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Nottata da leoni

“Ma ne sei sicura? ” chiese Cristiana a Monica, mentre si stava truccando allo specchio della sua lussuosa toilette
“Certo. è proprio Renato Molon. Te lo ricordi? ”
“Quel perfetto imbecille, grassoccio ed impacciato? ”
Monica sorrise, e si avvicinò allo specchio per controllare nuovamente che il suo viso fosse perfettamente truccato ed a posto:
“Te lo ripeto. è proprio Renato. Me lo sono visto arrivare a bordo di una Maserati biturbo ed entrare nell’ufficio del mio ex marito.
Mi ha salutato affettuosamente, poi è uscito e mi ha invitato a bere un caffè…. ”
“Maserati biturbo? ” chiese molto sorpresa.
“Vestito Armani da capo a piedi, con Rolex al polso….. Mi ha detto che lavora per la Luxory Film, e fa servizi sulla moda in giro per l’Europa sotto lo pseudonimo di Betamond”
“Ho visto i suoi servizi… è sempre attaccato ai sederi dei più famosi attori e registi, e sempre presente alle più importanti sfilate di moda….
Non si è mai fatto vedere in televisione. Lui confeziona il servizio, ma davanti alle telecamere non c’è mai andato…. Mi pare impossibile… Molon…. ”
“Anche a me mi è venuto un colpo… Ma ci pensi? ”
Risero tutte e due, mentre Cristiana si dava l’ultima ripassata con il fondotinta sul suo viso da giovane 30enne.
Magra, alta 1, 73, castana, occhi castani, seno piccolo, sedere a mandolino, era una divorziata scatenata.
Gli piaceva la dolce vita, gli uomini sportivi e soprattutto danarosi.
Monica, mora, occhi neri, denti bianchissimi, carnagione scura, alta circa 1, 78, capelli oltre le spalle, era anche lei divorziata ed amante del divertimento.
Ora stavano preparandosi ad uscire con un loro ex compagno di scuola, di due anni più vecchio di loro, che non vedevano da più di 10 anni.
Renato Molon era comparso davanti a Monica la mattina precedente, scendendo da una fiammante Maserati biturbo, ed infilandosi dentro l’ufficio
immobiliare del suo ex marito.
Monica lo aveva riconosciuto subito, nonostante i 10 anni trascorsi, e l’abbigliamento elegante, aveva riconosciuto il viso pacioccone del suo ex compagno di scuola.
Era abbronzato, vestito di tutto punto, con una macchina da diverse decine di milioni.
Incuriosita lo attese fuori dall’ufficio, e Renato si dimostrò subito sorpreso nel vederla e si rivelò molto galante nell’invitarla per una breve colazione di mezza mattina.
Sfrecciò con la Maserati per le vie della città, accompagnandola nel più esclusivo bar della città, dove si scambiarono alcune chiacchiere.
Monica restò alquanto sorpresa nel venire a conoscenza che l’impacciato Renato Molon della 5^ B, era diventato nientemeno che Betamond, famoso regista ed ideatore di molti servizi di moda della Luxory, una catena televisiva che vendeva poi i suoi servizi alle principali televisioni europee.
Com’era cambiato Renato…. e doveva spassarsela bene, al vedere l’auto, i vestiti, e il pacco di banconote da centomila che aveva estratto al momento di pagare i caffè.
Renato, sorridendo, gli aveva poi chiesto informazioni della sua amica Cristiana, e visto che le due, come un tempo, erano ancora in stretto contatto, gli propose di uscire per il pomeriggio seguente, che era di sabato, per una serata assieme.
Monica, affascinata da quel racconto, da tutto quello che Renato rappresentava, non aveva faticato ad accettare. La Maserati era davanti a lei, mentre lui se ne stava seduto al volante, mettendo in risalto il suo Rolex ed un sorriso sicuro, che gli era assolutamente mancato ai tempi del liceo.
Monica e Cristiana d’altronde, erano solite fare coppia fissa, soprattutto da quando, nel giro di pochi mesi, avevano divorziato ambedue.
Da allora, foraggiate lautamente dai due mariti abbandonati, si davano alla folle gioia di scorazzare per la regione, alla ricerca di maschi prestanti e soprattutto danarosi.
Non per nulla, qual venerdì mattina, Monica era andata dal suo ex marito a riscuotere cassa, incontrando il bieco sguardo della nuova compagna di lui, che le allungò alla fine, l’ennesimo assegno.
Il denaro non era mai abbastanza, e lo sapeva bene.
Cristiana, che lavorava quando e quanto ne aveva voglia, aveva pressappoco gli stessi problemi. Voglia di festeggiare tanta, di lavorare molto meno, ma le due, attrezzate fisicamente com’erano, non avevano nessun problema nel trovare quel che cercavano.
Ora, dentro quella toilette enorme della casa di Cristiana, si stavano dando gli ultimi ritocchi per prepararsi ad uscire con quel Renato Molon, che un tempo avevano dileggiato e deriso molte volte.
Era grezzo, grassoccio, impacciato, Certamente non si sarebbero mai aspettato che diventasse ricco e famoso.
“Betamond… ” sussurrò Monica, uscendo dalla toilette.
“Non poteva mica farsi chiamare Renato Molon no…. ? ” aggiunse ridendo Cristiana.
Risero, e stettero ad aspettare l’arrivo di Renato, che stranamente, tardava.
Non erano abituate ad aspettare, ma quella volta lo fecero, e nel frattempo si osservarono attentamente.
Monica, era vestita con un lungo vestito elegante, marrone, con uno spacco macroscopico sulla coscia sinistra, che faceva intravedere appena il merletto delle autoreggenti nere.
Le scarpe erano dotate di un tacco altissimo, nere, impeccabili.
Cristiana aveva un tailleur blu, con scarpe dello stesso colore, e sotto il tailleur un bellissimo reggiseno merlettato bianco, mutandine bianche e reggicalze con calze color carne.
Si fecero i complimenti vicendevolmente.
Si conoscevano bene, e ambedue erano consapevoli che si erano preparate per “conquistare”, e la meta era quel Molon che una volta era il bersaglio dei loro terribili commenti.
Molte volte si erano preparate assieme, vestite elegantemente, provocanti, per poi uscite a “caccia” di qualche bel maschio, rivaleggiando tra di loro
a chi lo trovava più bello o interessante.
Da quando si erano separate, le loro uscite di “caccia” erano frequenti. Mai nulla d’importante, solo sano e puro divertimento, senza tanti pensieri per la testa.
Ora era strano, per loro due, essersi preparate e restare lì, ad aspettare un uomo solo, e che non vedevano da quando era poco più che delle ragazzine.
