Quando suonava il campanello della porta, a casa nostra poteva significare solo due cose: o era l’uomo dei telegrammi o Rosy, la nostra vicina di casa.
Bastava che tirassi fuori il cazzo e mi mettessi a montare la mia dolce metà, che immancabilmente piombava quell’infortunio in vestiti femminili.
Ci beccava tutti rossi, ansimanti, mezzi nudi, ci guardava con gli occhi che brillavano, più espressivi di mille discorsi.
Allora, dopo l’ennesima scopata interrotta sul più bello, abbiamo deciso di renderle la pariglia.
L’abbiamo fermata per le scale e invitata quasi di peso da noi. In salotto l’abbiamo afferrata, e mentre io la sbaciucchiavo tutta, sulle spalle nude, sul collo, sul viso, in bocca, mia moglie la svestiva velocemente.
Non se l’aspettava, e in un attimo è rimasta nuda, eccezion fatta per le voluttuose calze nere sorrette da eccitanti giarrettiere pure nere.
Belle boccione, bel culone aveva la nostra dirimpettaìa, e splendida fica bionda come i suoi capelli.
Un vero boccone da buongustai!
E come tale la trattammo, ovvero senza tanti riguardi.
Perché le prede di lusso sono quelle che vanno messe in riga più delle altre, sennò si montano la testa e allora addio.
“Apri la bocca, zoccola, e spalanca le cosce! ” le ordinò bruscamente mia moglie, che era ancora tutta vestita come me d’altra parte.
Lei, nuda e riversa sul divano, ubbidì prontamente la abbrancai per le spalle, mi sollevai su di lei, e le schiantai nella passera tutto il cazzo in un colpo solo.
Avrebbe gridato per lo spavento, il dolore, il gusto di sentirsi quasi violentata, se la sua bocca in quel momento non fosse stata occupata dalla fica di mia moglie che le era salita sopra, davanti a me.
E così emise solo un lungo, pietoso mugolio che mandò ancora più in fregola quella vacca della mia signora, che le sbrodolò sulla faccia e poi si accasciò col culo per aria, mentre io la aravo furiosamente.
Adesso che aveva la bocca libera si mise a urlare liberamente, ad incitarmi con voce alterata, a singhiozzare che non aveva mai goduto tanto mi davano noia tutte quelle manfrine, mi spiaceva mollarle un ceffone per l’aria smettere, e le tappai la bocca nell’unica maniera possibile.
Estrassi il cazzo gonfio e rosso da scoppiare, dalla sua fica lo asciugai un attimo sul suo vello, e glielo infilai in bocca, tappandogliela in maniera ermetica, sbarrò gli occhi per la seconda volta nella serata, dilatandoli al massimo, mentre colle mani annaspava nel vuoto, cianotica nel disperato tentativo di respirare e insieme di ciucciarmi tutta quanta la bega.
Perché in bocca gliela aveva messa proprio tutta, fino ai coglioni, che adesso le sbattevano contro il mento ci riuscì, e si diede da fare in mille modi sul mio pistone con la lingua, le labbra avide i dentini aguzzi e prudenti avrei voluto scoparmela ancora un po’ ma la sua fica adesso era occupata da mia moglie, che un po’ gliela leccava, un po’ gliela scopava con una grossa candela, un po’ gliela sgrillettava con l’indice.
Sbrodolava di continuo, la porca, ed io non riuscii a trattenermi: 1e colai in bocca una barile di sborra calda, in preda alle convulsioni d’un orgasmo senza freni Lei accolse la bevanda asprigna succhiando piano, dolcemente, mentre io mi dibattevo sopra di lei, contorcendomi come un serpente in agonia.
Agonia stupenda che avrei prolungato all’infinito, se avessi potuto, e se no ci fosse stata mia moglie.
Fu lei a strapparmi dalla mia sete di erotismo, strillando:
“Adesso che hai riempito la zozzona, riempi anche me! ” accompagnando il suo dire con una sonorissima pacca sul culo di Rosy.
Il mio cazzo ce l’aveva già in mano, dopo poche smanettate lo prese in bocca, dopo dieci minuti se la ficcava in fica.
La montai con rinnovato piacere, usando Rosy come materasso di carne calda. FINE