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Un anno di sorprese

Non credo di essere l’unico ad essere o essere stato follemente innamorato della propria madre.
Ma non penso siano in molti a fare di questo tarlo motivo di esistenza.

Avevo 18 anni quando lei si separò da mio padre: lo aveva preso in fragrante a letto con la nostra cameriera, per me fu un trauma e mi attaccai a lei in maniera morbosa.
Quando, un anno dopo, per problemi finanziari, ci trasferimmo in un monolocale, non mi sembrò vero poter dormire con lei, in un letto matrimoniale, proprio come un vero uomo.
La guardavo mentre si spogliava, rimiravo la sua esuberante bellezza, mi chiedevo come mio padre avesse potuto tradirla. Quando passeggiavamo, gli uomini la guardavano con uno sguardo che l’età
non mi faceva comprendere; facevano apprezzamenti forti e lei si stringeva a me e tirava avanti.
La mia adorazione cominciò a mutare e strani pensieri si affacciavano sempre più spesso alla mia mente.
Mi capitava di ritrovarmi a spiarla quando si vestiva/spogliava, con l’intento di vedere quel qualcosa che avevo sempre sognato.
Un giorno la spiai dal classico buco della serratura del bagno e per la prima volta la vidi completamente nuda.
Era veramente molto bella mia madre: il seno enorme e poi, quel ciuffo di peli tra le gambe!
Rimasi a guardarla mentre strane sensazioni mi salivano dal pube: lei si fece la doccia e poi si mise a pettinare ed ad aggiustare quel ciuffo fino a lasciarne una corta striscia.
A quella vista il mio coso si irrigidì, mi faceva male tanto era duro, allora dovetti alleviare quel dolore con la più bella sega di quegli ultimi anni.
Vari uomini le avevano fatto compagnia negli anni, lei aveva sempre evitato di portarli a casa e di lasciarsi andare ad effusioni in mia presenza, questo mi dava la sensazione di sentirla veramente solo mia.

Un giorno venni invitato ad una festa organizzata da un mio compagno di classe, c’erano proprio tutti i miei compagni di classe ma la cosa che non capì era perché nessuna delle nostre compagne di classe aveva ricevuto l’invito a quella festa.
Così facendo il mio amico ebbe l’idea di invitare alcune amiche di suo fratello maggiore.
Erano quattro, due bionde e due more, molto carine anzi a dire il vero avevano l’aspetto di vere porche; avevano vestiti che definire invisibili era un complimento, avevano tutte e quattro dei seni molto grossi per i loro 20 anni, una quella più piccola di altezza portava una magliettina senza
reggiseno sotto e potei notare che era già eccitata perché i capezzoli erano già duri.
La festa continuò per tutta la sera, si mangia e si beveva a volontà, e siccome io ero l’unico astemio, fui l’unico a rimanere sobrio.
Ad un certo punto io e il padrone di casa andammo in cantina per prendere ancora da bere; il mio amico notò in me qualcosa di strano, mi chiese se c’era qualcosa che non andava, se non mi stavo divertendo. Gli risposi che era tutto ok e lui aggiunse che tra poco ci sarebbe stato uno spettacolino
molto molto particolare che mi avrebbe tirato su il morale.
Non dovetti pensare troppo per capire quello che sarebbe successo tra poco; così appena tornammo in casa iniziamo a giocare al classico gioco della bottiglia, la cosa strana è che li eravamo dieci persone tutte tra i diciotto ed i ventiquattro anni e che quindi questo gioco mi sembra tanto una cosa da ragazzini e che non era adatto a noi.
Ben presto però dovetti ricredermi; quello a cui stavamo giocando si trattava di una variante molto più spinta del semplice gioco.
Mi ritrovai così nel mezzo di un’orgia!!! Le quattro ragazze che il mio amico aveva invitato erano delle vere e proprie troie. Noi ragazzi eravamo in sei e tutti tranne uno si gettarono nella mischia, tutti tranne me.

