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La peretta della zia

Ero giunto a casa di mia zia, una donna di 35 anni molto piacente che era stata spesso oggetto dei miei sogni erotici, per trascorrere una breve vacanza dopo gli esami di maturità.
Mia zia mi accolse come sempre con grande calore.
Le giornate al mare erano molto belle e mi divertivo molto.
Ammiravo le curve di mia zia in costume (sarebbe forse meglio chiamarlo tanga) e fantasticavo di scene erotiche con lei.
Ma forse il cambiamento d’aria, forse il cambiamento di tipo di cucina, sta di fatto che erano alcuni giorni che non riuscivo ad andare in bagno.
La sera a cena dissi a mia zia :
“Sai zia, da quando sono arrivato non sono ancora riuscito ad andare in bagno… ” allora la zia mi disse di mangiare alcune prugne molto mature che aveva comprato la mattina al mercato:
“Vedrai che con queste risolvi il tuo problema, se poi non bastasse… allora… ” un malizioso sorriso si stampò sulle sue labbra,
“allora useremo un altro “frutto. ”
Era chiaro che alludesse alla peretta!
L’idea che mia zia mi avrebbe fatto un clistere mi fece sobbalzare sulla sedia e fui pervaso da un misto di vergogna ed eccitazione.
Comunque mangiai le prugne e andai a dormire in preda a quello strano senso di prurigine che mi avevano infuso le parole di mia zia.
Il mattino successivo provai ad andare in bagno; entrando vidi una grossa pera di gomma appoggiata sul bordo della vasca.
Era chiaro che la zia l’aveva preparata nel caso in cui io non fossi riuscito a liberarmi spontaneamente.
Vedendo la pera capii che la zia faceva sul serio e cominciai a temere per il mio culetto e mi impegnai sul water…. ma non ci fu nulla da fare, il mio intestino non ne voleva sapere ed io mi sentivo sempre più costipato.
Andai fuori nella veranda per fare colazione.
Lì c’era mia zia che mi chiese:
“Allora? Sei andato di corpo? ”
Provai a dire che sì… un po’ le prugne avevano avuto effetto… ma non ci volle tanto alla zia capire qual era la verità.
“Se le prugne non hanno funzionato, vorrà dire che ti farò una peretta! ”
“Ma no zia! Aspettiamo ancora un giorno.. ” risposi io piuttosto imbarazzato. Ma la zia fù inflessibile.
“Un bel clistere ti rimetterà a posto – disse – e poi vedrai che sarà piacevole… ! ”
“E come me lo farai questo clistere? ”
“Ho già preparato in bagno una pera di gomma.. Vai là e aspettami. ”
Così dicendo andò verso la cucina e tornò con una pentola piena di acqua calda mescolata a sapone ed olio.
Prese la pera, immerse la cannula dentro la pentola ed aspirò il liquido caldo che andò a riempire completamente la pera; poi cosparse la cannula con del sapone semiliquido:
“Il sapone ti brucerà un po’, ma l’acqua è molto calda e ti aiuterà a liberarti presto. ”
Impegnato ad assistere alle operazioni di preparazione della pera, non avevo notato che la zia era praticamente nuda: sotto la vestaglia si potevano intravedere i capezzoli dei seni e la peluria della fica.
“Ma zia è proprio necessaria questa peretta? ” le chiesi mentre lei era ormai pronta.
“Su non fare il bambino, ora spogliati completamente ed entra dentro la vasca da bagno”.
L’idea del clistere, quelle parole e la trasparenza della vestaglia di zia mi provocarono un’erezione imperiosa.
Quando fui nudo la cosa fu ben chiara anche alla zia che la sottolineò con quel suo sorrisetto malizioso.
“Ora mettiti in ginocchio con il sedere ben proteso. Ti riempirò l’intestino con l’acqua saponata. Tu cerca di trattenerla più che puoi, ma poi liberati senza vergogna. ”
Mi inginocchiai, abbassai la testa fino al fondo della vasca.
Sentii le dita della zia che mi aprivano le natiche e la cannula della pera che si faceva strada nel mio culo .
Quando la cannula fu completamente infilata la zia cominciò a premere la membrana della pera ed il liquido iniziò a riempirmi la pancia. In quel momento mi ritornò alla mente un pallido flash di quando, ancora bambino, mia madre ogni tanto mi faceva la peretta.
Mi portava in bagno, si sedeva sul bordo della vasca, mi metteva a pancia in sotto sulle sue ginocchia, mi “infilzava” e poco dopo sentivo correre una brodaglia calda lungo le mie gambe.
Anche oggi, come allora, avrei di lì a poco sentito la brodaglia calda defluirmi lungo le cosce e, cosa che mi eccitava fortemente, la zia avrebbe assistito allo spettacolino.
Intanto la zia con una mano continuava a premere la pera, con l’altra mi massaggiava dolcemente la schiena.
L’effetto combinato del sapone e dell’acqua calda cominciava a farsi sentire e avvertivo dei rumori strani provenire dall’intestino.
Cercai di trattenermi ulteriormente ma fu impossibile.
Mi liberai all’improvviso espellendo la pera ed inondando la mano di zia oltre che il fondo della vasca.
Dopo qualche attimo mi scaricai definitivamente con un secondo rigurgito.
“Bravo, hai visto com’è piacevole ricevere il clistere? Sai, forse non te lo ricordi ma quando eri piccolo anche tua madre ti faceva la peretta, le insegnai io come fare, e tu a differenza degli altri sembravi gradire questo trattamento. Adesso lavati bene il culo e le gambe e fai defluire l’acqua della vasca. ”
Mentre diceva queste cose preparava una seconda volta la pera; ne insaponò la cannula con cura e porgendomela mi disse:
“Tieni, ora sarai tu a farmi il clistere! ”
Prima che potessi dire qualcosa, si sfilò la vestaglia ed entrò dentro la vasca mettendosi in posizione per ricevere la peretta.
Io esitai; non riuscivo a capacitarmi della situazione: mia zia nuda con tutte le grazie ben in vista mi supplicava di farle un clistere!
“Che fai? Ti sei paralizzato? Forza infilami quella pera nel culo! ”
Così feci. Le appoggiai la cannula alle soglie dell’ano e poi spinsi; entrò senza problemi, segno che quel culo era abituato a ricevere ben altro.
Dopo un po’ la zia cominciò a dar segni di insofferenza.
Io ero ormai in uno stato di eccitazione indescrivibile; senza pensarci su due volte le infilai due dita nella fica.
“Ti sei deciso finalmente! Cosa stavi aspettando…. ”
Ansimava sempre più emettendo dei rantoli rauchi e mentre con la cannula le lavoravo il buco del culo, con le dita la vulva che era totalmente allagata.
Ebbe un orgasmo osceno sbrodolando dal culo l’acqua saponata mista a merda.
Quando si riebbe, si pulì, si mise a sedere sul bordo della vasca e mi disse:
“Vieni qua che meriti un bel premio! ”
Prese il mio uccello in bocca e attaccò un pompino come mai mi capiterà più di ricevere; dopo avermi portato sull’orlo dell’orgasmo, si alzò in piedi e mi disse:
“Ora il clistere me lo farai col tuo cazzo! ” si girò di spalle, si chinò in avanti, si aprì le natiche con le mani implorandomi di incularla.
Lo feci; e furono pochi colpi ma ben assestati; e il suo culo fu di nuovo pieno, stavolta del mio sperma. FINE

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