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Colpa delle autoreggenti…

Claudia, una amica-collega della mia ex, mi era sempre piaciuta: non appariscente ma molto femmina e sensuale, anche per quell’accento francese dovuto alla sua adolescenza trascorsa da emigrante in Alsazia.
La avevo spesso osservata quando, in compagnia, si usciva a cena o a ballare; allegra ed elegante, sempre con la minigonna, calze nere e scarpe col tacco alto, metteva così in mostra senza volgarità le sue belle gambe mentre le sue camicette lasciavano intuire due belle tette, non grosse, ma sode e ben fatte considerando i suoi 37 anni.
La mia ex, gelosissima, forse accortasi dei miei sguardi, me la smontava sempre dicendo che era larga di fianchi… sarà, ma a me tirava!
Non ho mai capito se era divorziata, se aveva figli o fidanzati: la mia ex evitava sempre i discorsi su di lei limitandosi a pochi dati anagrafici.
La vidi per caso in un bel lunedì di Giugno, dopo quasi un anno, in un ipermercato; dopo la mia separazione infatti non frequentai più quella compagnia.
Fu lei a salutarmi timidamente per prima; rimasi un attimo spiazzato e deluso: con una tuta larga, le scarpe da ginnastica e i bei capelli neri raccolti, non ricordava per niente la Claudia che spiavo un anno prima, anzi… mi accorsi che non era molto alta e che forse la mia ex aveva ragione quando diceva che era un po’ larga di fianchi.
Notai comunque il bel viso, molto mediterraneo e piacevole pur senza trucco.
Parlammo del più e del meno: lavoro, amicizie comuni, vacanze e mi diede anche qualche informazione sulla mia ex.
Ormai a corto di argomenti, guardai il carrello chiedendole cosa avesse comprato;
-Le solite cose … – disse ed iniziò un elenco di cose banali, quando, per finire, sollevò un piccolo sacchetto aggiungendo
-… e un paio di calze autoreggenti nere-.
Quelle ultime due parole ebbero su di me l’effetto di una bomba… ; me la immaginai su un letto sfatto con solo le autoreggenti nere addosso, a quattro zampe con le gambe divaricate e la figa oscenamente semiaperta e bagnata, mentre mi guarda ed implora di essere fottuta ancora…
-E tu? – disse per due volte
-Scusa- dissi confuso distogliendo lo sguardo da un punto imprecisato
-ho visto un mio amico… ho comprato… – e le dissi cosa, ma la mia visione continuava a martellarmi il cervello.
-Beh… ci vediamo, ciao! – disse dandomi i soliti due bacetti
-Perchè non vieni da me a cena una di queste sere… ? – che cazzo stavo dicendo? ?
Stavo facendo una pessima figura da sfigato; la vidi giustamente dubbiosa -Ma, non saprei… –
-Ti faccio gli gnocchetti al gorgonzola- dissi ricordando in un flash i suoi gusti culinari. Sorrise timidamente pensandoci ancora un po’
-D’accordo, vada per gli gnocchetti… facciamo venerdì sera ? –
-Va bene, a che ora? –
Ci mettemmo d’accordo scambiandoci indirizzi e numeri di cellulare.
Mi diedi più volte dell’idiota mentre tornavo al parcheggio.
Nei giorni seguenti, ad ogni chiamata sul cellulare mi aspettavo la sua inconfondibile voce che dava la disdetta, ed invece…
è leggeremente in ritardo, io sono in cucina a preparare gli gnocchetti al gorgonzola, sicuro del bidone, quando suona il campanello di casa; sono agitatissimo, vado ad aprire e vedo, con il cuore a mille, il suo volto allungato dal videocitofono
-Decimo piano- dico seccamente.
Cazzo, devo calmarmi… rimango sulla porta e, dopo una eternità compare lei dalle porte dell’ascensore; ci salutiamo civilmente e la faccio accomodare mentre vengo investito dal suo profumo.
-Sempre diritto- le dico indicando il terrazzo illuminato in fondo al corridoio.
Mentre percorre quei dieci metri, io la osservo da dietro, proprio come un anno fa!
