preso il sopravvento. Mi sono detta: “Se è cosi, lo tradisco anch’io, col primo che capita. ”
Sono scesa in un caffè sotto casa mia, che sta aperto fino alle due di notte. Doveva essere circa l’una. Di solito, avevo paura ad andarci, perchè è frequentato da tipi un po’ loschi. Ma nello stato di rabbia in cui ero, non me ne fregava niente. Ho ordinato un bicchiere di whisky per darmi forza. Poi un altro ancora. non essendo abituata a bere, mi sono sbronzata subito completamente.
Un ragazzo biondo, nè bello nè brutto con un paio di jeans scoloriti e un vecchio giubbotto da aviatore, mi guardava da un po’. è venuto al mio tavolo.
– Non beva cosi tanto – mi ha detto con voce dolcissima, – la farà star male.
Sembrava molto gentile, per niente il tipo che mi aspettavo di raccattare. In fondo, era meglio così, perchè nonostante l’annebbiamento dell’alcol, mi rendevo vagamente conto che potevo capitere su uno stronzo, che mi avrebbe data ai suoi amici, o mi avrebbe fatto subire delle torture. Mi ha chiesto, sempre molto carino ed educato, se avevo bisogno di parlare. Ho risposto di si e gli ho raccontato tutta la storia. Alle due, il bar ha chiuso. Quando ho cercato di alzarmi, mi sono resa conto che stavo in piedi a malapena.
Mi ha detto, sempre molto carinamente:
– Non può tornare a casa da sola, la accompagno.
– Ma no… Abito qui sopra.
Ha insistito, allora ho ceduto. Mi teneva per un ascella.
Le sue dita mi palpavano ogni tanto un seno, ma sbronza com’ero, mi dicevo che era per tenermi più saldamente.
Arrivati a casa mia, mi sono precipitata in camera crollando sul letto, senza neanche chiudere la porta.
Giovanni mi ha seguito. Si è seduto sul bordo del letto. Lo sentivo respirare forte. Mi ha tirato su il golf. Delle dite nervose mi hanno tirato fuori un seno dalla coppa del reggiseno. Ha titillato il capezzolo. non so se per l’alcol o per rabbia, ma mi sono sentita invadere dal desiderio. Mi sono tirata su. Le nostre lingue si sono confuse. ero percorso da lunghi brividi. Inconsciamente, stringevo le cosce che cominciavano a surriscaldarsi. Ha sussurrato:
– Togliti tutta ‘sta roba.
Mi sono spogliata goffamente. L’ha fatto anche lui. Ci siamo ritrovati nudi tutti e due.
Mi ha fatto cadere sul letto, sfregandomi nervosamente il membro duro sulla vulva. Siamo rimasti un po’ a strusciarci uno contro l’altra, con dei gridolini, dei sospiri e dei gemiti. La cosa più strana era che ero ancora arrabbiata, ma la rabbia si stava trasformando in desiderio. Bollivo dalla testa ai piedi. Mi ha messo il sesso nel bel mezzo della fessura, in modo da mastrurbarmi, masturbandosi anche lui.
Abbiamo continuato a strusciarci. Si era rizzato sui gomiti per osservare la mia faccia mentre il suo uccello mi faceva godere.
Ha premuto con più forza per sentire bene i palpiti del clitoride sulla verga. Poi, si è messa a cavalcioni sul mio petto. Dopo avermi accarezzato i capezzoi col glande, me l’ha messo in bocca. L’hom accolto gemendo. Ho succhiato con tutto il cuore quella verga che mi piaceva tanto.
– Ti piace lo sperma? – mi ha chiesto ansimando.
Dovevo essere vermanete impazzita perchè io che non l’avevo mai assaggiato perchè mi faceva schifo, ho risposto:
– Oh, si, lo adoro, vienimi in bocca.
O qualcosa del gener, perchè il glande mi schiacciava la lingua e mi impediva di parlare chiaramente…
fatto sta che ha capito e mi ha innaffiato la lingua con un liquido abbondante, fluido e leggermente salato. Ho mandato giù con gioa… Dovevo proprio essere sbronza! Ancora adesso, non mi sembra vero, Peggio ancora, subito dopo, mi sono sdraiata su di lui e ho ricominciato a masturbarmi sfregandomi conntro la verga, che non ci ha messo molto a tornar dura. Con una voce che non riconoscevo, l’ho pregato di incularmi.
Il mio ano era vergine, ma era più forte di me, morivo dalla voglia di provare le sensazioni più intense… Mi ha detto:
– Vieni a sederti sopra di me.
Anche se vergine, il mio ano si è aperto facilmente sotto le dolci pressioni del glande. Metà del membro è affondato. Gli accarezzavo la base della colonna, i testicoli e il cespuglio riccio, con una mano dietro.
Le sensazioni del mio ano erano al di là delle parole: delle scosse eletriche che partivano dallo sfintere e si irradiavano nel ventre, Mi massaggiava anche òa vagina. Sul momento, pensavo solo al piacere. Lo stesso un’ora dopo, quando mi ha penetrato di nuovo l’ano, ma davanti.
Non mi era ancora passata la sbronza, Dopo quel terzo rapporto, sono crollata come un sass.
Al mattino, non c’era più. Ho frugato nella borsa: i miei soldi erano spariti! Mi sono detta:
– Ti sta bene… Così impari a fidarti degli sconosciuti!
Ho rivisto Giovanni un paio di volte, o meglio intravisto, passando davanti a quel bar. Non ho osato chiedergli i soldi che mi aveva rubato. Non l’ho neppure denunciato. Per farlo avrei dovuto spiegare cosa ci faceva a casa mi, e questo era escluso!
Mi resta comunque un bel ricordo. FINE

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