Quando Renato arrivò a bordo di una lussureggiante Mercedes di color nero, loro lo stavano aspettando osservando fuori dalla finestra.
Uscirono fuori, e quando Renato scese, mostrando tutta la sua eleganza, Cristiana restò a bocca aperta.
Com’era cambiato quel bamboccione di Molon!
La stazza era ancora la stessa: abbastanza basso e rotondetto, ma l’eleganza lo rendeva certamente diverso.
Niente i soliti jeans e il solito maglione. Il vestito che indossava doveva essere certamente firmato, così come la camicia azzurrina, la cravatta, e sicuramente tutto il resto.
Renato si avvicinò alle due donne con un sorriso smagliante:
“Salve ragazze! ” disse serenamente.
La voce era ancora la stessa voce rozza di un tempo. Quello non era affatto cambiata, e Cristiana trasalì un momento, non riuscendo a mettere a fuoco l’immagine del nuovo Renato.
Fu un attimo, poi anche lei sorrise, e fece un passo avanti, rispose all’abbraccio che Renato stava chiedendo, e si scambiarono due baci sulla guancia.
Cristiana poté sentire l’ebbrezza di un ottimo dopobarba e il liscio di quel viso paffutello.
Anche Monica scambiò con l’ex compagno di scuola una leggera effusione, poi Renato chiese:
“Non entro nemmeno… Perché non andiamo subito in un bel localino a bere qualcosa? ”
Le due non se lo fecero ripetere, e subito s’infilarono nella lussuosa macchina, che subito sfrecciò via.
Il locale prescelto da Renato non poteva essere migliore.
Locale esclusivo, dove i tre poterono parlare tranquillamente con un sottofondo musicale piacevole e rilassante.
Lì, Renato poté soddisfare la grande curiosità delle due, raccontando molte avventure accadutegli nel mondo della televisione, di come conosceva quasi tutti i principali attori, attrici, scrittori, industriali, registi, cantanti….
Confessò loro che il giorno seguente, avrebbe incontrato diversi attori ed attrici per concordare una nuova serie di puntate dell’alta moda:
“Ad ogni puntata, uno di loro commenterà la puntata.
Una sfilza di bei nomi che non ha precedenti nella storia dei programmi di moda… Attori, modelle, cantanti… Questa volta non si è badato a spese…. ”
Le due avevano gli occhi illuminati, e Renato colse al balzo l’occasione:
“Che ne dite, di accompagnarmi domani mattina? ”
La proposta era allettante, ma Renato non aveva terminato la frase…:
“Dopo che abbiamo passato la nottata a folleggiare? ”
Le due sorrisero un po’ imbarazzate, ben capendo cosa Renato le stesse chiedendo, ma quel sorriso era già una risposta inequivocabile.
La conversazione si protrasse tranquillamente, ed ogni qualvolta che Monica o Cristiana domandavano informazioni su qualche star televisiva, Renato era pronto a rispondere, aggiungendo molti particolari.
Le due erano completamente stregate da quel modo, un po’ buffo di Renato di raccontare, gesticolando un po’, i segreti dei personaggi televisivi.
Le due donne continuavano a scambiarsi degli sguardi stupiti.
Renato ad un certo punto, dopo un ennesimo aperitivo, le invitò a cena:
“Adesso andiamo a cena. poi si potrebbe andare a divertirci, vero? ”
Le due non aspettavano altro.
La lussuosa macchina anche questa volta le portò in un altro, lontanissimo ed esclusivo ristorante, dove il previdente Renato aveva già prenotato un tavolo con vista.
Il pasto fu alquanto succulento.
I discorsi si fecero più intimi, così le due raccontarono a Renato i loro rispettivi guai famigliari, il divorzio, la loro vita provinciale, fatta da numerosi tentativi di cambiare vita falliti.
Renato invece, poté affermare di essere ancora scapolo, di avere una villetta alla periferia di Monza, ed un piccolo appartamento sulla Costa Azzurra.
Al momento, stava cercando una zona dove costruirsi una nuova casa, ed aveva pensato di ritornare al paese natio. Quello era il motivo della sua ricomparsa.
Disse che aveva anche deciso di fare un piccolo studio televisivo, per potersi montare i servizi senza l’enorme confusione di Milano:
“Vado a Parigi, filmo, torno a casa, monto il tutto, poi spedisco la roba a Milano, Roma, o dove me la richiedono… Così ho meno rompimento di scatole…
Mi servirebbero proprio delle persone di bella presenza per l’ufficio, e devo dire che avrei pensato ad una di voi due… ” e dicendo ciò, allungò ambedue le mani sulle rispettive gambe delle donne, che non si mossero minimamente.
Le due donne sorrisero un po’ imbarazzate, e continuando a mangiare cominciarono a pensare a quante conoscenze, amicizie e possibilità avrebbero avuto se fossero state prescelte da Renato.
Renato, con leggerezza, continuò a toccarle, senza farsi notare.
La discussione poi si inoltrò in particolari piccanti di certi personaggi televisivi, e Renato non disdegnava di raccontare fin nei minimi particolari, tutte le depravazioni esistente nel mondo della moda e della televisione:
“Ci sono ragazzine disposte a tutto, pur di apparire due minuti in un mio programma…
E certe attrici, anche di fama internazionale sono ancora peggio, pur di rubare qualche fotogramma alle rivali! ”
Renato sembrava proprio a suo agio, e continuava ad ordinare, comandare a bacchetta il povero cameriere che oramai era a loro completa disposizione.
Il vino era ottimo, fresco, ed i rispettivi bicchieri sempre colmi.
Renato con il passare del tempo si addentrava in dettagliate descrizioni di città come Monaco, Berlino, Parigi, sfarinando come niente fosse indirizzi, locali, ristoranti… Non esistevano più alcun dubbio: Renato era davvero quel che diceva…
Dopo il dolce, le due donne si alzarono ed andarono nella toilette.
Là ebbero uno scambio di vedute. L’uomo era senz’altro un pezzo grosso, altro che il ragazzino grassottello del liceo, che nemmeno poteva guardarle…
Si sistemarono il trucco, poi ritornarono al tavolo, e Cristiana, che tra le due era quella che andava più per le spicce, e ben sapendo cosa oramai
Renato si aspettava, dopo aperitivi, cena e discorsi scabrosi, disse:
“Senti Renato… Ora che programmi hai? Nel senso… chi di noi due dovrebbe continuare la serata? ”
Era una domanda inequivocabile. Chi delle due sarebbe stata scelta e “scopata”?
