Non avevo molta voglia di andare alla festa di laurea di Luca, perché c’era troppa gente che non avevo voglia di vedere. Ma ormai lo avevo promesso. Mancava ancora un paio d’ore all’appuntamento ma non ero tranquillo. Decisi di farmi un’altra doccia anche se l’avevo già fatta la mattina. Era sabato. Una volta entrato in bagno ho iniziato a spogliarmi. Mentre mi preparavo sono passato davanti allo specchio. Da quando avevo ricominciato a giocare a calcio e andare qualche volta in piscina mi era completamente sparita quella fastidiosissima pancetta che avevo. Mi sono passato la mano sugli addominali ricoperti di peli. “è giusto che la pancia sia leggermente pelosa” mi sono detto. Per rilassarmi decisi di farmi una sega. Così, in modo molto consapevole. Mi sono avvicinato al lavandino, mi sono preso in mano il cazzo che si stava armando, ho aperto leggermente le gambe e ho appoggiato le palle sopra il lavandino in modo che andassero a sbattere mentre muovevo il membro indurito. Ho iniziato dolcemente, come al solito, mentre mi guardavo allo specchio. Mi piaceva guardarmi mentre godevo per vedere quanto riuscivo a controllarmi. La mano si muoveva sempre più velocemente e in sottofondo c’era il rumore delle mie palle, pronte a fare il loro dovere, che cocciavano sul lavandino. Pat, pat, pat. Stavo per venire così rallentai il ritmo fino a fermarmi per sentire lo sperma che nasceva dal basso fino a sbucare all’aperto per disegnare eleganti traiettorie prima di scivolare inesorabilmente nel lavandino. “Tutto sommato una buona sega, ragazzo” e più rilassato mi sono lavato per bene.
Alle 21. 30 ero sul luogo dell’appuntamento, perché avrei raggiunto la festa insieme agli altri. Vidi subito Guido, “Heilà, Guido, vecchio porco ! ” dissi con finto entusiasmo”. Mi rispose “Ciao, tutto bene ? ! ? “, come se non lo sapesse visto che c’eravamo visti solo il giorno prima. Che coglione. In compenso ho notato che c’erano anche parecchie ragazze, tra le quali scorsi Elena. Eravamo stati compagni di classe alle superiori ma non avevamo mai legato molto. In seguito ci eravamo visti saltuariamente in giro, ma nulla di più. Mi sembrava carina.
Partimmo subito verso il pub di XXXXXXX dove si sarebbe tenuta la festa. Al nostro arrivo preferii non aspettare gli altri ed entrare subito. Sono entrato, ho salutato Luca e gli ho fatto i complimenti “Beato te, bastardo, che hai finito ! “. Poi mi sono diretto verso il bancone per ordinare da bere. Erano da poco passate le 22, 30. Talvolta so essere davvero asociale. Lo sgabello su cui ero seduto era davvero comodo, così decisi di rimanerci. Ogni tanto qualcuno che conoscevo si fermava a scambiare qualche parola oppure faceva finta di non vedermi e proseguiva dritto. Cazzi loro. Devo dire che la birra cominciava a fare il suo effetto, perché anche se non ero ubriacato ero in quella fase in cui sembra che nulla sia importante. Così mi guardai attorno e vidi colei che stavo cercando: Elena. In fondo non la conoscevo molto e quindi non mi stava sul cazzo. Almeno per il momento. Presi la pinta dal bancone e mi diressi verso di lei. La salutai “Ciao, posso sedermi, sai tutta sta gente mi innervosisce. “. Lei mi disse “Certo accomodati. Queste feste dove tutti si conoscono ma dove nessuno si caga davvero innervosiscono anche me”. Con grande slancio presi posto vicino a lei. Molto vicino. Cominciammo a parlare del più e del meno, perché quando mi ci metto so essere molto comunicativo. Gli offrii anche da bere per creare l’atmosfera e ogni volta che lei diceva qualcosa di divertente, ridevo con partecipazione e mi avvicinavo ancora un po’ di più. Faceva caldo e la musica era alta. La birra era nello stomaco. Già da qualche minuto la stavo fissando concentrandomi di volta in volta su un particolare diverso: prima la bocca, poi le ciglia, poi un ciuffetto di capelli irregolari e poi i lobi delle orecchie. Va bè. Così la baciai. Subito misi la mano dietro il collo per tenerla e accarezzarla mentre le due lingue saettavano di continuo, lentamente. Per fortuna non fumava, odio baciare chi fuma. Finito il primo bacio non mi sembrava avere uno sguardo molto felice. Era lì, come lo avesse fatto per puro atto di cortesia. Non era però il momento di formalizzarsi. Ripresi a baciarla mentre con la mano destra le toccai la coscia con gesti molto ampi. Le dissi “Usciamo ? ” e mi rispose “Certo, andiamo”. Stavo uscendo in macchina con Elena e la cosa mi sembrava abbastanza strana. Chi l’avrebbe mai detto che ci sarebbe stata, detto volgarmente, anche