Dopo quella domenica mattina, in cui introdottomi furtivamente nel centro estetico al piano terra avevo assistito all’incredibile filmino porno di cui a sua insaputa era protagonista mia moglie Luana, impegnata in un trio lesbico con l’ amica estetista e una giovane campionessa di nuoto, decisi che era venuto il momento di mettere fine a quella torbida storia. Fino ad allora sessualmente “normale”, stavo diventando un guardone impenitente: invece di indignarmi e reagire da marito tradito mi ero sparato fantastiche seghe spiando i giochini erotici di mia moglie e delle sue amichette e, come se non bastasse, evocando quelle immagini continuavo a masturbarmi come un ragazzino più volte al giorno, nei bagni di casa e dell’ufficio, trascurando Luana con cui non avevo più rapporti da settimane. Non che la cosa la turbasse più di tanto, soddisfatta com’era dai suoi incontri ormai quotidiani con Dany, l’estetista: insomma, mentre io stavo diventando un guardone, mia moglie stava lentamente trasformandosi da spassionata bisex quale l’avevo piacevolmente scoperta all’inizio della sua relazione con l’estetista, a lesbica incallita. Pensai che, per salvare il nostro rapporto, bisognava allontanarci almeno per un po’ da quell’atmosfera carica di erotismo e ambiguità che percepivo ormai tutte le volte che varcavo il portone di casa. L’occasione venne con la fine delle scuole: normalmente andavamo in vacanza solo ad agosto, stavolta affittai una casa al mare anche per luglio, per la gioia dei bambini e (non feci fatica a notarlo) l’irritazione di Luana, costretta a lasciare la sua amica del piano terra più a lungo del previsto.
Nei giorni successivi la partenza mia moglie fece buon viso a cattivo gioco, non risparmiandomi però battutine acide e risposte sgarbate: il suo atteggiamento ostile e scostante mi convinse di aver visto giusto, cambiare aria avrebbe fatto bene ad entrambi. Effettivamente, dopo qualche iniziale tensione, il soggiorno al mare si rivelò salutare per il corpo e la mente: la casa era confortevole, la spiaggia ampia e tranquilla frequentata soprattutto da anziani e mamme con prole al seguito, il mare pulito e quasi sempre calmo in sintonia con un cielo limpido e soleggiato. Luana e i bimbi trascorrevano tutta la giornata in spiaggia, pranzando al sacco, in completo relax, mentre io li raggiungevo il pomeriggio dopo il lavoro: i pupi giocavano con i loro amichetti, io facevo lunghe nuotate e leggevo libri e giornali, Luana si abbronzava sfoggiando dei tanga mozzafiato che suscitavano la cupidigia degli attempati maschi nei dintorni. L’abbronzatura rendeva ancora più desiderabile mia moglie, il mio sguardo sornione indugiava spesso sul suo corpo snello e sodo malgrado la doppia gravidanza tradita da qualche smagliatura di troppo, ampiamente riscattata dalle grosse tette e dal bel culo polposo.
Per praticità raccoglieva i folti capelli biondo cenere in uno chignon, proteggendosi dal sole con un cappellino di paglia e un paio di occhialetti scuri. Le numerose piccole lentiggini sparse sul volto, sul petto e sul seno risaltavano anche sulla pelle dorata, confondendosi con le goccioline di sudore. Indossava sempre una cavigliera d’argento, regalo di Dany per il suo compleanno cui avevo risposto con una catenella d’oro che, notavo soddisfatto, sfoggiava spesso intorno al ventre sul bikini per il piacere dei suoi numerosi ammiratori da spiaggia. La contemplazione di mia moglie, insieme all’ozio e al caldo piacevole di quei giorni, riaccesero in me il desiderio, pienamente assecondato da Luana: bambini permettendo, ricominciammo a fare l’amore sempre più spesso, con reciproco godimento. Del resto, la spiaggia offriva ben poche tentazioni per entrambi: a parte le occhiate concupiscenti di arzilli nonnetti e precoci adolescenti a mia moglie, l’unico motivo di eccitazione era stato per me la scoperta, casuale, di un buco nella parete posteriore della nostra vecchia cabina di legno, abilmente coperto con della creta secca facilmente amovibile all’occorrenza.
