C’era un odore strano quel giorno nell’aria, quasi un presentimento gli sovvenne nel momento stesso in cui aprì gli occhi sulla nuova giornata che l’aspettava.
Scostò le lenzuola ancor umide del sudore sprigionato la notte prima dai loro corpi e mise i piedi in terra.
Questo semplice gesto quotidiano gli faceva capire come si fosse sentito Louis NON-SO-CHI-CAZZO quando pose la sua soave fetta sulla grande formaggia.
Un piccolo balzo per me, un grande passo per l’umanità.
Si chiese come mai la sua mente gli serbasse quelle visioni al mattino.
Quante cazzate.
Il suo sguardo si soffermò sul preservativo che se ne rimaneva li tutto moscio tra il comodino e la sua pantofola.
Che cazzata.
Che cazzata usare un goldone per poi ritrovarselo tra i piedi VUOTO.
Non che il suo arnese non avesse fatto il suo dovere, tutt’altro!
è che a lei piaceva berne il contenuto dopo che lui ve lo aveva lasciato.
La prima volta questa cosa lo aveva turbato non poco.
Erano nella sua casa al lago la prima volta che successe.
Lei gli aveva imposto il preservativo e lui, suo malgrado, si era piegato alla sua volontà.
Dopo essere scivolato fuori da lei, lei si accostò al suo cazzo ormai semirigido gli tolse il preservativo facendo attenzione a non rovesciarne il contenuto.
Lui interpretò questo suo gesto come un’eccessiva mania di pulizia e quindi restò di stucco quando lei l’accostò alle labbra e buttando indietro la testa bevve tutto il suo sperma arrivando a leccare l’interno del palloncino.
Questa azione operò un risveglio bestiale del suo sesso ed evidentemente anche per lei ciò che aveva appena inghiottito rappresentava una sorta di elisir magico.
Così, come il dottor Jakill si trasformava in Mr. Hide dopo aver bevuto la sua formula chimica, lei si trasformò in una vera puttana da strada dopo aver bevuto la sua sborra.
Cosicché lei si avventò sul suo cazzo e cominciò a pomparlo come se volesse estrarre la sua stessa vita fuori dalla sua cappella.
Lui si godette il pompino e quando sentì che ormai il suo cazzo era “molle” come un chiodo da muratore, le sollevò la testa, la fece inginocchiare e le si avvicinò da dietro.
Stava per rientrare in lei, questa volta senza preservativo, ma lei si scostò,
“no, voglio sentirmelo nel culo”
e così dicendo con le mani si allargò quelle belle natiche sode a scoprire il suo fiorellino a forma di O.
Lui che aveva sempre dovuto spendere ore ed ore in assurde chiacchiere nel tentativo di convincere la donna del momento ad accoglierlo attraverso l’ingresso sul retro, non credeva alle sue orecchie ora che gli veniva rivolto questo invito.
Piano accostò la cappella al buco e con un leggero colpo di reni ve la immerse. Il movimento fu repentino ma evidentemente lei era abituata a questo tipo di attenzioni, dato che il suo culo si aprì ad accoglierlo senza apparente sforzo, cedendo sotto i suoi colpi.
Lei intanto si godeva l’ingresso mugugnando parole di incitamento a sfondarla, a farglielo sentire fino in gola.
Galvanizzato da tanto ardore il nostro eroe non tardò ad arrivare fino alla radice del suo cazzo.
Ora lei si muoveva impercettibilmente avanti e indietro roteando leggermente i fianchi.
Lui invece stava fermo perché percepiva che lei godeva terribilmente nell’impalarsi da sola e capiva che questi suoi movimenti le servivano per sistemarsi la sua presenza meglio nelle viscere.
In questo istante, per l’ennesima volta in quelle circostanze, capì perché amava così tanto inculare una donna.
Contrariamente a quanto molti pensavano non era la sensazione di potere, ne ovviamente il piacere che molti perversamente provano nello sfregio fatto ad altri. No, niente di tutto questo.
Amava le donne e amava i loro corpi, la sua personalità era superiore ad ogni sensazione di potere soggiogante poteva dargli questa pratica.
Il suo era semplicemente un potere fisico: mentre chiavava una donna in figa il suo cazzo era immerso in un mare di sensazioni fluide, incorporee, sicuramente piacevoli; ma quando invece si sentiva il suo cazzo stretto in un bel culo, bhe, si sentiva come una spada inguainata nel suo fodero.
Una sensazione pazzesca.
Mentre era perso in queste considerazione avvertì che in lei era già esploso un orgasmo.
Ora il suo corpo si muoveva più freneticamente e i suoi rantoli arrivavano da una profondità maggiore della sua gola.
Lui era ancora fermo con il bacino leggermente proteso in avanti, inginocchiato dietro di lei che continuava a spingere sempre di più a fondo di se stessa il suo cazzo.
Anche lui sentiva di essere ormai vicino al culmine.
A questo punto prese l’iniziativa e cominciò a spingere sempre più a fondo, sempre più violentemente sincronizzando le sue spinte con quelle di lei.
Quando non riuscì più a trattenersi esplose nella sua profondità tutta la sua essenza che sentiva fuoriuscire con corposi e densi schizzi che pareva non dovessero più finire.
Lei sentì che il suo uomo le stava ingolfando il culo con una quantità di sperma e questa sensazione le procurò l’ennesimo orgasmo.
