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Sveglia alle 3,17

0317 dicono gli occhi rossi e assassini dell’orologio di fronte al letto, ora assolutamente improponibile, e perché allora sta suonando, e poi sta suonando cosa? .. . la sveglia non può essere.. . il telefono!
Mi rotolo sul letto raggiungendo l’altra sponda e rispondo cercando nella mente persa nelle nebbie dei primi minuti di coscienza il mio tono più gentile:
“Siiii.. ” e una voce femminile persa in qualche altra notte di luci fluorescenti disse :
“sono Elena, i miei mi hanno sbattuto fuori, hanno trovato le lettere di Chiara e hanno detto che una come me non la vogliono in casa, potrei rovinare la mia sorella.. .. ”
“Elena, ho sempre pensato che fossero degli stronzi, la tua mammina tutta perbenino, tanto moderna, tanto aperta che appena sono entrata a casa tua mi ha chiesto se avevo un ragazzo e se tu ne avevi uno.. .. .. .. .. . Dove sei, ti vengo a prendere. ”
“Sono al Porto davanti all’Orion, dove ci siamo conosciute. ” un sospiro e poi il silenzio e poi io
“ci vediamo prima delle sei”
“non correre.. . ” non correre è ciò che ho sentito più spesso nella mia vita, non ci ho mai fatto caso.
Mi sono vestita, maglietta tuta scarpe da ginnastica portafoglio, in macchina c’e già la valigia di emergenza chiudere casa e scendere in garage telecomando per la porta dei box e poi lei.
Entro, mi calo, vengo avvolta da suo calore dalle sue luci, Nove Uno Uno decisamente una macchina femmina.. .. Roma Porto venere in 0235 senza di lei non ce l’avrei mai fatta e senza Elena non l’avrei mei avuta.
Elena era li davanti all’Orion con il suo golfino nero di lana dalla trama compatta che le ho regalato io, un maglione stretto da marinaio che le da un’aura di avventura e di vita che in realtà non ha mai vissuto, anche i suoi pantaloni sono neri.. .. gia da quando mi ha lasciato veste sempre e solo di nero.
Sale in macchina prima il suo sacco sul sedile posteriore e poi lei al mio fianco, silenzio tra noi, il cuore batte dentro di me lento, sempre più lento e più forte.
Dio quanto batte forte e Dio il suo odore lei si volta verso di me, si avvicina movimenti liquidi riempiono l’aria intorno a me così inevitabili un centimetro ogni secolo tra noi scompare le sue labbra sfiorano le mie le premono è bagnata. è salata. ha pianto.
Ora siamo nel mio letto lei mi è sopra, mi bacia, scende lentamente sul nastro teso della mia pelle un bacio dopo l’altro sempre più in basso, lentamente facendomi impazzire nell’attesa, la sua lingua affonda in me, il suo viso scompare, chiudo gli occhi le mie mani sulla sua testa che le dicono di andare più a fondo e poi gemo la mia schiena si inarca poi torna a toccare le lenzuola.
Lei si arrampica lentamente su di me si sdraia al mio fianco si addormenta con il mio seno come cuscino. Bambina mia.. Ben tornata a casa.

è di nuovo notte e lei è ancora nel letto in un gomitolo di cotone bianco, lentamente le scopro una gamba poi l’altra e poi lentamente la bacio dove si incontrano quelle due meravigliose sculture vive e lei sorride senza aprire gli occhi, le faccio l’amore lentamente, dolcemente, e poi lei si sveglia del tutto e allora ci stringiamo l’un l’altra con ferocia, con un bisogno urgente e animale.
Un bisogno di tutto l’amore negato nella nostra vita, e dalla sua borsa tira fuori il nostro tramite, un amante di silicone, il mio e il suo uomo, lo affonda lentamente in me poi ci si impala sopra e mi cavalca, pompa dentro di me mentre io lo pompo dentro di lei.
Ci rotoliamo e continuiamo per ore senza parlare senza gemere unite insieme dal desiderio navigando nei ricordi e nel piacere un porto dietro l’altro.
Lei dice:
“Mi sei mancata”
Lo sapevo già,
“Anche tu” anche lei lo sapeva.
Le parole sono inutili per chi si ama, forse per gli uomini è diverso, non so, non mi interessa.
Gli uomini non mi interessano. FINE

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