Se non ricordo male doveva essere proprio andata così. Non che ci sia un motivo perché racconti di queste stronzate che accadono tutte insieme in una sera, ad una serie di persone diverse. Comunque. Io stavo con Gina. Il periodo era buono. Non dei migliori, certo, un periodo così, stavo a scrivere cazzate e passavo un sacco di tempo con Gina, e suonavo. Un periodo così. Quella sera i miei se ne andavano a vedere qualcosa al cinema, tipo, se non sbaglio si trattava di Potere Assoluto, con quel vecchio di Estwood, roba da far venire il voltastomaco. Appena sento la faccenda mi viene in mente la situazione serale Gina casa mia un bel film e un po’ di sesso ben fatto.
“Pronto? ”
“Salve, sono Grag, vorrei parlare con Gina. “.
“Ciao Grag. Te la passo. “.
“Ciao Grag, dimmi. “.
“Ciao Gina. Che ne dici se stasera prima di beccarci con gli altri ci vediamo un film da me ? I miei vanno al cinema. Potremmo vederci Le età di Lulù. Ti và? “.
“Ok. Alle dieci? “.
“Va bene. A dopo. Ciao. “.
Nel frattempo, in quel di Lucento, il quartiere torinese preferito dai greci, un piccolo negozietto gremito di gente che vende pizza al tegamino e farinata. Dentro Giulio e Grazia consumano la loro pizza fritta tutta unta.
“Allora domani mattina a che ora partiamo? “.
“Ma cazzo Grazia, due minuti fa avevamo deciso per le otto. Che cazzo ne so io. Non ti va più bene le otto? Ok. A che ora allora… “.
“A no, è vero, scusa, me ne ero dimenticata. Alle otto. Quanto ci vuole da qui a Bordighera? “.
“Che cazzo ne so, penso un paio d’ore. Pigliamo la macchina e andiamo. Quando siamo arrivati abbiamo scoperto quanto ci vuole e così lo saprai. Contenta? Su, mangia la pizza. “. Giulio e Grazia erano una bella coppia. Insieme da poco, sogni negli occhi di una vita insieme, ignari di come prima o poi, comunque, vada tutto a puttane. Prima o poi è così, neanche te ne accorgi e lei se lo prende da qualcun altro, oppure sei tu il primo a metterlo in qualche altro posto. E la magia finisce, e i sogni di una vita insieme si irrigidiscono e diventano come i fili di uno stendi biancheria. Ti ci puoi al massimo appendere a testa in giù, come i pipistrelli, e guardare tutto al contrario. E il tuo, il vostro amore, non è altro che un trespolo. Prima o poi da abbandonare. Le pizze dei due stavano finendo.
“Ehi, Giulio, guarda chi c’è? “.
“Eh? dove… ah. Ciao Jasper. Ciao Jenny. Che cazzo ci fate anche voi da Baffo? . “. Baffo era il nome del negozio spala-olio. Jasper e Jenny non erano una coppia. Nel senso che non erano insieme. Lo erano stati, insieme, per parecchio tempo. Cazzo, un fracco di tempo, se non sono rincoglionito mi pare tre anni. Tre maledetti anni. Adesso non erano più insieme e stavano per andarsene a teatro. Vedete, che vi dicevo… comunque i quattro si salutano per bene. Ciao Jasper ciao Jenny ciao Grazia ciao Giulio ciao Giulio ciao Grazia.
“Io e Jenny ce ne andiamo a teatro. Vi raggiungiamo dopo. Voi che fate, andate a beccare gli altri o vi fate i cazzi vostri? “.
“No, adesso andiamo dagli altri, alla sala. Ci si beccava alla sala prove, no? “.
“Si si, alla sala prove. Noi arriviamo verso mezzanotte. Se non siete più alla sala prove lasciate un messaggio, così vi raggiungiamo. “. Intanto arrivavano le pizze anche per J and J. Unte, come al solito. Il Baffo è il Baffo, se non è unto, non è Baffo. Grazia e Jenny attaccano a fare due chiacchiere. “Allora domani tu e Giulio andate a Bordighera? “. “Si. Giulio ha la casa lì. Ci andiamo più che altro perché abbiamo bisogno di passare del tempo insieme per capire certe cose. Staremo via fino a martedì. Giulio ha chiesto di non lavorare lunedì, e martedì è il suo giorno libero. Sai, ne ho proprio bisogno, ne abbiamo bisogno. “. A Jenny non andava giù sta storia. Nel senso che Grazia parlava di Giulio come se Jenny lo conoscesse appena. Come se ignorasse il fatto che, per esempio, Jenny conoscesse Giulio da almeno quattro anni. Quel cazzo di martedì libero Giulio ce l’ha sempre avuto, e io lo sapevo quando tu ancora ti masturbavi con il flauto che ti davano alle medie, pensava Jenny, e adesso questa era qui a spiegarmi che faceva e che non faceva Giulio come se fosse solo più il suo ragazzo, non più un amico di qualcun altro. Insomma, a Jenny era questo che non le piaceva di Grazia. A Jenny non le piaceva la così poca sensibilità e il così poco rispetto di Grazia nei confronti delle situazioni. Le donne sanno essere molto sottili, a volte.