Renato per poco non sobbalzò dalla sedia, ma sebbene con fatica, riuscì a restare impassibile, e sorridendo rispose:
“Vi ho invitato tutte e due…. ”
Le due donne risposero con un sorriso, sebbene imbarazzato.
Era evidente dai discorsi che Renato in campo sessuale ne aveva visto e sentito di tutti i colori, e le due donne erano oramai consapevoli che tutto quel lusso avrebbe avuto un prezzo da pagare.
Il linguaggio stava diventando sempre più spinto, ed anche le idee, cominciavano ad essere annebbiate dal troppo vino bevuto.
Cristiana poi, cominciò a contraccambiare le piccole effusioni appoggiando la propria gamba a quella di Renato, in modo di agevolare il palpeggiamento dell’uomo.
A quel punto, Renato poté infilare completamente la propria mano su per la coscia di Cristiana, e scoprire che indossava il reggicalze.
Sentì la pelle calda di lei, scoperta dalla calza, e si soffermò a tastarla, accarezzarla, assaporando quella sensazione di liscio.
Cristiana continuò a sorseggiare il caffè, tranquillamente, noncurante della mano di Renato, che ormai stazionava sulle sue cosce.
Nel frattempo, Monica, forse intuendo quello che stava succedendo sotto il tavolo, appoggiò la propria mano sul ginocchio di Renato, e piano piano risalì, fino a soffermarsi sulla patta dei pantaloni.
Renato si bloccò, e socchiuse gli occhi, immaginandosi che oramai le due erano nelle sue mani:
“Che ne dite? Andiamo a divertirci? ”
Le due si alzarono, e Renato regolò velocemente il conto, lasciando una lauta mancia.
I tre uscirono, e Renato, dopo averle prese a braccetto, le fece uscire dalla porta, dandole un vistoso e caloroso schiaffone nel sedere.
Le due, oramai eccitate e un po’ alticce, risero fragorosamente:
“Andiamo ragazze! La vita è fatta per divertirsi! ”
La macchina sfrecciò veloce verso un’altro esclusivo night.
“A quanto andiamo? ” chiese Monica.
“Non saprei con precisione… Il contachilometri è rotto… Maledette macchine straniere… Comunque penso che stiamo andando sui 180…. ”
Le due donne stavano in silenzio, e il clima era caldo.
Era una cosa che faceva impazzire Renato… La calma prima della tempesta.
Pensò di movimentare il tragitto, e rallentando alquanto l’andatura, si mise a proprio agio nel comodo sedile di guida, e così facendo estrasse il cazzo:
“Guardate ragazze cosa avete combinato…. ”
Monica, che era seduta davanti scoppiò a ridere, nel vedere il cazzo spuntare fuori dai pantaloni firmati, e piano appoggiò la propria mano sopra:
“Poverino…. ”
Cristiana si appiattì dietro il sedile dell’amica, e dopo alcuni movimenti della mano di Monica, si buttò tra i due sedili anteriori, e scansando la mano dell’amica, si piegò fino ad andare a baciare il membro di Renato.
La macchina sfrecciava a piena velocità sull’autostrada, mentre ora le due donne si alternavano a leccare e baciare quel cazzo duro.
Renato faceva fatica a tenere gli occhi fissi sulla strada, tutto preso a gustarsi quei lenti e caldi baci sulla cappella.
Allungò la mano destra e penetrò nel grande spacco della gonna di Monica, ed andò ad accarezzargli il ricamo delle autoreggenti nere.
Monica si rialzò, staccandosi dal cazzo, ed aprì le gambe. La mano di Renato ora, dopo aver scostato dal tutto la gonna, poteva accarezzare le mutandine pizzettate di lei,
I neri peli della figa si intravedevano ritmicamente, grazie ai lampioni che veloci scorrevano ai lati della strada.
Con la coda dell’occhio, Renato guardò bene le gambe di lei, mentre lentamente si aprivano, mostrando le ridottissime mutandine, e sotto di quelle, il nero della peluria.
Cristiana intanto, con difficoltà, continuava a sbaciucchiare il cazzo, noncurante dell’incredibile posizione che doveva tenere, ma evidentemente non voleva concedere nessun vantaggio all’amica.
Renato se ne accorse, e ricomponendosi un attimo, si fermò sulla corsia preferenziale, e fece passare davanti anche Cristiana.
Questa si mise praticamente in ginocchio davanti al sedile di Monica, dopodiché l’auto ripartì, e mentre la testa di Cristiana ritornò sul grembo di
Renato, la mano di lui tornò a giocherellare con l’elastico delle mutandine di Monica, che ora aveva tirato all’indietro il sedile e lo schienale, ed era quasi distesa.
Renato cessò di toccare la figa di Monica, e la infilò sulla scollatura di Cristiana.
Sentì i seni di lei, lisci, caldi, che subito scapparono fuori dal stretto reggiseno bianco.
Le infilò poi le dita in bocca, e Cristiana le inseguì nel veloce roteare, leccandole, ad occhi chiusi, mentre con le mani continuava a massaggiare il cazzo, che oramai era al limite della sopportazione.
Renato, accortosi di ciò, lo liberò dalla stretta morsa di lei.
Cristiana cercò di protestare, ma Renato disse duramente:
“Che cazzo… Che vuoi farmi una pippa?
Che dici invece di dare una leccata alla tua amica del cuore? ”
Le due donne si guardarono negli occhi. Non avevano mai pensato, neanche minimamente di lesbicare tra di loro, e stettero ferme, sbigottite.
Renato, sempre con la macchina lanciata ad oltre 160 chilometri orari, spinse decisamente la testa di Cristiana verso le gambe, ancora divaricate dell’amica:
“Daì…. Non vorrete dirmi che non l’avete mai fatto… ”
“No…. ” rispose sommessamente Cristiana.
“Che cazzo… ! Le solite provincialotte! ” e dette una spinta maggiore facendo cadere in avanti Cristiana, che si trovò a dover affondare il suo viso tra le gambe di Monica.
Con il viso sentì indistintamente le mutandine oramai inzuppate dagli umori dell’amica.
Alzò gli occhi ad osservare Monica, la quale, come risposta, scostò leggermente le mutandine.
Cristiana passò ad osservare Renato, il quale gli rispose con una sguardo nervoso. Chiuse gli occhi, estrasse la lingua, e cominciò a leccare la figa
bagnata della sua amica.
Non l’aveva mai fatto, e mai avrebbe pensato di doverlo fare.
Renato osservava con la coda dell’occhio il lavoro delle due, e si accorse che Monica stava gradendo non poco la cosa.
