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Margherita (racconto lesbo)

Tu sarai la nostra schiava!
Così le dicesti a bruciapelo, guardandola negli occhi.
L’avevamo conosciuta ad una riunione indetta dalla nuova giunta comunale che si era messa in testa di ripristinare la Commissione cittadina per il controllo della refezione.
Le nostre scuole ci avevano fatto pervenire l’invito per una sera di ottobre.
Noi, bravi come sempre ed anche un po’ curiosi ci andammo.
Fra una marea di Concetta e Maria vocianti ci si era avvicinata una giovane donna molto timida.
Era molto ben vestita , doveva essere di buona levatura sociale.
Qualche domanda da parte sua, qualche risposta intelligente, come sappiamo dare noi, e ci si era seduta accanto chiedendo compitamente il permesso.
Parlava bene, vestiva bene ma in lei c’era qualche cosa di strano.
Era alta circa un metro e settanta, capelli neri a caschetto come Valentina dei fumetti, labbra carnose, occhi vispi sul verde, bella pelle, sembrava fatta bene ma i vestiti castigati impedivano di capire se era ben fatta o meno . Vestiva un po’ troppo da signora, molto accollata molto seriosa.
La serata fini nel solito casino di schiamazzi e minacce dei genitori verso le istituzioni senza nulla di costruttivo. Peccato.
Ma quella serata non era stata buttata via. Avevamo conosciuto Margherita.
Piu tardi, a casa ci trovammo a discutere della serata e il discorso si concentrò su Margherita.
Ci era piaciuta ma ad entrambe aveva fatto uno strano effetto. C’era in lei qualche cosa che la faceva comportare in modo troppo riservato.
Facemmo l’amore e ci addormentammo senza più pensare a Margherita.
Passò qualche giorno prima che ci tornasse in mente ed una mattina, prima che uscissi, mi dissi che avresti telefonato a Margherita per incontrarla con una scusa e cercare di conoscerla meglio.
Passasti qualche ora con lei e riuscisti a capire diverse cose di lei.
Aveva 27 anni, era mamma di una bimba di sei, sposata ad un professore di teologia, veniva da una famiglia molto religiosa. La sua vita tra parrocchia dove era attivissima, volontaria per assistenza anziani, scuola l’occupavano totalmente.
Il marito, molto religioso e di vecchio stampo, insegnava a Perugia e faceva il pendolare settimanale. Era felice quanto ci si aspetta da chi ha una vita tranquilla e ben organizzata, molto poco. Avevi tentato di parlare di qualche cosa di più intimo ma era sfuggita alle domande o era stata molto vaga.
Passarono alcuni giorni e fu lei a farsi viva, a chiederti di incontrarti . La cosa si ripetè diverse volte, sempre più spesso. Ti si era affezionata come un cagnolino.
Usciva spesso con te, come se da te assorbisse il tuo modo di essere. Chiedeva consigli sulla vita famigliare, sulla cucina, sul modo di vestirsi.
Una volta, giusto parlando di vestiti , si era dimostrata molto imbarazzata quando le avevi chiesto cosa indossasse di intimo. Senza mostrare gli indumenti che aveva addosso, prese da un cassetto un paio di slip ascellari ed un reggiseno mostruoso per mostrarteli.
Quando poi tu le dissi che spesso non portavi niente sotto i vestiti il suo imbarazzo era stato molto forte, ma anche la sua curiosità si era risvegliata. Era poi finita in una discussione sulla morale che ti aveva gettato nella disperazione.
Fu così che una sera decidemmo che Margherita sarebbe stata ” educata ” da noi.
Il giorno dopo, con una telefonata la invitasti a prendere un te con delle amiche, a casa nostra nel pomeriggio. Sapevi che quel giorno la suocera sarebbe andata a prendere la bimba a scuola e l’avrebbe tenuta a casa anche a dormire.
Mi presi un pomeriggio di ferie.
Quando suonò alla porta andai ad aprire, fu stupita nel vedermi, doveva essere un te fra signore.
La rassicurai che la mia presenza sarebbe stata solo momentanea.
La feci accomodare in sala dove l’aspettavi. Si rilassò e cominciaste a parlare.
Dopo un bel po’ si rese conto che le amiche non arrivavano e che ero ancora li.
Timidamente ti chiese come mai nessuno era ancora arrivato.
Allora guardandola negli occhi, a bruciapelo le dici:
– Qui non verranno amiche
Tu sarai la nostra schiava
Se vuoi puoi andartene subito ma se resti sarai la nostra schiava, farai tutto ciò che  
Ti chiederemo, subirai tutto quello che ti infliggeremo.
Ti faremo urlare di piacere e di dolore.

Era diventata rossa, cercava di parlare ma riusciva solo a balbettare. Con uno scatto si era avvicinata alla porta per andarsene. Io gliela avevo aperta tranquillo, sorridendo e salutandola.
