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Un bollente ferragosto

Alessandro e Filippo erano amici da tanti anni e anche quell’anno avrebbero passato le vacanze estive insieme.
Sarebbero andati come sempre in Romagna per cercare di rimorchiare.
Alessandro dei due era il più bello: alto, moro dal fisico muscoloso e solido.
Filippo invece era più basso e magro, ma comunque piacente. Comunque non era con il viso che Filippo sperava di far colpo sulle ragazze, ma col suo enorme pacco, indossava sempre dei jeans molto, molto attillati, di modo che i suoi grossi attributi fossero sempre ben visibili in mezzo alla sue gambe.
Anche Alessandro era messo bene, ma non lo metteva in mostra come il suo più caro amico.
Come ogni anno fecero il viaggio in macchina guidando a turno.
Dopo circa un’ora di autostrada, Filippo disse che voleva andare a fare un po’ d’acqua e si fermarono alla prima stazione di servizio. Entrarono in bagno e si misero a pisciare uno di fianco a l’altro. Filippo notò che Alessandro gli lanciava delle occhiate in direzione del pisello e gli disse cosa cazzo aveva da guardare.
Alessandro gli disse che non guardava proprio un bel niente e la cosa finì lì.
Per sdrammatizzare quell’attimo di tensione, Alessandro disse all’amico se aveva letto i messaggi sconci che ci sono sempre sulle porte dei cessi pubblici e si misero a ridere divertiti quelle porcherie.
In particolare c’era il numero di un certo Valerio, che prometteva a tutti i gay di passaggio, che avrebbe fatto provare loro un piacere immenso, ciucciando il suo enorme cazzo di 30 cm. Filippo si diede involontariamente una stretta al pacco come per sentire se il suo uccello potesse reggere il confronto con una verga del genere, sempre che quei 30 cm fossero autentici. Si fermarono ancora un momento e poi ripartirono, durante il viaggio tutti e due avevano ripensato a quel messaggio anche se facevano finta di niente. Finalmente Alessandro fece ricadere il discorso, apparentemente per caso, su quei famigerati 30 cm e chiese a Filippo se credeva che ci potesse essere un uomo con un cazzo così grosso.
Filippo era un po’ sorpreso di quella domanda, certo il sesso era uno degli argomenti di cui parlavano più spesso, soprattutto durante le ferie, ma di solito si parlava della misura di reggiseno di Giovanna la troia del vicolo e non di cm di cazzo. Comunque rispose che durante il servizio militare aveva conosciuto un commilitone che aveva proprio un cazzo di quella misura, si erano tutti accorti la prima volta che lo avevano visto in mutande che doveva essere superdotato, ma quando si erano misurati i cazzi, come si fa spesso sotto la naia, avevano visto tutti che il suo arnese era 29, 5 cm.
Visto che l’amico parlava così a ruota libera, Alessandro si fece coraggio e gli chiese scherzosamente, se il suo cazzo lo avevano misurato. Filippo si mise a ridere e gli rispose che non aveva fatto una brutta figura con i suoi 25 cm.
Finalmente Alessandro sapeva la misura dell’uccello duro di Filippo, non aveva mai avuto prima il coraggio di chiederglielo e anche se lo aveva visto molte volte nudo e qualche volta anche arrapato, la cosa risaliva ai tempi di quando erano ragazzi e guardavano le cassette porno insieme e da allora il cazzo di Filippo era cresciuto parecchio!
Filippo era impegnato nella guida e non si era accorto che il pacco del suo vicino era diventato gonfio e che Alessandro cercava goffamente di nascondere quella imbarazzante erezione con una rivista, come avrebbe fatto a spiegare al suo amico come mai parlando di misure di cazzi, il suo si era gonfiato?
Finalmente arrivarono a Riccione e presero alloggio al solito alberghetto, Filippo volle fare per primo la doccia e si tolse la camicia e i pantaloni, rimase in mutande azzurre, attillate che lasciavano intravedere benissimo la grandezza dei suoi attributi, poi si tolse anche quelle e rimasto nudo, si diresse verso la stanza da bagno con la lunga mazza moscia che gli oscillava in mezzo alle gambe. Alessandro si voltò dall’altra parte per non fare vedere a Filippo che il suo uccello si era di nuovo indurito di fronte allo spettacolo della virilità prorompente dell’amico.
Filippo aprì l’acqua e Alessandro fu attratto verso la serratura, non avrebbe mai creduto di poterlo fare, ma appoggiò l’occhio contro la toppa e guardò dentro. Il bagno era piccolissimo e si vedeva bene Filippo che si insaponava proprio l’inguine. Anzi aveva proprio scappucciato il cazzo e si puliva la cappella con zelo.
Alessandro era fuori di se dal desiderio di accarezzare e baciare quella mazza insaponata e fece una specie di rantolo che Filippo sentì nonostante la doccia aperta. Preoccupato che fosse successo qualcosa ad Alessandro si precipitò fuori e lo trovò ancora in ginocchio davanti alla porta del bagno come inebetito.
Filippo gli chiese cosa cazzo stava facendo e l’altro non ebbe la forza di negare che lo stava spiando.
Filippo allora gli diede un pugno sul naso e lo fece sanguinare, poi tornò in bagno a risciacquarsi, poi uscì alzò ancora nudo la cornetta del telefono e disse al portiere che voleva cambiate stanza, ma si sentì rispondere che era tutto esaurito perché era quasi ferragosto, Filippo telefonò ad altri 5 alberghi vicini ma la musica non cambiò, o dormiva in macchina, che tra l’altro era di Alessandro o dormiva nel letto vicino con quello che dopo 15 anni aveva capito essere un frocio.
Fino ad allora non aveva detto una parola al suo compagno di stanza, che era paonazzo in viso e sudava, ma alla fine gli disse: “come hai sentito devo passare la notte qui, ma domani prendo il treno e vado in un’altra città a cercare un albergo, non ho intenzione di rovinarmi le vacanze perché tu ti sei scoperto frocio, ma se questa notte mi sfiori anche solo con un dito giuro che ti ammazzo”, poi più neanche una parola.
Scesero a mangiare a tavoli separati e guardarono al televisione a lungo per rimandare il più possibile l’ora di mettersi a letto. Di solito Filippo dormiva solo con gli slip, ma quella sera si mise i pantaloni della tuta, evidentemente non si sentiva abbastanza protetto dalla sottile stoffa delle mutande. Anche Alessandro si infilò sotto le coperte.
Alle tre di notte esausti si addormentarono. Dopo circa due ore Filippo sentì una cosa calda e umida che lo stuzzicava, ma non si svegliò, solo quando la sensazione si era fatta più intensa aprì gli occhi e vide nella penombra Alessandro accovacciato in mezzo alle sue gambe che gli succhiava il cazzo!
Avrebbe voluto divincolarsi, ma non ci riuscì, c’era come una forza che lo tratteneva e questa forza era il piacere, inedito, che stava provando, C’era il suo compagno di mille avventure che gli faceva un pompino e lui godeva come una troia! Dopo alcuni interminabili minuti venne e inondò di sborra la faccia accaldata di Alessandro.
Non si dissero una parola, Filippo si alzò in piedi, fece il giro del letto, sbatte giù Alessandro, gli strappò via le mutande e cominciò a ricambiargli il piacere, succhiando la sua mazza che certo non era altrettanto grande, ma altrettanto saporita! FINE

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