La macchina sfrecciava, mentre all’interno Monica cominciava a gemere piano, godendo delle lente e imbarazzate leccate dell’amica.
Con le mani, Monica si sistemò la lunga gonna sotto il sedere, ed ora stava spingendo la testa dell’amica contro il suo sesso.
L’alcool, l’atmosfera, aveva trasformato Monica, ed anche la restia Cristiana ora sembrava del tutto partecipe a quel loro nuovo gioco.
L’auto si fermò bruscamente al casello, e Renato consegnò il biglietto all’uomo del casello, il quale non poté far di meno di osservare la scena.
Restò fermo, con il biglietto stretto nella mano sinistra, ad osservare il lento movimento della testa castana di Cristiana in mezzo alle cosce avvolte dalle calze nere di Monica:
“Bello spettacolo eh? ” disse Renato ridendo.
L’uomo si scosse, e velocemente diede il resto.
Cristiana si accorse solo allora che era osservata, e si bloccò, ma per nascondersi infilò maggiormente di più la testa fra le gambe di Monica, la quale aprì gli occhi a sua volta, e divenne subito rossa dalla vergogna.
Velocemente si tirò giù la lunga gonna, coprendo la testa dell’amica, la quale restò ferma in attesa che l’auto si rimettesse in moto.
L’auto sgommò via velocemente, e Renato scoppiò in una fragorosa risata:
“Che provincialotte!
Hey Cristiana… ci sei la sotto? ” e dicendo questo, scostò nuovamente la gonna, liberando il viso della donna.
Le due donne, dopo un attimo di imbarazzo, scoppiarono a ridere.
Renato allungò la mano, tastò la figa di Monica, ed estrasse le dita ampiamente bagnate. Annusò le sue dita, poi le leccò:
“Lo immaginavo… Hai un ottimo gusto… ”
Monica prese il polso dell’uomo, e si portò le dita sulle labbra, dopodiché ne assaporò a sua volta il sapore:
“Hai ragione…”
Cristiana, per non essere di meno, si era piegata e si era risistemata sul grembo di Renato, e ricominciò a stuzzicare il cazzo, ancora estratto di lui.
Le due donne si risistemarono, mentre l’auto sfrecciava verso un locale molto alla moda.
Erano le ventitré, quando i tre entrarono, ridendo felici, abbracciati, nella discoteca più famosa della regione.
Tavolo e champagne furono subito preparati per loro.
Le due donne, dimentiche della vergogna, ora erano totalmente nelle mani, o meglio, in balia delle stranezze di Renato.
Renato sembrava scatenato, e ballò fino allo stremo delle forze, sempre circondato dalle due donne, che facevano il possibile per stargli al suo fianco.
Stremati, ad un tratto, si distesero su un divanetto, e le due donne letteralmente lo travolsero.
Renato poté, nella penombra della sala, immergere le sue mani nelle copiose scollature delle due donne, che ridevano, e si davano da fare per stuzzicarlo maggiormente.
Le lingue s’intrecciarono, e Renato non riusciva nemmeno a distinguerle.
Sentiva le mani delle donne che tastavano, palpavano, toccavano dappertutto, mentre il fiato di ambedue diventava sempre più affannoso.
Ad un tratto, facendosi forza, le scostò via:
“Eh che cazzo… Andiamoci piano eh? ”
Le due donne ci rimasero male, e velocemente si riassestarono.
“Siamo in un locale per bene… mica in un locale per scambio di coppia! ” protestò, rimettendosi a posto i capelli.
Le due si irritarono un po’… Non era mai successo che un uomo respingesse le loro avance, anzi, erano abituate al contrario!
Tranquillizzatosi, osservò le due donne, che erano alquanto accaldate, sudate, e prese la sua decisione:
“Ho capito… Volete scopare vero? ”
Le due donne lo osservarono un po’ perplesse. Nessuno le aveva mai trattate così, eppoi, nonostante molti anni di amicizia, non avevano mai fatto l’amore con un uomo tutte e due assieme!
Renato non badò agli sguardi perplessi, e si alzò, lasciando cadere sul tavolo delle banconote di mancia per il cameriere.
Cristiana, vista l’enorme generosità, fu quasi tentata di arraffarne qualcuna, ma Monica strattonandola, gli impedì la cosa.
I tre uscirono, alquanto eccitati ed accaldati.
Fuori, l’aria frizzante della notte li colpì come uno schiaffo.
Renato si bloccò a respirare a pieni polmoni l’aria fresca, mentre Cristiana tentava di ripararsi dal fresco incrociando le braccia.
Renato vide la cosa, e la prese a braccetto:
“Vieni qua, che ti riscaldo io, bella Cristy…” e tirandola a sé, la baciò rudemente.
Cristiana si lasciò andare, e piano rispose sempre più all’infuocato bacio, andandolo ad abbracciare fortemente.
Monica, in disparte, osservava la cosa un po’ imbarazzata per la presenza di alcuni buttafuori appoggiati sulla porta d’entrata del locale.
I due si scambiarono un bacio lunghissimo, dopodiché Renato, ancora fermo davanti alla porta del locale, tirò a se anche Monica, e nonostante una leggera resistenza della donna, la strinse e si ripeté nell’impresa.
Monica in un primo momento tentò di liberarsi, colpendolo leggermente sulle spalle, poi si abbandonò, noncurante di tutto.
I tre risalirono poi sulla macchina, e sfrecciarono via, sempre sotto gli sguardi allibiti dei diversi inconsapevoli spettatori.
La macchina questa volta si diresse verso un vicino hotel, dove Renato disse che alloggiava.
Il portiere di notte si precipitò subito ad aprire la porta, e non fece nessun segno di stupore nel vedere entrare Renato, accompagnato dalle due donne praticamente appese a lui, che ridevano sguaiatamente.
S’infilarono nell’ascensore, facendo un gran baccano, noncuranti dell’ora.
A fatica Renato le fece entrare nella camera. Le due, appena videro il letto caddero pesantemente di schiena, e dopo un attimo di silenzio, i loro sguardi s’incontrarono nuovamente, e scoppiarono nuovamente a ridere.
Renato in piedi, osservava la scena.
Monica era distesa, ed il vestito era tutto d’un lato. Lo spacco aperto al massimo le aveva scoperto ambedue le gambe, e poteva vedere le nere mutandine e le autoreggenti finissime che risaltavano sulla lucida pelle dell’inguine.
Cristiana, aveva sollevato una gamba, e mostrava anche lei il bel completino bianco che indossava.
Le due ridevano, in preda ai fumi d’alcol e senza dubbio, con l’intento di non deludere l’uomo, che davanti al lettone, le stava osservando attentamente.