Uscita, avevo richiuso la porta e ti avevo guardato perplesso. L’avevamo solo spaventata.
Ma tu non eri convinta – tornerà-

Infatti dopo pochi minuti il campanello suonò, andai ad aprire ed era lei.
Senza aprire bocca tornò a sedersi nel punto in cui era stata seduta, guardandoti, con un filo di voce ti chiede
–    cosa vuoi da me ? –
– tutto – fu la tua risposta.
– Togliti la giacca , siediti comoda, appoggia la schiena e rilassati
così fece
– ti sei mai masturbata ?
– da ragazzina ma è una cosa che si fa da ragazzini e poi fa molto male
– ti sei mai masturbata davanti a qualcuno?
– Sei pazza ? ma è una cosa sconcia. Che non si deve fare, è peccato
– Bene allora fallo ! subito davanti a noi.
– Ma non saprei nemmeno come fare
– Guarda, così – e mettendoti una mano sotto la gonna cominci a toccarti la figa mentre con l’altra mano ti tasti un seno.
Rossa come un peperone, cerca di distogliere lo sguardo dalle tue mani.
– ora che hai visto come si fa , provaci
– ma io non….
– Avanti provaci!
Le sue mani si dirigono verso la gonna, senza sollevarla vi entrano e presumibilmente raggiungono il suo sesso, vediamo solo del movimento ma non sappiamo cosa sta esattamente facendo.
– alzati- la comandi.
– Apriti la camicia, svelta
Questa volta lo fa senza opporsi
– togliti la gonna
La fa scivolare lungo i piedi. Si porta una mano al seno ed una all’inguine.
– via mutandine e reggiseno
Non si muove, ti alzi, mi fai un cenno e le afferro le braccia e le porto dietro la schiena.
Prendi un paio di forbici e le tagli il reggiseno. Spuntano due seni tondi e gonfi probabilmente una terza misura. Lucidi con capezzoli e areole rosa . l’area intorno al capezzolo è rigonfia.
Con la forbice tagli gli slip sui fianchi e con un colpo secco glieli strappi. Il triangolo nero compare, peloso e malcurato, un cespuglione che sarebbe meglio eliminare.
Nuda la portiamo in bagno, la facciamo sedere sul bidè. Le tengo le braccia sollevate in alto unite, mentre tu le spalanchi le gambe per rasarla. Una prima resistenza viene opposta ma un tuo sguardo duro diretto ai suoi occhi la convince a spalancare le cosce. La depili con dolcezza, lentamente con cura i peli tolti lasciano spazio ad una figa rosa con labbra interne rosso fuoco.
Sparito ogni pelo, prendi la crema e gliela spalmi con amore sulla parte provata dal rasoio.
Ci accorgiamo che le piace, che nonostante cerchi di non mostrarlo, le piace molto la tua mano.
– ora masturbati forza – le comandi afferrandole una mano e portandogliela all’inguine.
Piano piano le insegni come muovere la mano fin quando non senti che esegue i movimenti da sola.
In pochi secondi inizia a mugulare, sta raggiungendo il piacere con le sue mani davanti ai nostri occhi mentre tu la imiti accarezzandoti sotto i vestiti.
Un rivolo caldo le scende lungo la coscia. Ha avuto l’orgasmo.
La riportiamo in sala e la lasciamo in piedi. Mentre noi prendiamo posto davanti a lei.
– sei bella, mostrati, mostraci la tua figa .
Inaspettatamente le sue mani si dirigono verso il sesso e con le dita se lo apre.
– accarezzati le tette, pizzicati i capezzoli.
Lo fa senza indugio; un muro è stato abbattuto.
– girati e mostraci il culo – le dici senza esitazione
Si gira e si apre le natiche. Ha un bel culo sodo e tondo con un buchetto rosa, le si vedono pendere le labbra della figa , sembrano umide.
– mettiti a quattro zampe ed avvicinati – le comandi
Come un cagnolino si dirige verso di te
Ti spogli completamente e ti risiedi sul divano, alzi le gambe completamente mostrandole ora la tua figa ed il buco del culo.
– leccami, dolcemente , leccami.
Avvicina le sue labbra alla tua figa, senti il suo caldo respiro poi la sua lingua umida si appoggia sul tuo sesso e comincia a muoversi lentamente. Le sue leccate sono senza esperienza ma cominciano a fare effetto su di te.
– mentre mi lecchi ti farò frustare, più saranno secche le frustate più dovrai leccarmi, prima mi farai godere, prima smetteranno le frustate-
La piccola frusta stava da sempre su quel tavolino, era un ricordo di viaggio. L’afferro e comincio a frustarle le natiche. Guaiti di dolore sfuggono dalle sue labbra impegnate a leccarti, ad ogni colpo inarca la schiena e spinge la sua lingua più profondamente in te provocandoti un forte piacere. Il tuo primo orgasmo era arriva in poco tempo.
