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Senza nome

Ho trentatre anni, conseguita una laurea, conquistato un lavoro, son circondato da solide amicizie.
Secondo tutti non ho problemi perché la vita e le cose che d’essa contano mi sono tutte appiccicate addosso.
Ed invece non è vero.
Sono spesso macerato da dubbi che stanno diventando angosce, sto consumando nella tristezza e nella solitudine – che non do a vedere neanche alle deità – sempre più ore dei miei giorni e delle mie notti.
Non riesco a scoprire quale e localizzare dove sia il difetto per annullarlo, o almeno per cercar di porvi rimedio.
Sento che così non potrà durare ancora molto e comincio ad avere paura anche di me stesso, delle mie insane tentazioni.
Sono sempre stato circondato da parecchie e belle donne, ho sempre avuta ragazza o fidanzata, ma non sono mai riuscito ad incanalare il legame verso un traguardo “serio”, da famiglia, della quale sento sempre più la mancanza ed il bisogno.
Tutti i miei amici e conoscenti ce l’hanno la famiglia, sono tutti “normali” tranne me allora? , ma perché? , in cosa? , dove e come sono diversi e migliori? , perché allora alcune delle loro mogli dividono con me cuore e carne e sfidano l’inferno dovuto alle peccatrici pur di non perdermi, a meno che non sia io a chiudere il rapporto?
Perché non sono mai riuscito a trovare “l’anima gemella” come la vorrei io, a conquistare una single per sempre? , perché le mie fidanzate hanno alfine sempre preferito un matrimonio con un’altro anche se spesso peggiore di me? … anche le meno belle, anche le più puttane, anche le più ignoranti, anche le più insulse?
Quant’é pericoloso dubitare di se stessi, perdere la fiducia nel proprio “io”… La sensazione di stare affogando inesorabilmente.

Ieri sera sono andato a letto tardi, non sono riuscito a guardare la TV, non ce l’ho fatta a leggere nemmeno una pagina del libro che m’ero portato con me, ho scavato, scavato, ma non abbastanza da arrivare fino a trovare “il male”.
Alle quattro della notte ho alzato i pugni serrati verso la parete della stanza, volevo prendere a cazzotti ed insulti il muro, prigione della mia solitudine, ho preparata l’ugola, volevo urlare la rabbia della mia pochezza al silenzioso, cupo, soffitto.

Sono le cinque del pomeriggio, ho finito il mio impegno col lavoro, i colleghi sciamano verso le loro case e adesso incomincerò ad essere solo… guido, sono a casa, lascerò fuor d’essa la gente che avevo attorno, sarò solo-solo.
Ho aperto il portone, quando me lo sarò rinchiuso alle spalle… (ho sempre più paura della solitudine o forse è già terrore? ) sarò vuoto nella mia casa fresca, tranquilla, linda e “vuota”!
Percorro il corridoio verso lo studiolo, passo davanti alla porta socchiusa del bagno, mi fermo un attimo… proseguo in compagnia di un tuffo al cuore tremendo, lacerante.
Non ce la faccio proprio a rimettere ordine tra i battiti del mio cuore, come a rinunciare alla tentazione, anche se cuore e cervello mi condannano “a morte”.
Ritorno sui miei passi in punta di piedi, con il cuore in gola, con le tempie che mi martellano: “non mi ha sentito rientrare con lo sciacquio dell’acqua che scorre nel lavandino”, penso e m’affaccio con lenta cautela alla porta socchiusa
Si sta risciacquando i lunghi capelli castano chiari ripiegata sul lavandino… avrà appena fatto il bagno… così messa espone “le intimità” del suo corpo nude nel vano della porta semiaperta… sì, “nude-crude”!
Mai avrei solo immaginato che una donna così vecchia (cinquantatre anni, perché mi ha “fatto” vent’anni fa) avesse una pelle tanto liscia, un culo così tondo, alabastrino, sodo, una figa così giovanilmente rosea chiusa fra grandi e piccole labbra sontuose, boscosamente mora ed un aggraziato sensual bocciolo fra natiche burrose, quasi “commovente”, glabro, ad imbuto, carinissimo… cosce ancora ben slanciate, tornite…
– Ah, sei tu? , mi sembrava d’aver sentito qualcosa e vista un’ombra! , e non startene lì impalato ed inscemito a non far niente, vieni piuttosto a darmi una mano, a risciacquarmi i capelli ed a passarmi il phon! –
Il mio primo infarto.