Restarono in questa posizione statica per qualche istante, assaporando il proprio godimento. Fu lei la prima a parlare, con il sesso di lui ancora ben piantato nelle sue viscere
“mi hai riempito il culo di sborra”
“si bella troiona, hai il culo tutto pieno di me”
“e adesso cosa pensi di fare” ora lui si sentiva in grado di osare con questa donna che aveva già dimostrato di saperlo stupire
“adesso te lo tolgo dal culo e tu me lo prenderai in bocca per ripulirmi ben bene, e se sarai brava vedrò di ricompensarti”
così dicendo, estrasse il suo cazzo grondante dal suo culo e si portò davanti a lei che, ancora inginocchiata, non tardò nell’eseguire l’ordine impartitole, accogliendolo fra le sue labbra.
Ormai le sue dimensioni erano tale per cui lei poteva, con un piccolo sforzo, raggiungere la base dell’asta, cosa che fece.
Sentiva l’orgasmo di lui smontarsi dentro la sua bocca e la tensione che prima animava quello splendido cazzo, svanire sotto i suoi sapienti colpi di lingua.
Ora i rantoli provenivano dalla gola di lui quasi a voler controbattere quelli emessi da lei poco prima in una conversazione in un linguaggio incomprensibile, ma non per questo privo di significato.
Dopo qualche minuto in cui lui godette delle attenzioni che venivano rivolte al suo sesso, si riscosse e senza por termine all’azione così gratificante di lei, si stese supino ed accompagno il corpo di lei sul proprio di modo da avere la sua figa proprio all’altezza della sua bocca.
Questa volta non c’era frenesia nei loro movimenti.
Ogni gesto era dettato da una calma improntata al piacere proprio e dell’altro.
Entrambi avevano raggiunto più volte l’apice del godimento ed ora volevano terminare la loro congiunzione così come finisce una bella musica melodiosa, con un dissolvimento graduale.
Lui prese a leccare le sue labbra accarezzandole dolcemente con la punta della lingua facendola scorrere in su e in giù, discostandole un poco.
Man mano che i suoi cerchi si facevano sempre più stretti e vicino al suo clitoride, sentiva che anche lei, come lui, gradiva moltissimo queste attenzioni, ricambiando la sua azione con una maggior dedizione al suo cazzo.
Quando raggiunse il suo centro, il corpo di lei si irrigidì come se fosse stato colpito da una sferzata.
Vi si allontanò per tornarci poco dopo in una sorta di tortura cinese fino a che lei lo implorò
“continua, ti prego.
Non fermarti” era chiaro ora che lei non era ancora sazia e lui fu solerte nell’assecondare i suoi desideri.
Spostandosi si sottrasse alle sue attenzioni che tanto per ora non potevano sortire nessun risultato e facendola stendere sulla schiena, si dedicò completamente a lei.
Tornò a leccarla dolcemente, tentando di usare la lingua come un piccolo cazzo cercava di entrare in lei quanto più profondamente riusciva, strappandole dei gridolini che lo deliziavano.
Quindi, tornato in superficie, faceva guizzare la lingua attorno al suo clitoride, tenendo scostate le labbra e accarezzandolo solo con la punta inturgidita della lingua.
Dopo qualche minuto di questo trattamento il suo fiore aveva già emesso una quantità di nettare che lui lappava avidamente.
Continuando nella sua opera fece entrare in gioco anche le sue mani e tenendo scostate le sue labbra con il pollice e l’indice della sinistra, introdusse l’indice della destra nella sua spacca ormai fradicia di umori e saliva.
Il suo dito venne prontamente risucchiato, cosicché lui vi inserì anche il medio senza sospendere la sua azione con la lingua.
Sentiva il suo corpo inarcarsi sotto le ondate del piacere che si susseguivano a ritmi sempre più impazienti.
Avendo ormai aperto il passaggio, utilizzò la sua mano sinistra per artigliare un suo seno e tormentare il capezzolo duro come una ciliegia che vi troneggiava impavido e impertinente.
Lei dimostrò il suo assenso spingendo ancor di più in avanti il suo bacino premendolo con più foga sulle sue dita e sulla sua bocca.
Così facendo non ottenne altro che aumentare il suo piacere che di li a poco esplose dalla sua bocca in un grido trasmettendosi al suo corpo con sussulti spasmodici.
Sentendo il suo orgasmo montarle dentro, lui estrasse le dita intorpidite dall’umidità della sua voglia e dispose le labbra a O in modo da poter aderire meglio alla sua apertura e poter gustare gli umori che la riempivano.
Improvvisamente si accorse di essere con i piedi penzoloni dal letto intento a contemplare un preservativo vuoto che giaceva tra il comodino e la sua pantofola ormai da qualche minuto, perso nei suoi ricordi della loro prima volta.
Il corpo di lei che ancora giaceva sotto le lenzuola era avvolto da un raggio di sole irriverente che entrava di sghimbescio nella stanza.
Ciò le conferiva un aurea eterea.
Restò li a contemplarla ancora per qualche istante, meditando
su quanto fosse innamorato di quella splendida creatura che illuminava i suoi giorni con una passione che non aveva mai provato prima d’allora.
Raccolse il preservativo e lo appoggiò sul comodino dalla parte di lei: sarebbe stata la prima cosa che avrebbe visto quando avrebbe aperto gli occhi su quella splendida mattina d’estate, a memoria della notte appena trascorsa.
Il giorno carico di promesse e di nuove emozioni gli si stava dipanando davanti ricco di sorprese, forse piacevoli o forse no, ma che avrebbe comunque vissuto con lei.
Con questa convinzione si alzò e si preparò ad affrontarlo. FINE