Le sue natiche erano piene di segni rossi.
-Alzati – le comandi
Il suo torace è imperlato di sudore per l’eccitazione ed il dolore. I suoi capezzoli ritti, hanno raggiunto un colore quasi rosso.
-siediti su quella poltrona, il culo sul bordo, le gambe aperte più che puoi. La testa appoggiata allo schienale.-
Si sta trasformando, fisicamente sta diventando bellissima. Più perde pudore più diventa bella con gli occhi verdi lucidi di lacrime e piacere.
Così semisdraiata sulla poltrona è deliziosa e lasciva. La figa nuda tra le gambe aperte è molle di piacere, la testa reclinata contro lo schienale le inarca il collo.
Con le dita le apri la bocca.
– tienila aperta –
– l’altra tua mano va sul suo sesso, le dita prendono fra di loro le labbra calde della figa, ci giocano poi improvvisamente entrano in profondità . Le dita che prima accarezzavano la sua bocca ora la penetrano.
Quattro di loro le scendono in gola mentre giochi rapida con la sua figa .
E’ come se le tue mani volessero incontrarsi a metà del suo corpo penetrando contemporaneamente dalla bocca e dalla figa. Quasi non respira più ma non si ribella anzi stringe, come può le sue aperture invase dalle dita.
E’ bello vedere come la sfondi, come le piace. Il suo bacino si agita in fuori ed indietro per ingoiare la tua mano, gemiti le escono dal corpo. Non riesco a rimanere indifferente allo spettacolo, mi apro i pantaloni, mi prendo il cazzo in mano e comincio a menarmelo osservandovi.
Uno strillo acuto annuncia un altro orgasmo di Margherita.
Un altro muro è abbattuto.
– siediti a cavallo di quella sedia con le tette rivolte allo schienale.
Hai avuto un altro desiderio.
Buona ed ubbidiente si accomoda.
Le leghiamo le mani dietro la schiena. Il suo busto si inarca cavalcando la sedia il culo le si apre, le sue mani le sono appoggiate sopra mentre le tette svettano in avanti morbide e puntute.
Prendi la corda stringicapezzoli e facendola passare dietro lo schienale gli imprigioni i capezzoli. Ad ogni movimento del suo corpo la corda si tende e li tira provocandole una smorfia di dolore. Il suo mento è costretto ad appoggiarsi allo schienale per non fare tirare la corda, in questo modo le natiche le si divaricano per lo sforzo.
Da dietro le tue mani le accarezzano il collo, la tesata e si avvicinano alla sua bocca.
Le tue dita le entrano in bocca e con l’indice ed il medio ti porti agli angoli della bocca.
Tirando leggermente in fuori la costringi ad aprire la bocca in un largo ovale .
Mi inviti a farci entrare il cazzo .
Mi metto di fronte alla sua bocca e glielo faccio entrare. Posso giocare li dentro perché tu gliela tieni aperta. Lo faccio passare sulla parte interna delle guance, lo spingo contro il palato, in gola senza che lei possa muoversi.
Guardare i suoi occhi lucidi, sapere che è immobilizzata è un grandissimo piacere.
– ora succhialo, ma succhialo bene altrimenti ti punisco- le dici decisa lasciandole i bordi della bocca.
Lei comincia a succhiarmelo ma ovviamente non c’è paragone con come tu lo sai fare.
Dalla mia faccia ti accorgi che la soddisfazione di quel pompino è molto poca.
– non sei sufficientemente brava ed ora ti punirò.
Ti cacci il dito medio in bocca, te lo succhi, lo avvicini al suo buco del culo e con un colpo secco glielo ficchi dentro. Il suo muscolo immediatamente reagisce stringendoti il dito e tu, sentendo la stretta calda e forte del suo muscolo anale ti ecciti .
Urla sotto i colpi, il pompino migliora, la sua lingua si fa sentire, i colpi nel culo fanno avanzare la bocca sul mio cazzo. Tra i suoi gemiti di piacere e di dolore vengo sborrandole in gola tutto il mio sperma.
Le slego le mani, le libero i capezzoli ormai violacei e la faccio alzare sempre con il tuo dito nel culo.
Il dolore si vede dai suoi occhi . La spingi verso il tavolo e prima di farla sdraiare le togli il dito. Emette un gemito lieve ma non dice nulla.
-sdraiati a pancia in su-
Una volta sdraiata le alziamo le gambe sino a che toccano i suoi seni. Il culo forma una deliziosa curva mostrando tutto quello che racchiude.
Passiamo una lunga cinghia sotto il tavolo e le leghiamo le gambe in questa posizione.
