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Sono il dottore

Arrivai sotto casa che era già buio. Trovai il nome sul citofono e bussai.
“Sono L. , il dottore” questo era stato il gioco che ci eravamo inventati con le nostre mail. Io un famoso sessuologo, loro una coppia in crisi per la frigidità di lei, una frigidità strana, esplosa tutta d’un colpo, e che ormai aveva annullato la loro vita sessuale. Così con la mia borsa da medico, bussai alla loro porta e finalmente li vidi in faccia: una bella coppia, sui 35 anni, lei castana scura, altezza media, un bel viso aperto e sorridente, lui un po’ più misterioso. Si intuiva, sotto i vestiti, una costituzione piena, appena abbondante per tutti e due, quelle corporature che senza essere grasse sono soffici e polpose. Ovviamente guardavo lei e cercavo di intuire come potesse essere nuda. Per tutto il viaggio in macchina avevo fantasticato, e mi ero masturbato pensando al suo corpo ed a quello che le avrei fatto, ma ero stato attento a non venire, non volevo sprecare nulla. La mia mano però aveva un fortissimo odore di sesso e delle mie secrezioni e anche quello poteva fare parte del gioco. Anche loro mi studiarono, senza farlo vedere troppo e capii di avere superato l’esame. Bevemmo un whisky, tanto per sgelare l’atmosfera e poi dissi:
“Volete parlarmi dei vostri problemi? “. Lei prese in mano la situazione ed iniziò
“Vede dottore, da alcuni mesi io non provo più nulla a fare l’amore con mio marito, ma proprio nulla. Mi viene voglia ma appena mi tocca mi spengo, e divento come un pezzo di legno”. Ed io
“ma ha provato da sola, ad accarezzarsi? ”
“Niente dottore anche così riesco ad iniziare e poi mi viene il blocco”.
“Ma” dissi io
“… con un altro partner? Mi scusi signora ma devo chiederglielo”. E lei con una faccia a metà tra lo scandalizzato e il voglioso
“Ma no dottore, ma le pare, non tradirei mai mio marito”. La porca mi stava già mangiando con gli occhi, ma teneva a freno la sua natura libidinosa e recitava la sua parte perfettamente. Il marito era seduto affianco a lei, apparentemente interessato ai nostri discorsi ma, con la mano sotto il tavolo si stava accarezzando, già eccitato dall’inizio del nostro gioco.
“Bene signori” dissi con aria professionale, “prima di ogni altra cosa devo sapere se il partner maschile funziona, insomma se suo marito, cara signora, è attivo e virile”.
“Altro che” disse lei
“e soffre tanto, io gli faccio delle seghe e dei pompini per farlo stare tranquillo, perchè proprio farmi, scopare senza voglia non mi va, però anche così cominciamo ad essere stufi tutti e due”.
“Capisco” annuii con aria severa ma notevolmente turbato dal linguaggio volgare che lei usava con naturalezza
“ed allora il problema sembra essere proprio tutto suo, signora, e quindi direi che è il caso di procedere ad una visita completa. Dove andiamo? ”
“Potremmo restare quì in sala” disse lei
“se non è un problema mi potrebbe visitare sul divano”. Io risposi
“va benissimo, signora quando vuole, anzi quando volete possiamo cominciare. Dovreste spogliarvi, tutti e due, perchè comunque la visita richiede anche la collaborazione di suo marito, lei capisce”. Sorrisero e sparirono in una stanza adiacente,
“andiamo a spogliarci di là” mi dissero e dopo pochi secondi erano ricomparsi, questa volta molto più interessanti. Lui indossava un paio di boxer azzurri, tesi da un’ erezione che non poteva più nascondere mentre lei era completamente nuda ed avanzarono nella stanza abbracciati fino a giungere davanti a me. Sorridevano ed io rimasi a guardarla, per studiare quel corpo che ormai ero certi avrei posseduto a lungo ed in ogni modo avessi voluto. Aveva un bel viso aperto, occhi svelti da lupa, un bel sorriso furbo e le labbra tese, vogliose. Sotto un collo sottile, due belle spalle piene e rotonde facevano da sfondo alle mammelle, forti e sode, ben sostenute con un capezzolo scuro centrato ed in armonia con le masse carnose. Le valutai come una bella terza abbondante e piena, larghe ed ampie, ben sporgenti e baldanzosamente protese all’infuori ed un po’ di lato, lievemente asimmetriche. In mezzo un ampio solco le delineava, ma la loro pienezza ed abbondanza permetteva senza dubbio di accostarle per godere del loro massaggio. Non si poteva definirla nè magra nè grassa, aveva un ventre rotondo senza che fosse una vera pancia, ma bello, sofficemente arrotondato, sotto il quale la pelliccia triangolare del pube, nascondeva i suoi tesori. Fianchi forti, da monta e cosce forti e carnose, appena appesantite completavano un corpo che nella sua pienezza era bello ed armonioso, trasmetteva forza e dolcezza, ed un presagio di goduriose ed intense cavalcate.