Monica scese con le mani a toccare l’amica, la quale strinse le gambe, imprigionando la sua mano.
Le lingue uscirono dalla bocca, ed andarono a toccarsi lievemente.
Risero divertite da quel nuovo e peccaminoso gioco, poi si voltarono, come per attendere ordini da Renato, il goffo ragazzino liceale diventato una star televisiva…
“Avanti… proseguite…. Tu Monica, non dovresti rendere il favore che prima Cristiana ti ha fatto in auto? ”
Monica si sollevò leggermente, appoggiandosi sul letto con i gomiti. L’espressione era divertita, ed un sorriso le illuminava il viso abbronzato.
Si girò su un fianco, lasciandosi cadere giù dal letto, e finendo con il viso sulle ginocchia dell’amica.
Ridendo, con una mossa decisa, le prese le gambe e gliele divaricò.
Renato, messosi alle spalle di Monica, poté osservare che il sudore e l’eccitazione, avevano causato una buona chiazza sulle bianche mutandine di Cristiana.
Monica passò lentamente la sua mano sopra di esse, poi le scostò minimamente, liberando piano parte della curata fighetta dell’amica, dopodiché sorrise maggiormente, avvicinandosi alla peluria.
Un’ultimo sguardo all’amica, che era praticamente bloccata, a gambe aperte, sbalordita dall’audacia senza precedenti dell’amica.
Monica appoggiò piano la lingua sulla figa dell’amica, cominciando a roteare piano la testa.
Cristiana si era appoggiata sui gomiti per meglio osservare l’amica, ed ora sentiva indistintamente la calda lingua dell’amica.
Sentì una sensazione nuova, mai provata.
Mai aveva lesbicato con una donna, ed ora lo stava facendo con la sua migliore amica, con cui non aveva mai condiviso nemmeno il cazzo di un uomo, ma con la quale si era sempre confrontata nella lotta per accaparrarsi l’uomo più bello o più ricco…
Ora la testa nera di Monica, si trovava tra le sue due cosce, e il piacere si sommava alla consapevolezza che chi la stava leccando, non era il solito maschio conosciuto poche ore prima, ma una donna che conosceva da più di 20 anni, e lo stava facendo davanti ad un uomo che non vedeva da oltre 10 anni, e che ora si era estratto il cazzo e se lo stava menando divertito.
Chiuse gli occhi, e pensò solo a godersi la lingua sulla figa dell’amica.
L’alcol e l’eccitazione era un’incredibile miscuglio…
Renato si inginocchiò accanto a Cristiana, e gli appoggiò il cazzo sulle labbra.
La donna, sempre con gli occhi chiusi, aprì la bocca, e con la lingua cominciò a lavorargli lentamente la cappella, cominciando a mugugnare.
Monica intanto, si dimenava tutta, aumentando sensibilmente la velocità della lingua.
Renato, vista la situazione, decise che era meglio mettersi comodi:
“Spogliamoci! ”
Si alzò, e visto inascoltato il suo invito, dovette prendere per il braccio Monica e sollevarla di peso.
Cristiana fece una smorfia di delusione, poi si alzò a sua volta, cominciando a spogliarsi:
“Toglietevi solo i vestiti. Tenete addosso la biancheria intima…
Le puttane si scopano con la biancheria intima addosso…”
Le due non replicarono nemmeno, ma eseguirono l’ordine in silenzio, rotto solo dai continui scoppio d’ilarità delle due, dimostrando lo stato d’ebbrezza raggiunto.
In breve le due erano in piedi, davanti all’uomo, indossando solo la biancheria intima, aspettando un qualche altro ordine:
“Adesso leccatevi a vicenda…”
Rimasero deluse.
Cosa aspettava quell’uomo per scoparle?
Mai si erano messe così alla mercé di un uomo, e paradossalmente si sentirono come rifiutate.
Si voltarono e si osservarono.
Erano un po’ sconvolte, dalla fatica, dal caldo, dall’alcol, dall’eccitazione…
Si presero dolcemente per mano, e si adagiarono piano sul letto.
Cristiana prese questa volta l’iniziativa, e cominciò a leccare l’amica, strizzandogli i seni, per poi scendere piano verso la figa.
Renato si diresse verso di loro, ed in breve le costrinse a fare un 69, dopodiché si sedette e guardandole, tornò a masturbarsi.
L e due donne pensarono che era davvero una cosa strana.
Sapevano di essere due belle donne, ambite, ricercate, ed ora si stavano esibendo davanti a Renato che sembrava non volerle, al momento scopare.
“Leccatevi… dai, fatemi vedere quanto siete troie…”
Le due ubbidirono, e in breve erano attaccate freneticamente alle rispettive fighe.
“Leccatevi… Che troie…L’ho sempre saputo che eravate delle fottute troie…. ”
Renato si stava lasciando andare, ed il cazzo gli stava diventando sempre più duro e nero dall’eccitazione, ma le due non avevano il tempo di vederlo, impegnate com’erano a leccarsi reciprocamente..
Si avvicinò, ed andò ad accarezzarle.
Per primo, il bel culo proteso in alto di Monica, che ondeggiava sinuosamente, mantenendo il ritmo che lei dava alle leccate alla figa dell’amica.
Giocherellò con le dita, su quel culo abbronzato, con il segno, appena accennato, degli slip.
Con il dito, stuzzicò l’ano, poi discese fino a toccargli il pelo impregnato d’umori e di saliva, quindi indirizzò il dito nella fessura, trovando la lingua di Cristiana.
Il dito s’infilava ora alternativamente nella figa di Monica e nella bocca di Cristiana, che mugugnava, completamente partita.
Renato avvicinò il cazzo sulla bocca di Cristiana, la quale appena lo ebbe a tiro, lo risucchio nella sua bocca, emettendo un suono gutturale di piacere.
Lo estrasse, e mise in posizione Monica, quindi la infilò, spingendo nel contempo la testa di Cristiana verso la figa, invitandola a leccare quel suo cazzo che stava scopando l’amica:
“Lecca Cristy… Lecca il mio cazzo…. Lecca il cazzo di quel piccoletto e cicciotello di Molon… Dai troia…. ”
Cristiana, completamente partita, eseguiva ogni ordine, leccando quel cazzo che entrava ed usciva intriso d’umori, dalla figa dell’amica.
Renato accarezzò le gambe di Monica. Adorava sentire le calze sotto le sue dita, e Monica aveva due gambe da sballo, che ora erano tutte tese nell’assaporare quel cazzo che la stava scopando.
