In attesa di laurearsi, la mia fidanzata Roberta ha deciso di trovarsi un lavoretto part time, così da integrare la paghetta mensile che le passano i suoi ed essere un po’ più indipendente dal punto di vista economico. Così da qualche mese insegna in una scuola privata, una di quelle scuole frequentata da chi è stato bocciato, o da chi non può frequentare le superiori per motivi di lavoro. Cosa insegna, chiederete voi? Lingue, e non fate tanto gli spiritosi, che vi vedo tutti! Roberta parla inglese e francese abbastanza correttamente da poter, se non insegnarlo, assistere chi lo deve studiare: insomma, come se andaste a studiare dalla prima della classe, no? Com’è, come non è, da un paio di mesi, due sere alla settimana, passa tre ore in questo istituto scolastico (che poi è un appartamento in centro, attrezzato tipo scuola) facendo assistenza a chi deve seguire questo programma di lingue straniere. Lei è entusiasta di questa esperienza, e mi racconta tutta eccitata delle riunioni di lavoro, del programma, di quanto le piaccia prepararsi le lezioni… io la guardo e le dico, a bruciapelo:
“Ma non è che per caso a te piace insegnare, e ai tuoi allievi piaci tu? “. Lei mi guarda e mi risponde:
“Non credere che non ci provino, sai? Mi invitano a cena, mi portano fiori… ma tu lo sai che io sono fedele” conclude ridacchiando. In effetti Roberta (1. 75, 24 anni, tette piccole ma sode, belle gambe culo a mandolino) è quel che si dice un gran bel pezzo di gnocca, ed immagino come si sentano quei poveretti della sua classe, a dover guardare e non toccare mai… Non so come mi viene l’idea, ma mi viene: l’idea di vedere Roberta nuda in quella classe, di vederla toccata, accarezzata, scopata da venti ragazzi, di vederla porcheggiare alla grande. Lei se ne accorge quasi subito e mi dice
“Non vorrai mica che… ” e io
“Certo che sì”, e lei:
“Sei un gran porco, ma mi stai eccitando”, e così finiamo per scopare come due ricci, fantasticando su quello che sarebbe, ormai lo sapevamo, successo. Il giorno dopo, inizia l’operazione: il primo passo, è l’iscrivermi in quella scuola privata, cosa non difficilissima, ed essere inserito nella classe di Roberta, cosa un po’ meno facile ma facilitata da una mancetta al “segretario”; punto secondo, organizzare l’abbigliamento di Roberta, che sino ad allora era andata ad insegnare vestita più sportivamente che sexy: quindi decide di continuare a vestirsi sportivamente, solo che martedì sera indosserà jeans a pelle, una tshirt gialla aderente ed attillata, stivaletti, ed un completo intimo in pizzo rosso comprato per l’occasione. Punto terzo, aspettare martedì sera, e vi giuro, il tempo sembrava non passare mai. Finalmente, però, arriva il martedì sera, e secondo gli accordi (nessuno degli altri deve sapere che Roberta è la mia ragazza) io arrivo alla scuola serale una ventina di minuti prima delle 21, ora di inizio della lezione. Entro, mi presento, ci sono una quindicina di ragazzi, tutti tra i venti e i venticinque anni di età, belli, un po’ meno belli, bruttini, così così: insomma un gruppetto di persone come ne puoi trovare dovunque. Si parla e si scherza, per saggiare l’ambiente butto lì
“Ma sta Roberta com’è? ” -mi sono fatto dire prima da qualcuno di loro come si chiama- e il coro di risposte è unanime:
“Bona come il pane, ma non la dà, è fidanzata”, e io
“Figuriamoci”, e uno dei tizi mi guarda e fa:
“Senti, bona è bona, ti dico anche che l’ho vista seminuda nel bagno, dalla serratura, e secondo me se n’è accorta ed ha fatto finta di niente… ma ci abbiamo provato e niente da fare”. Cominciamo bene, ragazzi, stasera vi viene un infarto, sogghigno tra me e me. Alle 21 precise, entra Roberta: sembra l’ingresso di una velina, o di una letterina: i jeans a pelle le fasciano le gambe, e il culo a mandolino è messo in bella evidenza; la maglietta gialla lascia poco alla immaginazione, le tette risaltano sottolineate dal reggiseno che si indovina sotto la maglietta. Il silenzio è totale, non l’hanno mai vista così provocante, e non sanno cosa li aspetta, se no… Roberta posa i libri che ha in mano sulla scrivania, poi inizia la lezione, quella che io e lei abbiamo predisposto appunto per questa serata… sappiamo che nella scuola non c’è nessuno, tranne noi, e che non verrà nessuno, ed ad ogni buon conto lei ha chiuso la porta col fermo, prima di entrare in classe. Si siede, guardandoci in faccia, ed inizia, serissima:
“Stasera inizieremo con un po’ di terminologia inglese, vediamo quanto ne sapete e quello che vi ricordate… Fabio, Renato, venite alla lavagna”. I due si alzano e vanno alla lavagna, sempre guardandola, più le tette che la faccia, e lei se ne accorge benissimo, e, malignamente, dice:
“Traducete: La nostra insegnante ha un bel paio di tette”. I due la guardano stupiti, e lei
“Non sapete come si dice tette? “. Uno dei due scrive velocemente la frase richiesta alla lavagna, ma sbaglia il verbo, e lei lo corregge, alzandosi ed andando alla lavagna, e passando vicino a loro si struscia un pochino contro i loro corpi, ma è un attimo, anche se i due vorrebbero che durasse un’eternità… poi Roberta si volta e guardandoli prosegue:
“Mi sa che l’errore non è nel verbo, ma nelle tette”, e non finisce nemmeno la frase che si sta sfilando la maglietta gialla, rivelando il reggiseno rosso di pizzo. Gli occhi di tutti sono sulle sue tette che sia pure coperte dal pizzo sono comunque arrapati da morire. Lei continua, guardando i due alla lavagna:
“La nostra insegnante vuole farcelo venire duro, e ci fa vedere… dovete scrivere cosa devo fare vedere… in inglese”. Adesso hanno capito, ed è tutto uno scricchiolare di gesso, mentre quelli scrivono CULO sulla lavagna. Roberta sbottona i jeans, li fa scendere lungo le gambe, rivelando la macchia rossa del perizoma di pizzo, al di sotto del quale traspare la macchie scura del pelo della fica li toglie, dopo essersi seduta sulla scrivania, ed aver sfilato le scarpe. Li fissa, allarga lievemente le gambe, scivola dalla scrivania e si appoggia, mostrando il culo fasciato dal perizoma alla classe, che peraltro me compreso ha mollato rapidamente le penne per impugnare un altro tipo di attrezzo. Roberta torna a fissare la lavagna, dove i due hanno scritto TETTE e FICA, e lentamente toglie reggiseno, lasciando libere le sue tettine sode, dai capezzoli rosati, già ritti per l’eccitazione, e perizoma, facendo apparire il pelo folto e scuro della fica; anzi si siede sulla scrivania e allarga le gambe questa volta decisamente, lasciando vedere a tutti la fica semiaperta, già umida di eccitazione, che la mano corre a sfiorare. Ormai è una sega collettiva, ed i commenti, gli apprezzamenti sulla mia fidanzata volano nell’aria, mentre i quindici infoiati si sono alzati in piedi e si stanno spogliando, continuando a menarselo. Vedo cazzi di ogni dimensione, peso e misura, e tutti si stanno avvicinando a Roberta, che ormai è distesa sulla scrivania, nuda, le gambe semiaperte, persa in un ditalino da sogno. Non ci vuole molto perché le loro mani finiscano sul corpo di Roberta, accarezzandola, strizzandole le tette, aprendole la fica ed infilandosi dentro, e le mani di Roberta finiscano sui loro cazzi, accarezzandoli e segandoli, mentre loro continuano a mormorarle oscenità toccandola dovunque. Non ci vuole molto nemmeno perché lei inizi a ciucciare cazzi a ripetizione, mentre quelli la chiamano professoressa di lingue, troia, puttana, bocchinara, pompinara da strada. Lei succhia cazzi come se fosse una questione vitale, li percorre con la lingua, poi li prende in bocca, pompandoli rapidamente, mentre le mani masturbano altri cazzi, mentre cazzi le vengono messi fra le tette per una spagnola, o le vengono strusciati sui capezzoli. La scopano, adesso, due alla volta, mentre la sua bocca soddisfa altri cazzi, non basta, la fanno mettere in modo che due possano penetrarla in fica ed in culo, che lei possa spompinare un terzo e masturbare con le due mani altri due cazzi, e si danno il cambio, gli assatanati, mentre Roberta ormai non capisce più nulla, ha già goduto almeno quattro volte, ed ha perso il conto di quanti cazzi sono passati fra le sue labbra, tra le tette in fica od in culo. La coprono di sborra , la mia Roberta, un fiume di sperma che le corre fra i capelli, sulle labbra, scende dalla fica rigonfia, persino dal buco del culetto ormai del tutto aperto, un fiume bianco che lei si spalma sul corpo, mentre la guardiamo, ridotta ad un puro oggetto di piacere sessuale. Tra me e me penso che di scuole private ce ne sono un sacco, in città… FINE