Ha una giacchetta rosa e una mini aderente, nera come le calze (saranno quelle famose autoreggenti ? ? ); i tacchi alti rendono ancora più belle le sue gambe, facendola inoltre un po’ sculettare… sento già una bella erezione, ancora più forte quando lei, per osservare il panorama, si appoggia con i gomiti alla balaustra, mettendosi quasi a 90 gradi.
-è bellissimo! –
-Anche tu sei bellissima- ribatto, pentendomi subito della risposta banale; mi guarda sorridendo senza parlare
-Vado in cucina- dico guardando il tavolo.
Servo gli aperitivi e iniziamo a cenare, parlando di cose normali
-Sei un bravo cuoco ma un cattivo oste- mi dice ridendo dopo la pietanza, alzando la bottiglia di vino effettivamente vuota.
Cazzo come beve!
Torno con il dolce e una bottiglia di malvasia da 14 gradi: voglio proprio vedere…
Inizio a raccontarle un po’ di cose divertenti mentre le verso spesso da bere quando, dopo un’ora di risate e una nuova bottiglia vuota, mi chiede candidamente di far pipì
-Ti accompagno, così vado a fare un caffè-
Si alza un po’ incerta e le indico la porta a metà del corridoio; noto che la sua mini si è arrampicata sulle coscie, scoprendole parecchio, ma non sembra preoccuparsene.
Sono tentato di spiarla dalla serratura (che idiota… ), e invece mi accontento di ascoltare lo scroscio corposo di pipì: il pensiero di una notte di sesso inizia ad assalirmi.
Sento che ha finito e corro in cucina, dove mi raggiunge dopo pochi secondi
-Non lo voglio il caffè, fammi vedere le foto che dicevi prima-
-Va bene, andiamo in salotto- rispondo guardandole la scollatura della camicetta; il vino e il pensiero del sesso mi stanno trasformando.
Mi rendo conto che anche lei è un po’ ubriaca quando si lascia cadere sul divano con un gridolino; mentre torno con le foto promesse, una gita di due anni fa in compagnia nella splendida Ferrara, le guardo sfacciatamente le coscie accavallate, scorgendo per una frazione di secondo la fascia elastica nera delle autoreggenti… mi siedo vicinissimo a lei e le do le foto.
Osservo le sue tette dalla scollatura della camicetta mentre guarda le foto… stò impazzendo, ho il cazzo durissimo, devo trovare il coraggio di saltargli addosso -Oddio come son venuta male! –
-Fammi vedere! –
Inizia un tira e molla della foto, una piccola lotta che mi porta in breve ad abbracciarla di spalle: o adesso o mai più…
Le bacio il collo gentilmente, con le labbra, senza lingua: Claudia rimane immobile; decido di far capir meglio le mie idee e punto deciso all’orecchio, mentre con la mano sinistra le accarezzo il seno, stringendola sempre più. Oppone una piccola ma dignitosa resistenza… non devo arrendermi!
Inizio a palparle le cosce adesso del tutto scoperte ed effettivamente velate da un paio di autoreggenti, senza mollare l’orecchio.
Claudia inizia a gemere: e andata!
Vado su per le cosce e arrivo alla figa; sotto le mutandine sento un monte di Venere molto pronunciato, ed inizio ad accarezzarglielo.
Le nostre bocche con un po’ di contorsioni si trovano e ci baciamo furiosamente; attraverso le mutandine trovo il solco delle grandi labbra : è caldo e profondo, lo percorro e poi inizio un lento affondo con il dito medio che trascina con se anche il pizzo umido.
Claudia, ubriaca, ansima sempre più ma improvvisamente si divincola e si alza in piedi: rimane immobile a guardarmi per alcuni secondi con la camicetta semiaperta e la mini ridotta ad una cintura; le autoreggenti le danno un’aria da troia e come tale si mette a cavalcioni su di me, ficcandomi la lingua in bocca e strofinandosi il pube contro il bozzo formato dal mio cazzo durissimo che scalpita sotto il jeans.
Apro del tutto la camicetta, lecco e succhio i capezzoli scuri e duri come punte di limoni e le stringo con forza le chiappe tonde e sode; scendo con le mani verso la figa e con la sinistra scosto di lato le mutandine ormai inzuppate mentre con il medio della destra ripercorro il solco fradicio.