Infatti io ero l’unico ancora vergine tra i miei amici e sarei stato deriso da tutti se lo avessero scoperto e così cercai di trattenermi.
Lo spettacolo era molto eccitante, le quattro porche si misero a pecorina e si fecero inculare da tutti e devo dire che erano anche delle lesbiche affiatate perché tra un pompino, un cazzo in culo o nella figa, non disdegnavano di leccarsi e succhiarsi i capezzoli a vicenda.
I gemiti ormai stavano coprendo la musica, tutti tranne me stavano scopando.
Ad un tratto vidi una cosa che mi fece gelare il sangue ma allo stesso tempo anche eccitare; una
delle quattro ragazze somigliava in modo incredibile a mia madre, era una vera e propria goccia d’acqua e in quel momento stava soddisfando ben tre dei miei amici mentre un altro si stava occupando dei capezzoli, succhiandoli e morsicandoli, mentre lei gli stava facendo una sega.
Ad un certo punto in preda all’eccitazione i miei compagni la riempirono di sborra su tutto
il corpo. Io non sapevo cosa fare, avrei voluto cacciare via i miei amici e scoparmi quella
ragazza per ore ma alla fine decisi di andarmene.

Decisi così di tornare a casa e quella notte non riuscì a dormire.
Le immagini di quella ragazza incontrata poco prima mi tornarono in mente per tutta, vedevo
la notte, vedevo la sua figa spalancata, la sua bocca che beveva tutto lo sperma che il mio
compagno in piedi le aveva scaricato in gola, il grosso arnese di un altro infilato nel culo.
Poi guardavo mia madre e iniziai cosi ad immaginarla in quella situazione e in tutte le altre che avevo visto alla festa.
Mi alzai e in bagno mi masturbai di nuovo.

