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Mai più con uno sconosciuto

Avevo risposto con entusiasmo all’invito che mi era stato rivolto. Da mesi frequentavo la solita gente, e la galanteria, inusuale per l’età che quell’uomo dimostrava, mi aveva veramente incuriosito.
Non avevo in cassa la liquidità necessaria a cambiare il suo assegno, e lui, invece di innervosirsi come fanno tutti i clienti, aveva scritto un indirizzo ed un numero telefonico su un biglietto dicendo
“questa sera c’è una festa da me, può portarmeli … se crede”.
“Non è permesso dal regolamento” risposi sorridendo, e lui n’approfittò per
rinnovare l’invito.
Lo liquidai affermandogli che mi sarei fatta risentire, anche se in cuor mio, avevo già deciso di rivederlo.
Uscita dalla banca gironzolai per negozi alla ricerca di qualcosa di carino per l’occasione, ma non sapendo se scegliere capi eleganti o sportivi, optai per un tubino ed un top non particolarmente vistosi, che si abbinavano ad un paio di scarpe ed una borsa che avevo ricevuto in regalo da poco e che non avevo mai messo.
Tornata a casa provai l’effetto allo specchio e, compiacendomi del risultato, mi preparai a stupire il mio giovane e sconosciuto ammiratore. Una doccia, una fonata ai lunghi ricci neri, ed avrei telefonato per confermare l’invito.
Al terzo squillo rispose. Mi riconobbe immediatamente e non volle sentire ragione. Avrebbe mandato una macchina a prendermi alle otto. Era proprio strana tanta gentilezza, poteva avere trent’anni ed il suo comportamento anacronistico alimentò oltremodo la mia curiosità. Dovevo sapere tutto di Lui.
Ero già scesa quando l’auto parcheggiò davanti al portone e l’autista, sebbene fosse arrivato in perfetto orario, si scusò più volte per avermi fatto attendere, mi aprì lo sportello e lo riaccostò delicatamente dietro di me.
La mia immaginazione, per quanto fervida fosse, aveva fallito. I saloni meravigliosi, i lampadari da sogno e la gente che mi circondava sembravano usciti dalle riviste patinate che a volte sfogliavo, ed io, Cenerentola al gran ballo, mi sentivo veramente fuori posto.
Il mio disagio fu avvertito immediatamente e Massimo, questo era il suo nome, fece di tutto per integrarmi nell’ambiente. La cena che seguì fu un vero disastro.
La difficoltà di trovare le posate giuste mi lasciò quasi digiuna, ed alla fine fui salvata in extremis dall’aggressione di un budino che a tutti i costi voleva rovinarmi addosso.
L’apprensione mi attanagliava e quando per mano mi condusse nel parco, trassi un sospiro di sollievo. Forse, scendendo su un terreno a me più congeniale, avrei saputo come comportarmi, un bacio in definitiva sapevo ancora darlo.
Fu travolgente, di quelli che fanno fischiare le orecchie per dieci minuti, ed un attimo dopo ero già terribilmente pazza di lui. Mentre mi riaccompagnava a casa, Massimo si avvicinò sussurrandomi
“vorrei che non finisse mai”, e sfiorando con la mano la mia gamba mi fece
rabbrividire di piacere.
Divaricai di poco le ginocchia per fargli capire che poteva osare di più ed un attimo dopo avevo già la sua testa fra le mie gambe. Scivolai in avanti sul sedile per permettergli di trovare con facilità il mio clitoride che cominciò a leccare con avidità.
Mi ritrassi per un attimo quando mi accorsi che l’autista stava sbirciando dallo specchietto retrovisore, ma la sapienza di quelle mani che ormai mi possedevano con abilità insperata, mi fece perdere contatto col mondo che mi circondava.
Tutto ciò non mi bastava più, volevo sentirlo vibrare con forza dentro di me. Presa l’iniziativa, mi misi a cavalcioni sulle sue gambe e, scostate le mutandine allargai con le dita le labbra della fica per permettere al suo cazzo di penetrarmi.
Lo spinse dentro di me con uno scatto rabbioso che mi tolse il respiro. Mi provocava fastidio e piacere allo stesso tempo. Non volevo né potevo ritrarmi. Il gusto che provavo e la pressione delle sue mani sulle spalle mi schiacciavano al sedile. Ero completamente sua quando mi accorsi che la macchina si era fermata e l’autista non era più al suo posto.
Un tempo indefinibile ci separava dal godere ma non volevo che finisse tutto così in fretta. Mi sollevai quasi in piedi sul sedile portando il corpo verso il vetro posteriore della macchina, ed afferrata la sua testa, la spinsi tra le mie gambe. Fu in quel momento che vidi l’autista che si masturbava spiandoci dal vetro posteriore.
Le nostre labbra erano vicinissime ed aprii la bocca come per baciarlo. Non gli sembrò vero. Cominciò a leccare il vetro accelerando spasmodicamente i movimenti della mano, e quando salito sul paraurti mi offrì il suo cazzo da leccare capii che stava per godere.
Un attimo dopo ed uno schizzo di sperma sul vetro fugò ogni dubbio. Aveva goduto masturbandosi, ma ero io l’oggetto del desiderio, era per me che lo faceva, e questo mi fece godere
Stavo facendo l’amore con due uomini ed il sogno che tante notti aveva mosso la mia mano, si era finalmente avverato. Massimo, ignaro di tutto continuava a leccarmi e l’altro, del quale non conoscevo il nome, riempiva il vetro della macchina di sperma nella convinzione di inondarmi la bocca.
Godei come non mai e quando afferrai in bocca il cazzo di Massimo, accelerai i movimenti per farlo godere in fretta. Il sapore acre dello sperma di Massimo, si sostituì a quello che l’autista aveva dovuto spalmare sul vetro che ci separava appagando il mio desiderio. Ora era tutto più reale. Avevo veramente fatto l’amore con entrambi.
Qualche minuto dopo eravamo seduti al nostro posto e la macchina aveva già ripreso la corsa per riportarmi a casa.
Per tutta la settimana successiva attesi invano una telefonata un contatto da parte di Massimo. Gli lasciai anche vari messaggi telefonici ma del mio dolce amore nessun segno. Forse la differenza di classe sociale aveva per sempre diviso le nostre strade e quell’incontro meraviglioso avrebbe dovuto rimanere UNICO.
Qualche tempo dopo, ferma ad un semaforo con la macchina, vidi la foto di Massimo sulla prima pagina di un giornale che dei ragazzi stavano vendendo. Fermai la macchina e gli corsi incontro. L’articolo titolava
“Regolamento di conti tra bande rivali”.
Giovane rampante della Milano-bene era stato trucidato con l’autista a raffiche di mitra dopo che l’auto sulla quale viaggiava era finita fuoristrada. Non poteva essere vero eppure era così. Massimo, un ragazzo così dolce, così gentile, si era lasciato tentare da facili guadagni ed approfittando della sua posizione aveva commesso un crimine così grave invadendo il campo della malavita locale.
Mi ritrovai al centro delle indagini condotte dalla Polizia che a breve mi rintracciò dai messaggi telefonici lasciati e dovetti raccontare, evitando i particolari più intimi, il mio rapporto con Massimo e quanto accaduto la notte della festa in casa sua.
Ci volle un po’ per dimostrare la mia estraneità ai fatti ma da quel giorno ho giurato a me stessa
“Mai più con uno sconosciuto”. FINE

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