Seduto sulla panchina di pietra della stazione ferroviaria sto aspettando il treno per Ventimiglia, finalmente le ferie sono arrivate e vado a riposarmi al mare.
Il mio nome è Vitaliano ma tutti mi chiamano famigliarmente Vito, ho vent’anni appena compiuti e lavoro come contabile in uno studio di amministrazione stabili.
Orfano fin da quando ero piccolo, per aver perso i genitori in un incidente stradale, sono stato allevato con amore dai nonni materni che hanno provveduto anche alla mia istruzione fino al raggiungimento del diploma di Ragioniere.
La mancanza dei genitori l’ho sempre sentita come una sofferenza nonostante l’affetto dei nonni ed il loro prodigarsi nel soddisfare ogni mio più piccolo desiderio fino a viziarmi anche nelle cose più inutili.
Vi lascio immaginare come sia legato ai miei due vecchietti, ma l’affetto della mamma mi è sempre mancato, mi è mancata la presenza e la protezione di una donna giovane che desideravo sentire al mio fianco e che non ho mai avuto.
Il desiderio di questa presenza è sempre stato tale che mi sono legato fin da piccolo con affetto quasi morboso alla moglie di zio Luca il fratello di mia madre.
Ora sto proprio raggiungendo gli zii che mi hanno invitato per le vacanze estive alla loro casa sulla riviera ligure, proprio davanti all’isola di Bergeggi.
Non è la prima volta che vado da loro a passare le vacanze, non avendo avuto figli, mi hanno un po’ adottato e frequento la loro casa, sia di città che al mare come fosse la mia.
Zia Tina é una bella donna alta e formosa e dimostra molto meno dei suoi anni, ha compiuto da poco i quarantaquattro ma è ancora seducente come quando era molto più giovane.
Vi confesso che da quando ho cominciato a guardare le donne con interesse diverso da quello di un bambino, diverse volte mi sono masturbato pensando a lei, al suo corpo sensuale e ai suoi seni giunonici.
Certi suoi comportamenti hanno spesso eccitato la mia fantasia di giovane ragazzo anche se sono convinto che lei non l’abbia mai fatto di proposito, anzi credo che i suoi atteggiamenti siano sempre stati improntati ad una innocente genuinità, fatto è però che spesso esibisce davanti ai miei occhi le sue gambe stupende quando è nell’atto di aggiustarsi le calze, ancora oggi usa calze e reggicalze non amando i collant, oppure i suoi seni turgidi attraverso vertiginose scollature.
Più volte l’ho spiata di proposito rubando queste paradisiache visioni di intimità per poi produrmi al gabinetto in furiose e veloci masturbazioni che mi lasciavano sistematicamente soddisfatto, ma sfinito.
Da alcune confidenze che la zia ha fatto a casa dei nonni, senza sapere di essere ascoltata anche da me, sembra che si senta un po’ trascurata da zio Luca che pare abbia perso parte della sua potenza virile.
Questa notizia, anche se da un lato mi ha dato molto dispiacere per la salute dello zio, dall’altro mi ha concesso nella fantasia di ricoprire un ruolo agognato fin dalla pubertà: sostituirlo a letto con la zia.
Metto fine ai miei pensieri perchè il treno sta entrando sferragliando in stazione, in piedi davanti allo sportello di uscita scruto il marciapiede alla ricerca della figura famigliare.
C’è molta gente in attesa di parenti ed amici, ma non vedo nessuno di mia conoscenza, dovrò prendere un taxi per raggiungere la casa… ma no, eccola!
In fondo presso l’uscita spiccano i suoi capelli biondi ed il viso sorridente.
Il cuore accelera i suoi battiti e non appena il treno si ferma, mi precipito verso di lei trascinandomi a rimorchio una pesante valigia.
E’ felice di vedermi, è allegra come una ragazzina e mi bacia sulle guance scompigliandomi i capelli con le dita, un vezzo che ha sempre avuto nei miei riguardi.
“Vieni, andiamo alla macchina qui al parcheggio.”
Mi precede e mentre la seguo ho la possibilità di ammirarla da dietro ancheggiare armoniosa su quelle gambe lunghe e tornite, ancora più belle per l’abbronzatura che hanno preso.
“Lo zio non è venuto perchè sta organizzando un torneo di bridge con amici e vicini di casa, vedrai che pandemonio ha messo in piedi, non ne posso più di avere sempre un sacco di gente per casa.”
Arriviamo a quella che la zia chiama la sua casina delle vacanze, in realtà è una bella villa su due piani con un ampio giardino intorno.
E’ appena fuori dal paese immersa nel verde degli ulivi e dalle sue finestre si gode un’ampia panoramica del golfo, da Bergeggi fino a Capo Noli.
Lo zio mi viene incontro per salutarmi e darmi il benvenuto, è tutto preso con altri amici nel dare una sistemazione a diversi tavolini sparsi nell’ampio soggiorno e sulla veranda.