Giulio e Grazia, finita la pizza, salutano J and J e se ne vanno in direzione della sala prove. La sala prove era, certo, una sala prove, ma era anche punto di ritrovo per tutta una serie di amici non amici conoscenti estranei musicisti d’ogni genere cani gatti animali esotici angeli demoni mostri cazzi fighe culi vomito nausea amore odio morte arte e sudore. Jasper e Jenny finiscono la pizza. Jasper era un po’ in una situazione di merda, mi pareva d’aver capito. Nel senso che si sentiva ancora innamorato di Jenny. Lui era stato a chiudere la faccenda con lei, ma adesso voleva tornarci insieme. Io e Jasper passavamo intere sere a fumare e a parlare e lui mi diceva sempre di quanto fosse ancora innamorato di Jenny. Che gli mancava, che stava male, che aveva bisogno di lei. Il casino era che mi pare che Jasper si fosse scopata qualcun’altra, e la menava che non sarebbe mai tornato con Jenny senza dirle che si era scopata qualcun’altra. Quindi praticamente era vicino il momento per dirle che aveva scopato e la figa non era la sua ma quella di un’altra donna. E questo grande segreto? Voglio dire, tutta questa tragedia? Jasper e Jenny si mollano, passa un po’ di tempo e Jasper si scopa un’altra e scopre che ha sbagliato e vuole tornare con Jenny. Chi cazzo me lo spiega che è obbligatorio che questo povero cristo sveli a Jenny di essersi scopata un’altra? ! Chi glielo fa fare. Rispetto? Rispetto per cosa? Per lei? Quando gli uomini e le donne capiranno che scopare non è reato e che l’amore non esiste se non te lo inventi il gioco sarà tremendamente più facile.
Alle dieci in punto arriva Gina e i miei se ne sono già andati.
“Ciao. “.
“Ciao. Io magari dopo il film me ne vado a casa. Devo andare a casa presto. Tu devi raggiungere gli altri? “.
“Già. Alla saletta. “.
Infilo la cassetta nel videoregistratore. Lei è già seduta sul divano nero. Le età di Lulù, di Bigas Luna. Un gran film, con Francesca Neri. Te lo tiene in tiro per tutto il tempo e lei è bellissima e la storia è interessante. Una storia di amori, sesso a iosa in tutti i modi e tutte le posizioni, masochismo, sadismo, incesto, porcate d’ogni genere. Anche un tipo che per soldi si fa infilare tutto il braccio da un suo amico con in dosso un lungo guanto da infermiere. Roba forte. A tre quarti d’ora dall’inizio Gina era già con il mio affare in bocca e sia io che lei intanto ci guardiamo il film e tutto è molto eccitante. Certo, Francesca Neri è un angelo, è stupenda. Ma anche Gina era bella. In quel momento avrei voluto essere il regista di un film come quello, con Gina protagonista. Voglio dire, Gina poteva farlo un film come quello, e nessuno avrebbe detto -quell’attrice non mi piace-. Gina aveva tutte le cose apposto, e io avrei potuto sposarla, una così.
Giulio e Grazia raggiungono la saletta e ci trovano Tony e Spanti. Tony e Spanti suonavano con me. Quella sera la loro proposta era di andare al Sobrio. Il Sobrio era un cazzo di centro sociale per comunisti. Làddentro, solo comu. Diverso dai centri sociali carini, solitamente gestiti da anarchici sinceri e tristi e tutti intenti a difendersi dal mondo banale e spento. No. Il Sobrio ci sguazzava nella banalità ordinaria. Comunisti e banalità. Una vera schifezza. Quella sera ci suonava un gruppo di Firenze e Spanti e Tony ci volevano andare.
