Una voce alla radio, era solo una voce alla radio, ogni mattina sentiva quella voce, era calda, dava dei bei consigli, mi eccitava, non sapevo dove si trovava quella radio, ignoravo che era vicino a dove lavoravo io, una sera dopo un turno di lavoro chiamai il numero, lo davano spesso in radio, sentii quella voce calda che parlando con me usava un tono suadente, parlammo di bugie e verità, poi ci salutammo.
Ci vollero tanti turni di notte e una piccola oretta con dei miei colleghi per rendermi conto che volevo un’emozione in più, affermavano che ero adrenalinica, cercavo troppo spesso le emozioni forti, godevo nel sentire l’emozione corrermi lungo la schiena, era vero.
Quel pomeriggio ero di riposo e chiamai quella voce che correva sulle onde medie seducendo molte ragazzine, gli chiesi di vederci da lui e da soli, a patto che le luci fossero basse, non volevo sapere come fosse il suo viso, com’era prevedibile accetto.
Mi misi una gonna cortissima, e un top sotto la piega del seno, tutto del mio abbigliamento faceva pensare al sesso, era estate e la pelle profumava di fiori, caldo e sudore, passai a salutare i miei colleghi prima di andare all’incontro con quella voce, il loro sguardo sulle mie gambe lunghe esaltate dai tacchi a spillo e spezzate solo da una gonna che arrivava sotto le natiche mi mise una certa eccitazione sapevo che lavorare con me era difficile ma ora con quest’ennesima immagine nelle loro menti sarebbe stato ancora peggio.
Mi divertivo a stuzzicarli, li eccitavo sapendo che un giorno uno di loro durante un turno di notte mi avrebbero sbattuto sul cofano della macchina aprendomi le cosce e facendomi assaggiare il loro cazzo senza nemmeno aspettare che il gli concedessi il permesso, forse volevo proprio essere sodomizzata da loro, sentili scivolare dentro di me eccitati e duri come marmo, dirmi che ero una gran troia cui piace sentirsi sbattere.
Questi pensieri mi avevano inumidito la vulva, e quando arrivai in radio ero gia molto eccitata, l’adrenalina era in circolo, la sentivo pulsare dentro, suonai il citofono e quella voce mi disse di salire, la porta era accostata, le luci basse, i miei sensi erano tutti all’erta, percepivo la sua presenza dietro di me, non sapevo se voltarmi o lasciare che fosse lui a condurre il gioco, ma subito senti le sue mani afferrarmi e spingermi verso l’altra stanza dove c’era un piccolo mobile bar con di fronte un divano, lasciai che mi bendasse, sentivo che quel gioco poteva piacermi, la benda stretta mi eccitava, ma non parlai, lui invece mi chiese se volevo bere, risposi di sé, e mi porto alle labbra un bicchiere ghiacciato con un martini dry, mi fece bere sorseggiandolo con calma e quando gli chiesi dove fosse la ciliegina mi ritrovai le sue labbra sulle mie e la lingua che mi adagiava la ciliegina sulla mia lingua, mi sembro il frutto più buono che non avessi mai assaggiato.
Senti le sue mani che mi accarezzavano il collo, un fremito m’invase il corpo, quella benda m’impediva di vedere il suo sguardo, ma sentivo che doveva essere eccitato sentivo il suo membro duro mentre si strusciava contro di me, la sua bocca mi stava baciando sulla nuca, le sue mani sfioravano il mio addome per poi insinuarsi sotto il top palpando i miei seni stringendoli, facendomi gridare di piacere.
Sentivo che mi spingeva contro il divano facendomi mettere carponi con le mani appoggiate alla spalliera e lui con la testa appoggiata al sedile del divano mi spingeva verso la sua bocca scostando il perizoma con la lingua dalla mia vulva mi senti morire, un piacere immenso mi pervase tutta, mi stava scrutando dentro, divenne dura come un piccolo fallo, entrava e usciva come se mi volesse penetrare con tutta la sua voracità, stavo godendo, il mio
orgasmo scendeva lento, goccia dopo goccia sentivo lui che mi succhiava questa linfa dal mio corpo, quasi a volerne ancora, gli chiesi di scoparmi, volevo essere presa cosi come mi trovavo.
Usci dalle mie gambe e afferrandomi con decisione mi guido verso il bagno, mi chiese se avessi mai fatto un clistere, io dissi di si, ma che non mi piacevano, lui rise e poi mi rispose che forse era giunto il momento di godere anche con un clistere, mi preparò con curo, mise un cuscino sotto il mio addome mettendomi carponi con il sedere sollevato incomincio a oliare il mio orifizio con un po’ di vaselina , poi introdusse la canula dentro, lentamente, sentivo che entrava e come per effetto dell’eccitazione ne chiedevo ancora, poi senti il liquido caldo che scendeva dentro, fu bellissimo, sentivo la pressione dentro di me , non volevo finisse mai, ma poi lui inizio a ritrarre la canula , mi mise in piedi e dopo un secondo sentivo una grande voglia di scappare a sedermi sulla tazza , quando mi fui liberata mi sentivo ancora più eccitata, lui non mi aveva mollato un attimo, era rimasto li a guardare la scena, mi aiutò ad asciugarmi e poi con la stessa metodica precisione con cui mi aveva fatto il clistere, mi fece chinare ancora sul divano, e allargandomi le natiche inizio in suo gioco, con il membro duro sentivo che giocava con la mia fica ormai completamente bagnata, aperta, sensibile ad ogni nuova vibrazione, introduceva lentamente la cappella poi tutta l’asta, per tirarlo nuovamente fuori e farmelo sentire vicino all’ano, io lo chiamavo a me con voracità, lo volevo, volevo essere presa, lui lo aveva capito, mi afferro per i fianchi e inizio a sbattermi con forza verso il suo cazzo , con colpi ben assestati, ritmati, , le mie labbra ripetevano si, ancora, dai, sbattimi e lui mi diceva si godi troia, grande porca ti piace essere scopata, la mia eccitazione era al limite, era tutto un fuoco, sembrava che stava per godere quando in una frazione di secondo il suo membro con scatto felino uscendo dalla mia fica si ritrovo immerso sino alle palle nel mio bel culo, si incredibile, il mio orifizio si era aperto come il burro si scioglie con il calore, iniziai a schizzare , non riuscivo più a smettere di godere , mi riempiva totalmente, e io godevo godevo , schizzai sulle sue gambe , sul divano, e più godevo più lui spingeva dentro , quelle forti mano sui miei fianchi, che mi prendevano con decisione per farmi sentire appagata.
Quando tutto fini io mi risistemai lui mi accompagno alla porta e togliendomi la benda chiuse la porta dietro di me , io non seppi mai che viso avesse quella voce che spesso sentivo per radio.
FINE