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Una calda serata

In una calda serata del mese di Giugno, durante la solita passeggiata nel parco con il mio cane Rock, incontrai Edo, l’amico di Gianni con cui un mese prima avevo passato una splendida serata ad una festa privata.
Ricordo che fra tutti i ragazzi non solo era il più carismatico ma parlava di sesso e di situazioni di piacere attirando l’attenzione di tutti.
Mi erano rimasti i suoi discorsi nello stomaco e avrei voluto rivederlo ed ora d’improvviso eccolo qua, tutto trafelato, attraversare il vialetto principale.
Mi riconobbe, si fermò e iniziammo a chiacchierare serenamente.
Mentre parlava riassaporavo le sue parole sperando di ricreare quell’atmosfera carica di tensione vissuta alla festa.
Lui si voltò verso il mio cane e sorridendo commentò il vano tentativo di Rock di accoppiarsi con una cagnetta di passaggio.
Io dissi che era un po’ di tempo che Rock manifestava desiderio anche perché ormai non era più un cucciolone, anzi era uno splendido mastino napoletano che avrebbe fatto perdere la testa a chiunque.
D’improvviso, sempre sorridendo ma guardandomi fisso negli occhi, mi suggerì di pensarci direttamente io al soddisfacimento di Rock e aggiunse quanto i cani fossero molto sensibili alle delicate mani di un essere umano.
Rimasi sbalordita e cercai di ridere per levarmi dalla situazione di imbarazzo in cui ero caduta; cambiò discorso e mi informò della sua prossima partenza per un mese negli U. S. A. per lavoro.
Alla fine mi salutò baciandomi con discrezione ma prolungo l’abbraccio e disse che al suo ritorno sarebbe tornato a cercarmi.
Mentre si allontanava mi ricordò di pensare a Rock e al bene che avrei potuto fargli.
Tornai a casa.
Alla sera me ne stavo seduta davanti al televisore; Rock inizio a leccarsi come suo solito l’inguine e si dedicò delicatamente alla sua robusta ed immediata erezione.
Ripensai alle parole di Edo e contemporaneamente Rock si mise a fissarmi.
Alcune volte Rock si era strusciato sulla mia gamba ma l’avevo sempre dissuaso e lasciato perdere.
Provai a pensare di toccarlo.
Mi stupii di averlo pensato e censurai questa oscena visione sebbene solo mentale.
Rock continuava a guardarmi e, dopo un po’ riimmaginai di accarezzargli il sesso anzi mi avvicinai a lui e con mia grande sorpresa ebbi il coraggio di sfiorarlo; mi sentivo ridicola, incapace, ma stava crescendo in me la coscienza che avrei potuto fare qualcosa per il suo godimento.
Amavo Rock ma mai avrei pensato di poter essere io a farlo godere.
Volevo masturbarlo ma tentai invano e alla fine mi sentii stupida e mi vergognai di averci provato.
L’indomani al ritorno a casa dalla mattinata di lavoro trovai sulla porta un pacchetto.
Mentre scendevo le scale per andare al parco con Rock, lo aprì.
C’era una videocassetta e un biglietto che diceva:
“Ad una ragazza speciale da un ragazzo speciale con l’augurio di vivere sempre intensamente. A presto. Edo. P. s. : spero che tu non ti offenda ma anzi ti serva per voler sempre più bene a Rock. ”
Guardai la copertina.
Ero sconvolta e contenta.
Gli interessavo ma come osava spingersi così avanti.
Regalare una cassetta di sesso fra donne e cani era assolutamente fuori da ogni regola e non ero abituata a respingere tali possibili offese.
Alla sera dopo ridicoli tentativi di non pensarci più e cestinarla, spinsi la cassetta nel video.
Ero come paralizzata; fu il video più impressionante che avessi mai visto.
Mi disgustava, mi irritava vedere tali scene.
Fui colpita dalla apparente voglia di accoppiarsi di un cane terranova.
La donna recitava schifosamente ma il cane si dimenava come un ossesso.
Cambiò la scena: si vedeva una donna orientale prendere tra le mani il sesso di un cane e portarselo alla bocca.
Lo succhiava e lo leccava come fosse quello di un uomo.
Ero pietrificata.
Ma rimasi senza fiato quando la telecamera inquadrò in primo piano il cane che veniva copiosamente sulle labbra della donna.