Era probabilmente opera di quel vecchio porco del gestore dello stabilimento, che avevo sorpreso più volte a mangiarsi con gli occhi Luana: evidentemente non si accontentava del generoso spettacolo offerto dal tanga e, nascosto dietro la cabina, aveva trovato il mondo di spararsi comode seghe godendosi il nudo integrale di mia moglie! Non parlai della scoperta con lei, per non turbarla, ripromettendomi di “pizzicare” il maialone sul fatto e farci magari due risate. Una mattina eravamo sotto l’ombrellone – io a tentare di risolvere un cruciverba, Luana a leggere una rivista – quando squillò il telefonino:
“Dany, che sorpresa!” cinguettò giuliva mia moglie senza accorgersi del mio sguardo contrariato. Seguì un breve colloquio, al termine del quale Luana mi si rivolse raggiante:
“Sai, caro, Dany è capitata da queste parti per una prestazione a domicilio, così viene a passare un paio d’ore in spiaggia prima di rientrare, vuole vedere se in questi giorni ho messo su ciccia e se ho bisogno di qualche massaggio… Non ti dispiace, vero?” Scossi la testa a denti stretti, rassegnato, cercando di non manifestare la mia irritazione: non sapevo quanto casuale fosse quell’incontro (avevo qualche dubbio al riguardo) ma ero fermamente deciso a tenere sotto controllo le due sporcaccione, non offrendo loro alcuna occasione per appartarsi. L’arrivo di Dany mise fine ai miei buoni propositi. L’estetista si presentò poco dopo in spiaggia con un cortissimo pareo chiaro che metteva in risalto la sua pelle abbronzata e perfettamente depilata, braccialetti multicolori ai polsi e una farfalla tatuata sulla spalla, occhialetti scuri e chioma tinta di rosso tagliata corta con un vezzoso codino. Mia moglie le corse incontro, felice come una bambina davanti a un cesto di regali: si abbracciarono teneramente e non mi sfuggì una fugace palpata di Dany sul culo di Luana, come se volesse ribadirne il possesso nei miei confronti. Dopo avermi frettolosamente salutato, l’estetista si lanciò in una fitta chiacchierata con mia moglie, ignorandomi.
“Sai che ti trovo davvero bene, cara? L’abbronzatura ti dona molto, anche se hai messo un po’ di ciccia qua… e qua…”. Accompagnava le sue osservazioni con audaci palpatine ai fianchi e alle cosce di Luana, visibilmente apprezzate dalla madre dei miei figli. Stavo lentamente eccitandomi, vederle così vicine aveva fatto prepotentemente tornare alla mia mente immagini che a fatica ero riuscito a seppellire: Luana che si faceva sodomizzare da Dany imbracata in un grosso fallo di gomma, Luana costretta a leccare la fica a turno all’estetista e alla sua amica, Luana che offriva le sue sontuose tettone ai baci avidi della lesbica… L’eccitazione raggiunse il massimo quando mia moglie si stese a pancia in giù sul lettino e con la massima naturalezza invitò Dany a ungerla d’olio solare: con lo sguardo torbido di una belvetta affamata, la lesbica si sfilò il pareo restando con un minuscolo tanga brasiliano che ne risaltava il corpo magro e muscoloso, quindi si sedette a cavalcioni sul lettino, cominciando a spalmare lascivamente la schiena di mia moglie che, slacciatosi il reggiseno, si godeva le carezze dell’amica a occhi socchiusi, ronfando come una micia in calore. Non resistetti e, interrompendo la finta lettura del mio giornale, mi allontanai con la scusa di fare una passeggiata fino agli scogli, lontani un buon chilometro. In effetti era quella la mia intenzione, se non altro per distrarmi: passai vicino ai pupi, impegnati in una gara di castelli di sabbia con i loro amichetti, quando, voltandomi, vidi Dany avviarsi verso la fila di cabine a ridosso del muro di cinta dello stabilimento.
Qualcosa scattò nel mio cervello e, senza pensarci, mi ritrovai all’entrata dello stretto budello (meno di mezzo metro) che separava le vecchie cabine di legno dal muretto: uno sguardo intorno per accertarmi che nessuno mi vedesse, poi sgattaiolai dentro, contando mentalmente le cabine fino a giungere alla nostra. Scostai delicatamente il “tappo” d’argilla dal buco giusto in tempo per vedere la porta aprire e richiudersi dopo l’ingresso di Dany: dopo il breve lampo di luce, l’interno era tornato in penombra ma, grazie alla luce soffusa proveniente dalla presa d’aria sul soffitto, la visibilità era buona.
