Dedicata a Liliana, o meglio alla sua amica senza nome che mi ha dato l’idea.
Una radura,
Assolata si apre,
Dove la foresta si dirada.
Erba umida e fresca
Accoglie la mia schiena nuda,
Una formica solletica il polpaccio,
Attorno al ginocchio si inerpica.
E tu seduta,
A cavalcioni sul mio grembo,
Lo sguardo assorto in un punto,
Al di là di me,
Forse oltre il mondo.
Una catena di monti ci circonda,
La terra pare solo nostra,
Il tuo calore,
Sull’ombelico le prime gocce incerte,
E sei sorgente,
Uno zampillo che mormora,
Orini su di me.
Il calore si allarga,
La pancia fradicia,
Una polla,
La tua pipì lungo i fianchi,
Mentre ben più del tuo peso mi trattiene,
Immobile,
Il piacere di farmi sporcare.
Eccitato rimango,
In tuo potere,
Mentre ti svuoti la vescica,
E l’erezione già senti risalire,
Ti vuole
A sfiorare tesa il tuo sedere.