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Sono il postino… ho un pacco per lei

M’ero appena alzato, cazzo quant’era tardi!
Saranno state le 13 quando sentì suonare il campanello.
Mi domandai chi potesse essere a quell’ora, sotto il caldo sole d’agosto.
Quelli del piano di sotto ch’erano tornati dalle vacanze?
In anticipo?
Alzai il citofono.
< < Sono il postino… ho un pacco per lei. > >
Infilai in fretta una T-shirt.
Scesi in fretta le scale.
Lo trovai all’ingresso.
Caspita! Pensai, non pensavo che i postini fossero così carini!
Era moro, alto, con delle spalle enormi.
Teneva un enorme pacco in mano.
Aveva l’aria d’essere pesante.

Notai il suo sguardo scivolare dai pettorali che spiccavano sotto la maglietta, agli addominali e più giù’.
Avevo solo dei boxer addosso.
Non arrossì affatto e seppi cogliere l’occasione al balzo: con la scusa che il pacco era pesante e che l’ascensore era rotto lo pregai d’aiutarmi a portare il pacco in casa.
Accompagnai la richiesta con una occhiata che lasciava ben capire quali erano le mie intenzioni.

Lui non protestò affatto, anzi aggiunse che tanto aveva finito il giro.
Si sbottonò un poco la camicia che aveva addosso e si alzò le maniche.
Braccia possenti e virili presero il pacco.
L’afferrai anch’io e per un attimo sfiorai le sue dita.
Non so se fu per il suo petto enorme, per il suo odore o per il tocco ma m’inturgidii subito.
Salimmo le scale continuando a fissarci negli occhi.
Lo scatolone m’impediva di controllare se anche lui si stava eccitando come me.

Arrivammo finalmente alla mia porta di casa.
Entrammo, sbarrai la porta.
Stavo pensando a cosa dire quando lui di forza mi sbattè addosso al muro.
Le sue braccia sopra le mie spalle, il suo volto a pochi centimetri del mio.
E sulla mia pancia sentii qualcosa di grande e grosso che pulsava ritmicamente.
Allungai le mani e gli sbottonai i jeans, ritrovandomi tra le mani il pene più grosso ch’abbia mai visto in vita mia.
Lui m’infilò la lingua in gola mentre con le sue forti braccia mi cingeva.
La sua stretta mi toglieva quasi il respiro, poi si fece un po’, solo un po’, meno possente.
Abbassò le mani fino a stringermi forte i glutei.
Sembrava volesse spremermi. Mi sollevò e mi buttò supino sul divano poco distante.
Mi strappò di dosso T-shirt e boxer e poi cominciò a mangiarmi avidamente l’ano.
Allungai le braccia cercando di togliergli la camicia ma lui mi venne sopra, immobilizzandomi con il suo peso.
Mi strinse con le mani i polsi.
Mi gettò uno strano sguardo, poi continuò.
Mi immobilizzò entrambe le braccia con una sola mano mentre con l’altra cominciò a farsi strada trai miei glutei. Sentii il suo grosso indice penetrarmi e squarciarmi.
Si alzò, mi sollevò le gambe e le appoggiò sulle sue spalle mantenendomi sempre supino.
Poi senza darmi il tempo di fiatare tuffò il suo enorme pene nel mio culo.
Fu come essere squarciati in due.
Lo sentivo grosso e caldo.
Entrava e non sembrava mai finire.
Il dolore si mischiava ad un piacere intenso.
Voluttuose scariche elettriche mi paralizzavano.

Dopo un po’ si sfilò fuori e mi venne sulla pancia mentre io facevo lo stesso masturbandomi.
Mi bastò un niente per venire.
Ero fin troppo eccitato. Poi mi si distese sopra, e mi bisbigliò all’orecchio che dovevo firmare la ricevuta. FINE

About Hard stories

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