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Buonanotte

Marco schiuse le palpebre. Un rumore lo aveva svegliato spezzando il silenzio della stanza. Strisce luminose di colori diversi, provenienti dall’insegna al neon della casa dirimpetto, filtravano attraverso la tapparella della finestra irradiandosi sulla parete sopra la sua testa.
Il tonfo di un cassonetto delle immondizie, ribaltato da un automezzo della nettezza urbana, lo destò definitivamente dal torpore in cui stava immerso. Accanto a lui, nell’altra parte del letto, non c’era nessuno.
Era solo.
Col palmo della mano iniziò a tastare il lenzuolo che ricopriva il materasso. Sentì che era ancora caldo, ma del compagno non c’era traccia.
– Leonardo? – disse con voce tremula.
La lampada dell’abat-jour si accese. Solo allora vide la sagoma dell’occasionale compagno poco distante. Se ne stava seduto al bordo del letto, i piedi a terra e il viso rivolto verso la parete del muro.
– Sì…
– Che fai? Te ne vai così?
L’uomo si girò verso Marco lasciandosi sfuggire un sorriso malizioso.
I lunghi capelli arricciati, biondi come il grano maturo, e le pupille di colore turchino, gli conferivano un aspetto giovanile, anche se l’età era di trent’anni o poco più.
– Devo andare al lavoro… sono in ritardo – soggiunse.
Si alzò dal letto e protese le braccia verso la sedia dove la sera precedente aveva riposto gli indumenti.
Marco si perse ad osservare le natiche dell’uomo e provò una certa ammirazione per le due sporgenze carnose che caratterizzavano il fondo schiena del compagno di letto. Poche altre volte gli era capitato di possedere un culo come quello che gli stava davanti.
Dopo la nottata trascorsa a scoparselo gli doleva ancora il cazzo, ma osservando le natiche gli si era rizzato subito. Desiderava ficcaglielo dentro ancora una volta, prima che l’uomo uscisse di casa e non lo rivedesse più.
– Vieni qua, dai… – lo implorò Marco.
– Non posso – sentenziò l’altro.
Marco trascinò il proprio corpo sul materasso fino a raggiungere quello dell’amico. Attirò a sé la schiena del compagno facendolo sdraiare sul materasso, gli prese l’uccello fra le dita e avvicinò la cappella alla bocca.
Imprigionò l’uccello pendulo fra le labbra e cercò di dargli un po’ di vita.
– Sono maledettamente in ritardo, non fare così… dai smettila.
L’uomo si divincolò dalla stretta, si rialzò e andò in bagno.

Marco aveva conosciuto Leonardo la sera precedente, nella birreria che era solito frequentare ogni sera. Trascorrere la nottata insieme era stato più che naturale, sembravano fatti l’uno per l’altro loro due. Questo perlomeno era ciò che Marco aveva pensato nel momento in cui lo aveva invitato a casa propria.
Leonardo aveva accettato con sussiego la proposta di Marco, quasi non gliene importasse un granché della proposta, ma nel momento in cui Marco si era alzato dal tavolo e si era diretto verso l’uscita del pub, lui lo aveva seguito senza esitare, nello stesso modo che un cane segue il padrone.

Appena fuori del locale Leonardo aveva sbattuto Marco contro un muretto infilandogli con forza la lingua in bocca. Gli aveva aperto la lampo dei pantaloni e preso l’uccello nella mano, poi aveva iniziato a menarglielo, lì, sul ciglio della strada. Per nulla intimoriti dagli automobilisti di passaggio e dal mondo che gravitava intorno a loro continuarono a scambiarsi effusioni, preoccupandosi soltanto di soddisfare il proprio piacere.

Gli era piaciuto farselo succhiare in quel modo per strada. Marco aveva impresso nella mente gli attimi di bollente passione che avevano preceduto il loro ingresso nell’appartamento. Quando uscendo dal pub Leonardo lo aveva spinto contro il muro estraendogli l’uccello ed inginocchiandosi ai suoi piedi, si era meravigliato di quel comportamento.
Leonardo aveva iniziato a muovere la bocca attorcigliando le labbra attorno alla cappella, facendo provare a Marco un piacere assurdo. Gli era sempre piaciuto farsi spompinare, anche se considerava il pompino come un prelibato antipasto alla successiva penetrazione. Non era solito venire di bocca, preferiva invece farsi il culo del compagno.

Quando raggiunsero l’appartamento Marco penetrò Leonardo e godette quasi subito, tanto era l’eccitazione che si portava addosso.
Dopo che si era fatto spompinare per parecchi minuti in mezzo alla strada aveva tanta voglia di eiaculare e lo fece nel culo del compagno.
Nonostante le ore trascorse a fare l’amore e avere goduto del corpo del compagno, Marco desiderava possederlo ancora una volta. A cinquant’anni gli capitava raramente di farsi uomini di venti, trent’anni più giovani di lui: chissà quanto tempo ancora avrebbe dovuto aspettare prima di avere una occasione come quella, per questa ragione avrebbe voluto ritardare la partenza dell’amico e fare l’amore con lui.