Do seguito all’invito come un automa scemo, ma sono sempre più rimbecillito.
Le risciacquo i capelli a doccia, poi s’avvolge una salvietta a turbante attorno alla testa grondante, si mette eretta e parla, parla… ha belle tettone pesanti, prorompenti e sensuali sormontate da capezzoloni ed aureole scure, pancia un po’ prominente, da età, ma che fà pensare al… molleggio, un bosco vasto, rigoglioso di peli neri, ricci, lucidi, da trentenne.
– Beh? , non mi rispondi? , non mi stai ascoltando? , dove sei… “andato”? –
Non lo so, non ho sentito, non ricordo niente.
– Quand’eri bambino o ragazzino m’avrai vista un milione di volte nuda e ciò non t’aveva mai rimbecillito, ho fatto male ad interrompere tal consuetudine perché ora ti colgo rincoglionito di fronte ad un nudo di femmina, ma che ti succede? , stai regredendo? , involvendo invece di crescere e maturare? –
Di riprendere il controllo della favella non se ne parla neanche.
Non riesco a sottrarmi “a tanto peccato”, a fuggire inorridito, ad urlare “no”.
Sono inchiodato al silenzio ed alla sordità, sono solo un robot che asciuga i capelli ad un nudo di femmina girandole attorno lemme-lemme, scompigliandole i capelli sempre più leggeri e “volanti” col soffio rumoroso e tiepido del phon.
Sono l’esploratore incantato dall’inatteso, affascinato da una entità che mai ho pensata nuda, o bella, od attraente, o femminile, o desiderabile, o sensuale, sbalordito dalla constatazione che anche lei ha una figa: una bella figa, tette: due belle tette, un culo “ceramica di Capodimonte”: un gran bel culo.
Sono squinternato da una eventualità impossibile, che anche lei… forza! , fuori il rospo! , sì, che anche lei si faccia montare, faccia seghe, pompini, spagnole e forse anche si faccia fare il sodo “Capodimonte”.
Sobbalzo al suono di un urlato “non è vero! “.
– Cosa non è vero? , ma ti sei ammattito? , ti senti bene? dimmi, c’è qualcosa che non va? , posso darti una mano, un consiglio, o cos’altro ancora? –
Il sentirle nella voce fioca ed il vederle nel volto tirato la preoccupazione dei miei problemi “da bambino” mi riconciliano col suo ruolo, trasformano il suo nudo che era sola sensualità ed anche peccato nell’eterea ed intonsa leggiadria della purezza.
Allento la tensione dentro la quale m’ero imprigionato, tolgo il peccato dal mio cervello e dal mio uccello che, malgrado tutto, s’era erto contro il mio volere e dal suo nudo che porta in giro per casa per un bel po’ prima di decidersi a velarlo con mutandine e reggiseno da ragazzina (se fossi onesto e coraggioso con me stesso dovrei dire “da puttana”, ma è “lei”).
Fà le faccende, prepara la cena con me d’attorno tornato bambino e bisognoso di lei, della sua voce, della sua presenza, dei suoi movimenti, del suo calore, del suo corpo.
Parla e parla, di cose semplici e futili, che fan solo sorridere per il loro “essere niente”, ma che colmano una solitudine che sta scomparendo, precisando il perché del suo nudo così: – Mi sa che hai bisogno di ripartire dalle radici, che dovrò darti una mano, o tante mani, od altro ancora… che ti dovrò guidare e farti fare tutto il percorso, quello giusto, di fronte al quale ti vedo smarrito e per fare bene tutto questo bisogna essere nudi nel cuore, nel corpo e nel cervello, nudi nei sentimenti, nei pensieri, dentro e fuori, solo se nudi non si può nascondere l’ipocrisia, solo il nudo è verità –
Continua ad essere ancor più nuda perché sensualizzata da velatissimo intimo, ma è castamente vestita, perché “lei è lei”, perché “io sono io”.
E viene l’ora della separazione, del distacco.
Si ritira in camera sua, va a dormire.
Faccio cose inutili, riprendo il libro che non ho letto la notte precedente ma stavolta sarebbe andata ben diversamente, mi chiudo la porta alle spalle, mi serro dentro la stanza e nella mia disperazione.
Sono già cucciolo abbandonato, solo, escluso da tutti gli altri, immerso nel buio del silenzio per mancanza d’umano.