Si liberò, e si distese sul letto:
“Leccatemelo tutto… Avanti…”
Le due donne, con la bocca completamente ricoperta di saliva e d’umori, gattonando si avvicinarono a quel totem di carne eretto che si trovava in mezzo
alle gambe di Renato.
Cominciarono a leccarglielo alternativamente:
“Non mettetelo in bocca…. Voglio solo che me lo leccate…. Come un cono gelato…. ”
Le due ubbidirono, e le leccate si susseguivano.
Renato doveva chiudere gli occhi per resistere, ma non voleva finire quel gioco meraviglioso.
Si sistemò il cuscino sotto la testa, per poter osservare tranquillamente le due donne che gli leccavano il cazzo, ondeggiando il culo.
Osservava i loro seni ciondolare, gli occhi eccitati delle due, mentre si passavano l’un l’altra il cazzo da leccare.
Chiuse ancora gli occhi, e con il pensiero andò a molti anni prima, quando quelle due non lo degnavano di uno sguardo, e lo sbeffeggiavano
continuamente:
“Molon ciccion…. Molon ciccion.. ” sussurrò.
“Cosa hai detto? ” chiese, sollevando la testa Monica.
“Niente… Avanti, pensa a leccare….. ”
Monica riabbassò la testa, e ricominciò a leccare quel cazzo, che oramai era allo stremo…
Il gioco andò avanti ancora un po’, poi Renato decise di cambiare gioco.
Sistemò le due donne alla pecorina, e si mise lui stesso a leccarle, anche per dare respiro al suo cazzo.
Si mise sotto di loro, e cominciò a leccarle, affondando il viso tra le cosce delle due ex compagne di scuola.
La faccia ben presto fu piena d’umori, e lui si ripuliva sulle calze delle due, per poi rifondarla sulla figa vicina.
Si distese sulla schiena, e Cristiana si fece infilare, sedendosi sul cazzo, mentre Renato si sistemava Monica sopra la sua faccia.
Le due, si scambiarono, questa volta senza richiesta, dei caldi baci.
Renato sentiva il suo cazzo entrare in quella figa castana, lubrificata in modo incredibile, con estrema facilità.
Cristiana si muoveva ondeggiando, per sentire maggiormente quel cazzo, che era diventato una preda ambita.
Sopra il viso di Renato, la figa gocciolante di Monica continuava ad essere visitata dalla sua lingua.
Con le mani stringeva i seni di Monica, mentre con i fianchi cercava di agevolare il lavorio ondulatorio di Cristiana.
Non l’avrebbe mai detto… Lui, il grassottello Molon stava scopando, con un decennio di ritardo e più, le due ragazze più ambite della scuola.
Decise di cambiare ancora posizione, e mise Monica alla pecorina:
“Adesso tocca a te…. ”
Monica si sistemò sulle ginocchia, allargando le gambe, e si girò ad osservare Renato che con il cazzo in mano, stava come prendendo la mira.
Il cazzo entrò senza la minima fatica, e Renato, tenendola ben stretta per i fianchi, cominciò a scoparla velocemente:
“Senti come entra… Sei un pozzo senza fondo…. Lo sapevo che era una vacca…”
“Sì… Sono una vacca…”
“Una vacca che ora lo prenderà in culo… vero? ”
“Sì… In culo…”
Renato estrasse il cazzo, prese per un braccio Cristiana e la fece inginocchiare:
“Insalivarmelo bene, che ora inculo la tua amica…. ”
Mentre Cristiana spompinava insalivandogli il cazzo, Renato aveva cominciato a lavorare l’ano, per allargarlo. Quando il tutto fu pronto, aiutato dalla mano di Cristiana, Renato appoggiò il cazzo sull’ano, e piano piano cominciò a spingerlo dentro.
Cristiana, inginocchiata al fianco di Monica, osservava quell’enorme cazzo entrare nel culo dell’amica.
“Guarda come entra… ” sussurrò Renato ” Guarda, che poi toccherà a te…. ”
Cristiana sorrise, e si voltò ad osservare il viso dell’uomo, che stava denotando un certo sforzo.
Monica emise un leggero suono gutturale e cercò di inarcare ulteriormente le reni per aiutare l’introduzione, finché questa non fu completa.
Le palle erano ormai appoggiate alle chiappe della donna, che stringeva le mani ed i denti per sopportare un certo dolore.
Renato fece cadere un po’ di saliva sul suo cazzo, poi si mise a muoverlo piano. Lentamente il tutto si lubrificò, anche grazie alle calde e lente leccate che Cristiana, guidata da Renato, dava alla lunga asta dell’uomo.
Monica aveva chinato il capo, e sembrava cercare riparo in mezzo alle sue due magre braccia.
Renato aumentò il ritmo, e Monica cominciò a gemere per l’effetto di un misto di dolore e piacere.
Il ritmo si fece frenetico, ed ad un tratto Renato estrasse il cazzo, e velocemente prese per i capelli Cristiana, che era ancora con il naso sopra il culo dell’amica, e colpì il suo viso con una lunga e copiosa sborrata, gemendo dal piacere.
Renato chiuse gli occhi, masturbandosi selvaggiamente per espellere le ultime gocce di sborra sul viso della bella Cristiana, la quale, completamente sorpresa dal gesto repentino di Renato, era rimasta di sasso.
Lui aprì gli occhi, abbassò lo sguardo per osservare Cristiana, che inginocchiata, a bocca aperta per la sorpresa, aveva il viso gocciolante ed imbrattato.
Con un dito raccolse una buona dose di sborra, poi lo porse a Cristiana, la quale, come un’automa aprì la bocca, e succhiò il tutto.
Renato rise. Rise a crepapelle e così facendo si buttò nuovamente sulla poltrona.
Le due donne, ripresesi un po’, non capirono il perché, e stettero ad osservare le convulsioni dell’uomo, che sembrava colpito da un’attacco d’ilarità senza senso.
Renato si riebbe poco dopo, e si rannicchiò, completamente nudo sulla poltrona ad osservare ancora quelle due ex compagne gi scuola, una volta irraggiungibili, che ora erano uno con il culo ancora dilatato, mentre l’altra aveva ancora una buona parte di sborra sul viso.
Si alzò, ed indicò il bagno alle due:
“Andate a ripulirvi… Io apro un’altra bottiglia…” e così dicendo, aprì il frigobar, ed estrasse una bottiglia di champagne e relativi calici ghiacciati.
Le due donne si alzarono.
Monica si massaggiò il sedere, duramente provato dalla grossa cerchia di Renato, mentre Cristiana, barcollando, perdeva ancora della sborra.