Tornò la scena di prima, il cane continuava a premere contro il bacino della donna.
Ci fu una zoomata e si vedeva come la vagina accogliesse il pene del cane che ad un tratto si sfilò facendo colare vistosamente una grande quantità di sperma.
Fui sorpresa dal vedere che il cane aveva infilato tutto il pene compreso due rigonfiamenti alla base che sembravano i testicoli.
Dopo due altre scene meno violente il filmato terminò.
Ero inebetita, mi chiedevo come avessi fatto a vedere una cassetta del genere.
Mi sentivo stordita ed ero infastidita dal fatto che un uomo in qualche modo era mio complice in questa
incresciosa faccenda.
La notte dormii male ma al mattino tutto riprese come sempre.
Pensai a Edo e al fatto che comunque mi piaceva molto, era assolutamente desiderabile.
Alla sera ero di nuovo a casa con il mio fedele compagno Rock.
Guardavo la televisione ma passavo da un canale all’altro senza nessuna convinzione od interesse.
Ero nervosa e agitata.
Verso le 11 pensai di andare a dormire ma non riuscivo a rasserenarmi.
Non ci potevo credere ma inconsciamente mi venne la voglia di rivedere la cassetta. Mi volevo convincere che fosse solo per un attimo, così tanto per rivedere qualcosa di inutile e stupido, ma intanto la rividi tutta.
Rivedevo quelle scene ed il mio cervello, in modo subdolo, iniziava a ragionarci sopra senza che quasi me ne accorgessi.
Cercavo di isolare la sensazione di schifo che a volte tornava e riflettevo sul fatto che comunque una donna e un cane stavano avendo un amplesso ed il cane godeva.
La vista dello sperma così abbondante confermava i miei pensieri.
Mi sembrava impossibile, solo un sogno ed invece era tutto vero.
Passò un’altra giornata e alla sera ancora infilai la cassetta nel video.
Ormai avevo digerito anche le scene più torbide e pensai che comunque se si giravano scene del genere c’era qualcuno che le apprezzava.
Mi feci una doccia per rinfrescarmi e mi diressi a letto, Rock mi aspettava ai piedi del letto.
Ormai erano mesi che non lo facevo più salire sopra e si era rassegnato.
Era la solita serata da single e dopo una bella doccia ci stava bene un orgasmo in tutto solitudine.
La mia mano era già sul pube con le dita che dolcemente mi scivolavano dentro e mi stavo concentrando sulle sensazioni e sui miei soliti pensieri per far salire l’eccitazione.
Fu difficile ammetterlo a me stessa ma immaginai cose avesse fatto Rock se mi fossi avvicinata nuda ed eccitata a lui.
Con imbarazzo lo feci; scesi dal letto, mi misi carponi e avvicinai il mio bacino al suo muso.
Tirò su la testa e annuso il mio bel culetto ancora profumato di bagnoschiuma.
Sentivo il suo naso scorrere in mezzo alle natiche e rabbrividivo involontariamente per l’emozione legata a questa insolita situazione.
Avrei voluti parlargli, incitarlo ma non avevo il coraggio di dire niente.
Alternavo sensazioni di ridicolo ad incredibili e bestiali stimoli sessuali.
Improvvisamente sentì la sua calda e ruvida lingua bagnarmi il sesso ormai sempre più eccitato.
Duro poco, poi continuò ad annusarmi.
Non sapevo come fare, come comportarmi.
Stavo lì impacciata e mi sentivo sempre più bagnata.
Rock mi girò attorno e sembrava volesse giocare.
Inutile, non aveva capito cosa doveva fare…
Il fallimento da una parte mi induceva a pensare quanto idiota fosse ciò che stavo facendo ma dall’altra, quasi involontariamente, mi faceva intestardire sempre più in questo gioco perverso.
Tornai a letto ma dopo poco andai in bagno e in solitudine raggiunsi un orgasmo molto intenso.
Il giorno dopo ero in ferie e dormii a lungo.
Proprio Rock mi svegliò e lo feci uscire in cortile.
Passai la mattinata a riordinare ma la mente spesso si fermava a meditare su ciò che avevo fatto la sera prima.
Ripensai un po’ a tutti gli avvenimenti, a Edo, alla videocassetta, a Rock e la sua voglia insoddisfatta, a me e a cosa mi stava capitando.