Dany aveva l’eterna sigaretta tra le labbra e, in piedi al centro del casotto, la vidi sfilarsi reggiseno e perizoma restando completamente nuda, braccialetti a parte. Guardavo affascinato il corpo asciutto della lesbica, i glutei forti e il piccolo seno dai capezzoli scuri e puntuti, notando che era solita prendere il sole integrale non essendovi traccia di costume sulla sua pelle liscia e abbronzata. Si sedette sulla panca poggiata alla parete sulla mia destra, ancora perfettamente visibile dalla mia posizione (quel porco del gestore doveva essere un professionista del “buco”!), guardando il soffitto a occhi socchiusi mentre aspirava voluttuosamente ampie boccate di fumo: trasalii piacevolmente quando mi accorsi che, con la mano libera, si carezzava a gambe aperte la fica depilata. Sapevo cosa stava accadendo, e non vedevo l’ora di godermelo, sia pure da spettatore non invitato: se conoscevo bene mia moglie, tardava solo perché stava assicurandosi che i bambini giocassero e io stessi arrancando verso gli scogli, come sicuramente le avrebbero riferito.
La porta si aprì di nuovo e di nuovo si richiuse, accompagnata stavolta dal “clic” della serratura che bloccava da dentro. Luana era in piedi di fronte alla sua amica, pochi centimetri da lei, tra le sue cosce aperte: le due si guardavano teneramente, senza parlare. Dany spense la sigaretta e con entrambe le mani tirò giù, senza sfilarlo del tutto, il reggiseno del tanga di Luana, facendone schizzare fuori le tette pesanti, con i grossi capezzoli a ciuccio la cui areola scura risaltava nettamente sulla strisciolina bianca lasciata dal costume.
“Quanto mi sono mancate!” sospirò a bassa voce Dany.
“Ti piacciono vero?” sentii rispondere con voce roca Luana “Fammi vedere che ti piacciono, dai…”. L’estetista non si fece pregare e prese a mungere con voluttà le tettone ballonzolanti di mia moglie, spremendole e leccandole avidamente. A un tratto si interruppe, fissandola duramente dal basso in alto, le mani strette a coppa sulle poppe sontuose.
“Mi hai messo le corna, zoccola?” la sentii dire con voce sferzante mentre le torceva i capezzoli tra il pollice e l’indice,
“Ti ho visto come vi guardavate tu e il bagnino, sai!?! E’ bello cazzuto, vero? Ti sei fatta sbattere da quel ragazzotto tutto muscoli, eh?!? Dimmelo, vacca schifosa! Puoi coglionare quel cornutone di tuo marito ma a me non mi fotti, capito?!?” Guardavo e ascoltavo a bocca aperta quella scena fattasi improvvisamente tesa ed elettrica. Luana gemeva e cercava di divincolarsi, mentre l’amica continuava crudelmente a torcerle i capezzoli, la bocca deformata da una smorfia cattiva.
“No, Dany, ti prego… lasciami, mi fai male… ho scopato solo con mio marito, lo sai… aaahh, no, che maleeee!!! Nooo… s-s-sìììì, va bene, ma non è che c’ho proprio scopato, ti giuro!!!” Con un sorriso sprezzante, Dany allentò la morsa, allungando il collo verso mia moglie singhiozzante a testa china.
“Allora avevo visto giusto, eh, troietta?!? Ti lascio sola qualche giorno e vai subito in cerca di cazzi, vero?” disse con tono ironico, mollando un ceffone a Luana che si nascose la faccia tra le mani, gemendo.
“Raccontami tutto” aggiunse fredda, mentre accavallava le gambe e si accendeva una sigaretta. Allibito, ascoltai la confessione di mia moglie!
“Ecco, Peppe, il bagnino, è un bravo ragazzo, sta aspettando di partire per il servizio militare… è solo, la famiglia sta a Napoli, e io…”
“E tu hai pensato di consolarlo un pò, vero puttana?” la interruppe acida Dany.
“Sì… no, anzi… lui è così carino con me, specie la mattina, quando sono sola con i pupi… e…” Dany la fissava avida, leccandosi le labbra, come un gatto che gioca col topo.
“E… allora?” la sentii sussurrare con voce roca, emettendo lunghe boccate di fumo. “Allora, ecco… insomma, l’altro giorno, sai… i bambini erano a una festicciola, io ero in spiaggia da sola, mi ha chiesto se volevo fare un giro sul pedalò”. Ascoltavo inebetito quella confessione, chiedendomi come mai non mi fossi accorto di niente (perfino lusingato fino ad allora dell’ossequiosità tutta partenopea dell’aitante Peppe, che mi chiamava “Ingegnere” o “Eccellentissimo” scappellandosi ogni volta che scendevo in spiaggia) mentre lei, Dany, aveva capito tutto con uno sguardo!