Renato fece saltare il tappo, e versò il vino nelle coppe, e senza aspettarle, cominciò a sorseggiare.
Le due intanto, si stavano ripulendo dentro il bagno.
Si scambiarono degli sguardi compassionevoli:
“Sono distrutta… ” disse Monica massaggiandosi il culo.
“Sei proprio una puttana… Ti rendi conto che ti sei fatta inculare da Molon… Chi l’avrebbe mai detto? ”
“Guarda che se è per questo, fra poco toccherà a te…. Eppoi, se io sono una puttana, tu chi sei?
Hai succhiato il suo cazzo che entrava ed usciva dal mio culo, mi hai leccato la fregna, hai bevuto la sua sborra….
Scusa sai, ma non venire a fare la santarellina con me…. Sei una gran troia, ammettilo!
Eppoi, non venire a farmi la morale.
Ti ho visto che te lo stavi smaneggiando sotto il tavolo al ristorante… ”
“Speriamo che ne valga la pena…. ” continuò Cristiana, risciacquandosi il viso da tutta la sborra “Vorrei proprio entrare in un bel giro di gente che
conta… Tanto da far schiattare tutta quella gentaglia che ama parlar male di me e di te… ”
“Compresi i rispettivi ex… ? ”
Cristiana finì di asciugarsi, e rispose:
“Ovviamente compresi quei cornuti di ex mariti…
Te lo immagini, passare per il paese a bordo di una Ferrari, e magari con accanto qualche bell’attore? . ”
Monica sorrise, poi si appoggiò al lavandino per evitare di cadere.
Era proprio ridotta male.
A malapena si vedeva allo specchio. L’immagine che vedeva era offuscata, mossa.
Il trucco stava scemando, e gli occhi sembravano spegnersi poco a poco, ma non voleva cedere, soprattutto, arrivata a quel punto, non voleva darla vinta a Cristiana.
Renato gli aveva trapanato il culo, ed ora voleva vedere lo stesso servizio fatto a Cristiana.
Renato aveva parlato che cercava una di loro due, e voleva con tutte le sue forze, essere lei la prescelta.
Allo stesso momento, anche Cristiana faceva gli stessi pensieri, e senza farsi notare, prevedendo il proseguo della festa, si lubrificò l’ano, in mancanza di meglio, con una buona dose di sapone liquido.
Mai era caduta così in basso, ma era convinta che ne valesse la pena, soprattutto dopo essere arrivata a quel punto.
Si lubrificò il culo, poi si guardò allo specchio e si fece coraggio:
“Avanti Cristy… Non è la prima volta che dai via il culo in fondo… Questa volta forse ne varrà proprio la pena…”
Le due dopo essersi data una risistemata, accomodando le calze sulle cosce, rimettendosi un po’ in ordine, dopodiché ricomparvero, e sorridenti,
presero in mano le coppe, e le svuotarono d’un soffio.
“Calma bellezze…. Questo non è quel spumantino da supermercato che bevete qui in periferia…
è una bottiglia da un centone…” e così dicendo, prese la bottiglia e riempì ancora una volta le tre coppe.
Le donne svuotarono le coppe ancora velocemente. Avevano sete, e lo champagne era ottimo e fresco.
Svuotata la seconda coppa, se ne versarono una terza, ed osservavano Renato, che comodamente seduto, nudo, sulla poltrona, con il cazzo ora molliccio tra le gambe, sorseggiava soddisfatto il suo bicchiere di champagne.
Le chiamò vicino a se:
“Non abbiamo mica finito… Rimettete in sesto il mio cazzo…. ”
Le due donne, con la testa che oramai girava impazzita per colpa del troppo bere ubbidirono.
Renato mise il cazzo dentro la propria coppa, poi lo porse a Monica:
“Dai… mai spompinato allo champagne? ”
Il gioco sembrava divertente, e il cazzo passava da una bocca, al bicchiere, all’altra bocca.
Il senso di freddo dello champagne, e del caldo della bocca, sembrava far miracoli sull”uccello di Renato, che in breve riconquistò la propria forza.
Si alzò, ed a fatica fece alzare le due donne.
Le sistemò sul letto, a gambe aperte.
Le due donne, completamente ubriache, erano pronte a tutto.
Lui si mise sopra a Cristiana, e la penetrò, e velocemente la scopò, mentre al suo fianco, Monica gli accarezzava il culo, che ritmicamente andava su e
giù.
“Leccami il culo, dai… Troia… Dai Monica… il culo…”
A fatica, Monica si alzò ed andò a sistemarsi dietro a Renato, ed abbastanza difficoltosamente cominciò a leccargli il culo, stentando a prendere il
ritmo.
Renato estrasse il cazzo.
Prese per le caviglie Cristiana, gli sollevò il bacino, tirandola verso il bordo del letto:
“Adesso tocca al tuo culo…”
Infilò due dita nell’ano della donna, la quale gridò il dolore, ma poi si acquietò subito.
Una breve leccata di Monica, poi il cazzo si presentò sull’ano di Cristiana.
Monica, muovendosi sempre con difficoltà, andò davanti a Renato, e si sistemò sopra Cristiana, in modo di tenerle sollevate le gambe.
Il cazzo scomparve, con un fare violento, nel culo della donna, che drighignò i denti, e batté i pugni sul materasso. Ma ormai il cazzo era dentro.
Il ritmo aumentò, e il rumore delle chiappe di Cristiana che sbattevano sul corpo di Renato era inequivocabile.
Di fianco a loro, Monica continuava a baciare, leccare Renato senza dargli un attimo di tregua.
La lingua della mora Monica saettava dappertutto, come assatanata, leccando ogni parte del corpo di Renato gli capitasse a portata.
Renato era un bagno di sudore, e finalmente, dopo un lasco di tempo che a Cristiana parve interminabile, inondò il culo di Cristiana di sborra.
Monica si buttò sul cazzo, che eruttava le ultime gocce, forse per dimostrare chi fosse veramente la più troia delle due, leccandolo e ripulendolo per bene.
Ingoiò le ultime gocce che il povero cazzo poteva eruttare, dopodiché, rantolando, si piegò su un lato.
Fece appena in tempo di sussurrare:
“Domani ci porti a Milano… eh? Hai visto che troie siamo? ”
Monica perse letteralmente i sensi.
Cristiana si massaggiò dolcemente l’ano, piangendo un po’, poi si girò su un lato, e chiuse gli occhi completamente sfinita, con il culo martoriato.
Renato era spompato.
Osservò ancora le due, con il cazzo in mano, oramai molle, e si diresse in bagno, per una sontuosa doccia.