Da quel giorno la vista di mia madre seminuda o nuda spiata dalla solita serratura, corrispondeva immancabilmente ad una sega.
Cominciai a frugare nei suoi cassetti, scoprii indumenti che non gli avevo mai visti addosso: perizomi, reggicalze, calze autoreggenti.
Me li strofinavo sul pisello, mi ci masturbavo. Un giorno, mentre come al solito cercavo quella biancheria per bearmene la vista e non solo, trovai una strana scatola, era in un angolo del
cassetto, sotto tutti gli indumenti; l’aprii e mi prese quasi un colpo quando vidi il contenuto: un vibratore di notevoli proporzioni; un altro doppio, formato da un cazzo più grosso e uno più piccolo paralleli tra di loro; due piccole sfere unite da un filo; un’altra fila di sfere, come una collana di perle, ma di dimensioni più grandi.
“Mia madre è una vera troia! ” mi ritrovai a pensare. Da quel giorno l’idea di sorprenderla a lavorarsi con quegli oggetti, mi attanagliò i pensieri: mi svegliavo nel pieno della notte, rientravo a
sorpresa quando non mi aspettava, una volta dissi addirittura di uscire e rimasi per un intero pomeriggio nascosto sotto il letto.
Ma nulla non riuscii mai a coglierla in fragrante e, mentre la immaginavo inculata dal suo compagno di turno, con quel grosso vibratore nella figa, continuavo a sfinirmi di seghe.
Cominciai lasciare la porta aperta mentre facevo la doccia, a girare nudo per casa, ad andare a letto nudo per cercare, nella notte, il calore delle sue natiche; speravo notasse che stavo diventando un uomo, che il mio uccello iniziava ad avere delle dimensioni “interessanti”, mi illudevo che magari gli venisse voglia di sostituire i suoi giocattoli con il mio arnese.
Quello che ottenni fu un impacciato dialogo sul fatto che stavo crescendo, che dovevo iniziare a comportarmi da uomo, che non era più il caso di mostrarmi come un bambino.
“Porca puttana mamma, ma è proprio come un uomo che vorrei comportarmi, vorrei scoparti in tutte le posizioni, vorrei goderti come probabilmente ti gode il tuo compagno. Vorrei guardarti mentre ti sfili quella biancheria da infarto, mentre ti penetri con i tuoi giocattoli ovunque. ”
Ma lei non riusciva, o non voleva, leggere nel mio pensiero.
Sicuramente però intuì le mie turbe perché iniziò a girare per casa molto più vestita, non si fece più vedere in biancheria intima e anche il buco della serratura del bagno veniva ormai puntualmente coperto con un asciugamano.
Dopo qualche mese cominciai ad avere rapporti sempre più stretti con una mia amica, tanto stretti che potei definirla come mia prima vera ragazza.
Marina aveva pochi mesi meno di me, ma fisicamente dimostrava molto di più: era molto ben fatta e le sue forme le facevano dimostrare tranquillamente 22/23 anni.
Il seno non era enorme, aveva due tette perfettamente tonde, con i capezzoli precisamente al centro.
E sì i capezzoli, i più belli che abbia visti. La prima volta che li succhiai uscirono dalle tette e si ersero come due grattaceli, erano talmente grandi che un giorno mi divertii a misurarli con il calibro: 12 mm di diametro e 10 mm di altezza e duri da morire.
Quando portava magliettine attillate, mi divertivo ad eccitarla per vedere quei due cilindri spuntare dalla stoffa e guardare la faccia arrapata dei miei compagni.
Essendo stata con un ragazzo molto più grande, anche in fatto di sesso era abbastanza “istruita”, fu lei che mi guidò nel passaggio dal sesso visto e sognato al sesso fatto.
Ricordo perfettamente il primo pompino, me lo fece in un ripostiglio della scuola, io in piedi, lei in ginocchio, durante la ricreazione ; rimasi veramente colpito quando vidi che non solo aveva bevuto tutto il mio seme, ma addirittura mi stava ripulendo l’asta leccando tutto accuratamente.
“Non puoi mica rivestirti così tutto sporco” mi disse con uno sguardo da troia navigata.
Non mi sembrava vero di avere una donna tutta per me con la quale dare libero sfogo alle mie fantasie sessuali.
Spesso Marina veniva a studiare a casa mia, in quelle occasioni ci divertivamo un po’, ma la presenza di mia madre non ci permetteva molto, d’altronde il nostro monolocale non dava certamente una grande privacy.
Lei, mia madre, da donna intelligente che era, comprese i nostri bisogni e iniziò, con scuse varie, a lasciarci soli.
Fu la fine dei nostri studi: il sesso era ormai l’unico nostro obiettivo e farlo sul letto nel quale dormivo con mia madre mi eccitava ancora di più.
Fu proprio su quel letto che ebbi il primo vero rapporto: il calore di quella carne che per la prima volta avvolgeva la mia asta mi inebriò totalmente.
Non prestavo attenzione a nulla anzi, facevo in modo da lasciare grosse macchie del mio sperma e degli umori di Marina sulle lenzuola in modo che mia madre li notasse e magari chissà…..
Ma nulla! Lei non disse niente neanche quando trovò strani segni marroni che mani inesperte avevano cercato di pulire con uno straccio bagnato.
Certamente intuì l’avvenuta sodomizzazione, ma non si scompose minimamente.
Marina era veramente una furia sessuale, non mi negava nulla e neanche quando gli chiesi di indossare la biancheria di mia madre si tirò indietro, anzi ne fu felice visto che lei non poteva comprarsi quel genere di indumenti: come li avrebbe giustificati a casa? Aveva appena
compiuto 19 anni!
Fare sesso mentre indossava quei perizomi e quelle calze, che erano stati compagni del mio autoerotismo, mi stimolava tantissimo, diventavo un animale scatenato e, come diceva lei, la soddisfacevo fino allo sfinimento.
L’unico neo era quel piccolo cespuglio che copriva la sua figa, nella mia mente era stampata l’immagine di mia madre che si curava l’inguine come la migliore delle fotomodelle.
Gli proposi di aggiustarla un po’; lei si mostrò riluttante, aveva paura che sua madre potesse scoprire la cosa e questo gli avrebbe procurato non poco imbarazzo.
La convinsi e armato di rasoio e forbici la rasai e la pettinai attentamente come un provetto parrucchiere. Tolsi tutti i peli nella parte inferiore delle grandi labbra giù fino all’ano, ne lasciai soltanto un po’ nella parte superiore in una striscia di circa tre centimetri fino sul Monte di Venere, dove li accorciai e li pettinai.
Appena finito mi allontanai un po’ e la guardai. Ora era veramente bella!
Mi tuffai a baciare e a leccare quella pelle morbida, tintillai e succhiai il clitoride finché lei non venne inondandomi con i suoi umori.
Un’ulteriore slancio alla nostra vita sessuale venne quando gli feci vedere la scatola “magica”, strabuzzò gli occhi davanti a quei giocattoli e senza un minimo di imbarazzo, volle provarli immediatamente.
Vi giuro che a quasi 18 anni avevo una vita sessuale da far invidia al migliore pornodivo e Marina era sicuramente molto meglio di tante attrici che erano state il sogno della mia pubertà.

