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Una gita in barca

Una calda mattina di agosto, dopo che i sogni notturni mi avevano destato stimolanti appetiti -ne era testimone la mia incipiente erezione-, mi decisi a chiamarla. Era un po’ che non ci sentivamo e ci eravamo lasciati per futili motivi, senza tuttavia chiudere definitivamente la nostra storia.
Sorpresa della mia telefonata, ma con ancora quella sua voce sensuale e calda, accettò di buon grado il mio “innocente” invito ad una gita di diporto sul Lago, approfittando di una delle sue prime giornate di ferie. Puntualissima nel primo pomeriggio, si presentò al cantiere, scese dalla macchina e vedendomi già li, mi salutò con la mano. Con mia somma gioia non aveva indosso quasi nulla: un trasparentissimo pareo a fiori ricopriva strategicamente un due pezzi di maglia color carne. Ad occhi poco attenti sembrava veramente nuda, e questo suscitò sia in me, che nei ragazzi del cantiere un vistoso turbamento, accompagnato da una serie di commenti sottovoce e di battutine rivolte al suo abbigliamento. Impiegando più del solito misero la barca in acqua, mentre lei, maliziosamente faceva di tutto per mettersi in mostra, facendosi addirittura aiutare dal più lesto di loro a salire a bordo. Misi in moto e mi diressi verso l’uscita, allontanandomi dall’alaggio. Sorridendomi e strizzando l’occhio lei mi disse: “Dai un occhiata alle loro facce adesso. ” E così dicendo si slacciò il pareo, mostrando le terga ai ragazzi. Uno di loro lo vidi effettivamente sbalordito, e poi capii: indossava un perizoma invisibile alla distanza, il suo fantastico fondoschiena era evidentemente un vero spettacolo.
Indispettito dal suo fare provocante, diedi una piccola accelerata, facendola quindi cadere sui sedili di poppa e ahimè quasi in acqua.
“Che fai, sei impazzito? ” Sorrise, capendo che lo avevo fatto intenzionalmente, ed aggiunse “Guarda che non devi essere geloso: per loro è un guardare ma non toccare! ” Io a quelle parole ho sentito il sangue ribollirmi nelle vene. Si alzò dai sedili e piegandosi in avanti, prese un asciugamano dalla borsa strusciando il suo culetto contro di me; si mise gli occhiali da sole, raggiunse il prendisole di prua e si distese, senza più fiatare.
Io mi sentivo estremamente su di giri, lo spettacolo che mi si parava davanti agli occhi era qualcosa di travolgente: la meraviglia della natura era manifesta e palese nello splendido scenario del Lago e nelle sue fantastiche quanto eccitanti forme. In breve tempo giungemmo in un luogo sufficientemente isolato, il calore era insopportabile e presto ci tuffammo a rinfrescarci.
In acqua si sa, si gioca e si scherza, ma lei, incerta, preferiva tenersi aggrappata alla scaletta, godendosi il refrigerio.
” Hai paura? ” Le chiesi “Se mi aiuti no” rispose. Ecco il segnale, mi avvicinai e le cinsi i fianchi con le mani. “Non devi temere nulla, al massimo puoi bere un po’ di acqua”, e così dicendo la spostai poi le presi le mani, me le misi sulle spalle e nuotammo un po’ a rana.
Lei sembrava gioire di quel contatto, io sicuramente ne ero estasiato: ad ogni spinta delle gambe la sua quinta misura di seno premeva contro la mia schiena, donandomi un forte ed intenso brivido di piacere. Risalendo in barca il mio costume era divenuto estremamente stretto… “Mi piace vedere che ti ho eccitato, perché non te lo togli e gli fai prendere un po’ d’aria? ” Così dicendo si tolse il reggiseno. La vista dei suoi seni così prorompenti mi suscitò un desiderio ancestrale, lesto le balzai addosso e guardandola fissa negli occhi le baciai un capezzolo. “Smettila di fare lo scemo” e mi spinse via, ” Mettimi piuttosto un po’ di crema”. Io ipnotizzato dalla visione di quegli stupendi globi mi riempii le mani di troppa crema ed iniziai a spalmarla sul suo seno imbiancandolo completamente. “cos’è mi hai gia spruzzato tutta? ” Abbozzai, ma l’eccitazione era notevole per entrambi, il mio membro aveva raggiunto dimensioni ragguardevoli, ed i suoi capezzoli, sensibilissimi al massaggio erano irti e sensibili. Stesi l’eccesso di crema lungo la sua pancia e quindi sulle sue gambe. Mentre spalmavo l’interno coscia, la sua mano mi afferrò il pacco e disse mugolando: “Hai un altro tubetto pieno di crema qui! ” Io afferrai a piene mani quelle tette meravigliose, e la baciai. La sua lingua si intrecciava con la mia in un vortice di passione, le nostre mani frugavano dappertutto, alla ricerca delle nostre intimità. In un attimo gli ultimi lembi di stoffa furono tolti. Lei iniziò a baciarmi il collo, poi il petto, scendendo sempre più giù, fino ad afferrarmi con una mano. Un lieve movimento e sul rossore della cappella comparvero le prima gocce trasparenti. Un bacio schioccante fu il preludio ad una serie di leccate e succhiate degne da primo premio.
