Stille di pioggia s’infrangono contro la finestrella del seminterrato dove Luigi abita. L’alloggio, assai modesto, consta di due stanze più i servizi e si trova a ridosso del centro storico, all’angolo fra Via Garibaldi e Via XXV Aprile, in un vecchio condominio di sei piani.
Sono le cinque di pomeriggio. Già da un’ora Luigi se ne sta seduto ai piedi della finestrella. Da quel punto di osservazione scruta i corpi delle persone che transitano sul marciapiede davanti a lui.
Un imprevisto temporale estivo ha scaricato sulla città un’enorme quantità d’acqua, allagando strade e cantine. La precipitazione è durata circa mezz’ora e ora sembra stia per esaurirsi.
Un variopinto flusso di persone percorre in entrambi i sensi i marciapiedi ai lati della strada. Sono perlopiù giovani che il sabato invadono i negozi del centro per fare shopping.
Nascosto alla loro vista, Luigi osserva con interesse le gambe delle donne che transitano dinanzi la postazione.
Col sopraggiungere della stagione estiva molte di loro hanno abbandonato collant e autoreggenti e, sotto la gonna, mostrano la parte migliore del corpo.
Con l’esperienza accumulata in tanti anni di appostamenti Luigi è diventato un gran conoscitore dei gusti femminili, soprattutto per ciò che concerne la scelta delle mutandine. Ha assistito al rapido diffondersi del perizoma e ultimamente delle culottes, ma da buon cultore dell’abbigliamento erotico ha una predilezione per le mutandine di pizzo, soprattutto di quelle nere, che eccitano come nessun altro capo di biancheria intima la sua fantasia, specie se chi le indossa, oltre ad avere gambe affusolate e ben tornite, ha anche un bel culetto.
Due ragazze, dall’età apparente di vent’anni, sostano dinanzi la finestra, ignare della presenza dell’uomo. Parlano liberamente dei loro amori, delle passioni. Confidandosi ogni minimo particolare riguardante le loro acerbe esperienze di sesso.
Luigi non può ascoltare i loro discorsi. Attraverso i vetri insudiciati di polvere e di pioggia osserva il panorama di carne che le due esibiscono sotto le gonne.
Entrambe indossano un sottile perizoma di colore nero. La sottile striscia di tessuto preme nell’incavo dei glutei e li separa. Ai piedi calzano scarpe dai tacchi alti; utili a snellire le gambe. La più tarchiata ha un paio di cosce non male che convergono su un culetto floscio: in ogni caso desiderabile. L’altra, più sottile e gracile, porta alla caviglia un bracciale dorato e nello stesso punto ha impresso un piccolo tatuaggio.
Le ragazze, riparate dagli ombrelli, restano a chiacchierare sotto la pioggia per alcuni minuti, poi si salutano. Luigi avrebbe desiderato ascoltare i loro discorsi, ma la pioggia ha impedito il realizzarsi di questo suo desiderio.
Dopo la pioggia la temperatura dell’aria sembra essersi rinfrescata. Luigi afferra l’asta che serve ad aprire il gancio che tiene serrata la finestrella e l’apre. Una ventata di aria fresca inonda la stanza, portando dietro di sé anche i rumori della strada.
Alcuni raggi di sole si liberano fra le nubi e penetrano nella stanza ricamando sul pavimento un intrico capriccioso di riflessi iridati.
Rallegrato dal cambio di clima e incantato dai giochi di colore che vanno disegnandosi sul pavimento, pensa a ciò che dovrà preparare per cena.
Assorto nei pensieri ne è distolto dall’improvvisa comparsa di un paio di cosce che mettono i brividi.
La donna sosta dinanzi la finestrella e sembra non volersi allontanare.
Indossa un abito di raso di colore lilla, con dei fiorellini multicolori.
L’orlo della gonna è a metà coscia o forse anche più su. Ai piedi calza un paio di sandali dello stesso colore della gonna, con tacco basso.
