Tre settimane di lavoro fuori casa avevano prostrato Laura più del necessario; aveva fatto le undici tutte le sere per consegnare il progetto in tempo.
Ma non era solo il lavoro fisico che la stava distruggendo, era la magra vita sessuale di quelle settimane che la rendeva nervosa e irrequieta.
Dal primo anno d’università aveva preso l’abitudine di avere incontri sessuali con i suoi amici e le sue amiche il venerdì sera.
Una notte di sesso sfrenato a cinque o a sei; due, tre ragazze e il resto uomini.
Quel periodo di lavoro fuori sede le aveva fatto saltare tre venerdì di sesso e malgrado ogni sera si masturbasse abbondantemente non si potevano rimpiazzare: i sugosi pompini che lei faceva; una vagina calda e umida; un membro eretto da dividere tra culo e figa …
Non ci poteva pensare, e più ci pensava più si bagnava ed ormai aveva le mutandine fradice dei suoi umori che stavano spandendo il loro profumo nello scompartimento del treno.
Con lei nello scompartimento c’era solo una coppietta, un ragazzo e una ragazza, studenti universitari che si abbracciavano teneramente senza curarsi di lei.
Laura con la figa in fiamme cercò di distrarsi guardando una rivista di moda.
La ripose quasi subito perché la sezione dei costumi da bagno le avevano sottolineato quanto lei fosse in crisi di astinenza da sesso; peni e vagine fasciate nei costumi provocanti che lei avrebbe volentieri liberato e portato all’orgasmo.
Lasciò quindi la rivista e cominciò a contare il tempo: rimanevano poco più di tre ore all’arrivo e strinse i denti.
Passarono poco più di venti minuti e prese la decisione: doveva farsi un ditalino.
Ma come fare.
In bagno le sembrava squallido e scartò subito l’idea.
Le prime gallerie appenniniche le suggerirono il modo; durante un momento di buio si infilò la mano sotto la gonna ampia e corta sfiorandosi la grandi labbra, meticolosamente depilate ogni giorno, fece entrare le mutandine nel taglio della vagina e nel sedere.
Appena finì la galleria con noncuranza si portò alla bocca la mano umida dei suoi liquidi e tremò di piacere; spostando leggermente il sedere, le mutandine raccolte nella vagina stimolavano il clitoride.
Andò avanti cosi per un quarto d’ora reprimendo i gemiti di piacere fino a quando una vampata premonitrice le annunciò l’arrivo di un poderoso orgasmo. Intanto la coppietta continuava a parlottare, baciarsi e non si curava minimamente di Laura che decise di osare.
Si spostò con un movimento più brusco che la fece venire.
Cacciò un urlo che mascherò con uno starnuto e si placò sentendo i suoi umori che le bagnavano le cosce.
Chiuse gli occhi e cercò un attimo di anelato riposo; sentiva le gocce di sudore che le colavano dalla testa ed era tentata di mettersi una mano nelle mutande e assaggiare i suoi umori.
Non aveva ancora riaperto gli occhi che una voce la riportò alla realtà
< Senti, non ti formalizzare se vuoi farti un ditalino togliti pure le mutandine; fallo con comodo >
Laura aprì gli occhi di scatto e vide la ragazza di fronte a lei che dolcemente la guardava.
< guarda che adesso me ne faccio uno anch’io perché mi sono eccitata con il tuo caldo afrore sesso >
Laura sempre più fissa e immobile ascoltava con interesse quelle parole.
Il ragazzo si alzò dal suo posto chiuse le tende dello scorrevole e lo bloccò per evitare eventuali intrusioni.
Questo diede il là alla sua ragazza che toltasi la minigonna e le mutandine si parò davanti a Laura offrendole la sua vagina depilata
< anche tu ti depili > riuscì solo a dire Laura
< certo ripose > la sconosciuta
< non sono mica una selvaggia >
Intanto il suo ragazzo le raggiunse e le mise una mano fra le cosce presentandosi
< Io sono Massimo e lei è Ombretta >
Massimo liberò il seno di Laura e la distese sul sedile permettendo ad Ombretta di salirle sopra a sessantanove; le due ragazze si offrivano vicendevolmente le loro vagine calde e liquorose.