Claudia nel frattempo, sempre più ubriaca di vino e di voglia, si accarezza e si stringe con gusto le tette, offrendole alla mia bocca famelica; le labbra della figa , gonfie e bagnate, sono adesso aperte ed affondo medio ed anulare nel buco allagato dal forte desiderio.
Le dita vengono come risucchiate, le pareti della vagina sono aderenti ma molto elastiche e apro-chiudo velocemente le prime falangi delle due dita tenendole però ben piantate a fondo corsa; lei allarga le gambe al massimo e con poche ma decise spinte arrivo perfino a solleticarle il collo dell’utero.
Capisco che a Claudia piacciono i modi forti, la sua figa non stretta è secondo me la prova che alla ragazza piace farsela sfondare, ed io preferisco le gnocche navigate alle semi-verginelle…
Continuo questo selvaggio ditalino per parecchi minuti, durante i quali, godendo con trasporto, mi dà simpaticamente del porco, che detto con la erre moscia mi fa davvero diventare tale.
-Facciamo un bel giochino? –
Mi guarda con aria interrogativa
-Cosa mi vuoi fare? –
Rispondo tirando fuori le dita e mettendole davanti alle tette arrossate: sono lucide e vischiose e un buon odore di figa si spande nell’aria.
Sotto il suo sguardo incredulo ma divertito, le spennello con le dita bagnate i capezzoli, lordandoli di succo profumato, per poi succhiargleli avidamente: è una manovra che mi aveva insegnato la mia ex.
Claudia apprezza molto la novità e si scatena quando, senza smettere di ciucciare quelle tette sozze, le pianto nella figa sempre più bagnata un terzo e poi un quarto dito, spingendole su con un pizzico di violenza; ma a lei piace da matti e la sua splendida figona le prende tutte.
Sporco le tette e affondo dita per un bel po’, fino a quando l’affanno crescente di Claudia mi fa capire che l’orgasmo è prossimo; aggiungo in figa il medio della mano sinistra, ma solo per bagnarlo e prepararmi al colpo di grazia: lo estraggo, le bagno i bordi del buchetto, infilo con facilità una prima falange e inizio un corto movimento rotatorio che rilassa subito il suo sfintere; le piace ed infatti viene subito, respirando e gemendo a bocca aperta mentre le spingo sempre di più il dito vigliacco nelle umide profondità del buco del culo.
Il suo orgasmo sembra non finire mai, le mie dita ficcate per intero nella figa e nel culo la fottono e non le danno tregua fino a quando con un sommesso ‘basta-bastà mi invita a liberarle gli orifizi; gentilmente ma con decisione mi prende la mano destra e guardandomi fisso negli occhi con un’espressione da cagna devota inizia a pulirmi con la bocca le dita invischiate dalla sua sborra, ripulendole tutte.
è una porcellina: la bacio in bocca in un tripudio di sapori quando fra le nostre lingue intrecciate, Claudia aggiunge quel dito che poco fa le rovistava il buco del culo; lasciandomi guidare dalla sua mano lecchiamo insieme il mio dito che emana un lontanissimo sentore di feci che però mi esalta.
Adesso però è il mio turno: divincolandomi mi alzo in piedi e mi tolgo jeans e boxer, subito aiutato da lei che capisce al volo le mie intenzioni; rimango con la camicia e un cazzo pietrificato.
Claudia, seduta sul divano, loda con compiacimento le dimensioni ragguardevoli del mio uccello, prendomelo a due mani; avvicina la bocca alla cappella violacea, ma io ho voglia di quella figa da troia che ha in mezzo alle gambe.
-Mettiti alla pecorina- le ordino con volgarità; si toglie la mini, scarpe e mutandine
-Tieni le calze-
-Hai bisogno di queste cose? – dice con aria di sfida, mentre inginocchiandosi sul divano mi porge le terga.
Per tutta risposta le metto i due pollici nella figa e, allargandole il buco, appoggio la cappella alle labbra gonfie e bagnate che finalmente vedo .
Inizio una lenta e inesorabile spinta; la sua figona lo mangia tutto e sento i muscoli vaginali che si contraggono ritmicamente; rimango fermo, con il cazzo completamente dentro e aspetto sadicamente, gustandomi le contrazioni sempre più spasmodiche, la sua supplica che non tarda ad arrivare
-Dai… dai… muovilo… – ed io obbedisco.