se non mi sembrava molto convinta. Va bè. La tenevo per mano e una volta arrivati alla mia macchina la spinsi contro e la baciai di nuovo. Il mio cazzo era pronto per la battaglia mentre lei me lo massaggiava attraverso i pantaloni. Con una mossa improvvisa mi ha abbassato la cerniera e con entrambe le mani l’ha tirato fuori; mentre mi guardava me lo accarezzava con una mano mentre con l’altra mi schiacciava le palle, una cosa che mi ha sempre fatto morire. Volevo baciarla ancora ma lei si è inginocchiata improvvisamente e ha iniziato a lavorarmi con la lingua. Eravamo ancora fuori dalla macchina. Ero un po’ teso. Poi l’ha preso tutto in bocca e ha proseguito a lavorare anche con i denti che stringeva leggermente e poi ancora con la lingua e con le labbra. Lo leccava, lo succhiava, lo mordeva e alla fine ha ingoiato tutto lo sperma che è riuscita a farmi espellere. Mi ha fatto salire in macchina e mi ha detto “Ora sta a te fare qualcosa per me”. “Certo” le ho risposto “non vedo l’ora ! “. Le ho tolto la maglietta e il reggiseno, l’ho fatta sdraiare e ho iniziato ha fare ai suoi capezzoli quello che lei aveva fatto al mio cazzo. Le palpavo la tetta sinistra mentre con la lingua le stuzzicavo il bottone di marzapane che sormontava la tetta destra. Dei mugolii molto gentili le uscivano dalle labbra. Teneva gli occhi chiusi. La mia mano è scesa rapida dal seno fino alla pancia, all’ombelico e al triangolino del piacere che teneva ancora inaccessibile, con le gambe strette. Non ha fatto molto resistenza. Mi ha aiutato mentre le toglievo prima la gonna e poi le mutandine. Ho iniziato a toccarla, con la mano larga, partendo dall’alto e premendo con decisione tutto il palmo sul monte di venere. Poi le ho infilato il dito medio nella passerina, lubrificato dai suoi umori. Lo muovevo piano in su e in giù e quando era dentro anche in senso rotatorio. Continuava a gemere, dicendo talvolta “Si” e “si, piano, piano, …. ” e incitandomi a proseguire dicendo “oh, oh, mi piace …. “. Era dannatamente eccitata e lo ero anch’io. Poi rimase in silenzio, per un po’, mentre l’unico suono era quello del mio dito che la penetrava con ritmo costante. E venne. Tendeva la schiena mentre sentivo il dito stretto dentro di lei e un lento e soddisfatto “Ooooohhhh…. ” di piacere le usciva dalle labbra. Dopo pochi secondi di silenzio, mi ha guardata e mi ha detto “Mi piace farmi masturbare, lentamente, lentamente. è una delle cose che preferisco, perché mi piace che qualcuno si dedichi a me. ” “Ti capisco” le ho risposto “hai perfettamente ragione. A me è piaciuto quando me l’hai preso in bocca, ti fa sentire potente. Quando si fa sesso si è sempre un po’ egoisti”. Ci siamo baciati, lungamente e abbracciati, nudi come due vermi. Avevo voglia e glielo detto “Ho voglia di fare l’amore”. Mi ha spinto all’indietro con la schiena contro il sedile e mi ha messo le mani sul petto. Con la lingua mi stuzzicava le labbra e mi è salita sopra.. Si è alzata leggermente, ha preso il mio membro eretto in mano e se lo è infilato nella figa. Subito dopo ha iniziato a muoversi mandano la testa all’indietro. I seni si protendevano in avanti, alti e sodi. Li ho accarezzati, baciati, strizzati mentre lei con un movimento ondulatorio scorreva sul mio cazzo e mi massaggia i testicoli con il suo peso. Le mie mani si muovevano come una furia sulla sua schiena, poi sul culo, poi le toccavo le tette e il viso. La baciavo mentre godevo e anche lei. I respiri si facevano più affannosi. Ci scambiavamo una serie di gesti decisi e gentili allo stesso tempo. Mi piaceva anche baciarla con la lingua e la bocca aperta, così come mi piaceva quando lei mi leccava il petto e i capezzoli. Mi piaceva sentirlo dentro di lei, mi piaceva come lo rivestiva con la propria carne e mi piacevano i suoi mugolii. “Si, si, si, …. ” erano le parole che precedevano l’orgasmo, che fu lungo e umido, caldo e piacevole. Sentivo che le venivo dentro, sentivo lo sperma che spingeva per farsi strada e le leggere contrazioni della sua passera. Sentivo il suo respiro, che non sapeva di fumo, e la sua voce. Stavamo venendo, non so se nello stesso momento e ci piaceva dannatamente. Lei rideva piano e mi guardava, mentre io ero ancora tutto teso e concentrato nello sforzo, ma vedendola così mi sono messo a ridere anch’io. Il mio povero cazzetto, compiuto il suo dovere era quasi scivolato fuori, così lei si è spostata, lo ha preso tra le mani e ha detto “Eppur si muove ! “. Siamo scoppiati a ridere di nuovo e ci siamo abbracciati. FINE