La figa di Laura era splendida: rosa, liscia, umida e profumata, ancora di più dopo il precedente coito.
Ombretta la leccò a lungo, introducendo la lingua all’interno, mordicchiandole le labbra, sfiorando con la punta della lingua il clitoride.
Ombretta aveva inarcato il corpo verso l’alto e si sporgeva per avere qualcosa in bocca mentre la lingua esperta di Laura dava alla sua vagina il tipo di tocco che desiderava di più.
Ombretta si immergeva nella vagina di Laura liscia e vellutata per succhiare il clitoride respirando il forte afrore di sesso che emanava e che ne sconvolgeva i sensi.
Massimo accorse subito al fianco di Ombretta e le appoggiò il glande sulla bocca; lei assaporò quel gusto unico che le ogni volta le risultava gradevolissimo; stuzzicava il glande con la lingua e assaporava ogni millimetro della sua pelle, ed amando mischiare i sapori, si divideva tra pene e vagina.
Ad un certo punto Massimo si accucciò dietro Laura e le penetrò la vagina; un lungo e intenso e gradevolissimo stantuffare le faceva fare gridolini di gioia.
Laura in ogni caso continuava imperterrita a dare piacere ad Ombretta che adesso si dedicava solo a quella vagina penetrata da Massimo.
Laura venne e Massimo si sentiva prossimo all’eruzione quindi tolse il suo pene e lo infilò nell’ano della sconosciuta che lo ringraziò con un ululato di piacere intenso.
Massimo cominciò a stantuffare velocemente ed intensamente finche non venne tutto nel bruno anello di Laura.
Un fiume in piena di bianco nettare, uno zampillo di fiotti copiosi ed intensi che allagavano quello sfintere fortunato.
Massimo tirò fuori il suo membro che fu pulito da Ombretta che dopo aver finito si dedicò all’ano di Laura che stava eruttando il nettare di Massimo dal bruno cratere.
Dopo che ebbe ripulito tutta la sborra si scambiò di posto con Laura e cominciò ad inarcarsi per ricevere a sua volta un bastone vigoroso.
Massimo estrasse dallo zaino un fallo bicefalo e lo infilò contemporaneamente nella vagina e nell’ano di Ombretta che si eccitò oltre modo.
Laura che si vedeva togliere la possibilità di affondare la lingua nella vagina di Ombretta tolse l’attrezzo e incitò Massimo a inforcare Ombretta.
Massimo con fulminea ripresa inforcò Ombretta in vagina e pompò vigorosamnete tanto che la ragazza ondeggiava sullo stretto sedile; pompava, avanti e indietro sbattendo l’inguine e la pancia sulla testa di Laura che cercava di dividersi con lui quella bontà.
Quando Massimo urlò
< vengo > estrasse il fallo che fu subito preso da Laura che se lo mise in bocca.
Lo sentiva palpitare in gola, lo faceva uscire e poi lo risucchiava ingoiandolo un poco alla volta e bevendo i primi umori.
Ombretta continuò a baciarle il monte di venere quando, con la lingua, la penetrò la vagina invitante e stupendamente aperta e lei ne assaporò gli umori di cui era impregnata.
Naturalmente l’ultima cosa che Ombretta voleva era che quella deliziosa eiaculazione straripasse dalla sua bocca e gocciolasse sul pavimento. lei voleva inghiottirla tutta, ed era quello che stava facendo.
Senza dubbio lo sperma e gli umori vaginali erano le sue bibite preferite.
Alla stazione di Piacenza Laura si abbassò la gonna e regalò le sue mutandine inzuppate a Ombretta che ringraziò orgogliosa e li salutò.
Usci fiera e impettita e l’aria della sera stava già risvegliando quella magnifica vagina di cui lei andava molto fiera. FINE