La branco per i fianchi ed nizio a scoparla con forza, menandole colpi così violenti da farle ogni tanto perdere l’equilibrio; a Claudia piace evidente essere trattata da puttana e dimena il culo per farselo piantare nella figa sempre di più.
La chiavo furiosamente per parecchi minuti, sento che la sborrata è vicina ma voglio farla venire prima di me: tiro fuori l’uccello e lo faccio scivolare lungo il solco fra le chiappe, sporcandolo bene, e lo rificco tutto dentro nella figa.
Lei ha già capito…
-Non mettermelo dietro, è troppo grosso! –
-E questo va bene? – le chiedo puntandole un pollice all’ingresso del buco del culo.
Claudia risponde muovendo con troiaggine i fianchi: spingo lentamente il dito nell’orifizio stretto ma scivoloso, sentendo il mio cazzo che lavora forte dall’altra parte.
Come speravo, la maialina viene dopo pochi minuti, ed io ne approfitto per allargarle il culo roteando il pollice in profondità: gode come una vacca mentre sento le palle che mi scoppiano, gonfie di sperma, ma non oso venirle dentro, non si sa mai… !
Fortunatamente Claudia, sconvolta dall’orgasmo, cade sdraiata sul divano lasciandomi in piedi col cazzo ritto odoroso di succo vaginale
-Mi hai fatto morire… ma tu non vieni mai? – dice un po’ stupita dalla mia resistenza, ed io ringrazio mentalmente la rapida sega propedeutica fattami nel pomeriggio sotto la doccia…
Adesso però non ne posso più: la prendo per mano e la porto in camera, facendola sedere sul bordo del letto; metto il cazzo ancora vischioso di fronte al suo viso.
Guardandomi negli occhi si toglie la camicetta, rimanendo solo con le autoreggenti, e comincia con labbra e lingua a ripulirmi il cazzo; resisto pochi secondi: con un grugnito le sparo uno schizzo di sborra bianco e
pesante che si appoggia mollemente sulla guancia per poi scivolare subito via sulla moquette; Claudia alza il mento e menandomi forte l’uccello dirige i miei spruzzi violenti e disordinati sulle tette, accogliendoli con gridolini di gioia ed esprimendo meraviglia per l’abbondanza; raccoglie poi amorevolmente le ultime gocce dalla cappella congestionata con la lingua, mentre la forza di gravità allunga i goccioloni biancastri verso il suo ventre.
Con un profondo sospiro si butta all’indietro sul letto con le braccia allargate: ha il petto glassato di sborra e le calze chiazzate; sono svuotato…
-Vado a prenderti un asciugamano- .
Tornando dal bagno non credo ai miei occhi: Claudia si palpa con voluttà le tette viscide di sperma, spalmandoselo dappertutto e tormentandosi i capezzoli con indice e pollice; è una porca insaziabile e rimango a gustarmi lo spettacolo per un po’, fino a quando mi chiede di sdraiarmi di fianco a lei
-Facciamo il giochino di prima? – mi dice con un tono da bimba: non posso rifiutare e vincendo lo schifo inizio a ciucciare sborra e capezzoli, facendola impazzire; vedo con la coda dell’occhio che si sditala con furia il clitoride a due mani.
La rendo partecipe del mio sforzo ficcandole ogni tanto la mia lingua gocciolante di sborra in bocca, mentre lei si masturba senza ritegno ; dopo avergli leccato per bene le tette, decido di godermi lo spettacolino, appoggiando la testa su una sua coscia, incitandola a masturbarsi.
-Ti piace guardare, maiale… –
-Mettiti le dita dentro, dai… –
Claudia ubbedisce e si pianta due dita nella figa, alzando un po’ la gamba per facilitare la penetrazione
-Spingele dentro forte… –
In breve , seguendo con zelo i miei ordini, Claudia viene di nuovo, con quattro dita affondate fino alle nocche, dopo averla “costretta” a dilatarsi al massimo la figa con due mani, per farmi vedere il più possibile.
Mi è tornato duro, ma lei si addormenta esausta; ci sveglia dopo un’oretta l’antifurto di un’auto giù in strada e teneramente abbracciati iniziamo a parlare dei nostri ex-amori.