“Ma voi siete pazzi. Io già non c’ho voglia di fare un cazzo. Voi volete portarmi al Sobrio? Non se ne parla. “, dice Giulio appena sente. “Io veramente ci vorrei andare. Dài, mica te ne vuoi restare qui in sala tutta la sera! “, gli fa Grazia. “No. Non c’ho testa. Andate pure, ci vediamo dopo, tanto tra un po’ qualcuno qui dovrebbe arrivare. “. Interviene Spanti. “Dai, coglione. Checcazzo ti impunti. Vieni e non rompere il cazzo. La tua donna vuole venire, il gruppo ne vale la pena e qui non rimane nessuno. Non farne una questione di principio solo perché ci sono i comu. “. “Spanti, non rompermi il cazzo. Non c’ho testa di venire, ok? “. Non c’era niente da fare. Sia Grazia che Tony e Spanti sapevano che non c’era niente da fare. Quando Giulio non voleva fare una cosa non la faceva.
Verso la fine del film io e Gina stavamo a saltare uno sull’altro in procinto di venire. Intanto Francesca Neri si faceva sbattere da uno vestito di cuoio nero che a sua volta se lo prendeva da un suo amico, e il tutto era una serie di tre persone che andavano su e giù e io e Gina che ci davamo da fare e guardavamo il film. The end. Sia per noi che per Francesca Neri, quasi contemporaneamente. Ci rivestiamo, riavvolgo la cassetta e facciamo per andarcene.
“Hai voglia di fermarti un attimo sotto casa tua? Io ti raggiungo con la macchina. Ti devo dire alcune cose. Te le dico e poi ti lascio andare a dormire. “. “Ok, va bene. Ci vediamo sotto casa mia. Cosa mi devi dire? “. “Te lo dico sotto casa tua. “.
Stavo andando sotto casa sua per dirle delle cose importanti. Per parlarle di Fosca. Fosca era in quel periodo della mia vita la persona più importante che avessi. Io e lei ci sentivamo come indivisibili. Come due palle nello stesso scroto. Tra noi era una storia allucinante, di due che non stanno insieme, che non si scopano e non litigano mai e non urlano mai e si vedono spesso e si sentono al telefono almeno una volta al giorno, e si vogliono bene, e l’uno senza l’altro è perso. Stavo per andare a parlare a Gina di me e Fosca e di come le cose non andavano bene.
“Devo dirti delle cose. Tra me e Fosca sta succedendo qualcosa. Voglio dire che ci stiamo allontanando. Siamo sempre più lontani. “.
“Cosa? Ma figurati. E perché? “. Ma figurati e perché. Una cosa che qualunque altra persona che conoscesse bene Fosca e me avrebbe risposto. Io e Fosca eravamo così legati che era difficile credere che stesse per finire.
“è così, Gina. Io ti amo. Ma a volte mi accorgo che forse amo Fosca. Amo entrambe. Non ho più molta fiducia nell’amore, e non ho mai letto da nessuna parte che amare due persone non si può. Gente che lo dice ce n’è, ma io non gli credo. Perché, quant’èvvera la madonna, a volte a me sembra di amarvi tutt’eddue. Forse me lo invento l’amore, io, è per questo che ho di sti problemi. Boh. Comunque io voglio stare con te. Ti amo. Non posso far altro che star lontano da Fosca, altrimenti mi confonde. “. Gina mi abbraccia, e il mio renault quattro è pieno di perplessità per quanto riguarda sta vita, che proprio a volte non te la spieghi. E nessuno te la spiega. Nessuno.
“C’è dell’altro. Io di questa cosa ne ho parlato un po’ di tempo fa con Fosca. Mi sembrava più giusto parlarne con lei prima che con chiunque altro. La sua reazione non è stata subito così preoccupante. In fondo il legame che ci teneva stretti avrebbe accusato il colpo, mi dicevo. In fondo, gli stavo solo dicendo che a volte sentivo di amarla e che mi passavano per la testa cose come sogni di una vita insieme, e che tutto questo mi distruggeva perché io volevo amare te e non volevo rovinare tutto tra me e lei. Ma lei da quel giorno, ha cambiato. Ha cambiato il suo modo di essere con me, non la sentivo, non la sento tuttora a suo agio di fronte a me. Meno confidenza, meno telefonate, meno incontri, meno chiacchiere. o sono rimasto deluso. Da lei, intendo. Anni e anni vicini, attaccati. Io ho fatto per lei cose che nessuno avrebbe mai fatto. Ora, io ho un problema, mi convinco a parlargliene, e lei… sono proprio deluso. Pensa che adesso vuol tornare con il suo vecchio tipo, Flavio, te lo ricordi? Io le ho detto solo di non dire niente della faccenda a Flavio. Ieri ha detto tutto a Flavio. Sono deluso. Ti amo. Ora sono pronto ad affrontare qualsiasi schifezza mi si presenterà di fronte, capisci? La vita mi fa un po’ più schifo di prima. Ho perso Fosca. Ora non ho più nessuno di cui non possa fare a meno. Ti amo. “.