Sono sospeso nel vuoto, ho il cuore vuoto, il fisico vuoto, il cervello vuoto.
M’abbandono nelle tenebre del niente, della tristezza più nera ed assoluta, mi irrigidisco nell’opprimente, angosciante interrogativo che ingigantisce sempre più, diventando paura, terrore: “perché! perché? , perché! “.
Le mie gambe, il mio tronco, le mie braccia, il mio collo sono tesi, rigidi come l’acciaio, i miei occhi sbarrati nella luce vedono il buio, le mie urla mute offendono l’universo intero: “perché? “.
Nel silenzio totale che ovatta la nostra casa colgo lo scendere della maniglia, l’aprirsi della porta, l’allacciarsi di braccia nude, calde e protettive al mio corpo, il tremolar di voce sommessa che mi sussurra suadente: – Vieni… vieni a letto con me –
L’angosciata mia risposta si schermisce: – A far che? –
– Tutto, tutto quello che vuoi – il suo tenero invito alla rinascita, alla luce.
L’istinto l’aveva portata ad intuire, attraverso un muro inanimato, spesso, di pietra, nel silenzio più completo, il baratro nel quale stavo precipitando e mi si stava offrendo “tutta”, per mezzo di un generico “tutto”, pur di salvarmi.
Il mio passivo non volere viene fasciato dalla dolcezza, trascinato via dalla grazia, delicatamente posato su lenzuola “matrimoniali”.
– Non appiccicare etichette, non dare nomi, non assegnare ruoli, non deificare una figa, due tette, un culo perché sono “di” e quindi “non sono”, sarebbe falso dimentica, cancella, lasciati cullare e trasportare dalla realtà naturalmente, senza nomi o legami e da libero corri incontro alle voglie, alle esigenze, al dovere di essere padrone e schiavo del piacere… –
Ammaliato e molle mi sono lasciato denudare, accarezzare, palpare, “lui” non fu più molle.
– Eri dentro di me, sei uscito da me, torna dentro di me, rinasci, conquista una nuova vita, una giusta realtà, quella vera e sarai uomo autonomo, sicuro, forte, indipendente –
Avrebbe fatta qualsiasi cosa, avrebbe offerta volentieri la vita come tutte loro per i frutti dei loro ventri, per la carne della loro carne pur di farmi vivere finalmente e veramente.
– Dimentica tutti, cancella tutto, sii solo maschio, carne, voglia, piacere, dono, purezza ed oscenità, amore e sensualità, grazia e lussuria e non sarai più solo… –
Il suo corpo caldo irradia tepore nel gelo del mio, le sue mani carezzevoli, le sue tette pesanti e procaci, la sua bocca umida, la sua lingua guizzante fanno crescere ed indurire a dismisura il mio “il”, il mio volto è prigioniero delle sue cosce aperte, colonne d’un cielo nero e riccioluto, temporalesco, solcato, ferito, squarciato da profonda lacerazione, frastagliata e “lampeggiante”… un po’ più in su”, dopo il sereno perineo, una tondeggiante e solitaria nuvoletta, un grinzoso, grazioso pertugio, “il rovescio della medaglia”, la via dell’inferno, l’altra faccia del piacere, il turbolento paradiso, figa e “buco del” a cinque centimetri dai miei occhi incantati, dalla mia bocca e lingua tentati, offerti alle mie voglie che non dovrei avere ma che son crescenti… accarezzo pudicamente uno splendido figone da trentenne, un bianco e sodo “Capodimonte” da ventenne, un prominente e molleggiato ventre da cinquantenne “senza nome”, senza lei, senza ruolo, mi scaglio, impudico e dissoluto, in tutt’essi con la violenza del conquistatore barbaro.
La mia lingua di fuoco saetta fra le “nuvole”, la mia bocca sugge la pioggia della vita al femminile, il suo piacere, la sua bocca munge la tempesta della vita maschile, il mio gusto.
Poi sono “tutte le cose”, piacere puro, oltre la follia…
La lussuria violenta si stempera in libidine audace, poi in sensualità ardita, infine in armonica licenziosità esaurendosi in amabile sessualità.
La notte muore pian-piano, come al solito, svanendo inseguita dal baluginare prima, dal chiarore poi, dalla luce intensa e calda infine di un giorno nuovo, non mai creato, ma non ha conosciute soste, non ha subito alcun intervallo, non si è fermata mai… sono stato amante eterno, è stata amante-dea, son stato creato re di me stesso, del mio passato e del mio presente, imperatore del mio futuro.
