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Come amano le donne

Lo vedo sotto un altro ombrellone che sta discutendo e prendendo appunti su un blocco di carta, poveretto mi fa quasi pena, avere una moglie così e non riuscire a provarne piacere, magari soffre anche lui per la sua impotenza.

Cerco di scacciare questi pensieri e sorrido alla zia.

“Allora usciamo questa sera?”

“Va bene dove mi vuoi portare, al cinema?”

Non sto più nella pelle per la felicità, questa sera staremo insieme da soli e potrò godere della sua compagnia, solo io e lei!

Questa è la donna che avrei voluto vicino come mamma dopo aver perso la mia, anche se ora sono più attirato dalle sue forme procaci che non dall’amore filiale.

Il locale che abbiamo scelto è all’aperto e danno un film di Troisi, c’è poca gente e ci sediamo un poco in disparte dove siamo un po’ più riparati dall’aria fresca della sera.

Senza secondi fini, ma solo per un gesto di affetto, le cingo le spalle con un braccio e la sento abbandonarsi contro il mio petto.

Ho il cuore che batte tumultuosamente per quel contatto e se prima non avevo altre intenzioni, ora che la stringo contro di me comincio a meditare di approfittare dell’occasione per cercare magari un contatto più intimo.

La sfioro delicatamente con la mano che ho appoggiato sulla sua spalla e mi perdo con gli occhi nella scollatura del vestito, se mi chiedessero che film sto guardando non saprei rispondere e infatti neppure ora ne ricordo il titolo.

Le mie dita ora le accarezzano il collo, leggere come il tocco di una piuma le vellicano il lobo dell’orecchio per tornare poi sulla spalla nuda e scendere lentamente sul petto che si muove ritmico in sincronia col respiro.

Assaporo coi polpastrelli, se così si può dire, la carne turgida dell’inizio dei seni, riporto le dita a sfiorarle la gola sulla quale indugio qualche attimo e poi con decisione le tuffo nel solco che separa le mammelle.

“Cosa fai Vito? sei diventato matto?”

Non grida il suo rifiuto, nè cerca di sottrarsi alla carezza, mi blocca la mano che è tutta dentro la sua scollatura per evitare che vada oltre, ma non si sottrae alla mia invadenza.

Ho la mente confusa e agisco senza rendermi conto delle mie azioni, le scocco un bacio sulle labbra così vicine alle mie e con l’altra mano le accarezzo le cosce sotto il vestito.

“Si zia sono diventato matto! Impazzito per te perchè mi piaci da morire.

Questa notte quando sei venuta nella mia camera credevo di morire per il desiderio e quando sei uscita mi sono masturbato pensando a te, alle tue gambe al tuo seno…”

Mi prende di sorpresa quando saetta rapida la lingua nella mia bocca, ma non mi da il tempo di replicare:

“Vieni usciamo, non dobbiamo farci notare, in paese mi conoscono.”

Ce ne andiamo dal locale e la mia mente è sconvolta per gli eventi che si sono susseguiti in così rapida sequenza.

Il cuore mi batte sempre più tumultuoso nel petto, mi rendo conto di non comportarmi certamente bene nei confronti dello zio, ma la natura e la mia giovinezza mi impediscono di prestare attenzione ad un’etica della quale in questo momento non me frega proprio niente.

Usciamo dal paese dirigendoci verso casa per cui temo che la zia ci abbia ripensato o che io non abbia capito nulla delle sue vere intenzioni, ma mi sbaglio.

Senza parlare mi pilota su per un viottolo che si inerpica in collina fra le piante di olivo.

Appena ci troviamo al buio del bosco la sospingo contro un muretto di pietra e la stringo al mio petto baciandola sulla bocca, per un attimo risponde al mio bacio poi mi respinge gentilmente, ma con fermezza:

“Non ancora aspetta, potrebbe passare qualcuno… ci sono delle case li dietro… ancora un poco di pazienza… vieni!”