“Si giri” le chiesi e lei ruotò su se stessa offrendomi alla vista un sedere alto e possente, da cavalla alla monta, ricco di carne, appena cadente, più per l’abbondanza che per un rilassamento dei tessuti che anzi apparivano tesi e turgidi, con un solco profondo dolcemente inciso in corrispondenza del bottoncino anale da una depressione ad imbuto, irresistibile invito ad approfittare di quelle solide terga. La feci stendere sul divano ed iniziai la mia visita, mentre suo marito si sedette in poltrona osservando avidamente la scena. Iniziai con una visita generale, la feci respirare ed appoggiai l’orecchio alla sua schiena, mentre con le mani le sfioravo il seno, poi le ascoltai il cuore palpai l’addome, sfiorandola dolcemente, mentre lei tesa come una corda di violino apriva appena le cosce svelando squarci della sua rosea fica già scintillante di succhi.
“Alla faccia della frigida” pensai, ma sapevamo bene tutti che era un gioco e continuai.
“Bene signora, all’apparenza lei ha una salute di ferro. Ora passiamo agli aspetti propriamente sessuali, mi ha detto che avete un’intensa attività orale. Ma quando lo fa sente qualcosa? “.
“Macchè dottore niente, mi sento la bocca come con l’anestesia del dentista”.
“Allora” dissi “cominciamo da lì” e iniziai ad accarezzarle le labbra con le dita, che per tutto il viaggio avevo impiastricciato dei succhi della mia eccitazione. Reagì con violenza, quasi, inalando con forza e sgranò gli occhi nel riconoscere un profumo ben noto eppure sconosciuto. Fece per aprire la bocca, ed io velocemente le infilai dentro un dito, per
“L’esame interno”! . Così le esplorai la gola, il palato e le guance, mentre lei rimaneva con la bocca spalancata
“non chiuda la bocca signora”, e dopo averla pennellata tutta le chiesi di succhiarmelo, così per simulare, e famelica iniziò una famelica azione di risucchio, beandosi al sapore di sperma che impregnava le dita, che alla fine erano diventate 3 e le arrivavano in gola.
“Mi sembra che la tecnica sia perfetta, e lei sente qualcosa? “. Lei mi guardò e disse,
“forse una sensazione l’ho sentita” e lì chiamai in causa lui “Venga quì, non si faccia problemi, lo metta in bocca a sua moglie e vediamo se si è risvegliato qualcosa” e lui liberatosi dei pantaloncini le infilò il pene fino al fondo della gola, fino a farle sparire il volto tra i peli, da vero padrone. Lei gonfiò la gola per accoglierlo tutto, e dopo alcuni secondi iniziò un lungo e lento lavoro di bocca con le labbra e la lingua un progressivo dolcissimo pompino che non poteva avere altra fine che un poderoso orgasmo. Lui le afferrò la testa e tenendola ferma iniziò ad affondarle nella bocca con violenza, come se fosse una cosa, un buco inerte da martoriare, teso nello spasimo dell’orgasmo, ma era troppo presto e lo bloccai.