Mi stiracchio, mi sento onnipotente, al di sopra d’ognuno e di tutti, non ho più paure, possiedo solo forza, ho solo coraggio.
Non vado a lavorare, manderò un certificato medico.
Non si alza per sfaccendare, per andare a far la spesa o preparare il pranzo.
Dormiamo della grossa fino a giorno fatto, a mezzo pomeriggio.
Mi sveglio leggero come una nuvola di marzo, si sveglia ebbra, orgogliosa e felice come solo “una come lei” può essere.
Ci immergiamo nella vasca da bagno quasi traboccante, uno di fronte all’altra, a giocare come monelli nell’elemento primo della vita di ogni essere.
La insapono e mi insapona, la lavo e mi lava, la risciacquo e mi risciacqua, la asciugo e mi asciuga.
Ceniamo in compagnia di un cameratismo nuovo, di un’amicizia e di una allegria ignoti, guardiamo la TV, a mezzanotte andiamo a letto e non dormiamo: mai!
Poi fu una settimana, come si suol dire, di fuoco.
Attestò la vittoria dei miei sensi tutti, della mia maschilità, cementò le mie certezze riconquistate e decise che bisognava fortificare altri settori del mio ancor debole fronte della vita.
Come la conoscenza vera di me stesso e degli altri, il rispetto delle idee, dei pensieri, dei diritti, dei doveri, delle abitudini, delle libertà, delle voglie, dei sentimenti miei e di tutti.
Si offrì come base di partenza, come esempio sul quale costruire e rafforzare l’altra mia parte debole e perdente, come femmina “istruita”, come donna che sa.
Salì in cattedra.
Mi sedetti al banco.
– Se vuoi essere vincitore devi essere sincero con te stesso sempre, se invece t’accontenti d’essere anche un perdente puoi pure barare… allora rispondi come mi vedevi fino a dieci giorni fa femminilmente? –
– Asessuata… forse vergine! –
– E adesso? … dopo… “che”? –
– Una donna… una femmina come tutte… –
– Come è giusto che sia per tutte o perché sono io giusto non lo è? –
– Sì-sì, è giusto anche per te! –
– Anche se un po’ o molto puttana? –
– Ma tu non… –
– Forza! … “devi” essere sincero, onesto! –
– Oddio… non lo so… –
– Sono una puttana per te? –
– No! –
– E se fossi stata e fossi di altri maschi lo sarei? –
– Sì, certo! … anzi no! … mah… non lo so! –
“La maestra” toglie il coperchio dalla scatola di cartone che aveva poggiata sulla “cattedra” e alla quale non avevo neanche fatto caso, che non avevo mai vista prima.
Prende in mano, pescandolo da là dentro, un cartoncino che è poi una foto, la guarda… “sogna” e – Siediti vicino a me, vieni a vedere – mi invita.
M’avvicino, mi siedo, me la porge, la prendo, la guardo, resto interdetto, senza fiato, sconcertato, confuso.
è lei, ventiduenne (arguisco dalla data) fotografata nuda, stacca mozzafiato, fisicamente perfetta, giovanilmente avvenente.
Si forma una lenta catena, la sua mano pesca una foto dopo l’altra, i suoi occhi sognanti le guardano, sospira e ricorda, le allunga a me, foto dopo foto, nudo dopo nudo… fotografata in pose sempre più audaci, impudiche, particolareggiate, oscene, un pezzo di… una femmina fascinosa e conturbante, nell’insieme e nei particolari, da pazzia sessuale, da incantamento erotico.
– Me le ha fatte papà… da fidanzata, da sposa, da madre –
– E… questa? – farfuglio a voce appena percettibile, a cervello intorpidito, ma la domanda era rivolta solo a me stesso.
Sorride.
In “questa” è nuda ma non sola, sta facendo l’amore con papà.
– La polaroid, l’autoscatto ed ecco un ricordo tangibile e visibile da portarsi dietro, da godere per tutta una vita invece che per una sola ora… –
– Già! – mormoro.
– Zio Roberto – e mi allunga una foto nella quale “zio” Roberto nudo, giovane, aitante, la abbraccia nuda puntandole l’uccello duro contro la figa.
– Zio Germano – una foto dove sta facendo una sega a “zio” Germano che la ripaga facendole un ditalino.