Busto, gambe e tavolo sono strettamente legati insieme. Le leghiamo le braccia usando delle corde passate intorno le gambe del tavolo.
Cosi aperta si offre alla tua lingua che la penetra e la lecca. L’aspro dei suoi succhi ti si scioglie in bocca, la tua lingua segue ogni escrescenza della sua figa, entra ed esce dal nido umido. Le tue labbra si incollano alle sue labbra e gli succhi tutto il liquido caldo che in improvviso orgasmo le schizza fuori.
Prendi due candele e le accendi me ne dai una e mi inviti a farle colare la cenere sulla carne morbida.
Lascio a te questo piacere ed infilo la mia candela accesa nella sua figa che così rimane un po’ aperta per accoglierla.   Le afferro la morbida pelle del pube le la tiro verso l’alto . La cera bollente della tua candela cade sulla pelle delicata procurandole grida che non sono di dolore ma di piacere. Il corpo si agita. Croste di cera si solidificano sulle sue labbra mentre la candela che ha nella figa comincia a colare .
Spegni la tua candela e vai verso il suo viso. Cominci a baciarla mentre si lamenta per il bruciore della candela che si scioglie. La tua lingua violenta la sua bocca più inesorabile del cazzo di un maschio.
E’ allora che ti viene voglia di incularla .
La liberi della cinghia, le togli la candela e mi chiedi di tenerle da dietro le gambe aperte ma leggermente piegate con i piedi che combaciano e di aspettare un momento in quella posizione. Ti allontani e dopo poco ritorni con il cazzo di lattice saldamente fissato in vita ed un barattolo di crema.
Le ungi il culo con veemenza mentre io te la tengo aperte.
Le punti il cazzo sul buco e con un colpo le infili il cazzo di gomma sino in fondo.
Il suo urlo è forte come il dolore che le hai provocato.
Cominci a fotterla come un maschio fuori e dentro, fuori e dentro.
Ogni tanto lo tiri fuori e glielo ficchi nella figa strappandole un urlo di piacere poi glielo ricacci nel culo facendola urlare di dolore. Ormai non capisce più niente, si agita per il godimento, si inarca, trema, geme, ringhia, sbava, urla di continuare, di non smettere, di spaccarle il culo e la figa, che sta impazzendo.
Anche il mio cazzo si è gonfiato per lo spettacolo. Te ne accorgi e mi dici di ficcarglielo in bocca.
Le lascio le gambe, tanto non ce n’è più bisogno perché è il suo stesso piacere che gliele fa tenere aperte. Salgo sul tavolo, in ginocchio sopra la sua testa e le infilo il cazzo in bocca in modo che tu mi possa guardare mentre mi succhia.
Comincia a stringerlo e a succhiarlo frenetica, succhia e risucchia come se fosse una esperta. Mi strappa così una sborrata calda e violenta che ingoia con passione mentre il tuo cazzo finto le sta spaccando il culo e la figa con gli ultimi colpi secchi.
Urla di piacere, anche tu urli, l’emozione di fottere un culo vergine ad una bella donna sottomessa ti procura un orgasmo cerebrale e fisico.
Siamo sfiniti, tutti, l’emozione è stata fortissima .
– vogliamo lasciarti un segno sul corpo che ti ricordi di questo momento- le dico
– va bene-
Prendo il coltellino affilato con cui apro la posta, accendo una candela e vi passo sopra la lama. Mentre sto riscaldando la lama, senza che ne io ne tu avessimo parlato Margherita si sistema sul tavolo afferra le corde che le tenevano legate le man, fa scivolare le gambe aperte lungo i fianchi del tavolo, spingendo il culo sul bordo. Il pube le si distende e la pelle intorno alla figa si stira completamente.
Mi avvicino con il coltello fumante
– vuoi che il segno te lo facciamo li ? – indicando il suo pube offerto
– si –
– lo sai che ti farà molto male
– si voglio sentire male mentre me lo fate è il mio modo per ringraziarvi.
Ti passo il coltellino e tu gli incidi una “G” sul pube verso il labbro sinistro. Le si imperlano gli occhi per il dolore e trattiene a stento un gemito. Poi tocca a me e mentre incido la mia “M” dalla parte opposta, piccole cocce di sangue accompagnano l’incisione.
Ora Margherita è nostra e lei ne è felice. Siamo tutti sfiniti.
Margherita chiede di fare una telefonata.
-Ciao, ho avuto un contrattempo con l’auto, si è rotta, non posso tornare a casa, pensa tu alla bambina, grazie , a domani –
Ripone il telefono, si avvicina a noi ci porta in camera, si sdraia sul letto, nel mezzo, ci guarda – venite qui, questa notte non torno a casa, voglio dormire con voi.
Ci sdraiamo ed abbracciati ci addormentiamo.
Grazie Margherita.

FINE

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