Marco non sapeva niente dell’occasionale compagno, né da dove veniva né dove sarebbe andato una volta uscito dall’appartamento. Al pub si erano scambiati poche parole, sufficienti per fare capire ad entrambi che desideravano la stessa cosa: fare l’amore.
Quando Leonardo era entrato nel pub non era passato inosservato. Il fisico suo da palestrato aveva attirato su di sé le voglie e i desideri di molti degli astanti. L’avevano rimirato nello stesso modo con cui avrebbero contemplato un attore famoso o un tuffatore che si getta dal trampolino da dodici metri di altezza.
Addosso portava una maglietta bianca, perfettamente attillata, serviva a scolpirgli alla perfezione i muscoli pettorali conferendogli un aspetto da atleta. Abbronzato, con la pelle dorata e i capelli lunghi e ricci aveva fatto il suo ingresso nel locale guardandosi d’intorno. Marco, che come molti degli uomini presenti si era attardato a guardarlo, si era stupito non poco quando avvicinarsi al tavolo si era rivolto a lui con noncuranza.
– Posso sedermi? – aveva domandato.
Poi, senza aspettare che Marco rispondesse alla richiesta, aveva riposto la sacca che si portava appresso su di una sedia ed aveva preso posto all’altro capo del tavolo di fronte a lui.

Quando Leonardo tornò in camera, dopo avere indugiato in bagno, l’alba era vicina. Si sedette sul bordo del letto e chinò il capo sul pavimento alla ricerca dei calzini. Marco si avvicinò verso di lui e gli infilò le braccia sotto le ascelle. Poi si aggrappò col petto alla schiena di lui.
Le dita delle mani cercarono i capezzoli del compagno e li pizzicarono ripetutamente.
Iniziò a baciarlo sul collo, con le labbra umide, sussurrandogli parole galanti. Circuirlo con carezze e baci era l’unico modo che conosceva per convincerlo a fare l’amore.
– Lasciami andare, ti prego… ho fretta
Leonardo infilò i calzini ai piedi e si alzò.
– Un ultimo bacio, dai vieni qui… per favore – supplicò Marco Leonardo si girò verso il compagno di letto e posò le labbra su quelle di Marco. Il modo con cui le loro labbra si cercavano era lo stesso della sera precedente, quando sul marciapiede si erano baciati dopo che erano usciti dal pub.
Le lingue presero ad arrotolarsi come aspidi. Iniziarono a sfregare le guance ispide di barba l’una contro l’altra furiosamente. Marco insinuò le dita nella chioma di Leonardo e stirò con rabbia i capelli.
Il cazzo di Marco era duro, anche quello di Leonardo lo era. Inginocchiati uno di fronte all’altro presero a masturbarsi a vicenda, freneticamente.
Continuarono a baciarsi fino al momento in cui Leonardo si sdraiò sul letto e Marco gli fu sopra. Le bocche strinsero fra le labbra l’uccello dell’altro e presero a spompinarsi reciprocamente.
Nel fare l’amore Marco prediligeva quella posizione: succhiarlo e farselo succhiare era quanto di meglio gli potesse capitargli. Provava piacere nel farsi sborrare in bocca: con Leonardo stava accadendo per l’ennesima volta da quando si erano conosciuti la sera prima.
Rallentò il movimento delle labbra in modo che il cazzo di Leonardo non gli sborrasse in bocca prima che il suo non avesse raggiunto lo stato di eccitazione che precede l’orgasmo, cosa che non avvenne.
Leonardo, infatti, si liberò del corpo di Marco e si mise carponi sul materasso implorandolo d’incularlo: Marco lo fece senza tergiversare.
Poco dopo vennero entrambi. Marco per primo, sborrandogli nel culo.
Poi aiutò Leonardo a venire masturbandolo fino all’attimo in cui lo sperma fuoriuscì dall’uretra e Marco fu lesto ad accoglierlo nella bocca.
Leonardo si divincolò subito dopo e prese a vestirsi in fretta.
– Te ne vai allora…
– Sì, vado.
– Ti rivedrò?
– Può darsi…
Leonardo infilò le corde della sacca sulla spalla e si avvicinò all’uscio della camera.
– L’uscita la conosci, non c’è bisogno che ti accompagni.
– No, non credo.
– Arrivederci, allora…
– Ciao!
Leonardo si allontanò, subito dopo Marco sentì il rumore dell’uscio chiudersi alle spalle dell’uomo, si girò da un lato e si trovò a pensare che la sera non avrebbe avuto nessuno accanto a sé cui augurare la buonanotte. FINE

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Un commento

  1. La foto in copertina mi ricorda una escort che ho sognato diversi anni fa. Qualcuno ha il numero? Grazie in anticipo

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