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I.R.C.

Parte prima

Erano le 20 e 17 minuti, ancora tredici minuti a quello stranissimo appuntamento. Si sentiva squassato da alterne emozioni, ora più lievi, ora più forti e tormentose: ansia, nervosismo e anche paura, passavano attraverso il suo corpo come scariche elettriche, rapidissime. In che razza di storia era andato ad infilarsi poi, tutto per colpa di internet.
A pensarci bene internet non centrava proprio un bel niente, gli aveva offerto solo una possibilità, una possibilità che lui si era affrettato ad acchiappare al volo senza pensarci troppo su.
Aah benedetto irc, se tutto andava bene si sarebbe fatto una scopata con i fiocchi; certo che è strano però. La sera precedente, attraverso i canali irc aveva conosciuto Syria (chissà qual era il suo vero nome) e avevano parlato a lungo, prima assieme ad altri, poi da soli, in conversazione privata. Conoscendosi meglio Paolo aveva capito che, al novantasette per cento lei era chi diceva di essere.
Avevano parlato di un po’ di tutto, per lo più di cazzate, cose di nessuna importanza, vagamente divertenti, così, solo per passare il tempo.
Poi la conversazione aveva preso una piega più intima, lei parlò della recente fregatura che aveva preso da quello che considerava l’uomo della sua vita.

” Dopo che gli avevo dato tutto” aveva detto.

“gliel’avevi data tutta? ” aveva digitato Paolo sul suo computer,

” si, davanti e anche dietro” fu la risposta, seguita dall’immancabile faccina sorridente. Da li, fra recriminazioni e speranze era venuta a galla una voglia di sesso senza complicazioni, libero da ogni intralcio. Ad un certo momento sul video apparve una frase che lo lasciò assolutamente esterrefatto: ” vuoi scoparmi? “; era rimasto un paio di minuti buoni a rimirare quasi incredulo quelle parole scritte sul monitor del suo computer.
” Ehi, sei caduto dalla sedia per caso? Guarda che non sto mica scherzando sai”, il tono era canzonatorio ora. La situazione gli stava sfuggendo di mano, ora non era più lui quello che provocava, che istigava la misteriosa Syria ai piaceri del sesso più sfrenato, libero dai legami che lo guastano irreparabilmente. Ora si sentiva un po’ meno sicuro e andava a rimorchio di quell’incorporea figura oltre lo schermo. Syria sembrava aver cambiato improvvisamente personalità, ora pianificava: domani sera sarò al centro commerciale, sarò vestita con un tailleur e una corta minigonna blu, non porterò biancheria così non avrai problemi a prendermi da dietro; ricordati non cercare di guardarmi in faccia, non parlare, altrimenti me ne vado.
Cosa le era successo, aveva creato un mostro? Era convinto che lei, mentre gli spiegava quello che avrebbero fatto l’indomani e come lo avrebbero fatto, si stesse masturbando e il pensiero lo eccitava moltissimo.
Non gli era sfuggito infatti quell’improvviso aumento degli errori ortografici, quel momentaneo ingarbugliarsi della sintassi e quelle pause prolungate, troppo anche per una connessione disastrata come quella di Telecom. Alla fine lei gli aveva chiuso la porta in faccia, ” ricordati, aspetterò quindici minuti, non un secondo di più, a domani sera.

Paolo scese dalla macchina e fece quei duecento metri che mancavano dall’ingresso principale con le gambe molli, prima di passare attraverso le grandi porte automatiche inspirò profondamente.
Certo che quel centro commerciale Syria lo doveva conoscere davvero bene, gli aveva indicato per filo e per segno il percorso che avrebbe dovuto seguire: vai fino al salone centrale, prendi il corridoio a destra, prosegui fino a metà, a sinistra c’è una porta con scritto servizi, entra e vai fino alla fine del corridoio, ad un certo punto il corridoio piega a destra e subito dopo troverai una grande porta su cui sta scritto privato. Doveva entrare li dentro, Syria diceva che quel magazzino conteneva solo gli attrezzi per le pulizie, stracci, secchi e quelle grandi macchine per lavare per terra.
Questa era la cosa che più gli andava stretta. Infilarsi dentro a una proprietà privata: bah, alla peggio avrebbe fatto finta di essere un cliente scemo che aveva sbagliato porta .