La donna fa un passo in avanti posizionandosi col sedere verso la postazione di Luigi. Alcune monete metalliche le scivolano dal portamonete e vanno a cadere sul selciato. Lei, con molta naturalezza, si china e inizia a raccoglierle, minuziosamente.
Lo spettacolo che si presenta agli occhi di Luigi è a dir poco incantevole.
La donna, sotto la gonna, non indossa alcun indumento intimo. L’attenzione dell’uomo è attirata dalla visione dal rigonfiamento delle labbra della vulva, che viste da sotto sembrano quella di una susina. Ma un particolare anatomico tradisce l’identità della donna. Si tratta di un peduncolo emorroidale che fa bella mostra di sé a ridosso dello sfintere anale.
Quel culetto, che tanto impudicamente fa mostra di sé, appartiene a Dora; la “vacca” che abita al terzo piano nello stesso stabile di Luigi. La donna, per l’ennesima volta, vuole divertirsi alle sue spalle, ben sapendo che lui trascorre gran parte del tempo libero appostato alla finestra a rimirare il passeggio della gente.
La donna, raccatta con apparente disinvoltura le monete, muovendo in maniera impercettibile i tacchi delle scarpe in modo che ruoti anche il culo.
Raccoglie fino l’ultimo spicciolo, poi con disinvoltura si rialza. Aggiusta la gonna, stirandola con le dita verso il basso, e s’incammina verso il portone d’ingresso del condominio.
Per tutto il tempo Luigi è rimasto incantato da quella visione ed ha continuato a toccarsi con la mano l’uccello.
La visione di quelle piccanti forme lo hanno eccitato. Ora che se ne è andata ha voglia di masturbarsi liberando il proprio istinto sessuale.
Con la mano stringe il corpo dell’uccello e inizia a menarlo, piano, sfregando col palmo della mano anche la superficie della cappella.
Il trillo del cellulare interrompe la sua azione. Afferra l’apparecchio telefonico, che tiene a portata di mano sul tavolino, e risponde.
– Pronto! –
– Ciao! Sono mamma, hai preparato la cena? –
– Uffa! Ma stai sempre a rompere. No! non l’ho preparata e poi manca ancora un po’ di tempo prima di cena –
– L’insalata è già lavata. La trovi nel frigorifero, insieme al formaggio e alla bistecca di cavallo. Dopo che hai cenato lascia tegami e piatti nel lavandino.
Domani passo io a pulire –
– Si, va bene, ho capito. Hai altro da dirmi? –
– No. Stammi bene. Ciao, tesoro! –
Luigi osserva le lancette dell’orologio che gli avvolge il polso: segnano le sette e cinque. Accende la tivù e apparecchia la tavola, poi inizia a prepararsi da mangiare.
Dopo che ha consumato la cena trascorre il resto della serata incollato dinanzi il televisore, a guardare un ignobile programma musicale di Canale 5 con protagonisti la Pavone e Little Tony. Verso le undici spense la tivù e va ad appostarsi sotto la finestrella.
La stanza è completamente al buio. Un flebile fascio di luce, che proviene dalle lampade che illuminano la strada, filtra attraverso le inferriate e rischiara il pavimento della stanza. Luigi accende una Marlboro. Inspira profondamente il fumo e lo caccia fuori disegnando piccoli cerchi di colore azzurro.
A mezzanotte, come d’incanto, la strada si anima di puttane e viados.
Le prostitute sostano ai bordi del marciapiede, distanziate una dall’altra.
Alcune, di colore, stanno riunite in gruppi di due o anche tre e contattano i clienti insieme, reclamizzando tipo di prestazione e prezzo.
A Luigi piace ascoltare le parole che si scambiano le prostitute e clienti, ma ancor di più lo eccita udire il tipo di richieste dei clienti e il modo in cui sono esplicitate.