– Zio Roberto e zio Germano – addirittura! si sta facendo montare da zio Roberto e inculare da zio Germano! … mio Ddiooo! … “spaccano” l’obbiettivo tre sorrisoni colmi di evidente, gran gusto… gli “zii” sembrano sulla via della pazzia.
Io pazzo lo sono davvero se ancora non l’ho assassinata e mi sono suicidato.
E invece persisto a guardare sempre nuove foto che continuano ad uscire dalla “scatola magica” come un ebete… lei con Papà, lei tra papà e zio Roberto… lei tra papà e zio Germano… lei con papà e “zio” Roberto che guarda… lei con “zio” Roberto e papà che guarda… lei che si scopa “zio” Germano mentre “zio” Roberto le lecca il culo… e poi tante altre “pose” ancora che guardiamo in silenzio, ognuno di noi due è “dentro di se”, io immoto e sconvolto, lei sospirosa… io non ho più bisogno di chiedere, non è più necessario che lei risponda.
Roberto, Germano, amici di famiglia da sempre, “zii” che non ci hanno mai fatta mancare una briciola che è una di sentimento e di amicizia, di vicinanza e di comprensione, di aiuto, che ho sempre chiamati “zio” da quando ho incominciato a parlare, che ancora oggi sono gli unici, veri, amici “totali” che abbiamo, che – ne sono certo – lo saranno sempre, fisicamente, economicamente, e “moralmente? “… ma “lei”… “lei è”… “lei non è”, “lei” non può essere una puttana così puttana! , e loro… “loro”, “i miei zii” non possono essere… papà non può essere stato…
La nuova verità si conficca dentro i miei occhi, mi si incarna dentro e uccide pian-piano quella parte di me che non avrebbe mai voluto che tutto ciò fosse, vedere, sapere, trasformandosi in nuovo “ormone” facendo ancor più libera la mia già “troppo libera” voglia sessuale… “quelle foto” – che ripasso ad una ad una – mi fanno maschio sempre più estroso, osceno, voglioso di nuovo.
– Ti piacerebbe eh fare il porco ed il fotografo con la tua nuova fidanzata, bella, sensuale, oscena… sei proprio tutto tuo padre! – lei ha già capito tutto.

Ho infatti conosciuta e frequento da un po’ una venticinquenne “con la puzza sotto il naso”, una di quelle tipe scostanti che – perché molto bella e benfatta e per giunta abbastanza istruita oltre che ricca – crede di avercela solo lei e fà la superba, la preziosa, è un gran pezzo di figa di quelle che piacciono, che fanno perdere la tramontana a tanti e mi sono pesantemente invaghito di lei.
Ci siamo fidanzati, il legame si è stretto sempre più, sembra andar tutto bene, finalmente corro verso il traguardo che mi manca da tanto e che ora pare vicino.
La mia nuova e bella fidanzata piace molto anche a mia madre che nè è entusiasta
sì, perché ha scoperto che – oltre che attiva ed apprezzata nel suo lavoro – fà con piacere anche le faccende di casa, una rarità ai giorni nostri, preziosa per un marito, per una famiglia (pensa un po’ tu).
Sono contento, libero, sicuro, ma scopro per caso una sua piccola bugia… non è vero che sia stata da zia, è stata in giro per negozi con un paio di amiche, una baggianata, ma ci resto male lo stesso!
Glie lo dico, prima che succedano guai: – A me piace la sincerità ma talmente tanto che se ti scappa fatta una scopata e mi dici “oggi mi son fatta una bella scopata” ci posso persino passare su, ma se mi racconti una piccola bugia mi incazzo di brutto! – le dico a muso duro, esagerando.
Abbassa la testa, non dice ne “A” ne “O”, non risponde e basta.
Ricomincio a traballare e “Lei” se ne accorge subito.
Divento l’attento osservatore-spia dei comportamenti della mia bella fidanzata, mi trasformo in 007, indago, so: oggi le è “scappata fatta una scopata” con un torello giovane ed aitante, moro, ombroso e solitario come ogni toro “che si rispetti”, di vent’anni appena, che conosco bene, del quale ho considerazione, di buona, rispettosa e rispettata famiglia, che gli spacchi un tir di accidenti!
Le chiedo cosa ha fatto oggi, mi risponde che è stata al cinema, poi da nonna, vengo inghiottito dal vuoto assoluto: “ho voglia di non essere”.
“Lei” mi ha solo guardato ed ha indovinato tutto!