Io la girai su di me, cercando di restituirle una parte del piacere che mi stava donando. Non appena cominciai a leccarla lei mugolò, ed io ne approfittai per penetrarla con un dito. Lei era divina, con quella lingua e quelle labbra mi stava facendo impazzire; io per non essere da meno avevo iniziato a giocare anche con l’altro suo buchino, consapevole della sua passione per il sesso anale.
Presto detto: “Lo voglio, mettimelo nel culo! ” Sorpreso dalla piega che stava prendendo la gita in barca, e completamente disinteressato da quanto ormai mi circondava, la posizionai alla pecorina e con delicatezza iniziai ad introdurmi dentro di lei. Il sudore, ed il magnifico pompino mi facilitarono nella penetrazione. In un attimo fummo un solo corpo. Lei prese a masturbarsi il clitoride con foga, mentre io strizzavo le sue tette con la mano. Gli urli erano il crescente contorno a questo sfogo di libido. “Ti piace eh” dissi schiaffeggiandole il sedere, “Dimmi che ti piace! ” Il suo assenso si manifestò con un Siii di piacere rantolato, che mi produsse una scossa per tutta la schiena. “Girati, voglio vedere quanto stai godendo” Si sdraiò sulla schiena e divaricò le gambe in modo quasi osceno. Feci per penetrarla davanti, ma mi disse: “No, ho paura, non prendo più la pillola”. “Allora ti faccio morire, Tesoro” Dissi , e con un forte colpo di reni mi rituffai nella sua intimità più nascosta, non senza avvertire una fitta di dolore. Le presi allora le gambe sulle spalle ed iniziai un lento e cadenzato movimento, occupandomi anche del suo clitoride, ed alternando i massaggi a delle forti succhiate di dita che presagivano ad un finale pirotecnico. Lei si stringeva le tette e si torturava “delicatamente” i capezzoli.
Ogni tanto, preso da paura, alzavo lo sguardo da quel corpo meraviglioso che mi stava donando un piacere infinito, per guardarmi intorno. L’orizzonte era quasi libero, e le poche barche erano a distanza sufficientemente sicura.
Il ritmo ora meno costante la stava facendo impazzire, ma non volevo farla godere subito. Scivolai fuori da lei, e mentre continuavo a masturbarla glielo misi tra quelle superbe tettone. Lei disse: “Sei il solito sporcaccione! ” ed io risposi “E tu la solita tettona di sempre”.
Il mio cazzo scorreva seminascosto tra i quei seni, e lei, saltuariamente ne solleticava la punta con la lingua. Ero quasi al culmine, le chiesi di poterla penetrare di nuovo, lei disse che non si sentiva pronta ed io allora la convinsi che sarei stato attento, e la penetrai per la prima volta dove Dio comanda. Il tepore di quell’intimo contatto mi destò un mare di sensazioni piacevoli e presi a pomparla con foga. Dopo poco in lei cominciò a montare l’orgasmo: le pareti della sua figa iniziarono a contrarsi contro il mio membro, ad ogni colpo la sentivo più stretta. “Sto godendo, sto godendooo” esclamò fissandomi negli occhi. E si abbandonò ad un siiiii di piacere. Quindi cominciò a stuzzicarmi: “voglio la tua sborra” mi sussurrò ed io persi il lume della ragione. Mi spostai da lei, presi i suoi occhiali da sole e glieli infilai, quindi dopo due veloci colpi di mano glielo misi davanti alla faccia, lei lo leccò e lui cominciò a spruzzarle tutto il volto. Vedevo che mi guardava, mentre tutto il mio seme le ricopriva il viso e le lenti annerite degli occhiali. Mi prese quindi in bocca e succhiò le ultime gocce del mio piacere. Mentre io ancora gridavo il mio sommo godimento.
Poi, inaspettatamente, mi spinse via e l’equilibrio precario in cui mi trovavo venne a mancare. Mi ritrovai in acqua in un attimo e la sferzata di gelo subito dopo l’orgasmo fu sublime. Riemersi e lei, tutta tronfia disse ridendo: “Adesso siamo pari”. FINE

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