“Signora ha sentito qualcosa? “, le chiesi mentre facevo sedere lui, che frustrato si menava lentamente il cazzo, cominciando ad intuire che la cosa sarebbe stata lunga e complessa. Lei con lo sguardo perso nel vuoto, e la sottile rabbia di che si è visto letteralmente levare il boccone di bocca, mi guardò e con aria di sfida
“Nulla dottore, proprio nulla, lo facevo per ubbidire a lei, e per affetto”.
“Ah che svergognata di un’attrice” pensai, e proseguii il mio esame, passando alle tette, che erano già tese e gonfie, con i capezzoli durissimi, che sfiorai e tormentai con le dita, passando poi a leccarli e succhiarli insieme a lui, uno per ciascuno, fino a portarla alle soglie dell’orgasmo che lei trattaneva più per la curiosità di vedere dove saremmo andati e finire che per vera volontà. Quando la vidi pronta bruscamente smisi e le aprii con decisione le gambe: con sorpresa mi accorsi che il pelo era folto solo in alto sul ventre mentre era stato diradato all’inizio dello spacco ed accuratamente rasato sulle labbra. Il clitoride spuntava appena da un ricco cappuccio di carne paonazza per il piacere tanto trattenuto, e le piccole labbra, fuoriuscivano dalle grandi, come ali di farfalla tra le quali un filo continuo di succhi vischiosi colava verso le pieghe segrete del suo buchetto. Le accarezzai dolcemente il clitoride, deciso a farla impazzire lentamente ma lei si inarcò e risucchiò le mie dita dentro una vulva tanto abbondantemente carnosa e liquida a vedersi, e invece piccola, morbidamente stretta all’interno. Capìì che non poteva aspettare ancora ed iniziai a massaggiarle le pieghe interne, mentre le strofinavo l’altra mano sul clitoride, e così in rapidi e convulsi spasmi e senza una parola godette, inzuppandomi la mano di succhi dolci e profumati. La lasciai riprendere per qualche secondo e poi le dissi
“mi sembra che abbia funzionato, vero signora? ” e lei, stando ancora al gioco rispose
“si è stato miracoloso, ma chissà se a scopare funziona lo stesso”. Prontamente feci un cenno a suo marito e gli dissi
“Fatelo e vediamo come va” e lui, che ormai era prossimo all’orgasmo, si caricò le sue cosce sulle braccia, e tirandola in avanti sul divano la penetrò con un paio di colpi profondi. Iniziò subito una monta selvaggia, preorgasmica, e del resto era da prima che era sul punto di venire, mentre lei aveva appena goduto e poteva resistere, e così fece, fingendo indifferenza, mentre lui sbuffando e gemendo la colpiva sempre più forte, fino alle spinte finali, lunghe ed accompagnate da ansiti animaleschi, con le quali le eiaculò dentro infinitamente. Quando estrasse il membro ormai semirigido un filo denso e bianchiccio iniziò a colare dalle sue labbra arrossate verso lo spacco delle natiche, ad inzuppare quel fiore segreto che ormai mi attirava sempre più.
“Come è andata signora? ” le chiesi, e lei, con l’espressione da martire mi disse
“Male dottore, sono contenta per mio marito, ma io non ho sentito nulla. Prima invece, mi era sembrato di tornare in paradiso”. Io guardai in faccia lui per capire fin dove potevo spingermi e azzardai
“Mah forse signora dovrebbe provare con un partner diverso”. Lei fece la finta scandalizzata e disse
“ma io non voglio tradire mio marito”. Stando al gioco ribattei
“Sa non è un tradimento, ma una prova medica, come un esame del sangue o una radiografia”, e lei guardando fisso il marito disse forte
“Beh se è una prova medica necessaria, allora deve farlo lei che è un dottore, non crede? “. Suo marito ci guardò con un sorriso strano e disse
“amore mio, se si deve fare questa prova, allora fallo. Dottore prego faccia quello che deve fare”.