Un gran respiro, la porta si apre più violentemente del necessario spinta dalle sue mani: dov’è Syria?
La scena è silenziosa, l’aria condizionata qui non arriva, è appena avvertibile e il caldo entra prepotente dalle grandi vetrate esterne. Syria è alla finestra, l’ha aperta e ora si appoggia con aria indifferente, non fa nessun movimento anche se ha chiaramente avvertito la sua presenza, guarda fuori e aspetta.
Paolo ha la gola secca, non potrebbe parlare neanche se volesse, si avvicina, il suo profumo intenso e dolce gli entra nel cervello e incomincia a partire. Vista da dietro è molto bella, il suo culo ben proporzionato è rotondo e le gambe sono lunghe, forse troppo lunghe, non si aspettava che fosse così alta, almeno dieci centimetri più di lui. Syria è abbronzata e si vede che è tesa.

Paolo le posa le mani sul collo coperto dai capelli, lei sussulta
leggermente ma non recede, non si volta , non guarda Le sue dita affondano nella chioma scura e ondulata, massaggia delicatamente il collo e lentamente comincia a scendere lungo il corpo di lei.

Syria l’ha percepito prima ancora che lui aprisse la porta, si sente tesa e lentamente si ripete di stare calma, non succederà nulla di brutto e sarà bellissimo, sarà godimento e libertà insieme.
Il ritornello si ripete senza fine nella sua testa, come un mantra. Sente che Paolo si avvicina, esita un po’, ora percepisce il movimento delle sue mani, le sente e il contatto le provoca come una piccola scossa. Si sta rilassando ora, si sta sciogliendo mentre le mani del suo amante senza volto scendono accarezzandola in tutto il corpo, ora le ha sollevato la corta gonna e le accarezza le chiappe, le sue mani si insinuano in lei strappandole un sospiro più rumoroso degli altri, non bisogna parlare, lei aveva deciso le regole del gioco.

Paolo è come perso in un gioco nuovo, esplora il corpo di lei, si avventura fra le sue gambe entrando in una umida caverna, l’altra mano sale accarezzando sopra i vestiti e cerca i bottoni della camicia, li apre piano ed entra, stringe delicatamente quel seno morbido e sente il capezzolo che si indurisce fra le sue dita, l’altra mano intanto ritmicamente masturba Syria che ha iniziato a gemere piano, poggiandosi a lui.

Lei lo sente armeggiare da dietro, fra poco la penetrerà. é bagnata all’inverosimile e l’attesa diventa atroce, vorrebbe girarsi ma per sua stessa volontà non può. Paolo la tira verso il basso, la costringe a piegare un poco le ginocchia, lei si appoggia al davanzale tagliente della finestra e solleva il suo culo nudo, espone la sua rosea carne a lui. Ora lo vuole, è pronta e la penetrazione arriva senza fatica. Paolo ora e dentro di lei e si muove, spinge, i suoi colpi le arrivano al cervello, il mondo rotea, sobbalza, i colori rumoreggiano nella sua testa e gli odori hanno tonalità chiare, fresche.
Sta godendo, e si aggrappa forte, le sue dita sbiancano sul davanzale e la scomoda posizione la spinge verso il pavimento.

Lui sente sempre più il suo peso, sente che sta godendo e spinge, spinge ancora di più, vuole che goda, se lei godrà allora potrà farlo anche lui. Il corpo di Syria cede di schianto e dalla sua bocca, fino a quel momento chiusa, esce un gemito interrotto, sussultante. Anche Paolo è arrivato all’orgasmo, scarica copioso il suo liquido sulle sue chiappe e lo osserva inebetito ed estasiato, scendere e mischiarsi alle secrezioni di lei.

Ora paolo e svuotato, sfinito, tira su i jeans e chiude i bottoni. Dio cosa darebbe per vederle il viso, per un suo bacio. No lei ha dettato le regole, forse domani le detterà lui. Syria continua a guardare fuori dalla finestra, si tira giù la minigonna e con una mano spalma le prove del loro rapporto sessuale sulle sue gambe snelle. Paolo non può resistere, si china e baciandola sul collo le sussurra ” è stato bellissimo, grazie”, poi si volta è se ne va.