“Anch’io ti amo. Sembra incredibile che possa finire così tra te e Fosca. Mi spiace, davvero. “. Ragazzi, mi dicevo. Questa è la donna della mia vita. Una donna qualsiasi mi avrebbe sprangato di paranoie. Ami me o ami lei? Ti fotti me e pensi a lei eh? Stronzo. Tra noi è finita. Una donna stupida, una donna che si mischia nella mischia delle donne comuni avrebbe fatto finire la serata così. Lei non era una donna da mischia. Davvero speciale, Gina.
Ci salutiamo con un lungo bacio. Mi avvio verso la saletta per beccare gli altri. Mi scendono un paio di lacrime. Una per Fosca, che sentivo sempre più lontana, e l’odio per quel suo comportarsi con me come una che ti fa capire che non ce n’è, come se ci conoscessimo da qualche sera. L’altra per Gina, che era una donna fantastica. Il cielo si spacca in mille pezzi di fango, io ne raccolgo un po’ e li spacco ancora più piccoli. Sporco di fango, senza cielo. Ci vuole pazienza.
Raggiungo la saletta, mi asciugo le lacrime, ci sono le macchine di Giulio e di Tony. Buono. Scendo le scale che portano alla sala. La porta della sala ha una piccola finestrella di vetro. Niente luce. Comincio a pensare che se ne siano andati con altre macchine da qualche parte. Bastardi, pensavo, non mi hanno lasciato il messaggio. Poi scorgo la porta aperta. Socchiusa. O ci hanno rubato tutto o dentro c’è qualcuno che sta scopando. A volte succedeva che dentro ci fosse qualcuno a scopare. Mi appresto a fare molto rumore con le chiavi. Fischietto. Quando ne ho abbastanza apro la porta, sperando che ci fosse qualcuno a scopare da sorprendere sul più bello. Sono un guardone.
“Giulio. Che cazzo ci fai qui? “. Giulio dormiva sull’unica poltrona che c’era nella sala. Da solo. Era andata male. Apre gli occhi e cerca di mettermi a fuoco.
“Eh? Chi è ? Ah… ciao… e tu che cazzo ci fai qui? “.
“Te l’ho chiesto prima io. Che cazzo ci fai qui da solo a dormire? Non dovevi andare a Bordighera? “.
“Eh? Ah, si. Ma no, domani vado a Bordighera. Domani, non stasera. “.
“E gli altri? “.
“Sono andati al Sobrio, io non c’avevo testa. Fanculo a quei comunisti di merda. The only way, mi capisci. Erano Tony, Spanti, e Grazia. “.
“Da che ora è che sei qui a dormire? “.
“Tipo le undici. Vado a pisciare. “.
Io preparo la mista per un cylom, carico e accendo. Dopo qualche secondo il dolore per Fosca e la nausea per tutto lo schifo di compromessi che ci cadono addosso dall’alto erano quasi spariti. Non mi sentivo così dimmerda come qualche secondo prima. Tutto qui.
“Che ne dici se andassimo a trovare il Lord. Ci siamo sentiti al telefono oggi pomeriggio e mi ha detto che stasera saremmo potuti andare a trovarlo da lui. “.
“Si, l’ho sentito anch’io. Cazzo, però dovevamo andarci verso le undici e mezza. Non starà dormendo? “.
“Andiamo, che cazzo ce ne frega. Se la casa è accesa, saliamo, se no ce ne torniamo qua. “.
“Ok. “. Facciamo per metterci addosso le nostre cose e uscire. Per fortuna il cylom non aveva cancellato dalle nostre teste il file -biglietto. doc-, così prendo un manifesto di qualche concerto già fatto buttato là per terra, tiro fuori la mia penna e scrivo. -CHIUNQUE TU SIA, ASPETTACI QUI. NOI TORNIAMO. CIAO. Giulio e Grag. -. Lo appendiamo alla porta e saliamo le scale. Fuori, sul piazzale deserto, la macchina di Tony e quella di Giulio. E quella di Jasper, con dentro Jasper e Jenny che si stanno fumando una canna e stanno parlando.