“Amore” ribattè lei “lo faccio solo per guarire, lo sai, anche se godo è solo per guarire per te” e si sdraiò nuovamente sul divano. Io mi avvicinai e le dissi
“Sia ben chiaro che lo faccio solo per dovere professionale. Scusi signora ma anche se lei è molto bella, dovrebbe prima stimolarmi un po’, sa per me è una prova medica, non sono particolarmente eccitato” e smentendo questa balla grossa come una casa le presentai davanti al viso la verga tesissima e caricata a mille. Lei mi guardò con sguardo voglioso e sorridendo risucchiò nella bocca tutta l’asta iniziando un calmo e dolce va e vieni con la testa, di quelli morbidi che potrebbero durare una notte intera, non voleva rischiare di farmi venire così, aveva altro in mente. Dopo 10 minuti buoni, ne approfittai alla grande, le dissi che ero pronto e dopo aver messo un profilattico, le affondai dentro, nella stessa posizione del marito. La trovai bollente e stretta, anche se dopo un paio di colpi si lasciò andare per la precedente scopata col marito e lo sperma che era all’interno faceva rumori di sciacquio rendendola troppo molle e scivolosa, non riuscivo a sentirla. La feci girare prona, sulle ginocchia e sulle braccia e massaggiandola con le mani la masturbai a lungo mentre per gravità e per le contrazioni che le mie carezze inducevano i liquidi seminali ed i suoi abbondanti secreti colarono lentamente sulle cosce e sul pube inzuppandole il vello. Standole in piedi dietro la infilai nuovamente, ritrovando questa volta la compattezza soda e stringente che avevo apprezzato con le dita. La montai così per quasi 20 minuti, assorto e teso, osservando il dondolio ritmico delle sue mammelle, i cui capezzoli danzavano facendo capolino ai lati della sua schiena incurvata, e attirato allo spasimo dalla rosellina del suo ano, deformata dalle mie spinte e lucida di secrezioni. Con la mano raccolsi lo sperma e i succhi che le colavano abbondantemente sul pube e lo spalmai su quel biocciolo dorato, facendola gemere e contorcere. Preso da un idea fissa spinsi il mio dito indice nelle profondità di quel fiore bruno ramato che dopo una contrazione riflessa iniziale si apri come a corolla ed estroflettendosi lo catturò fino alla prima falange. Era evidente che lei aveva spinto internamente e che conosceva a perfezione le manovre per aprire quella porta segreta e affondai dolcemente e con decisione fino alla base. Il suo gemente
“Siiiiiiiiiiiii” mi tolse ogni residua inibizione e il mio medio, anch’esso intriso di abbondanti succhi entrò da padrone nel suo sfintere ormai rilassato e disteso, e certamente molto capiente. Il suo ansimare divenne roco ed assorto e le sue contrazioni che avvertivo sul pene e sulle dita mi dissero, più chiaramente di mille parole che la sua inarrestabile marcia verso un travolgente orgasmo era iniziata. Per rallentarla presi un ritmo dolce e quasi indolente penetrandola con colpi profondi e e lenti mentre con le dita praticavo un massaggio rotatorio, alternando le spinte della mano, mai frequenti o ritmiche, con rotazioni e massaggi profondi interni e con divaricazioni delle dita, che le sfiancavano sempre di più quelle profondità così burrosamente avvolgenti. Il fiato le si ruppe in mille ansiti disordinati e furibondi di piacere negato e allora ripresi a penetrarle ritmicamente, sempre più forte, solidamente piantato dentro le abbondanti e carnose labbra della sua vagina e con le dita nel suo foro dilatato, offerto e squartato alla mia vista, avanti fino a sondare la profondità delle sue viscere e a vedere sparire le sue pieghe brune e indietro per vedere in rapida successione il contorno del suo ano risbocciare seguito dalle mucose rosee interne, che si arrovesciavano all’esterno quasi a risucchiarmi dentro per un nuovo affondo. Dopo qualche decina di colpi ebbe un orgasmo prolungato e travolgente, annunciato ed accompagnato da urla di incitamento e una serie infinita di
