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La quarantenne della metropolitana

Ero andato a trovare un amico a F……… , non troppo lontano dalla città in cui vivo.
Ero stato fuori per il fine settimana e la domenica sera ero di ritorno.
Dopo aver preso un treno ed un autobus, ecco che mi appresto a prendere la metropolitana.
Avevo già notato che, soprattutto data la stagione (i primi caldi, ecc… ), erano molte le ragazze a cui prestavo una particolare attenzione nella speranza di vedermi corrisposto.
Ma niente… Il viaggio in treno non aveva dato assolutamente frutti cosicchè mi ero quasi rassegnato a non acchiappare nessuna bella fighetta, finchè non mi è capitata quella donna in metropolitana.
Salgo e inizialmente la mia attenzione viene richiamata da una ragazzetta di borgata, pantaloni alla pescatora, cannottierina con un senino niente male all’interno.
Non era una gran bellezza ma quel tipo di abbigliamento mi portava sicuramente a curiosare..
Ero appoggiato alle porte della metropolitana, quando subito alla mia sinistra noto, seduta, una signora sui quarant’anni, mora, un viso ancora piacente e, soprattutto, almeno un quinta di seno.
Abbronzata e truccata con molta delicatezza, indossava un taillerino nero, gonna appena sopra il ginocchio, ed una camiciola rosa, leggerissima, che lasciava intravedere un reggiseno bianco con merletto.
A quella visione decisi di cambiare obiettivo, soprattutto dopo aver notato che non portava alcuna fede.
Così alla prima occasione, mi siedo sulla fila di sedie poste proprio davanti a lei e comincio il mio solito gioco di sguardi.
Mancavano sei fermate alla mia prima che dovessi scendere, cosicchè speravo di avere abbastanza tempo a mia disposizione per “acchiapparla”.
Ma sembrava invece che le cose andassero malissimo.
Lei non rispondeva assolutamente ai miei sguardi e dedicava la sua attenzione, così come tutti gli altri del resto, ad un bambino simpaticissimo di appena qualche mese.
Fino a quando si alza (per me era ancora presto) e si avvicina alle porte come per uscire.
Lì ho pensato che la stessi perdendo.
Ma alla fermata successiva non scende e neanche a quella dopo.
Mi sembrava un cattivo gioco del destino con le mie ambizioni.
Ad ogni fermata mi aspettavo che scendesse ed invece rimaneva lì, immobile a fissare quel bambino.
Fatto stà che arriviamo in prossimità della mia fermata e mi alzo anch’io, naturalmente mettendomi alla stessa porta scelta da lei e continuando a buttare qualche sguarda questa volta timidamente corrisposto.
Comincio a riacquistare fiducia cosicchè decido di tentare il tutto per tutto e quando la metropolitana si ferma, la guardo e ad un orecchio le dico
“Seguimi” e scendo senza voltarmi indietro.
Faccio qualche passo cercando di distinguere alle mie spalle, tra i tanti rumori, i suoi tacchi a spillo ma non ce la faccio.
Cosicchè mi volto furtivamente e velocemente e.. la vedo che mi guarda camminando.
è fatta!! Penso tra me.
Ora devo decidere cosa fare e dove portarla.
Decido così di farla soffriggere un po’ e cammino fin fuori la metropolitana e per altri 200 metri circa.
Mi addentro nel quartiere appena vicino e, dopo essere sicuro di averla distanziata di una ventina di metri, svolto il primo angolo e l’aspetto lì, con le spalle al muro.
Lei naturalmente, non sapendolo, fa lo stesso ma viene bloccata dalla mia mano per un braccio non appena mi passa davanti.
“E brava la mia attempata signora. Vedo proprio che hai una bella voglia di cazzo! ”
“ma come ti permetti? Maleducato… Io… ”
Naturalmente cerca di fare la ritrosa e la signora educata.
Non si aspettava un attacco tanto volgare, ma ho deciso di evitare le moine del corteggiamento.
Mi gioco la partita come viene e sto a vedere.
“Ma come? Vorresti dire che non hai seguito me? Che non ti piaccio? ”
“No… certo…. Ma, veramente… io… ”
è interdetta e cerca di trovare una soluzione per recuperare un po’ di dignità ma il limite è ormai passato.
“Come ti chiami, bella signora? ” le chiedo
“Angela. ”
“bene, Angela, ora rilassati e fai quello che ti dico. Vedrai che ti farò vivere un’esperienza che non ripeterai con tanta facilità. ”
Ormai la sento rilassata e decido di mollare il suo braccio.
Piano piano l’eccitazione in lei prende il posto del pudore.
“Vedi quel giardino? Ora ci sediamo tranquilli, tranquilli, su una panchina e facciamo due belle chiacchiere, ti va?
“D’accordo… ”
Ci avviamo nel vicino e tranquillo giardinetto e appena seduti riparto all’attacco, senza mezzi termini.