Si lavò sotto il getto d’acqua calda, si asciugò, si pettinò, poi si rivestì tranquillamente.
Le due donne completamente ubriache e sfinite, dormivano alla grande.
Quando, dopo un’ora Renato fu rivestito, si fermò ad osservarle.
Dormivano schiena con schiena, con ancora le calze addosso.
Prese la bottiglia di champagne, e bevve l’ultima sorsata direttamente dalla bottiglia ed emise un sonoro rutto.
Si avvicinò alle due donne stette ancora ad osservarle, ritornando a quando al liceo loro lo canzonavano:
“Molon ciccion… Molon ciccion…” sussurrò.
Estrasse il cazzo, oramai completamente esausto, ed urinò addosso alle due, che a malapena si mossero.
Si rigirarono sul letto, con il solo risultato di venire inzuppate maggiormente in ambedue i lati, ma non si svegliarono.
Renato si scrollò l’uccello, se lo ripulì sui capelli di Monica, e fece per uscire, ma ritornò sui suoi passi.
Raccolse da terra le due paia di mutandine, una nera e l’altra bianca, le annusò e se li mise in tasca, poi prese la bottiglia vuota di champagne, e la sistemò tra le gambe aperte di Monica, infilandoci il collo.
Come risposta, Monica rantolò, chiudendo istintivamente le gambe, ed imprigionando la bottiglia tra le sue cosce bagnate, con le calze semi arrotolate sul ginocchio.
Uscì dalla camera d’albergo, scese nella hall, e velocemente pagò il conto che aveva già fatto preparare:
“Tutto bene signore? ” chiese il portiere di notte.
“Benissimo… Come avevo previsto…”
“Speriamo di rivederla…”
Renato sorrise, ed uscendo sussurrò:
“Non credo proprio…”
Salì sull’auto, e velocemente si ributtò sull’autostrada, noncurante di aver abbandonato le sue due ex compagne di classe a piedi, nude, inzuppate d’urina, in una camera d’albero.
Strada facendo, pensò a quando al liceo, moriva dalla rabbia nel constatare come quelle due si concedessero allegramente a tutti i bulli, figli di papà, bellocci di buona famiglia, e di come fossero sempre state le “dive” della scuola.
Ricordò tutti i discorsi ed i commenti dei compagni di scuola che avevano avuto l’onore di scoparle più e più volte, in ogni angolo del paese.
Rammentò delle numerose seghe che si era pure fatto, pensando a loro due.
Ricordò come soffriva, quando goffamente tentava qualche avance, sempre platealmente respinte con sonore risate dalle due.
La fuga dalla città natale, ed una nuova vita, poi il saperle ancora lì, al paese, nonostante i sogni di gloria, di fama che le due avevano sempre manifestato. Separate, a fare la vita da belle e porche provincialotte, e l’idea susseguente di rintracciarle, di andarle a trovare.
Dopo un paio d’ore passate a pensare ed a ricordare tutto ciò, la veloce mercedes nera si fermò in un’ampio cortile recintato.
Guardò l’orologio. Una perfetta imitazione di Rolex, comprato per un centone a Napoli… Erano le cinque di mattina, ed il sole era già visibile.
Prima di scendere, Renato si chinò sotto il volante, ed inserì il fusibile del contachilometri. Ora avrebbe funzionato e mai nessuno avrebbe saputo di quei chilometri percorsi quella notte.
Renato scese, e respirò ad ampi polmoni quell’aria fresca e di casa.
Osservò l’auto, e pensò che doveva pulirla per bene quanto prima.
Attorno a lui una quindicina di camion erano perfettamente allineati attorno all’ampio cortile, e lui si diresse su quello rosso e verde.
Si avvicinò, ed aprì la portiera.
Dalla tasca estrasse le due mutandine. Se le portò al naso, assaporando ancora una volta l’odore dell’umore delle due donne, poi salì sul camion.
Aprì il cruscotto e vi nascose le due mutandine, dopodiché lo sguardo si fermò sulla foto di una donna con due bambini ai lati.
Renato sorrise.
Marisa non sarebbe mai venuta a sapere quello che aveva fatto.
Aveva risparmiato per bene, per poter portare a compimento una vendetta che aveva escogitato da tempo.
Quelle due maledette troiette… Era dal tempo del liceo che voleva scoparle… e c’era riuscito..
Sorrise pensando a ciò, e pensò che sebbene il costo in denaro fosse stato alto, a loro non era finito i tasca nulla!
Le aveva finalmente scopate….
Scese dal camion, e pensò che il prossimo viaggio sarebbe stato per Monaco, e certamente non per un servizio fotografico…
Chiuse la portiera, e si diresse verso la sua Tipo bianca.
Se il principale sapesse che aveva usato le sue due auto, invece di pulirle… ma domani avrebbe rimesso tutto a posto, e questi non se ne sarebbe mai accorto, una volta ritornato dal viaggio alle Baleari.
Renato aveva dovuto accompagnare lui e la moglie all’aeroporto, ed aveva avuto così le chiavi delle auto in mano con la possibilità di usarle.
Salì sulla sua vecchia ma ancora ben curata Tipo e si mise in movimento.
Renato pensò al buon Betamond, che inconsapevolmente l’aveva aiutato… chissà chi cazzo era Betamond… e chissà se le due donne si sarebbero dannate l’anima per rintracciarlo.
Pensò per un attimo alle due donne, che stavano presumibilmente ancora dormendo, e che si sarebbero svegliate inzuppate d’urina, senza mutande, senza sapere bene cosa fosse realmente successo.
Non gli interessava nulla, ma sottovoce ringraziò quel misterioso personaggio che gli aveva dato la possibilità di escogitare tutto questo:
“Comunque, chiunque tu sia… grazie…. ”
L’auto uscì dal cortile.
Renato strabuzzò gli occhi.
Era stanco, sfinito, ma era sicuro che ne era valsa la pena.
Dopo tanti anni di vita normale, monotona, da perfetto e pacifico padre di famiglia, aveva deciso di vivere una nottata da protagonista, una nottata da leone.
Si ripromise che non lo avrebbe mai più rifatto, che sarebbe rimasta solo una scappatella isolata nel tempo, ma quando era oramai arrivato davanti al condominio dove abitava, nella sua mente si fece strada un’immagine.
Renato tutto d’un tratto si rammentò di Cinzia:
“Cinzia… Che stronza… Alle medie la dava a tutti…. ”
Scendendo dall’auto si vide allo specchio retrovisore.
Sul viso uno strano sorriso… beffardo…
Cinzia… A lui non l’aveva mai data… per il momento… FINE

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