“Mi sembrava un’idea divertente… e innocente… così ho accettato. Abbiamo pedalato un bel pò e ci siamo ritrovati al largo, gli ombrelloni erano piccoli piccoli…” Luana si interruppe, deglutendo, guardandosi i piedi.
“Continua!” la esortò con durezza Dany.
“Parlavamo del più e del meno, poi… lui mi ha detto che avevo un seno bellissimo, e che se volevo potevo prendere il sole in topless, tanto non ci vedeva nessuno… Io ho risposto che non era vero, che mi vedeva lui… ma lui ha risposto che ne aveva viste tante col suo lavoro, mica si scandalizzava…” “Figurati, che professionista!” ribatté acida Dany, soffiando nervosa una boccata di fumo, “E tu, naturalmente, non vedevi l’ora di metterti nuda davanti a lui, vero mignotta?!?” Luana singhiozzò, torcendosi le mani.
“No, io… vabbè, mi sono tolta il reggiseno perché lui aveva detto che guardava dall’altra parte…” (sghignazzata di Dany, cui mi unii silenziosamente anch’io!), poi mi sono messa a prendere il sole, con gli occhi chiusi… sai, si stava benissimo, con quel silenzio, il dondolìo… A un certo punto, ho sentito la sua lingua sui miei capezzoli, volevo aprire gli occhi e dirgli di smettere ma era troppo bello, immaginavo che fossi tu a leccarmeli, era bravo quasi quanto te, li leccava con la punta della lingua e li ciucciava mordicchiandoli come fai tu, me li sentivo duri e turgidi mentre strofinavo le cosce per quanto ero eccitata…”
“Puttana!” sentii sussurrare a Dany, che pendeva però avidamente dalle labbra di mia moglie, come del resto il sottoscritto!
“E poi?”
“Sempre a occhi chiusi, ho sentito che mi prendeva per mano e me la posava sul suo cazzo, allora ho aperto gli occhi perché sembrava… perché ERA mostruoso! Altro che il pisellino di mio marito! Si era tirato fuori dagli slip un bastone duro ed enorme, sai, tipo il dildo maxi di lattice che ti infili ogni tanto quando giochiamo a uomo e donna…” Dany annuì, impressionata: conoscevo anch’io quel giochino, un enorme cazzo artificiale intarsiato di venature e bitorzoli che Dany, legatoselo ai fianchi con robuste cinghie di cuoio, usava per sfondare il culo e la fica di mia moglie nei suoi momenti di furore sado-maso. “Ero affascinata, non avevo mai visto un cazzo così… vero, intendo…” Occhiataccia di Dany,
“Cioè… oh, merda, Dany, il tuo cazzo di gomma mi piace da pazzi, lo sai, ci ho goduto tante volte a prenderlo in culo quell’arnese, ma quel coso… lì, sì, insomma… era vero, di ciccia!!!”
“Mmmmhh, e a te piace la ciccia, vero porcellina mia?” insinuò ironicamente Dany.
“Beh, lui mi ha mosso la mano su e giù, poi l’ha lasciata e ho continuato a masturbarlo da sola, intanto lui sembrava un polipo, credimi! Con una mano mi strizzava le sise per succhiarmele, l’altra me l’ha infilata nello slip e ha cominciato a sditalinarmi… Ero così eccitata che ho goduto quasi subito, a quel punto volevo smettere e tornare a riva, lui però ha detto che non potevo lasciarlo in quelle condizioni (vedessi che cazzo: da paura!!!) e allora mi ha chiesto di prenderglielo in bocca…”
“Dio, che orrore!! Immagino lo schiaffone che gli avrai rifilato a tale proposta indecente…” la interruppe una sempre più ironica Dany.
“No, senti amore, non prendermi in giro!” ribatté Luana sdegnata,
“Lì chi rischiava gli schiaffoni e pure qualcos’altro ero proprio io, dovevi vedere in che stato era Peppe, arrapato peggio di una scimmia! Vabbè, gliel’ho scappellato ben bene e l’ho preso in bocca dopo averglielo leccato un pò, puzzava di sperma e di piscio… all’inizio sono riuscita a ingoiare solo la cappella, era davvero enorme, tutta rossa e congestionata… l’ho ciucciato un pò così, poi lui me l’ha fatto ingoiare tutto, lo pompava fino in gola tenendomi per i capelli e dicendomi che mi avrebbe fatto il pieno di sborra, stavo per soffocare! Meno male che l’ho convinto a non venirmi in bocca…”
“Ah sì? E come hai fatto a convincere questo gentleman?” chiese sarcastica Dany. Luana abbassò gli occhi di nuovo, imbarazzata:
“Beh, gliel’ho preso in mezzo alle tette, gli è piaciuto così tanto che è venuto subito, quel porco mi ha schizzato quella robaccia appiccicosa fino sui capelli oltre che sul seno e sulla faccia!!!”