Syria è stanca e felice, esce dalla stanza e si precipita in bagno a guardare la sua faccia, un sorriso le illumina l’espressione mentre ad alta voce si rimprovera scherzosamente “sei proprio una bambina cattiva, guarda come ti sei ridotta, ora dovrò darti una risistemata prima di uscire”.

Fuori del bagno, fra i corridoi del centro commerciale gli ultimi clienti si affrettano alle uscite mentre dagli altoparlanti una caramellosa voce femminile annuncia” si avverte la gentile clientela che il centro *****, dove ogni tuo desiderio può trovare soddisfazione, chiuderà fra quindici minuti”.
“credo che tornerò ancora, anzi ne sono proprio sicura” penso Syria estraendo le chiavi dalla borsetta.

Seconda parte

Un raggio di sole scivolò attraverso le imposte socchiuse conficcandosi negli occhi di Syria. Lei cerco invano di sottrarsi al fastidio spingendosi ancor più contro il cuscino, ma l’incanto era ormai rotto, la ragazza apri gli occhi. Syria stese le membra, graffio il cuscino e rimase qualche minuto ancora fra sonno e veglia; oggi era venerdì ma non doveva lavorare. Si sentiva meravigliosamente bene, si sentiva così ogni volta che il cavaliere senza volto passava attraverso i suoi sogni lasciandole al risveglio quella sensazione umida fra le cosce.
Stanotte aveva goduto; ricordava il sogno come fosse stato un avvenimento reale. Il cavaliere questa volta era più basso, più definito, ma ancora una volta, senza volto. Fin da bambina Syria sognava il cavaliere; aveva otto anni quando lui venne da lei per la prima volta e la spavento moltissimo.
Credeva fosse un orco, tutto vestito di nero com’era; portava un enorme mantello e un cappellaccio calato sugli occhi, anch’essi nascosti da una specie di maschera. Venne di notte e si fermo sulla soglia. Tornò ancora ad osservarla, ed ogni volta Syria aveva meno paura, anzi, quasi ne era attratta. Tuttavia il cavaliere non la tocco.
Fino al giorno del suo quattordicesimo anno di età il cavaliere non la toccò; quella notte lo fece e lei senti per la prima volta la sua voce, la sua voce, una voce che non cera, una voce che non faceva rumore ma alla quale ella non sapeva e non voleva resistere. Spesso il cavaliere le ordinava di fare delle cose che lei subito eseguiva; altre volte la legava al letto e le passava una bacchetta sulle sue bianche carni, la colpiva senza preavviso e lei godeva nel dolore. Syria al risveglio cercava i segni e si accarezzava al ricordo delle sensazioni oniriche. Alcune volte il cavaliere portava con se alcuni schiavi, uomini e donne bellissime con cui lei faceva all’amore, per offrire al suo sguardo, per eccitare il suo padrone. Non servivano parole, Syria sapeva sempre cosa fare, sapeva cosa voleva da lei. Con gli anni le visite notturne del cavaliere cominciarono a diminuire, a divenire altalenanti. Che il cavaliere si stesse stancando di lei? Quando tornava Syria si sentiva felice, quella figura era parte di lei, era in lei. Anna, solo Anna conosceva quel suo piccolo segreto, quella sua strana gioia. Ma nonostante fosse la sua migliore amica, l’unica vera confidente, nemmeno lei poteva capire ciò che questa figura onirica comportava per Syria. Per quasi sei anni il cavaliere era stato lontano dai suoi sogni, dal suo corpo, sei anni passati con Giacomo.
Quella notte era tornato, l’aveva portata in una grande costruzione fatta di vetro, le aveva ordinato di spogliarsi e di appoggiarsi ad una apertura dell’edificio trasparente; sotto di lei c’era il mondo brulicante di vita.
Migliaia di persone andavano e venivano portando pacchi, borse della spesa e valigette, migliaia di persone camminavano sotto di lei senza alzare la testa.
il cavaliere le allargo le cosce, la colpì col suo frustino più volte, le infilo la sua mano guantata dentro, la tocco con forza e le strizzo i capezzoli, infine la fece girare ed inginocchiare fra le sue gambe. Syria temette di soffocare, tanto era possente la sua mascolinità e forte il suo odore. Infine la sollevo con grande facilità facendola quasi volteggiare e la penetrò da dietro con colpi secchi e regolari dissolvendosi subito dopo l’orgasmo. Bentornato cavaliere, pensò Syria alzandosi dal letto. Erano le dieci passate da pochi minuti; poteva fare con comodo oggi. Andò alla doccia ripensando alla serata precedente. Pazzesco. Ancora non credeva a quello che era riuscita a combinare, lei, la cocca di mamma, quella che i suoi fratelli, gli amici e i parenti erano pronti a definire “una ragazza modello”, tranquilla, posata, brava e rispettosa oltre che bella, estremamente educata; insomma… molto normale.