E la notte stessa mi fà dimenticare il mondo intero, me stesso e la fidanzata, tutto il vissuto fino a ieri, mi trasforma in solo “adesso”, in solo, totale piacere ed ho ancora “voglia di essere”.
Mi tiene la mano, la sua voce carezzevole mi arriva dal fianco ove è mollemente stesa, s’intrufola nel mio orecchio abbandonato come lo è tutto il mio corpo, talmente indifeso che potrebbe essere facile preda di una formica appena un po’ incazzata.
– Dì un po’, a me risulta che tu ti scopi qualche moglie di tuo amico… sono delle puttane? , te la fai con le puttane? –
– Ma che cosa dici! , no, e guai a chi si permette anche solo di pensarle tali! –
– Ah, meno male… questa tua risposta ti fà molto onore! , perché allora quando l’amante sei tu le mogli dei tuoi amici non sono puttane, mentre quando l’amante della tua fidanzata è un bel giovanotto allora la tua ragazza è una puttana? – mi inchioda giusto-giusto alla sgradita verità costringendomi muto.
– Devi abituarti, renderti conto, tenere sempre presente la realtà… a te come a tutti, uomini e donne, piace scopare e godere sì tanto che se lo potessimo fare sempre e senza tregua staremmo a letto in eterno! , ma l’uccello ha un limite e “deve” accontentarsi delle prestazioni che può concedersi che invece superano le sue voglie e riposare, noi donne invece no, noi abbiamo figa, tette, bocca, mani e culo e nessuno di loro “deve drizzare”… noi femmine vere “dobbiamo” cambiare uccello per sentirci tali e reali, per provare a noi stesse di essere donatrici di piacere sempre, ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno, importante in assoluto è che “lui” o “loro” siano seri, leali, discreti per non diventare pasto della ipocrisia dei così detti benpensanti… fallo riposare il tuo uccello se vuoi davvero ben godere con la bella figa della tua bella fidanzata e non ti adombrare se te la fà godere e la gode qualche altro maschio, basta che sia onesto, serio, perché più te la montano più ti provano che è femmina di valore reale (sic! ) e poi cos’è la tua fissa per “la verità”, cos’è la verità, perché dovrebbe dirti la verità? , e perché la verità dovrebbe essere più bella od importante o giusta di una bugia? … le mogli dei tuoi amici che scopi dicono ai mariti la verità? … o una forse sì, e dieci certo no? … la tua fidanzata potrebbe dirti la verità, le hai promesso che la avresti assolta perciò ci guadagnerebbe, se preferisce dirti la bugia, rischiare, vuol dire che ama e gode rischio e bugie, l’intrigo del peccato, il piacere del tradimento, le piace godere così, lasciala scopare così, ha il diritto di godere come più le piace, come te, come me, come tutti… se non vuoi restare solo per sempre deciditi, prenditi la donna-medaglia così com’è e tienitela stretta con tutte e due le facce, il dritto ed il rovescio, e renditi conto che la tua bella fidanzata nuova è una medaglia d’oro! , sia “di dritto” che “di rovescio”! –
– Insomma, mi consigli e mi inviti a sposare una puttana! –
– E dai! , nooo tu, se vuoi, devi sposare una femmina, una figa che ti piace da morire, e allora non sarà mai una puttana! … se ti scegli una che non ti fa né caldo né freddo allora sì che basta un niente, un’occhiata di sguincio ad un maschietto per farla diventare una puttana, tanto non te ne frega niente, persa o no, non è poi che ti tiri tanto da non poterne fare a meno… –
– E se si fà scopare anche da altri oltre che da Renzo? –
– Infatti! –
– Infatti? … come “infatti”! … e tu che ne sai? –
– Io sono femmina… come lei… –
– Oddio… altri! … chi altri! , quanti altri? –
– Solo un altro, non ti agitare… –
– “Solo un altro”… ma che dici? –
– La hai conosciuta, ti è piaciuta, io ho sotto-sotto indagato e saputo, le ho parlato, so che non potrà essere di uno solo, troppo femmina, lei lo sperava, ci ha provato ma ha perso… le ho spiegato con il cuore in mano e con la forza della ragione che come fidanzata ma ancor più da moglie bisogna scegliere solo con la certezza della discrezione totale, eterna, per mantenere seria se stessa e la famiglia… è una ragazza molto intelligente oltre che bella, sa il fatto suo… mi ha incaricata di informarmi su un quarantenne che la insidia come un folle da tempo, so che è discreto come una vera cassaforte, lo ha “provato”, ha goduto “come vuole godere lei” ed è già “dei nostri, di famiglia”, “maestro da letto” stracolmo di esperienze, di testosterone, di voglie sempre nuove, di sensualità… la farà diventare molto, ma molto brava, “vedrai e sentirai”! , per questo ho deciso anche per te definendolo “di famiglia”… e non dire mai no alla figa che più ti tira, al culo che più ti arrapa, alle tette che più ti ispirano, ai bocchini ed alle seghe che più t’ammazzano di piacere! , lasciala godersi in santa e meritata pace le voglie “in più” che avrà e si toglierà, e godine anche tu piuttosto! –
Le cellule del mio cervello fanno a cazzotti.