L’adorazione per mia madre non accennava però a diminuire, la desideravo sempre e saperla scopata da altri mi faceva ingelosire/eccitare fino al punto che ancora spesso mi masturbavo nel letto, sentendo il suo calore mentre lei dormiva.
Con l’avanzare degli anni diventava sempre più bella, ora ne aveva ormai quaranta ma il suo corpo, aiutato da palestra, massaggi e diete, era ancora da sballo.
Le sue tette quinta misura non volevano saperne di cedere agli anni, la cyclette gli teneva cosce e glutei di un sodo impressionante e poi i suoi fianchi mozzafiato disegnati da quel girovita da ventenne.

Da qualche mese frequentava Gianni, un quarantatreenne abbastanza giovanile, anche lui divorziato con un figlio, Marco, 19 anni, uno più di me.
Un bel giorno decisero che era giunto il momento di andare a vivere insieme: per me fu un trauma!
Dopo tanto tempo non avrei più dormito con lei, non avrei più sentito il suo calore, non avrei più potuto bearmi della sua vicinanza.
Scelsero un casa abbastanza grande, io ebbi una camera tutta mia da dividere con Marco quando aveva voglia di stare con noi.
Le prime notti furono infernali: io, solo nel mio piccolo letto; lei, nell’altra stanza con lui, nel “nostro” letto.
Il fondo lo toccai quando, in una delle tante notti insonni, li sentii scopare: mia madre stava facendo la troia a pochi passi da me e io potevo ascoltarla.
Mi avvicinai alla loro porta chiusa e cominciai a sentire tutto: doveva scopare proprio bene a sentire quanto godeva Gianni.
La mia mano andò istintivamente all’inguine e comincia a masturbarmi. Lo schizzo si stampò sulla porta proprio mente lei, in un urlo soffocato, lo pregava di sfondargli il culo!
Il giorno seguente evitai di incontrare i loro sguardi, ma notai che
anche mia madre era molto sfuggevole e imbarazzata.
Probabilmente aveva riconosciuto le macchie sulla porta della sua stanza
e sul pavimento e aveva capito!
Tutti facemmo finta di nulla. Con il tempo mi abituai alla nuova vita:
continuavo a sfogare con Marina tutto quello che volevo fare a mia madre
e lei, anche se non ero più riuscito a sorprenderli, ad avere
sicuramente i suoi giusti rapporti con Gianni.

L’estate seguente andammo in vacanza nella casa che Gianni aveva al mare, Marco si associò a noi e per la prima volta rimase con noi per un lungo periodo.
Marco era veramente un bel ragazzo, andava tutti i giorni in palestra e il suo fisico era statuario anche se non pompato da culturista vero dal rigonfiamento del costume notai che doveva essere anche molto ben dotato, ben oltre i miei già discreti 19 cm.
La cosa che mi mandò veramente in bestia è che anche mia madre lo notava e faceva sempre il possibile per avvicinarsi a lui e coccolarlo, non è che mi ignorasse, ma si vedeva chiaramente che le attenzioni verso Marco erano molto diverse anche perché avvenivano puntualmente in assenza di
Gianni.
Una mattina Marco si alzò dal letto con un¹evidente erezione e, incurante di questo, andò in cucina dove mia madre non poté che notare la cosa (o il coso! ).
“Beata la tua ragazza” esclamò senza neanche un filo di imbarazzo.
Marco fece finta di nulla e si infilò nel bagno proprio mentre arrivavo io, infuriato come un toro:
“Mamma” urlai.
Lei cercò di riprendersi “Ma dai non essere geloso! Anche Marina non può certo lamentarsi! Ti ho fatto abbastanza dotato! No? “.
Era la prima volta che alludeva al sesso in maniera così esplicita e sfrontata.
Sentii una vampata di calore inondarmi il viso e scappai in camera. Nei giorni seguenti, Marco stava sempre più spesso in boxer in giro per casa – una volta usci dalla doccia con l’accappatoio e sedendosi sulla poltrona non si adoperò molto per coprirsi – sono certo che mia madre,
seduta davanti a lui, ebbe la possibilità di rimirarsi tranquillamente il suo arnese.