“Già, che gran porco, LUI, vero?” commentò beffardamente Dany, lasciandosi andare all’indietro con la schiena appoggiata alla parete. Incredibilmente, mi ritrovai a condividere la gelosia per mia moglie con Dany, la sua amante lesbica, e ad essere solidale con lei! Ignorando l’insinuazione, Luana proseguì:
“Per fortuna potevo tuffarmi in acqua per ripulirmi, il porco mi ha seguita e voleva ricominciare, io però stavolta mi sono impuntata e l’ho costretto a pedalare verso riva, dopo essermi rimessa il costume… Ti prego, Dany, perdonami!! Lo so, sono stata debole e puttana, ma non mi sono fatta scopare…”
“Per carità, mica ti sei fatta scopare!” il tono di Dany era decisamente sferzante,
“Hai solo fatto un pompino e una spagnola, dopo avergli sparato una sega ed esserti fatta fare un ditalino con ciucciata di zinne, a uno zotico ragazzotto tutto cazzo e muscoli mentre la tua Dany sgobbava fra le cerette pensando a te e i tuoi pargoletti giocavano felici con i loro amichetti senza sapere che razza di giochini stava facendo la loro mammina sporcacciona su un innocente pedalò!!” Neppure un accenno al sottoscritto (avevo appena scoperto di essere doppiamente cornuto!) ma, visti i termini con cui venivo usualmente definito dalle due porche, meglio così… D’altronde, lo confesso non senza vergogna, non provavo né rabbia né dolore per quella confessione, ma solo una grande eccitazione: sentivo il cazzo gonfio e duro premere dolorosamente nei calzoncini, tanto da costringermi a sguainarlo e impugnarlo. Intanto Dany si era alzata e abbracciava Luana, singhiozzante:
“Sù, sù… ti perdono, porcellina mia, ma non farlo più, intesi? Boccuccia e sisotte di porcellina sono solo di Dany sua, te lo ricordi?” sussurrava in falsetto la lesbica, mentre mia moglie assentiva felice abbracciandola e baciandola. Non resistetti e cominciai a masturbarmi, cercando di non far rumore visto l’esiguo spazio che mi divideva dalle due sporcaccione: d’altro canto, queste erano così infoiate che dubito si sarebbero comunque accorte di essere spiate! Dopo un po’ Luana si staccò dall’amica per sfilarsi gli slip, Dany ne approfittò per sdraiarsi supina sulla panca, a cosce larghe.
“Dài, c’è tempo per un 69 prima che torni quel cornuto di tuo marito!” la sentii sussurrare, troppo arrapato per offendermi dell’epiteto. Obbediente, Luana si stese su di lei sottosopra, prendendo a leccarle la fica mentre Dany affondava letteralmente la faccia nel suo pube peloso. Era uno spettacolo fantastico, per giunta arricchito da una colonna sonora fatta di mugolii e osceni risucchi di bocca e fica: proprio sotto di me vedevo lo chignon ormai disfatto di mia moglie andare su e giù tra le cosce di Dany seguendo il ritmo della leccata, mentre dalla parte opposta il bacino di Luana ondeggiava sotto i colpi di lingua dell’amica che, non contenta, si godeva pure il suo culo palpandola e sodomizzandola con le lunghe dita affusolate. Finalmente esplosi, imbrattando di sborra il legno della cabina, nelle orecchie i gemiti soffocati di goduria che accompagnavano gli orgasmi delle due troie. Mentre riprendevo fiato, disfatto, con la coda dell’occhio vidi il gestore affacciato all’imbocco del corridoio: evidentemente avrebbe voluto godersi sia Dany che mia moglie, immaginai il suo stupore e la sua delusione per aver trovato… il posto occupato! Mi ricomposi e uscii all’aperto, seguito dal suo sguardo torvo: ci mancava solo che mi desse del guardone, proprio lui! Già, pensai amaramente mentre raggiungevo l’ombrellone, un guardone… Sapevo di aver perso la mia battaglia, niente sarebbe più stato come prima tra me e Luana: lei era ormai una lesbica, io il silenzioso spettatore della sua sfrenata passione per Dany, l’estetista del piano terra…
FINE