Guardi e sorridi,
La tua mano a rovistare praline e gianduiotti,
Tra gelatine di frutta mi ritrovi,
Confuso,
L’unico boero superstite,
Rimasto ancora chiuso.
Non ci volevo sperare,
Ma mi scegli,
Dal fiocco in cima mi prendi
E mi sollevi.
Tirando i lembi sciogli la velina
Che richiamava lucida i tuoi occhi.
Togli la carta argentata
E mi denudi.
Resterei qui,
Fra le tue dita per sempre,
Mentre rimiri il mortale involucro bruno
E le narici ti inebria il mio profumo.
Poi le tue labbra su di me,
Mi metti in bocca,
Mi tieni sopra la lingua,
Nel palato,
E il tuo calore mi fonde a poco a poco,
Mugoli piano,
Cede d’amore la calotta,
È quasi un gioco.
Sono una cattedrale che si incrina
Avviluppata nel buio,
Pulsando,
Dove la tua lingua mi consuma.
I denti premono ancora.
È la fine che da tempo anelavo,
Una piccola crepa, il cacao crocca
E sono tuo,
Mentre il liquore invade la tua bocca.
Il liquore invade la bocca. Un finale bellissimo. Complimenti all’autore