“Ehilà, Jasper. Jenny, come và? Eravamo dentro, in sala. Io e Giulio ce ne andiamo dal Lord. “.
“Ciao Giulio, ciao Grag. Noi siamo andati a teatro. è stato fighissimo. Era all’aperto, peccato che pioveva. Era una specie di teatro di strada. Tipo degli stand. In uno c’era una tipa che ti legava, ti bloccava le mani e la testa con uno di quegli strumenti medievali del cazzo. Sai quelli di legno, quelli per le torture. E poi ti toccava. Ti accarezzava. Una sensazione molto piacevole. E poi tutte altre cose del genere. Veramente molto divertente e piacevole. “. Jasper non aveva ancora detto niente a Jenny. Si vedeva.
“Figo. Noi andiamo dal Lord. Ci vediamo dopo. “. Il Lord era un nostro amico. Abitava vicino alla sala, in una mansarda fighissima, pieno di soldi, laureato in linguistica generale o una roba del genere. Andarlo a trovare era bello. Ti offriva sempre da bere e aveva un sacco di cose da raccontare ed era molto ospitale. Era misogino. Parlava sempre della sua misoginia. Diceva sempre -io odio le donne, mi fanno incazzare. Sono tutte stronze. è per questo che me le vorrei scopare tutte. Forse dovrei andare da uno psichiatra-. Diceva sempre cose del genere, il Lord. Quando arriviamo davanti a casa sua vediamo le luci della mansarda accese e il portoncino d’entrata spalancato. Sembrava ci stesse aspettando. Una bella botta di culo. Su da lui c’era lui e un tizio seduto sul divano che rollava una canna gigantesca mista di fumo ed erba. Roba da quasi due sigarette.
“Buonasera, lorsignori. Come stanno? “. Fortissimo, mi faceva morire dal ridere.
“Ciao Lord. Credevamo stessi a dormire. Siamo passati così, per curiosità. ”
“Avete fatto benissimo. Lui è Roby. “. Roby era un tipo con gli occhi molto gonfi, una capigliatura tipo il cantante dei Cure, dei vestiti addosso tipo Nick Cave nel film Jonny Suede o come cazzo era il titolo. Tra una cazzata e l’altra il cannone finisce. Il Lord non fumava robaccia. Lui al massimo per cercare nuove forme di coscienza beveva brandy in grandi calici a forma di sfera con un bordino color dell’oro dove si appoggia la bocca. Vicino alla sua poltrona c’era una bottiglia quasi vuota del brandy che stava in quel momento sorseggiando. Alla fine, si finisce per parlare delle donne, e il Lord comincia a perdere il senno.
“Le donne sono tutte stronze. Attenzione, non sono puttane. Forse alcune si, alcune sono autentiche puttane, ma la maggior parte delle donne sono stronze. Sono gli uomini che sono puttane. è così, pensateci bene. Un uomo in quasi tutti i casi a voglia di scopare, e comunque non è un gran spreco per lui. Scopare, intendo, non è un gran sacrificio. Noi uomini scoperemmo sempre. Quindi sono loro che sono stronze, che ci scelgono e ci scopano e poi ci dimenticano. Scopano spesso, le donne, ma non gli và di farlo sapere. Io non scopo mai con nessuno, se non è vero amore, dicono le donne. Tutte balle. è che sono stronze di natura. Mica possono fare a meno di farci sudare la loro fica. Stronze. E noi puttane che ci stiamo sempre. Noi uomini per scopare ci stiamo sempre, belle brutte simpatiche odiose che siano, noi ci stiamo. Non è vero, forse? Mi sa che devo decidermi ad andare da uno psichiatra, credo di essere misogino. Ehi, Grag, tu ci vai ancora da quella strizzacervelli? “.
“Sì, ogni tanto ci vado. Ci vediamo una volta al mese. Se vuoi posso dirle di te, del tuo problema di misoginia. “.
“Ma tu prendi ancora quelle pillole che ti aveva dato tempo fa? “.
“Non proprio. Mi ha fatto smettere con lo Xanax, e sto continuando a prendere lo Seroxat. “. Interviene Roby, che assomigliava sempre più a Nick Cave. Forse era lui. Chissà.
“E a cosa ti servono ste pasticche. Voglio dire, mischiate a qualcosa possono servire a mandarti? “.