Stavo diventando una maniaca del sesso?
Non mi vergognavo ad aver, anche solo per un attimo, desiderato di avere un rapporto sessuale con Rock?
Eppure tutto quanto era successo.
Anzi in un certo senso ero infastidita dal fatto di non essere riuscita a farmi capire da Rock.
Non mi aveva voluta, non aveva capito che ero lì tutta per lui, doveva solo salirmi sopra e avrebbe finalmente avuto anche lui il suo orgasmo.
Nel tardo pomeriggio ci recammo al parco.
Dopo un po’ arrivò una splendida cagna a pelo lungo, un pastore maremmano, e Rock fu subito elettrizzato.
La cagna era in calore.
Dopo i primi approcci e annusamenti Rock tentò di montarla e tirò fuori il suo splendido sesso tutto lucido e turgido.
La cagna si rifiutava cortesemente e Rock stava impazzendo.
Il padrone, un anziano signore, non pareva troppo preoccupato e a me sembrava impossibile che finalmente Rock c’è l’avesse fatta.
In realtà Rock era tutt’altro che riuscito a combinare qualcosa anzi sembrava rincitrullito; non capiva più niente, aveva solo più in mente una cosa ma probabilmente la giovane età gli impediva di comportarsi in maniera più astuta.
Il padrone era sempre più distante ed il parco era semideserto.
All’improvviso fui folgorata da un’idea oscena e dopo averla pensata già me ne vergognavo terribilmente.
Volevo avere addosso l’odore di quella femmina per rendermi desiderabile a Rock.
Non so quale istinto più recondito mi spinse a tanto coraggio ma mi avvicinai alla cagna, presi rapidamente confidenza e dopo le toccai il sesso.
Era bagnato ed il mio dito si ricoprì del suo liquido.
Mi chinai, la toccai sempre più internamente e poi estrassi il dito e velocemente lo portai sotto la gonna: scostai le mutandine e infilai il dito nel mio sesso già umido.
Rifeci l’operazione più volte e alla fine, quasi mi sentissi una ladra, tornai in tutta fretta a casa, trascinandomi Rock al guinzaglio.
Non ne voleva sapere di lasciare la cagna in quelle condizioni ma l’odore del mio dito lo distolse dal pensiero.
Entrammo in casa di corsa, mi diressi verso la camera abbandonando per la strada i vestiti.
Ero come in trance, volevo solo una cosa, godere insieme a Rock.
Lo chiamai, ero già a quattro gambe: immediatamente mi leccò le labbra ancora intrise dell’odore della cagna.
Sentivo la sua lingua calda intrufolarsi sempre più avidamente dentro di me.
Mi voltai e vidi che era eccitato: ad un tratto sentii la sue zampe sulla schiena e fra le natiche un caldo e umido oggetto che premeva.
Cercai con la mano di facilitare l’operazione e come per incanto mi penetrò fortemente.
Era una sensazione splendida, era come avere dentro il membro di un uomo.
Sentivo le sue unghie sulla schiena e il lieve dolore aumentava il piacere dei suoi colpi.
Era straordinario, mi sentivo una cagna in calore ed in effetti ero immensamente eccitata.
Raggiunsi l’orgasmo in breve tempo: fu sconvolgente, terrificante, un qualcosa di selvaggio, bestiale, incontrollabile.
Rock continuava a restare dentro e, dopo essersi fermato un momento, riprese a spingere, a dimenarsi dentro di me.
Per mezz’ora rimanemmo uniti.
Venni 3 volte e intuì che anche lui aveva goduto con me.
Quando si staccò vidi per la prima volta il suo pene in tutta la sua grandezza e ne fui contenta.
Sulle mie cosce colava una grande quantità di sperma misto agli umori conseguenti i miei orgasmi.
Fu un’esperienza indimenticabile, fortissima, qualcosa di completamente diverso da ciò che avevo sempre fatto.
Forse era dovuto alla sensazione di proibito, alla situazione di trasgredire in modo così bestiale e perverso ma nello stesso tempo di provare così tanto e tale piacere proprio con l’essere vivente a cui volevo più bene, il mio compagno inseparabile ed ora anche amante.
Quando ci ripenso, poco dopo, spesso, mi sento bagnata e dentro di me sorrido di questo mio piccolo, grande segreto. FINE

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