Riprendiamo il cammino ed ora abbandoniamo la stradina per inoltrarci nei campi fra gli olivi, ci fermiamo all’ombra di una pianta e ci avvinghiamo come due innamorati che da troppo tempo non si vedono.

Mi perdo col viso fra i seni che ho messo a nudo, succhio quelle tette che da tanti anni ho sognato di baciare, lei ansima sotto il mio attacco e cerca la mia bocca con la sua.

Mi raggiunge saettando la lingua fra le mie labbra che succhia ed esplora con un ardore che non le conosco, non è una donna di più di quarant’anni, è una ragazzina tutto fuoco e pepe che mi imbarazza con la sua irruenza.

In un attimo si sfila il vestito che lascia cadere a terra e mi si offre senza riserve:

“Prendimi Vito, prendimi… voglio essere tua questa sera, mi hai turbata, hai saputo accendermi un desiderio che pensavo di non provare più… ecco baciale…!”

Si slaccia il reggiseno che raggiunge il vestito e solleva verso il mio volto le mammelle per farsele baciare.

Affondo il viso in quella carne morbida e soda perdendomi nel sogno che è diventato realtà, ancora duro fatica a credere a quanto mi sta capitando.

La zia mi desidera, vuole essere amata da me, ora non sono più solo il suo nipote preferito, sono anche il suo amante.

Anch’io la desidero follemente, frugo le sue carni e le mie mani scendono per la prima volta ad accarezzarle le reni, le natiche forti e piene che mi nascondono il tesoro così tanto sognato.

Mi inginocchio ai suoi piedi e le faccio scivolare in basso le mutandine che raggiungono il resto della biancheria, lei dischiude le gambe protendendo il ventre verso di me.

Vuole essere baciata nella sua parte più intima e la raggiungo sul sesso che bacio come fosse una bocca.

Spazio nel suo intimo con la lingua, la frugo in ogni anfratto gustando il suo sapore di donna mentre la sento fremere di piacere.

Mi ha afferrato la testa e la tiene premuta sul suo inguine muovendosi dolcemente sulla mia bocca che la sta divorando.

Anch’io la tengo saldamente per le natiche mentre la esploro da dietro con le mani, la penetro analmente con un dito strappandole un grido di piacere e poi la sento raggiungere l’orgasmo che la scompone il mille movimenti incontrollati, mugola il suo piacere gridandomi che vorrebbe morire così mentre la bacio sul sesso.

Si inginocchia anche lei e mi riempie di baci sul viso, mi tiene abbracciato stretto, stretto mentre con le mani mi scompiglia i capelli:

“Caro, caro… quanto ti voglio bene Vito!

Forse ti ho sempre desiderato anch’io e non me ne rendevo conto, ma ora ti voglio amare, voglio essere tua completamente… mi vuoi?

Vieni entrami dentro… dammi il tuo cazzo… ahh come è duro e grosso…! Prendimi… non indugiare oltre…!”

Si sdraia nell’erba trascinandomi su di lei fra le sue gambe spalancate, impugna il mio scettro e lo guida nella vulva dove penetro lentamente per gustarmi quel momento sublime che vorrei non finisse mai.

Corono i miei sogni, i miei desideri inconfessati che mi porto dietro da quando ero ragazzo.

Avvinghiati nell’erba mi muovo dolcemente in lei e la frugo col pene in ogni angolo più remoto della sua natura femminile.

Asseconda i miei movimenti muovendo i fianchi in sincronia poi mi stringe a sè incrociando le caviglie all’altezza dei miei reni e si avventa col pube contro la mazza che le sta martellando l’utero.

“Godo… godo gioia mia! Vieni anche tu insieme a me… resta dentro… godimi dentro… non uscire…! Ahh cosii…!”

Non resisto più, sono al culmine della resistenza e mi lascio andare godendo nel suo ventre, sento sprizzare lo sperma nella sua vagina e fuoriuscire per l’abbondanza colando sulle cosce.

Avverte i getti della linfa nel suo crogiolo d’amore e si esalta in un nuovo parossistico godimento, mi morde sul collo e mi pianta le unghie nella schiena.

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