“No. Niente del genere. Sono degli antidepressivi di merda. Ho passato un periodo che non ne volevo sapere di niente e piangevo per niente ed ero ansioso e via dicendo. Sono andato all’ospedale dicendo che non ne volevo più sapere di un cazzo e che avevo bisogno di un medico e che se non mi ascoltavano sarebbe stata la fine e io avevo ancora un sacco di cose da fare, volevo tornare ad avere voglia. Così mi hanno messo con una psichiatra niente male. Si chiama Randello. Dottoressa Randello. Buffo come nome. Comunque quelle pillole mi hanno aiutato. Adesso per lo meno ho voglia di capire perché a volte mi passa la voglia di starci dentro. “. Il Lord era molto attento a quello che dicevo, nonostante avesse sentito la mia storia di pillole almeno cento volte.
“Senti, non è che puoi prestarmi la ricetta”, fa il Lord, “per quelle pillole. Ne vorrei provare un po’. “.
“Non credo che le mie pillole possano aiutarti per la misoginia, che poi non so neanche esattamente che cazzo sia la misoginia. Comunque non c’entra con la depressione e lo stress. Credo che ci siano delle pillole apposta per la misoginia. “. Poi Giulio comincia a mettermi fretta, dicendomi che è tardi e dobbiamo andare a beccare Jasper e Jenny e Grazia e gli altri. Allora salutiamo il Lord, salutiamo Nick Cave (era lui, ne sono quasi certo… ), lui si alza, si mette a posto i capelli da rock star, mi prende una mano e me la bacia, intanto mi dà una strizzatina sul culo con l’altra mano. Ce ne andiamo.
Quando arriviamo al piazzale della salaprove, la macchina di Jasper non c’era più, la macchina di Spanti non c’era come prima, e come prima c’era la macchina di Tony. Scendiamo le scale e raggiungiamo la sala. C’erano Grazia e Tony. Tony aveva la patta sbottonata e Grazia, facendo finta di niente, aveva la camicetta sbottonata e sotto non aveva il reggiseno. Però prima ce l’aveva il reggiseno. Penso che fosse questo il motivo di irritazione per Giulio. Già.
“Checcazzo fate? ! “, fa Giulio.
“Checcazzo fate voi! “, fa Grazia, “dove siete stati? “.
“Dal Lord a fare due chiacchiere, “, faccio io, “vado a pisciare. “.
“Io me ne vado, è tardi, sono le tre. Ciao… “, fa Tony con fare furtivo. Tony la sera era solito rientrare non prima delle cinque. Sento chiudere la porta che dà sul piazzale. Poi, mentre piscio, sento Giulio e Grazia nella sala prove che urlano, che si sono dimenticati di chiudere la porta della saletta.
“Sei una troia! Guardati, mezza nuda. E questo cos’è? Sei proprio una troia! Una troia! “. Suppongo avesse raccolto da un angolo della sala il reggiseno di Grazia, l’avevo visto anch’io. Una specie di tentativo fallito per nascondere il reggiseno. Giulio continuava a gridarle troia! troia! , e lei zitta. A quel punto non sono più tornato nella saletta. Ho pensato che avessero delle cose da dirsi. Ho pensato che dovessero parlare della vacanza a Bordighera.
Prendo le scale, faccio per uscire. Incontro Jasper da solo seduto sul marciapiede con la testa tra le mani. Aveva detto tutto a Jenny.
“Jasper, che cazzo ci fai qui? “.
“L’ho detto a Jenny. Non mi vuole più vedere, ha detto che gli faccio schifo e che non mi vuole più vedere e che vuole parlare con te perché tu sapevi tutto e non le hai detto niente e gli fai schifo anche tu. E vuole rompere il culo a Romina. ”
“E chi cazzo è Romina. ”
“La tipa che ho scopato, anzi, che mi ha scopato. è una giornata di merda, guarda. Ti spiace lasciarmi solo? “.
“Sicuro che non vuoi venire con me? Ce ne andiamo sotto casa mia e ci facciamo una cannetta. Che ne dici? “.
“No, grazie. Ho bisogno di stare cinque minuti qui da solo. Ci si vede domani. ”
Mi avvio verso la macchina. Guardando in alto riesco a vedere un po’ di cielo, e la sensazione di fango era un po’ sparita. Solo che cade offre la vista edificante da rialzare il capo dal fondale sottostante. La notte è calda, i cani bestemmiano e i fari sulla tangenziale sembrano lucciole incazzate che ti cercano per farti il culo. Monto in macchina, metto nell’autoradio quel bastardo di Capossela, che a volte scrive e mi fa morire di invidia. Quanta pazienza che ci vuole, delle volte. FINE