“Favorevoli” contro “Contrarie”, due squadre che riscuotono le mie simpatie, che si spartiscono il mio tifo ormai in egual misura.
Partita unica.
Che non prevede pareggio.
Prima di tirare il calcio di rigore determinante svicolo, faccio le finte, perdo tempo, ma neanche tanto.
– E Renzo? … come mai lui “va bene così”? –
– Renzo è un ragazzino! , cerca e trova in lei una madre, una amante, un’amica, una sorella, una puttana, una maestra, una zia, una fidanzata, una complice di “giochi proibiti”… non tradirebbe mai nessuna d’esse, a costo della vita… Renzo, anche se giovane ragazzo, ragiona con cervello e sente con cuore di uomo vero, è “il futuro”, Renzo è un toro giovane, idealista, puro, discreto, solitario, e come tale difenderà sempre la sua vacca… pare un controsenso, lui, di vent’anni e dare tante garanzie certe! , ma senti me che me ne intendo, che so! –
Tiro il calcio di rigore.
Segno.
Vincono i “Favorevoli”.
E lascio per sempre il nido protettivo di una femmina “senza nome” perché ora so volare con le mie sole ali, alimentarmi e godere con il mio… “becco”, che non teme più i concorrenti, anzi!
Sono diventato adulto, indipendente, forte, libero, sicuro.
Ho sposata la mia bella fidanzata “con la puzza sotto il naso”, che è da un bel po’ mia moglie, che mi racconta ancora, ma non sempre, qualche bugia quando va a farsi montare dal giovane torello Renzo, o quando va a rinchiudersi nella nostra “casetta dei peccati” del centro ad imparare da Davide a godere ed a far godere per poi insegnarmi “cose turche”…

Giovedì 9, sono nella casetta incastrata tra pretenziosi palazzotti in vico dei Tribuni, un vicoletto sempre deserto del quartiere ottocentesco della città.
Pur essendo a cento metri dal turbolento centro non si sente una mosca volare, ma non si vede neanche la luce diretta del giorno e raramente qualche passante “per sbaglio”: la discrezione più assoluta.
Piano terra: un soggiorno con angolo cottura di cinque metri per cinque.
Primo piano: camera da letto con bagno e balconcino di cinque metri per cinque.
Secondo piano: mini sottotetto-cantina stracolmo di cianfrusaglie.
La sua collocazione e funzione è stata quella di sicuro rifugio e comodo, ideale palcoscenico per le “esagerazioni sessuali” dei miei genitori e degli “zii” che ho ereditata io per la mia bella ed amata signora, ma non ancora per me.
Sto rinnovando per hobby fai-da-te il fatiscente impianto elettrico.
Una chiave gira nella toppa.
Arriva – non certo inattesa (perché “so”) e assai gradita – mia moglie.
– Ciao Margherita! , come mai qui? – fingo di non sapere.
– Ciao caro! … ma come! , lo sai pure che vengo qui tutti i giovedì pomeriggio alle quattro… te l’ho pur detto… giusto? –
– Ah, già! , e torni a casa sfatta alle otto, otto e mezza! –
Ride, una chiave intanto gira nella toppa, è Renzo.
– Ciao Renzo! –
– Ciao Raf… che piacere vederti finalmente qui… a che punto sei coi lavori? –
– A metà strada! –
– Vieni con noi di sopra? – mi chiede od invita la mia metà mentre io tremo… lei calca il primo gradino alzandosi la sottana fino ai fianchi… io fremo, Renzo da dietro e da sotto ammira ad occhi infuocati e palpa a due mani il bellissimo culo, talmente bello che è addirittura “nuovo” per me e bollo… le gambe mi fanno Giacomo-Giacomo, qualcuno ha preso a martellate i miei cuore e cervello, sono emozionato come un bambino, ma li seguo e nasce “la mia prima volta”.