I nostri aliti non sono dei migliori, e decido di prendere una bottiglietta di birra dal frigo; sorseggiandola, Claudia mi chiede senza tanti giri di parole, quello che facevo a letto con la sua collega, ovvero la mia ex: un po’ titubante inizio a raccontarle cose normali; lei ascoltando si stringe a me, strusciando leggermente il pube contro la mia gamba: capisco che le piacciono le storielle erotiche.
Le metto quindi la mia coscia in mezzo alle sue e la premo contro la sua figa, mentre racconto di quanto alla mia ex piaceva prenderlo dietro; Claudia si eccita da matti ed io insisto narrando dettagliatamente l’inculata.
La porcella inizia a segarmi con passione e ansimando vuole che le descriva il buco del culo dopo la penetrazione, ed io, esagerando un po’, l’accontento dipigendole un buco dilatato e traboccante di sborra, mentre lei struscia con forza la figa fradicia contro la mia gamba, impiastricciandomela tutta.
-E poi che altre porcate hai fatto, brutto maiale… –
Le racconto allora una mia storia con una ricca quarantenne danese bionda conosciuta anni fa a Ibiza, che gradiva come Claudia i modi forti, e in un misto di realtà e fantasia le descrivo con molti particolari di come gli avevo infilato una intera mano nella figa depilata fino al cinturino dell’orologio (falso… ), dopo averla scopata e inculata selvaggiamente tutta una notte (vero… ).
Claudia al limite dell’orgasmo si alza e si mette a 69, offrendomi una figa gonfia e bagnatissima; mi pompa l’uccello divinamente, e io la ripago infilandogli parecchie dita nei buchi viscidi e picchiettando il clitoride con la lingua; con il cazzo in bocca farfuglia qualcosa
-Come hai detto? –
-… la bottiglia… la bottiglia… – Faccio finta di non aver capito…
-Mettimi la bottiglia dentro… –
Prendo la bottiglietta di birra e scolo le ultime gocce; è di vetro chiaro non molto grossa, poco più del mio cazzo, ma abbastanza allungata.
Le ordino di allargarsela e Claudia ubbidisce dilatandosi la figa a dismisura, dopo essersi infilata tre dita di ogni mano per arpionarsi bene le grandi labbra.
Rimango in estasi a guardare questa splendida femmina inginocchio, con le autoreggenti nere e la figa talmente aperta che ne posso vedere distintamente l’interno roseo; impugno la bottiglietta per il collo come fosse un coltello, e senza tanti complimenti la ficco con due tre spinte completamente dentro.
Claudia diventa pazza, e mi incita in francese a muoverla forte; gli pugnalo con violenza la figa con la bottiglia per parecchi minuti mentre lei in trance mi sbocchina svogliatamente l’uccello che sembra scoppiare; ogni tanto tiro fuori la bottiglia per guardargli il buco aperto, per poi ricacciargliela dentro tutta.
-Plus fort… je vien… –
La maialina viene come non mai, e io approfittando del suo stato di incoscienza le infilo vigliaccamente il collo scivoloso della bottiglietta nel culo: Claudia si dimena e cerca di sottrarsi, ma io insisto perchè voglio sborrare con questo spettacolo.
Gli urlo che sto venendo e lei si affretta a menarmi forte il cazzo e a sbocchinarmi; quasi subito gli sborro in bocca con dei fiotti copiosi che la
costringono a staccarsi dall’uccello, per ricevere gli altri schizzi in faccia, mentre le violento il buco del culo con la sua amata bottiglia.
Rimaniamo fermi per parecchi secondi, come svenuti; lentamente si gira e con la faccia ancora bagnata di sperma, mi bacia in bocca confondendo le salive con la mia sborra
-Sei uno stronzo, mi hai fatto male… –
-Scusami, ma ho perso la testa… –
-Sono stretta dietro, ma se continui così… –
-Allora… continuo! –
Ridendo mi da del pervertito e mi tempesta di schiaffetti; le chiedo se dorme da me: Claudia acconsente, specificando, con occhio furbetto, che è libera per tutto il weekend e che le previsioni del tempo sono pessime…
Ci addormentiamo felici. FINE

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Un commento

  1. Le autoreggenti non hanno tempo. Sono sempre efficaci. E questo lo dice uno che di autoreggenti ne va proprio matto! Bel racconto. Complimenti all’autore

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