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In ospedale con Samantha

Ero stato ricoverato in ospedale per una settimana, per un semplicissimo intervento di appendicite, ma pur avendo vent’anni, era la prima volta che andavo in ospedale, i miei erano al di fuori di tutto perché proprio in quella settimana erano all’estero per lavoro, in genere le persone hanno sempre dei brutti ricordi legati all’ospedale, purtroppo, io fortunosamente invece ho un bellissimo ricordo dell’ospedale, ed anzi, ogni volta che ne vedo uno nei mie vagabondaggi, il pensiero mi ritorna puntuale a lei, Samantha.
La conobbi il primo giorno d’ospedale, quando mi venne a portare il termometro per misurare la temperatura: quando la vidì trasalii, come se avessi avuto un deja vous, perché una bellezza così vestita da infermiera finora l’avevo solo sognata.
Aveva lunghi capelli neri che le scivolavano lungo le spalle, due occhi chiari come l’acqua dei torrenti di montagna, due gambe snelle e lunghe, ed un seno sodo che spingeva in fuori da quella camicetta bianca, che mostrava sempre i capezzoli duri e in fuori.
Samantha non doveva essere una ragazza che si faceva molti scrupoli, di qualunque genere essi fossero, ed ha capito subito che ero terribilmente attratto da lei, così per il mio piacere era sempre lei che mi portava le cose nella mia stanza, sempre lei con cui scherzavo e con cui parlavo, sempre lei che mi accudiva, con un fare un po’ da mamma.
Quel che preferivo del suo modo di fare, era la sua voglia di mostrare, o non mostrare le sue grazie, in uno stimolante gioco di vedo/non vedo, ed io adoravo quando si piegava a raccogliere qualcosa o a fare qualcos’altro, e mi faceva intravedere i suoi seni, racchiusi nelle coppe trinate del suo reggiseno blu, o il suo sedere, accompagnato da calze e reggicalze.
L’ultimo giorno quando andai via, la salutai tristemente, lei lo vide, e senza accorgermene, mi infilò un biglietto nella tasca.
Quando a casa me lo ritrovai, lessi:
“ore 22: 00, oggi mercoledì, via delle cant….. “.
Quando varcai la soglia del suo appartamento, la trovai come in ospedale, vale a dire, vestita da infermiera.
Feci per salutarla, ma lei mi mise una mano sulla bocca e non mi fece parlare, mi portò sul divano di salotto e mi fece accomodare.
Poi iniziò un conturbante strip, molto lentamente, finché non rimase completamente nuda.
Spogliò anche me, ed entrambi nudi, si fece leccare tutta, dove voleva lei.
Poi mi mise il pene nel seno e lo massaggiò delicatamente, andammo avanti con questi preliminari per un bel po’, ma quando finalmente facemmo l’amore, entrambi esplodemmo di libidine, l’uno nell’altro.
Adesso Samantha ha cambiato città, ed io ne sento ancora la mancanza. FINE

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