– Che incantesimo! , che visione celestiale! – biascica lui e penso io.
In camera, sul letto, le mani di Renzo accarezzano, palpano – una dopo l’altra – tutte “le belle cose” della mia signora.
Le mani di Margherita spupazzano il bel cazzo di Renzo.
Un “gustarello” frizzantino mi percorre le vene, mi solca i nervi, mi stuzzica il cervello, mi riempie le palle, mi indurisce l’uccello e diventa gusto sapido, pregnante, trascinante, struggente…
Stesi sul letto finiscon di ammirarsi, palpeggiarsi, sbaciucchiarsi, vista nuda e a letto con un maschio mia moglie mi appare ancora più bella, benfatta e tanto più desiderabile… Renzo nudo è asciutto e guizzante come una sardina e il suo 22×12, seppur pendulo ed ancor, si fa per dire, “corto” fà un vero effettone!
La mia signora lo scavalca “a rovescio”, fà sparire il randello nella sua bella boccuccia, lo “cura” con le labbra, con la lingua, con le mani, con le tette… è sempre più duro, grosso, lungo, “visibile”… lui le palpa, lecca avido le cosce, la figa, il perineo, le culatte, il buco del culo e danno così inizio al loro tour erotico sessuale consueto di ogni giovedì pomeriggio.
Ritornano “faccia a faccia”, “figa a uccello”, la mia metà spalanca e ritrae le cosce, Renzo vi si mette in mezzo, poggia i pugni sul letto, tende le braccia distanziandosi dal corpicino di lei, il suo uccellone lambisce la madida figona, sono ad angolo acuto, la manina della mia signora “lo” inanella vicino alla cappella, si spennella l’entrata della gnocca, se lo pianta nella… come la monta bene! , come le fà ballar le tette! , come la fà godere! , come gode! , come godo! , “impazzisce” lui, “impazzisce” lei, “impazzisco” io… viene e le spara sborra nel profondo della figa con violente uccellate… il pisello schizza fuori e continua a sborrare fra le tette, sul pancino, fra i peli, così, a casaccio e ad ogni fiotto che la colpisce lei ulula come ferita da coltellate di affilato gusto… lui “piange” di gusto, io barrisco di gusto.
Riposo, quiete, MS, fumo, silenzio… incredibile, ma il cazzo di Renzo continua ad esser duro, “come se niente fosse stato”, stento a credere ciò che vedo, ma è così e aspetto curioso il dopo… che è già qui… lo sta montando la mia amata metà mettendogli a portata di bocca e lingua leccanti le belle tettone, a portata di mani palpanti il magnifico culo… che grande troia che è mia moglie, quanto mi intriga, quanto mi piace così… gode come una pazza, lo fà godere come un matto, mi fa godere come un folle… lungamente… si disgiungono… è alla pecorina, Renzo glie lo pianta nel culo… tutto? … sì tutto e facilmente! … il culo di mia moglie, oltre che tanto bello, è davvero tanto grande! , un anello di 12 centimetri di circonferenza, un cilindro di 22 centimetri di profondità… come la incula bene… ancora una volta godiamo follemente, “tutti” e sono quasi le venti e trenta, come ogni giovedì.
E adesso vi confesso una cosa: le mie “visioni” più incantevoli, le “fasi” più gustose, le scene più oscene le ho immortalate finalmente oggi pomeriggio con le mie prime “polaroid”.
Giovedì 16, le ho scattate tante polaroid “presente” Davide.
Giovedì 23, “presenti” Renzo e Davide li ho immortalati in tutte “le salse”.
Sabato 25, il primo sabato… “presenti tutti e tre noi X lei”.
Renzo e Davide – instancabili porcelloni e cari, amabili, devoti, seri, leali “amici di famiglia” – mi stanno facendo assaporare piaceri sessuali infiniti, mi stanno facendo godere anche l’anima, mi stanno facendo vivere un menage erotico sessuale “famigliare” bello, sereno, ricco, godurioso.
Grazie a Loro, due amici genuini, due maschi veri, di nome Davide e Renzo.
Grazie a Lei, una femmina autentica, una donna con il mio cognome.
Grazie a LEI, una donna-femmina FINE

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