Ma cosa sapevano di lei, cosa capivano oltre a quello che volevano capire: la gente stupida non ha voglia di sforzare il cervello, ti prende e ti infila in una bella casella. Tu sei così e così ancora, fai così e così, oh merda… che fatica ad adeguarsi alle loro aspettative, ai loro bisogni.

Come Giacomo, si, il maledetto Giacomo. E pensare che quando lo aveva conosciuto le veniva da ridere pensando alla settimana enigmistica. Il tenero Giacomo vi rimanda all’ultima pagina, poi si era innamorata.
Dopo sei anni c’era andata finalmente a quell’ultima pagina, e che aveva trovato; una persona completamente diversa, un essere infimo che con la scusa degli amici qualche scappatella ci scappava pure. Uno che per cambiare minestra non disdegnava nemmeno le puttane, magari dopo averle chiesto pure l’auto in prestito perché la sua era dal meccanico. Quella della puttana era stata proprio il massimo: andare a puttane e dimenticarsi l’incarto del preservativo sul posacenere. Con la sua macchina poi. Sei anni e tutto cambia, pare incredibile quanto siamo ciechi di fronte all’evidenza; l’uomo della tua vita si trasforma e preferisce scopare con una donna a pagamento piuttosto che gratis con te. Uno scemo che non sa dir di meglio che “non te la prendere era solo una puttana”.

Solo una puttana… io sono una puttana che mi sono venduta a te per due denari, per due soldi ti ho dato oltre al cuore anche il corpo, la testa e quella stramaledetta cosa che ho fra le gambe.

Per fortuna era finita, tre mesi d’agonia, senza rimpianti, ma ora molta, molta amarezza e quell’orribile sensazione di aver buttato il proprio tempo.
Ne abbiamo così poco di tempo, davvero. Internet era stato miracoloso sotto questo aspetto, le aveva fatto perdere tanto di quel tempo che la cosa non le era sembrata più così terribile, quella cosa fredda che si chiama computer, quella cosa che prima era solo un mezzo per lavorare e nulla di più, ora si era aperta e aveva rivelato possibilità che non conosceva. Lucio, il fratello, che era quasi un informatico le spiego come far funzionare quel freddo attrezzo e far si che si tramutasse in un ponte verso una realtà alternativa. Tuffarsi li dentro era stato un balsamo per il suo spirito malato. Aveva cominciato a curare anche il suo aspetto, ad impostare la sua nuova vita, una vita che pensava già ben instradata, fra sei mesi si sarebbe dovuta sposare. Sotto la doccia Syria si accarezzò: le immagini del cavaliere si confondevano a quelle di Paolo, o meglio. Paolo aveva la non-faccia del cavaliere e la possedeva li, in quella stanza al centro commerciale, nell’edificio trasparente.

Ma cosa le era preso? quale frenesia l’aveva invasa e come era riuscita a portare a termine quell’impresa. Mai finora era uscito qualcosa dal suo scrigno segreto: si sentiva proprio bene Syria quella mattina, molto libera, senza più il problema del tempo. Ieri sera però che paura… che eccitazione. Attendere Paolo in quella stanza, senza potersi girare, senza sapere chi stava entrando. Uno sconosciuto che avanza nel buio, un uomo senza volto che la afferra da dietro che le poggia le mani sul corpo e la fruga dentro. Poi quella verga che spinge, che entra in lei così nuda ed indifesa, cosi piena di vergogna. Avrebbe potuto essere chiunque. Era nuovamente eccitata Syria, eccitata e felice, con la voglia di esplorare il mondo. Il cavaliere era tornato, era tornato dopo sei anni e finalmente l’aveva liberata della presenza ingombrante del suo ex fidanzato, era colpa sua se l’uomo senza volto non era più venuto a farle visita. Finalmente il cavaliere era tornato, adesso non restava che trovarlo. FINE

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