“Allora, troietta… Vediamo se vuoi davvero farti questa scopata… Accavalla le gambe e tira su la gonna. ”
“Ma insomma… ”
Evidentemente la sto disorientando.
Non si è mai trovata in una simile situazione e non sa bene come reagire.
Ma taglio corto
“Forza. Non farmi perdere tempo altrimenti prendo e me ne vado”
Comincia ad obbedire e lentamente alza la gonna di qualche centimetro, fino a metà coscia.
“brava. ” La prendo per i capelli e la tiro a me.
“Quant’è che non ti scopano, eh? Beh, hai trovato pane per i tuoi denti. ”
Con una mano continuo a tenerle la testa mentre con l’altra mi sbottono i pantaloni e tiro fuori il cazzo.
“Guardalo” le dico piegandole la testa in giù “Ti piace? è per questo che mi hai seguito, puttana. è per avere un po’ del mio cazzo che ti sei svenduta così, come una troia di quindici anni. Ora succhiamelo e fammi vedere quanto ti piace. ”
“Ma no.. non possiamo qui.. ti prego.. andiamo da qualche altra parte… ” ribatte sempre fissandomi l’uccello.
“Non reclamare. Forza, datti da fare” e le spingo la testa sul mio basso ventre che lei subito avidamente comincia a succhiare senza vergogna.
“Brava, hai visto che non era tanto difficile? Succhia così, da brava… ”
Ho deciso di sborrarle in gola per poi prendermi qualcosa di più in un altro posto più appropriato.
“Ora berrai tutta la mia sborra e poi deciderò se accontentarti e scoparti davvero fino in fondo. ”
Cerca di dire qualcosa ma le tengo l’uccello bene in bocca e non riesce a proferire parola.
“zitta, succhia, ho detto, succhia… Dai, che sto per venire dai… Vengoooooooo!! ” Le sborro tutto il gola e lei beve da brava troia qual è. Penso, cazzo, stavolta ho trovato davvero una troia coi fiocchi.
“Ora puliscilo. Non voglio sporcarmi le mutande. ”
Lavora di lingua e lappa bene il mio bastone.
Quando ha finito le mollo i capelli, la ritiro su e mi riabbottono i pantaloni.
Lei tiene gli occhi bassi.
Evidentemente prova una vergogna indicibile ma decido che è meglio battere il ferro finchè è caldo.
“Dammi il tuo numero di telefono. ”
“Ma.. Non so.. forse non è il caso… ”
“Dammelo! Non fare storie. ”
Esegue anche quest’ordine e continuo.
“Ora te ne puoi anche andare ma sappi che posso chiamarti in qualunque momento. E ogni volta che sentirai la mia voce, da brava ragazza, eseguirai le istruzioni che ti darò e mi verrai a fare un po’ di compagnia. Siamo intesi? ”
“Va bene.. Come vuoi… ” sempre ad occhi bassi.
“Anzi, prima che te ne vai voglio proprio vedere se ti piaccio davvero… ”
“Ma non ti è bastato? Sì, mi piaci, lo avrai ben capito ma ora che vuoi fare? ”
Ormai teme le mie voglie e le mie decisioni ma voglio comunque scoparmela, anche se di fretta.
“Ora ti sederai sul mio cazzo e ti farò venire come una vera puttana. Prima però dagli qualche altro bacetto così si riprenderà per bene. ”
“No, questo no.. Ti prego.. Siamo in pieno giorno.. potrebbe vederci chiunque… ”
“Non me ne frega un cazzo. Fai quello che ti ho detto forza! ”
E così mi sbottona i pantaloni e me lo riprende in bocca.
“Ora vieni sopra di me.. Lo senti com’è duro? ”
Guardandosi intorno circospetta alza la stretta gonna, scosta le mutandine di pizzo, e allargando le gambe mi si siede sopra.
“Brava. Ora muoviti e godi, troia. Sei proprio una puttana. Ma quanto tempo è che non vedevi un cazzo ben fatto? ”
Lei si muove prima lentamente, poi alle mie parole, sempre più velocemente e la sento gemere.
“Senti come gode la tardona! Dai, godi per bene che non ti capita più! ”
“Sì… mi piace.. godo, gooodooooo.. oh, sì…. ! ”
E mi gode in braccio.
“Ora togliti, puttanella e ribevi la sborra che sto per buttare fuori”.
Si piega subito sul mio cazzo e lo riprende in bocca, ancora vogliosa.
Ci metto un secondo a venire e lei ribeve tutto.
“Bravissima. Dimmi che ti è piaciuto e che sarai la mia troia finchè vorrò! ”
“Sì.. mi è piaciuto… ”
“E… ? ”
“Sono la tua troia.. sì.. sono tua… ”
“Brava – con un buffetto sulla guancia – ora vai dai tuoi figli o da chi cazzo vuoi e ricorda che devi essere sempre disponibile: ”
“D’accordo.. Ciao.. ”
La vedo riandarsene e penso di aver acchiappato davvero bene stavolta.
Chi la dura la vince. FINE

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