“Te l’ha detto la zia?
Stiamo organizzando un torneo di carte per riempire le serate, siamo più di venti coppie in gara e per un certo tempo ci sarà un po’ di trambusto.
Spero che sopporterai il disagio per il tuo zietto e non darai corda alle lagne della zia che mi sta facendo due… così!”
Con le mani unisce i pollici e gli indici in cerchio per farmi vedere le dimensioni ipotetiche che avrebbero raggiunto le sue palle, poi con slancio mi abbraccia dandomi piccole pacche sulla schiena.
“Scusa se ora non posso dedicarti maggior tempo, ma va con la zia, ti aiuterà lei a sistemare le tue cose.”
Rimorchio la valigia al primo piano dove c’è la mia solita camera, la zia è già là e sta sprimacciando il letto che mi ha preparato per la notte.
Mi aiuta a riporre nei cassetti la biancheria e come sempre un brivido mi prende per tutto il corpo quando i miei occhi cadono nella sua scollatura che si apre su quei globi sodi che meravigliosamente vedo muoversi, come fossero animati di vita propria, ogniqualvolta si piega sulla valigia a raccogliere le mie cose.
Cerco di controllarmi perchè temo si accorga del mio turbamento, certo che è dura resistere alla tentazione di infilarle le mani sotto il vestito ed accarezzare quella palpitante visione.
“Ecco ora sei a posto Vito, se hai fame possiamo andare in cucina a fare uno spuntino.”
Ci avviamo e mentre scendo la scaletta alle sue spalle cerco di sistemarmi l’ingombro che mi si è ingrossato nei pantaloni, ma sono sorpreso dalla zia proprio in questa azione poco educata e frettolosamente mi devo scusare dando la colpa ai pantaloni stretti.
Terminata la cenetta fredda do una mano allo zio che sta terminando di sistemare tavolini e sedie quindi bacio sulla guancia la zia dandole la buona notte e vado in camera mia con gli occhi pesanti di sonno.
Non so quanto tempo è passato da quando mi sono coricato, tutto è sembrato passare veloce come in un sogno se pure così reale, ho aperto gli occhi sentendomi rimboccare le coperte e, incantevole visione, alla luce lattea della luna che filtrava dalla finestra aperta ho visto i seni nudi della zia che mi ballonzolavano davanti al naso.
Anche se in maniera fugace, ho potuto vedere nitidamente i suoi capezzoli così a portata delle mie labbra e, quando si è rialzata, le sue gambe meravigliose e le sue natiche a malapena coperte dalle mutandine di tessuto leggero.
Indossa una camicetta da notte cortissima e trasparente che appena, appena le copre l’inguine e nulla o poco più di nulla lascia all’immaginazione.
Mi arruffa leggera i capelli con le dita nel suo abituale gesto di affetto ed esce silenziosamente dalla stanza lasciandomi con una paurosa erezione.
Mi masturbo subito con gli occhi ancora pieni della visione delle sue forme, immagino i suoi capezzoli nella mia bocca, le mani sulle sue natiche… fra le sue cosce fino a raggiungerla sul sesso e quando la penetro godo… godo nella mia disperazione di non poterla possedere veramente, di non poter veramente accarezzare quelle delizie tanto agognate.
Mi asciugo col fazzoletto che domani dovrò lavare di nascosto per nascondere le tracce della mia passione, poi cerco di riprendere il sonno interrotto, ma resto sveglio ancora per molto, torturato dalle immagini della zia che continuano a tornarmi in mente senza darmi pace.
Rintanato sotto l’ombrellone mi sto facendo ungere di olio solare, ho l’epidermide molto delicata e l’esposizione al sole, giusto il tempo per fare il bagno, mi ha già notevolmente arrossato la pelle.
Mi godo la carezza delle mani della zia e vorrei tanto che mi accarezzasse così per altri motivi.
“Tuo zio è tutto preso con i suoi amici, è più di una settimana che lo vedo e mi parla solo quando è ora di mangiare, ora almeno sei arrivato tu a farmi un po’ di compagnia… non mi lascerai sola anche tu, vero?”
Mi volto a guardarla nel suo duepezzi azzurro dal quale le straripa il seno:
“Stai tranquilla zia, resterò vicino a te tutto il tempo delle vacanze, lascia pure che lo zio si diverta con i suoi amici, se vuoi usciremo insieme per andare al cinema, a ballare o a cena da qualche parte, sei contenta?”
“Come sei caro Vito, davvero vuoi così bene alla zia?”
E mi schiocca un bacio sulla guancia, vicino all’angolo della bocca, ma mi mette subito in difficoltà perchè nel baciarmi mi appoggia il seno contro il braccio e mi ritrovo in un attimo in orbita per quel solo contatto.
Forse sono anche arrossito perchè mi sento tutto avvampare e per distrarre la sua attenzione chiedo dove sia lo zio cercando attorno con lo sguardo.