“veeengooooo, veeeeengooooooohhh, vhhhheeeeeengooooohhhhh” come un rosario di lussuria. Estrassi le dita dall’ano gonfio di piacere che restò per un’attimo oscenamente aperto, come una bocca in una smorfia di stupore, e attesi qualche attimo che ritrovasse fiato e forza per reggere le mie ultime violente spinte, con le quali, aggrappato ai suoi fianchi venni potentemente dentro di lei. Si accasciò sul divano e rimase bocconi per qualche secondo, poi mettendosi a sedere disse
“grazie, Dottore, mi sembra di essere guarita” e così dicendo guardò suo marito per nulla turbato, anzi visibilmente eccitato e pronto ad una nuova goduriosa sgroppata. Anch’io non ero completamente soddisfatto, era stato bello ma volevo tutto e visto che lei continuava nella farsa rientrai nel ruolo sentenziando
“Non corriamo troppo, anche prima con me è andato tutto bene e poi con suo marito abbiamo fatto cilecca. Se ve la sentite, sarebbe il caso di riprovare voi due. ” Lei mi guardò con aria interrogativa e mi disse
“Dottore, lei ci starà vicino vero? Se mi blocco mi darà una mano? “.
“Certamente” risposi sorridendo e sedendomi al suo fianco
“anzi se non vi da fastidio vi guido io”. Ormai avevo un piano deciso e un solo grande desiderio da realizzare. Così feci sdraiare lui sul divano e lei gli si mise sopra a cavalcioni, impalandosi sul membro eretto con un sospiro di ripienezza e soddisfazione. Iniziarono subito un lento va e vieni che mi ipnotizzò per qualche secondo, poi ritrovai lucidità e proseguìì nel mio piano che ormai intuivo trasparente anche a loro
“come va signora? ” le chiesi standole affianco e la sua risposta mi spianò la strada
“mi sto bloccando, mi può massaggiare come prima? “. Accompagno questa supplica con un movimento della schiena che protese il sedere in alto ed in fuori, con le reni inarcate in un muto eloquente invito. Mi inginocchiai tra le gambe di lui, subito dietro a quei magnifici globi di carne, ben divisi da un profondo solco che con le mani aprìì al massimo, come una pesca succosa. Il suo accesso posteriore, rigonfio ed umido era stirato verso il basso dalla penetrazione del marito e non potei attendere oltre. Mi ero sfilato il preservativo usato prima, ma non ne presi un altro la volevo sentire a pelle e senza indugiare le appoggiai la punta del glande, ancora scivoloso del mio sperma, allo sfintere lucido e ben lubrificato. Ancora una volta le sue spinte interne mi spalancarono lo stretto passaggio e sprofondai dentro di lei con tutto il glande. Mi accolse con un paio di istintive contrazioni accompagnate da un profondo e sommesso ruggito, poi fui dentro ed ogni resistenza cadde, dimostrandomi quello che avevo già intuito, e cioè quanto fosse abituata all’accoglienza in quel luogo di delizia. Separato dalla sottile parete interna sentivo l’uccello di lui spingere ritmicamente mentre lei si era fermata per la sensazione di troppo pieno che, lo sapevo per averlo fatto altre volte, caratterizza i primi momenti di una doppia penetrazione. Rimasi per questa ragione fermo, godendomi le contrazioni dei suoi sfinteri che si adattavano e ritrovavano tono e il massaggio che mi proveniva dalle spinte di lui, e quando la sentìì riprendere il movimento altalenante col quale andava incontro al membro del marito iniziai ad affondare con decisione. All’inizio le nostre spinte erano scoordinate, ma poi lei iniziò a darci il ritmo con un movimento deciso col quale andava avanti impalandosi sul marito e indietro incontro al mio paletto di carne tesissima che cercava di arrivarle nelle profondità più