A Catania si tiene quotidianamente un grandissimo mercato all’aperto con, fra l’altro, moltissime bancarelle di abbigliamento.
E proprio lì abbiamo decidemmo di vivere una pericolosa (e perciò arrapante) trasgressione.
Accompagnata da mio marito mi misi a gironzolare fino a quando non mi avvicinai ad una bancarella di biancheria intima gestita da un giovane nerboruto che avevamo adocchiato nei giorni precedenti.
Guardai la merce, scelsi una parure reggiseno e mutandine viola.
Il ragazzo mi disse che forse la misura era troppo piccola, ma date le mie insistenze mi fece accomodare in una specie di camerino, ricavato con parte del tendone di copertura della bancarella, per provarla.
Francesco aspettava fuori, guardandosi intorno.
Naturalmente il reggiseno era almeno due misure più piccolo della mia e perciò le tette restavano quasi del tutto coperte.
Aprii leggermente la tenda per dirlo al giovane e la sorpresa si stampò sulla sua faccia, quando vide il mio abbigliamento.
Ammiccante gli feci cenno di entrare, ma con lo sguardo mi fece capire che aveva paura che mio marito se ne accorgesse.
Lo tranquillizzai e me lo tirai dentro per la mano.
Me l’appoggiai sulle tette e lo lasciai fare.
Era sudato e faceva un arrapante profumo di selvaggio.
Mentre mi pastrugnava le mammelle gli presi una mano e me la portai sotto la gonna. Ero senza mutandine e trovò la mia sorca già bagnata.
Mi toccava, mi infilava le dita dentro e intanto mi leccava il collo.
“Lo vuoi un bel pompino? “, gli sussurrai all’orecchio e la sua risposta, ovviamente, fu positiva.
Mi accosciai, gli abbassai la lampo e allargatagli la patta aperta mi inebriai col profumo che mi giungeva alle narici.
Mi arrapa il porco odore del cazzo dentro i pantaloni!!!
Gli slacciai la cintura e gli abbassai pantaloni e slip.
Aveva la minchia già dura.
Più corta della media, ma molto grossa, con una cappella larghissima.
La scappellai e giocai con la punta della lingua.
Ma ben presto sentii la sua mano raggiungermi la nuca e spingermi la testa verso di lui.
Socchiusi le labbra e mi lasciai scivolare il cazzo in bocca.
Lo spompinai decisa, mentre con una mano lo masturbavo e con l’altra gli carezzavo i coglioni.
Si gonfiò a dismisura e vibrò dentro la mia bocca, fino a quando non me la riempì di sborra.
Gli lasciai l’uccello a labbra strette, pulitissimo.
Dalla borsa presi un sacchettino di plastica e ci feci colare dentro il suo seme.
Mi guardava divertito e soddisfatto mentre mi risistemavo; andai via con Francesco.
A casa mi scosciai sul divano, con accanto il sacchetto con la preziosa crema.
Mentre gli raccontavo tutti i particolari dell’avventura, prendevo con le dita lo sperma del giovane e me lo spalmavo sulla fica.
Mio marito si smanettava e quando fui tutta sporca venne a leccarmi, fino a farmi venire.
Poi masturbandosi mi spruzzo tutta in faccia e sulle mammelle!!! FINE