L’estate era finita ed eravamo tornati alla nostra vita. Frequentavo l’ultimo anno del liceo, ancora in classe con Marina, ancora a “studiare” con lei per lunghi pomeriggi.
Mia madre però ci lasciava sempre meno soli, probabilmente pensava che, avendo ormai una stanza dove chiuderci, potevamo sentirci liberi di starcene comunque per conto nostro.
La presenza in casa però ci bloccava, tanto che i nostri rapporti stavano diminuendo di quantità e di qualità. E poi c’era Marco che da quando eravamo tornati dalle vacanze, visto che lui la scuola l’aveva finita, stava sempre più a casa nostra, con la scusa che avendo in casa il collegamento ADSL, la mattina poteva esercitarsi su Internet in totale tranquillità.
Un pomeriggio come tanti, io e Marina stavamo studiando e mia madre stava stirando in soggiorno.
Allungai una mano verso la sua coscia, lei si irrigidì.
“Smettila c’è tua madre!!! ” mi disse.
“Senti Marina, lei ormai è sempre in casa, tu non hai mai la casa libera e i nostri rapporti mi mancano in un modo indescrivibile. E poi ho voglia di vendicarmi delle volte che l’ho sentita scopare con Gianni”
Intanto la mia mano era arrivata tra le sue gambe, avevo iniziato a massaggiarla e avevo sentito l’inconfondibile umido dei suoi umori. La cosa la stava eccitando!
“Ma Luca!!! ” Affondai contemporaneamente la lingua nella sua bocca e l’indice nella sua figa, ebbe un sussulto e si sciolse.
Scopammo come due forsennati, lei cercava di non farsi sentire, io urlavo tutto il mio piacere, ero sicuro che mia madre ci stava ascoltando, la cosa mi eccitava terribilmente.
In un lampo di somma depravazione la immaginai in quel momento sul letto a masturbarsi con i suoi giocattoli, sempre presenti nel suo cassetto anche se negli anni cambiati e rinnovati con modelli più realistici e moderni. Magari era lì a gambe divaricate con il doppio fallo che le riempiva contemporaneamente i due buchi.
Uscimmo dalla stanza a pomeriggio inoltrato, mia madre era sdraiata sul divano a guardare la televisione, ci lanciò un¹occhiata, Marina arrossì, lei sorrise: “Adesso capisco perché state insieme da tempo e perché andate così bene a scuola, siete riusciti a studiare… (accentuando la parola studiare) per tre ore filate! . Bravi ragazzi!!! “.