remote. In questo modo ne teneva dentro solo uno per volta e ciò le rendeva più facile il controllo ma non durò a lungo. In una delle sue spinte in avanti, le seguìì e mi piantai dentro di lei fino ai testicoli mentre anche il marito le era completamente dentro. Lui capì subito che quello era il modo giusto e la schiacciammo tra i nostri corpi arandola in profondità, all’unisono, penetrandola contemporaneamente, sventrandola, e ritirandoci insieme, lasciando un vuoto ormai per lei intollerabile. Bastarono alcuni interminabili minuti per portarla ad un orgasmo furioso nel quale volli lasciarli soli, estraendo il membro dall’abbraccio carnoso del suo sfintere turgido di piacere e restando ad osservare il suo deliquio e le contrazioni di lui che le pompava dentro sperma infuocato. Quando lei si abbandonò sul suo corpo ed il pene semieretto di lui iniziò a scivolare fuori accompagnato da un rivoletto di seme bianchiccio, le aprii nuovamente le natiche e stendendomi su di lei le penetrai nuovamente il culo con un solo lungo e continuo affondo, fino a schiacciarle i testicoli contro l’ingresso, in uno spasmodico tentativo di portare dentro anche loro. Mi accolse con un esausto
“Siiiiiiiiiiiiiiii…. viihhhheeeeeniiiiihhhh……. ” e iniziai ad affondare dentro di lei ed a ritrarlo fuori del tutto per poi riaprirla e sprofondare nuovamente nel budello ormai dilatato ed accogliente come una bocca sfatta di sesso. Fu così che dopo pochi minuti di piacere totale e stravolgente le irrorai il retto con abbondanti getti di sperma, godendo fino quasi a perdere i sensi. Quando ci riprendemmo, dopo molti minuti passati ad ansimare e farci dolci carezze di tenerezza, mi recai in bagno per lavarmi e prepararmi a tornare a casa. Al mio ritorno in sala lui era ancora seduto sul divano mentre sua moglie aveva indossato una vestaglia che restava negligentemente aperta sul seno e sul pelo pubico intriso di umori e scintillante. Non sapevo che dire, tutto era andato al di là di quanto avevo previsto in quel primo incontro e fu lei a togliermi dall’imbarazzo
“Dottore, volevo dirle” esordì con tono affettato
“che siamo molto soddisfatti, mi sembra di essere guarita e che potrò tornare ad avere una normale vita sessuale con mio marito. Lo dobbiamo a lei e voglio ringraziarla di cuore”.
“Ma le pare signora, ho solo fatto del mio meglio, d’altra parte è la mia professione” risposi pensando -vuoi il gioco duro, fai la formale fino alla fine e 10 minuti fa mi stringevi ben piantato tra le chiappe-
“comunque, se il problema dovesse ripetersi potete sempre contattarmi”.
“Senz’altro dottore, lei è stato impagabile”. Non so se fu quella frase, l’odore forte di sesso che aleggiava nella stanza, lo spettacolo del suo corpo luccicante di sperma ed umori, o la voglia di scuotere quella stronzina che recitava la parte della moglie devota e bisognosa di cure fino all’ultimo, ma fulminea mi venne alla bocca una frase
“Adesso scusatemi, ci sarebbe la questione del mio onorario”. Si guardarono in faccia come folgorati – onorario, cosa vuole questo dei soldi? Ma è un gigolò a pagamento? – questi pensieri si leggevano sui loro volti, ed allora colsi l’attimo e dissi
“Cara signora se crede può pagarmi in natura”
“Dopo tutto quello che abbiamo fatto” si scompose lei
“cosa vuoi ancora? !! “, finalmente mi dava del tu, era fuori dallo schema che si erano prefissati e che aveva ammantato tutti gli avvenimenti di una sottile patina di irrealtà. Fu così che, appoggiandomi alla porta d’ingresso le dissi guardandola fisso negli occhi
