Mi chiamo Gianni e sono un ragazzo della provincia di Rieti. Ho 30 anni e mia moglie Francesca ne ha 26. Penso che l’intesa sessuale con mia moglie sia ottima infatti facciamo l’amore in tutti i modi e quasi tutte le sere, anche quando ha le mestruazioni. Non disdegnamo assolutamente il sesso orale ne quello anale. Ma quello di cui vi voglio parlare è un’avventura accaduta realmente con mia cognata Patrizia, 31 anni, gran pezzo di figa, a detta di tutti grandissima troia. Non è che non ci avessi fatto qualche pensierino, ma non era mai capitata l’occasione. L’occasione per l’appunto, capitò una domenica pomeriggio, che mi chiese di accompagnarla alla stazione termini perché doveva andare a trovare una sua amica a Firenze. Mia moglie decise di non venire perché mi disse che ne avrebbe approfittato per mettere a posto la casa dopo il pranzo domenicale. Quindi carico in macchina mia cognata e mia suocera e parto alla volta della casa della suocera. Una volta scaricata, mi avvio verso Roma. Giunto all’imbocco dell’autostrada di Roma nord, però mi dice di girare da una parte che voleva farmi vedere una cosa. Nascosta tra la zona industriale c’era una villa che praticamente era un club privè. Mi chiese se mi avrebbe fatto piacere andarci insieme a lei, che non si pagava se entrava una coppia, che quella dell’amica era solo una scusa. Preso da una crescente curiosità e soprattutto da una crescente eccitazione, acconsentii di buon grado, parcheggiai la macchina e mi appropinquai ad entrare. Appena entrati c’era una signora che avrebbe voluto farci da cicerone, ma Patrizia declinò l’invito in quanto quella villa la conosceva a menadito. Mi fece vedere la stanza delle torture, la stanza delle orge, la stanza dei voyeur, la stanza del fetish. E fu proprio in questa che mi condusse, dicendomi di guardarla. Dentro c’erano già una decina di persone miste tra uomini e donne. Si buttò subito in mezzo e dopo dieci secondi era già nuda. L’odore era fortissimo e subito capii il perché. Sopra dei lenzuoli assorbenti le donne stavano facendo i bisogni in faccia agli uomini, sia liquidi che solidi. Patrizia si mise in men che non si dica a leccare il buco del culo di un omone peloso, che di li a poco cominciò a cagarle in faccia. Sembrava al settimo cielo, si sgrillettava e leccava alacremente. Il mio uccello era costretto dentro i boxer e ben presto da dietro sentii una mano che me lo stava portando alla luce. Una signora sulla cinquantina, mi abbassò i calzoni e cominciò a ciucciarlo per pochi minuti. Mi spinse a terra e accucciata sulla mia faccia cominciò a pisciarmi addosso. In un primo momento pensai di vomitare, ma poi mi abituai all’odore e anzi la feci zampillare allegramente anche in bocca. C’era anche chi la bevevo, ma io la tenevo in bocca e la sputavo. Terminata la pisciata, vidi il culo della donna che cominciava a dilatarsi, finché non ne face capolino un bel pezzo di merda marrone, di un bel diametro. Una volta evacuato lo stronzo il culo rimase un paio di secondi dilatato alla massima maniera e fu uno spettacolo davvero sublime. Io feci a tempo solo a infilare il mio uccello in quel buco merdoso che venni copiosamente. Dopo di quella donna beccai una morona sulla quarantina, anche lei si accucciò su di me e cominciò ad urinare. Vedevo che però faceva fatica ad urinare e ben presto capii il motivo. Dalla sua sorca pelosa pendeva infatti una cordicella, che seduta stante seppi appartenere ad un assorbente interno. Se lo tolse e vidi che era tutto rosso, invece di farmi schifo mi eccitò ancora di più, tanto che volli leccarle la figa con tutte le sue cose. Mi piacque da impazzire anche per il fatto che la donna teneva la mia testa ferma e non mi avrebbe lasciato se non fosse venuta a fiotti, come è stato dolcemente nella mia bocca. Ero in uno stato pietoso quando ritrovai Patrizia. Mi raccontò quello che aveva fatto lei e presso a poco era lo stesso che avevo fatto io. Solo si fece promettere che le avrei leccato la figa quando le sarebbero tornate le mestruazioni, per tutti e cinque i giorni. Naturalmente così è stato e la domenica pomeriggio difficilmente la passo con mia moglie. FINE
Leggi anche
Dolcezza di un tuo ritorno
Entri in casa sbattendo quasi giù la porta, non ti sono venuto a prendere alla …