Marco era ormai quasi stabile a casa nostra, spesso portava anche la sua ragazza, somigliava molto a mia madre la ragazza di Marco. Mora, formosa, la classica bellezza mediterranea.
Vestiva molto elegantemente e si muoveva in modo molto sensuale. Non poche volte, attraverso il segno lasciato sulle attillatissime gonne, avevo potuto vedere che indossava ridottissimi perizomi e quasi immancabilmente le, poco celate, calze autoreggenti.
Perfettamente il contrario di Marina, sempre coperta da gonne appena sopra il ginocchio, mutande e collant, quando non portava quei maledetti jeans e l¹immancabile felpa.
Laura era veramente bella ed eccitante solo a guardarla, chissà se era altrettanto brava a letto.
Marco però era stranamente sempre più preso da Internet, e questo lo portava a rimanere sempre solo con mia madre la mattina.
Un tarlo cominciò a logorarmi il cervello: Marco la mattina si alzava quando tutti eravamo già usciti e sicuramente rimaneva per casa in mutande. Dio non osavo pensarlo, Marco e mia madre soli a casa!!!!
Non volevo pensarci anche perché da un po’ di tempo Marina si comportava in maniera strana: faceva sega a scuola senza dirmi nulla; non mi cercava più come prima; veniva sempre più raramente a “studiare” a casa mia.
Che mi tradisse? Che si fosse stancata di me e avesse trovato un altro? I nostri rapporti si stavano affievolendo, anche se diceva di amarmi come prima.
Al diavolo Marina, era mia madre che mi premeva di più!
Mia madre e Marco, ormai ne ero quasi certo. Una mattina ruppi tutti gli indugi, uscii di casa mi allontanai per andare a scuola, ma mi fermai al bar sul lato opposto del palazzo, dove si affacciavano le finestre delle camere da letto.
Aspettai. Verso le dieci la finestra della mia camera si spalancò: Marco si era alzato.
Aspettai ancora. 10: 30; lentamente mi avviai verso il portone. Tremando salii le scale, appoggiai l’orecchio alla porta: silenzio.
Feci attenzione a non far troppo rumore con la chiave, se era vero quello che mi ruotava in testa, volevo coglierli sul fatto. E poi cosa avrei fatto? Non lo so, il cuore batteva, le gambe tremavano, pregavo Dio che non fosse vero.
Entrai come un ladro; in giro non c’era nessuno.
La porta della camera di mia madre era chiusa. “Ma allora ho ragione! “. Mi avvicinai e ad ogni passo i rumori si facevano più riconoscibili.
Stavano scopando i porci. “Quella troia di mia madre si sta facendo sbattere da Marco!!! “.
Mi stavo sentendo male dalla rabbia, ascoltavo i loro gemiti.
Ecco la voce di Marco: “Vieni che ti apro il culo! “.
“Stronzo! Stronzo! Marco ti odio! Questo non dovevi farmelo”.
“Siii leccami leccami ti pregoooo! ”
“Ma, cazzo non sono soli! C’è qualcun’altro”
“Ma… Ma… Noooo! Non è possibile! ”
Spalancai la porta e per poco non mi prese un’infarto. Barcollai. Mi sentii svenire.
Mia madre era carponi con la testa tra le gambe di…… No! No! Non posso crederci, quella sdraiata che si stava godendo la sua lingua era proprio Marina!
Rimasero tutti e tre impietriti!
Marina era sdraiata, mia madre stava armeggiando con un vibratore nella sua figa mentre gli leccava il clitoride, Marco in ginocchio dietro di lei la stava stantuffando nel culo.
Per istanti lunghissimi il mondo si fermò, restammo tutti come paralizzati.
Poi fu mia madre che ruppe il silenzio dicendo l¹unica cosa in quel momento possibile.
L’unica che avrebbe potuto sbollire la mia rabbia.
“Vieni, avvicinati. Credo sia giunto il momento di tradurre in realtà quello che sogni da anni “.
Non sapevo cosa fare, poi non ci pensai due volte, mi spogliai e il mio cazzo usci dai pantaloni tanto duro che la cappella era diventata viola.
Lo piantai in bocca a mia madre e mi lascia andare a quell’orgia infernale.
Io e Marco stantuffammo le due donne in tutte le posizioni, le scopammo a turno oppure contemporaneamente, mentre l’altra si masturbava o partecipava baciando e leccando ovunque fosse possibile.
Inondai più volte mia madre di sperma: nella figa, nel culo, in bocca, sulla faccia, sulle tette.
In un paio di ore scaricai tutto quello che avevo riposto dentro di me in quei lunghi anni di desideri.
E poi Marina: aveva instaurato con mia madre un rapporto pazzesco, leccava, succhiava, si faceva sbattere in ogni modo. Gli infilammo tutti e due i nostri cazzi in bocca mentre mia madre la riempiva con un vibratore enorme che non avevo mai visto nella famosa scatola.
“Sai questo me l’ha regalato lei, per il mio compleanno” disse mia madre guardandomi: “È li che è iniziato il nostro rapporto”
“Il tuo compleanno? Ma è stato tre mesi fa! ” dissi io esterrefatto scoprii così che già da tempo passavano le ore lesbicare come matte ed è proprio avvinghiate in un furioso 69 che le aveva scoperte Marco; passato a casa una mattina per caso.