“Dovresti succhiarmelo” Lei si rivolse al marito smarrita e persa al di fuori del ruolo che si erano cuciti addosso, richiamata dal mio gesto alla realtà oscena dei nostri accoppiamenti, ma lui la lasciò sola, restando a guardarci con lo sguardo lascivo di chi pregusta uno spettacolo eccitante. Si arrese e si avvicinò a me aprendomi i pantaloni e tirando fuori il membro fresco di sapone e rinato a nuovo turgore. La guardai negli occhi e baciandola sulle labbra le dissi
“Lo so che ti piace, lasciati andare”. Lentamente si inginocchiò ai miei piedi e appoggiata la bocca sulla punta indugiò come a prendere coraggio. Ora che non si sentiva protetta dal gioco di ruolo, quello non era un test medico ma un vero atto sessuale, davanti a suo marito, con un altro uomo, come pagamento in natura. La forza simbolica del gesto, che rappresentava il confine non ancora valicato tra un gioco perverso e la manifestazione aperta ed incontestabile della sua natura erotica sfrenata e senza limiti, la bloccava. Un gemito dal divano la richiamò alla realtà: suo marito, il suo amore, l’ultimo supposto baluardo contro la completa capitolazione si stava lentamente masturbando guardandola pronta al “sacrificio”, e questo fece crollare le sue difese. La sua lingua fece capolino dalle labbra socchiuse e prese a leccare il glande con tocchi lievi e caldi facendosi via via più insistente ed avvolgente fino a risucchiare tutta la cappella rigonfia dentro la bocca e iniziare un lento frullio rotatorio di lingua. La sensazione divenne ben presto dolorosa per l’intensità dello stimolo su una parte che era già stata messa a dura prova dai suoi stretti e muscolosi orifici, e le chiesi di essere più delicata. Capì subito e proseguì alternando queste rapide frullate di lingua che mi lasciavano le reni brucianti e folgorate dal piacere, con lenti e profondi ondeggiamenti della testa con i quali mi ingoiava completamente cullandomi in un bagno di saliva. Era la terza volta quella sera e potevo durare ore, ma suo marito turbò il nostro accordo approcciandola alle spalle e tirandole in alto i fianchi. Le sollevo sul dorso la vestaglia e si accingeva a penetrarla da tergo, quando all’unisono
“Lasciami stare, non vedi che lo sto pagando! ”
“Lasciami godere tua moglie in pace” dicemmo quasi in coro e lui restò lì, impalato a guardarci, masturbandosi, mentre lei riprese il suo lavorio. Capìì che anche lei si stava eccitando ancora, il suo respiro era sempre più veloce e rumoroso, sbuffava dalle narici con la bocca piena e serrata intorno alla mia carne tesissima, e quando mi mise una mano sotto i testicoli massaggiandoli e spremendoli con decisione volli approfittare del momento. Le appoggiai le mani sul capo dolcemente e senza forzarla la guidai ad un movimento di profonda penetrazione, penetrandola in bocca con dolcezza e ritmo crescente. Quando sentì lo sperma gonfiarsi tra le mani e iniziare la sua risalita si ritrasse e tenendo in bocca solo il glande pulsante si limitò ad un leggero e ritmico risucchio che accolse i fiotti della mia eiaculazione, soprendentemente abbondante dopo le fatiche erotiche precedenti. La guardai, fremente e con gli occhi fissi nei miei, deglutire a piccoli sorsi e la sentìì completare l’opera con una energica succhiata finale ed una avvolgente leccata che mi fece uscire da quella bocca pulito come vi ero entrato. Volli essere generoso, mi rimisi velocemente il membro nei pantaloni e la spinsi giù carponi sollevandole la vestaglia sul sedere profferto.
“Mettilo dentro” gli dissi “se lo è meritato” e mentre chiudevo la porta alle mie spalle lo vidi aprirle i glutei a dismisura con le mani e sodomizzarla affondando in un sol colpo con un urlo da gladiatore, mentre lei, col capo gettato all’indietro ululava
“Amooooooooreeeeeeee”. Risalii in auto e lentamente guidai verso casa: – ci rivedremo – pensai- ne sono sicuro. FINE

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