Trascorre più di mezz’ora durante la quale le prostitute salgono e scendono dalle vetture dei clienti senza interruzione. Improvvisamente una Mercedes grigia metallizzata si ferma dinanzi al marciapiede: proprio di fronte la finestrella dove Luigi è schierato.
La portiera si apre. Un bellissimo paio di gambe, lunghe e fusiformi, fanno capolino e colpiscono immediatamente la fantasia di Luigi. La donna che scende dall’autovettura è una bellissima prostituta dalla pelle nera. Le forme del corpo, piuttosto accattivanti, la fanno assomigliare a Venus Williams, ma non è lei. Saluta il casuale accompagnatore e, borsetta tracollo, inizia a passeggiare nel tratto di marciapiede prospiciente il seminterrato.
La ragazza, piuttosto alta e dalla vita sottile, ha delle forme perfette. Il viso è giovanile. Una chioma fluente di capelli neri e mossi le scende fino sulle spalle, conferendole un aspetto seducente. Indossa una minigonna cortissima di colore rosso e una camicetta di raso, bianca, i cui lembi sono annodati attorno all’ombelico. Ai piedi calza un paio di scarpe di vernice rossa, con appuntiti tacchi a stiletto.
è la prima volta che Luigi vede la ragazza, probabilmente prima d’ora non aveva mai battuto quella zona.
Il suo incedere è elegante, tanto da farla apparire snob, e sembra mettere in soggezione i clienti che, a bordo delle vetture, transitano nella strada.
– Pss.. pss. – Luigi richiama la sua attenzione, ma inutilmente; il rumore del traffico copre la voce e lei non ode il richiamo.
– Ehi, dico a te. Oh! Africa.. – Esclama l’uomo in maniera decisa.
Lei si gira intorno, senza riuscire a distinguere la provenienza del richiamo, poi riprende a passeggiare.
– Oh! Dai. Africa. Sono qui, sotto di te, nello scantinato –
La ragazza, finalmente, intuisce la fonte da cui proviene l’esortazione e si avvicina alla finestrella. Flette le ginocchia e si china verso di lui.
– Qual è il tuo prezzo? –
– Bocca, culo, figa, centomila! –
Pronuncia le parole in un italiano approssimativo, biascicando il chewing-gum.
– Si va bene, dai. Vieni al portone che ti apro. Quando sei nell’ingresso, scendi le scale fino alla mia porta. Ti aspetto lì –
La donna ascolta con attenzione le indicazioni di Luigi e con altrettanta decisione replica.
-Pagamento anticipato. Capito! –
Nel buio della notte, i denti, molto simili all’avorio, si aprono in un sorriso e lasciano posto alla lingua rosea.
– Ma si, dai. Non fare troppo casino. Vieni giù, faremo come vuoi tu –
Dopo che per tutta la sera Luigi ha tenuto le mani sull’uccello, massaggiandolo senza interruzione, distoglie le dita dall’oggetto di piacere. Appoggia le mani sui cerchi cromati, posti ai lati delle ruote, e spinge la carrozzella da disabile verso l’atrio.
Pigia l’interruttore della luce e, prima di aprire la porta, da un’ultima scrollata all’elefantiaco uccello che tiene fra le gambe.
Il destino così ingeneroso nei suoi confronti da relegarlo su una carrozzella, a causa di un danno al midollo spinale verificatosi al momento della nascita, lo ha dotato di un uccello di dimensioni notevoli.
Ormai tutte le puttane che battono nel quartiere conoscono Luigi e la sua imperfezione anatomica. La maggioranza di loro si limita a masturbarlo, alcune lo hanno anche succhiato, senza riuscire ad infilarlo per intero nella bocca. Le poche che hanno accettato di farsi penetrare lo hanno fatto da dietro; nel culo.
Mentre apre la porta Luigi pregusta il momento in cui mostrerà alla donna il suo uccello e prova ad immaginare quale sarà la reazione e l’eventuale disponibilità della donna, se ci sarà. FINE