È passato più di un mese da quel giorno! Io e Marina abbiamo ritovato la nostra armonia.
Adesso che ho scoperto il nostro segreto passiamo moltissimo tempo insieme,
anche le vacanze. Le ultime le abbiamo passate al mare. Un amico di Marco
gli ha gentilmente prestato la sua casa, si trova proprio sul Mare, visto che quella di suo padre non era agibile e poi visto che lui doveva lavorare per tutta l’estate si fidò della sua nuova famiglia e la lasciò andare tranquillamente in vacanza.
Non c’è neanche bisogno di spiegare come abbiamo passato il tempo, praticamente non
abbiamo fatto altro che scopare: in tutte le posizioni; appena ci veniva in mente una fantasia la mettavamo in pratica.
Ad esempio una volta tornato a casa dalla spiaggia insieme a Marco abbiamo notato mia madre intenta nelle pulizie di casa. Indossava un costume nero ad un solo pezzo, era bellissima. Di soppiatto, senza farci vedere io mi portai alle sue spalle, mentre Marco di fronte. Al mio segnale saltammo fuori dai nostri nascondigli; mia madre passato lo spavento iniziò a ridere e allora noi la stringemmo a panino tra le nostre braccia e gli sussurrammo nell’orecchio che volevamo scopare all’istante.
Lei non perse tempo, scivolò all’altezza delle cerniere dei nostri pantaloni e dopo aver estratto i nostri cazzi li prese contemporaneamente in bocca. Era una goduria vedere come succhiava. Dopo aver succhiato per bene toccò a noi soddisfarla; io gli leccai per bene il buchino del culo e poi piano piano gli infilai tutto il mio cazzo, mentre Marco invece era rimasto a lavorare alla bocca, praticamente la stava scopando in bocca.
I gemiti erano talmente elevati che attirarono l’attenzione di Marina che in quel fine settimana di vacanza ci era venuta a trovare .
In quel momento era sotto la doccia per rinfrescarsi, ma accorse subito anche se tutta bagnata. Si levò l’asciugamano che le copriva il corpo e si buttò nella mischia. A lei toccò la figa di mia madre: si impadronì letteralmente del clitoride, continuava a tormentarlo mentre nel frattempo infilava il dito medio nella vagina. Per soddisfarla a pieno, incredibilmente arrivò ad infilare tutte le dita della mano destra. Era una cosa talmente oscena ma allo stesso tempo eccitante da morire che appena io e Marco notammo quella scena, riversammo sul corpo di mia madre una quantità industriale di sborra.
A quel punto anche Marina voleva sua razione quotidiana di sborra, ma la cosa era un pochino complicata perché io e Marco avevamo appena riversato tutte le nostre energie su mia madre; per la prima volta si prospettava l’idea di andare in bianco, la cosa ci sembrava impossibile.
Mia madre allora si avvicinò a noi e ci disse: “Se prima quello che Marina ha fatto alla mia vagina vi ha fatto perdere tutte le forze beh…. quello che state per vedere ve le farà tornare all’istante!!! “.
Noi non capimmo subito cosa volesse dire con quelle parole, ma ci fu subito tutto più chiaro.
Mia madre si sdraiò su un fianco sul divano e divaricò le gambe; Marina intuì subito quello che doveva fare e si gettò a leccare sia figa che il buchino del culo di mia madre.
Dopo cinque minuti nei quali Marina continuò a lubrificare il paradiso di mia madre si fermò ed a un cenno di quest’ultima introdusse ben quattro dita nella figa e quattro nel culo.
Quella oscena visione di mia madre fece trasalire sia il mio cazzo che quello di Marco; ritornarono duri come la pietra.
Alla visione di due bei cazzi pieni di vita, Marina interruppe il lavoro con mia madre e si scaraventò letteralmente su di noi così da poterla soddisfare.

Terminate ormai le vacanze le nostre abitudini non cambiarono di una virgola, io e Marina iniziammo l’Università, ci iscrivemmo tutti e due alla facoltà di ingegneria. Quando lei salta qualche lezione so benissimo dove si trova e non vedo l’ora di tornare a casa per incontrarla.

Marco non sempre è presente, ha un nuovo lavoro che lo tiene molto impegnato lontano da casa e quindi spesso mi trovo a dover soddisfare le due troie da solo anche se vi confesso che non è difficile visto quanto bene sanno usare i loro giocattoli.
Ora Marco si è messo in testa di rivelare il nostro segreto anche Laura, la sua ragazza: l’idea di scoparmi anche quell’altra mora da sballo non mi fa riposare continuo a ripensare cosa potrei fargli.
Non credo sarà difficile, Laura va stranamente molto d’accordo con mia madre; che sia caduta nella trappola a nostra insaputa?
E poi Gianni, il fidanzato di mia madre… come faremo con lui? I pensieri per il suo lavoro fino ad ora per nostra fortuna lo ha tenuto all’oscuro di quanto accade alle sue spalle, ma se venisse a sapere anche lui del nostro gioco? Chissà tutto è possibile anche delle furiose orge a sei… e la cosa mi farebbe piacere così qualche volta potrei dedicare tutto il mio cazzo solamente per mia madre!!! FINE

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