La discoteca era piena. Già da fuori arrivava la musica ritmica e pompante da ballare, da godere.
-Dai lasciami fare quello che voglio- urlò già mezzo fatto Filippo, mentre tirava fuori un’altra canna. Mario lo prese per un braccio e mi fece cenno di seguirlo.
-Avanti, dammi sta robba- Filippo aprì la mano e mostrò una sigaretta senza filtro, bianca nascosta in mezzo alle maniche. Non era una sigaretta. Mario gli sferzò un cazzotto sui coglioni, abbastanza duro da non farlo urlare. Poi prese la robba e se la infilò dentro la sua scarpa.
-Idiota siamo carabinieri e tu fai ste cazzate? –
-Ma oggiè dia libero-
-Dia libero sto cazzo. – Mario stava per mollargli un altro sgancio, ma lo fermai a tempo.
-Lascia perdere, andiamo. – La disco formicolava come un alveare. Su un paio di cubi due ape regina ballavano illuminate da luci magiche, veloci, come la musica.
-Annamo a farce na birra. – Urlò Mario al mio orecchio, sturandomelo. (Va bene che c’era casino ma insomma… ) Al banco una bionda da sballo. Ci squadrò a tutti e tre. Accanto alla bionda un’altra bionda.
-Volete ballare? – dissi a una di loro. Una di loro mi diede la mano e mi portò in mezzo alla pista. Aveva degli occhiali da sole e un cappello alla cowboy. Dopo un po’ arrivò un tipo che s’era incazzato perchè diceva era la sua ragazza. Io me ne sono andato dopo averlo spintonato un po’ a mia volta, ma non gli andava neanche a lui di finirla a botte. Mi riavvicinai al banco ed ordinai un’altra birra perchè l’altra era sparita dalla circolazione. Intravidi Filippo parlare con il dj e Mario ballare con un’altra ragazza. Dopo un paio di sorsi della mia birra, il mio sguardo cadde su quello di una giovane puella che sembrava innocente innocente, appoggiata al muro, guardandomi. Aveva un’espressione da bambina, begli occhi, capelli castani. Mi avvicinai a parlare con lei.
-Ciao, mi chiamo Stefano. –
-Piacere, Valentina. – disse lei timidamente, con una vocina ancora più suave.
-Che fai qui tutta sola soletta? –
-Sto col mio ragazzo. – Lei indicò un coglione all’altra estremità del bancone che rideva e parlava con degli amici. Oggi non è il mio giorno fortunato, pensai. Ma quella ragazza mi faceva sesso, dovevo farmela a tutti i costi.
-Quanti anni hai? –
-20 e tu? –
-23, dimostri meno. – conclusi facendo finta di ballare, ma in realtà so una frana. Meglio insegnare ad una fica a sborrare che a me a ballare.
-Sei carina- continuai io.
-Grazie. – Lei mi sorrise e mi faceva venire una voglia di buttargli il mio cazzo dentro quella boccuccia da lupacchiotta. Insomma, dopo parecchie chiacchere e fregnacce varie la convinsi a ballare. Le toccavo il culo e lei ogni volta mi toglieva la mano e io le toccavo il culo un’altra volta.
-Sono fidanzata! – disse lei.
-E sti cazzi, allora perchè balli con me? –
-Per far ingelosire il mio ragazzo. – diceva lei con lo sguardo fisso nella direzione dove quel coglione rideva e parlava senza accorgersi di nulla. (O faceva finta di non accorgersene? ) La presi per una mano e la portai nel bagno degli uomini.
-Ma lo sai che sei veramente buona, lo sai si che sei bona. – Valentina mi guardava con un espressione mista allo spavento e alla perversione. Le toccai il culo e le slacciai la lampo che le chiudeva il vestito. Inserii una mano sul culo nudo, nascosto solo da mutandine di cotone bianche. La trascinai al cesso e lei si dimenava un po’. Ma quando vide che tirai fuori il mio destriero si fermò tutto. Le baciai i seni e le infilai un dito nella fregna, il tutto mentre lei si scioglieva sempre di più. Adesso sembrava lei a volerlo. Le tolsi i reggipetto e avvolsi le miei mani in quei seni, non troppo grossi ma accoglienti. Poi le presi la testa e avvicinai la sua bocca al mio organo, oramai dritto e duro. Lei accarezzò la cappella con la lingua, poi lo avvolse tutto dentro la sua magica bocca dalle mille e una notte e un pomeriggio.
-Si troia.. si, vai così- Lei afferrò il mio organo con la mano e mi fissava mentre faceva avanti e indietro. Sentivo l’alito caldo e la lingua calda e le guancie bagnate accarezzare tutto il mio essere.
-Ma sei proprio una troia. – Liberai il mio cazzo dalla quella morsa paradisiaca e la girai. Le tolsi gli slippini e le infilai un dito il culo. Lei emise un gemito di piacere. Dopo un po’ di allargamento ci ficcai il destriero e spinsi a stantuffo. Sentivo lo schiocco delle mie palle sulle sue cosce e i suoi gridolini soffocati dalla mia mano. In ogni modo ci sarebbe stata la musica che avrebbe coperto tutto.
-Dimmi come ti piace, bella troiona mia. –
-Tanto- riuscì a dire lei tra un gemito e un’altro.
-Stefano, ma sei te? – Sentii la voce di Mario venire da fuori.
-Entra sono qua Mario- Mario entrò ed emise un risolino appagato quando mi vide inchiappettare quella giovane battona, che aveva pure il ragazzo, il quale magari si stava chiedendo dove diamine fosse finita. Mario tirò fuori il suo cazzo e lo offrì a Valentina, la quale lo accolse e se lo dimenava in bocca con violenza. Io avevo smesso per un attimo di spingere, ma ripresi subito quando sentii che il buco di Valentina stringeva e chiedeva di essere slargato di più. Ad un certo punto penso di aver spinto troppo perchè Valentina dovette girarsi di scatto e guardarmi con un espressione di disappunto.
-Lascia a me. – disse Mario. Quando tolsi il mio cazzo dal culo di Valentina lei emise un gemito di dolore assurdo. La afferrai per la vita e le dissi
-scusa bambina-. Poi Mario la penetrò a sua volta nel culo e Valentina aveva la faccia sul pavimento, le braccie che si muovevano al ritmo delle menate di Mario. Vista la scena decisi di mettermi sotto Valentina e ti ficcarglielo nella fica. Io e Mario ci scambiammo uno sguardo quando sentimmo la ragazza biascicare qualcosa del tipo: “Scusami amore. ” Non era diretto a noi. Poi chiuse gli occhi e la sua testa faceva avanti e indietro, avanti e indietro. Mi spaventai quando sentì qualcosa di freddo percorrere la mia coscia sinistra: era del sangue che veniva dal culo di Valentina. La sua faccia era contorta dal piacere e dal dolore. Si reggeva alle divisioni dei cessi, mentre io e Mario stavamo facendo un bel regalo di Natale al ragazzo di Valentina. Almeno non si dovrà sforzare troppo la prossima volta. Quando entrambi innondammo Valentina del nostro sperma, l’aiutammo a rivestirsi e l’accompagnammo di fuori. Lei ci disse che non aveva mai goduto tanto e che si era sentita una vera troia pel la prima volta. Altrochè! La vidi salutare con la sua manina ancora lurida di piacere e avvicinarsi a dare un bacio a quel coglione che ancora rideva e parlava dall’altra parte del bancone. FINE