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L’amante della moglie

Il cinquantenne ragionier Giuseppe Filiberti era un professionista serio e riservato. Andava a messa tutte le Domeniche, accompagnato dalla bellissima e giovane moglie, Antonia, di appena ventitre anni, che aveva sposato cinque anni prima, per intercessione della madre che, prima di morire, voleva vederlo accasato. Antonia era figlia di poveri contadini, ultima di cinque fratelli, e la famiglia fu ben contenta di liberarsi di quella bocca da sfamare; inoltre il ragionier Filiberti godeva di un’ottima reputazione ed era ricco. Lei avrebbe desiderato sposare un giovane del villaggio, con cui faceva l’amore fin da quando erano ragazzini, ma alla fine accondiscese a quel matrimonio d’interesse, perché non vedeva l’ora di lasciare quel povero paese e quella famiglia soffocante.

Il ragionier Filiberti aveva onorato la sposa la terza notte di nozze, non essendoci riuscito le prime due per difficoltà d’erezione, aiutandosi con le mani per introdurre il pene semifloscio. Come ci fosse riuscito rimane un mistero, ma evidentemente Antonia doveva aver perso la verginità da un bel po’ di tempo, e la sua fighetta era calda e accogliente. Lui era riuscito ad avere un timidissimo orgasmo, ma lei, fin dal primo giorno, se voleva godere doveva frizionarsi la passerina con la mano, pensando al cazzo del suo primo amante.

Da quel giorno i rapporti intimi dei due sposi furono del tutto sporadici e insoddisfacenti.

Non ostante ciò il Filiberti amava la mogliettina e questa lo ricambiava con tutto l’affetto di cui era capace.

Antonia era una brava sposa, che la sua mamma l’aveva istruita per bene nelle faccende di casa, ed aveva imparato presto a comportarsi da brava ospite con i conoscenti che frequentavano la casa del ragioniere.

Lo studio di commercialista rendeva molto bene, ed il ragioniere poteva considerarsi un uomo di successo, perciò c’era di che essere contenti.

Con il passare del tempo, però, Antonia era sempre più sessualmente insoddisfatta, ed avrebbe voluto qualche cosa di più di quella mosceria che il ragioniere le concedeva il Sabato sera, e non tutti i Sabati.

Quando l’impiegato anziano dello studio andò in pensione, il ragioniere assunse un giovane laureato al primo impiego. S’erano presentati in cinque per quel posto, ed il ragioniere li intervistò tutti, facendo loro una specie d’esame. Più di tutti gli piacque il dottor Alberto Giovannini, perché lo trovò preparato, intelligente, sveglio, gentile e educato e, forse inconsciamente, perché era un bel ragazzo. Lo assunse con uno stipendio generoso, più di quello che si dava ad un giovane alle prime armi.

Alberto, come il ragioniere chiamava affettuosamente il giovane dottore, si ambientò rapidamente e dopo pochi mesi aveva conquistato la piena fiducia del principale. Questi parlava ad Antonia del suo pupillo, magnificandone le virtù, tanto da risvegliare in lei il desiderio di conoscerlo. L’occasione si presentò poco prima di Natale quando, come ogni anno, il ragioniere offriva una gran cena ai suoi dipendenti. Poiché questi erano una diecina, e con i coniugi di quelli sposati arrivavano a diciassette, la cena non si faceva in casa ma era organizzata presso il ristorante dell’albergo “Aquila nera”, il più elegante della cittadina. In quell’occasione il ragioniere non badava a spese e tutti si divertivano. La compagnia non era l’unica, e la sala da pranzo dell’albergo era affollata di gente festante. C’era anche un’orchestrina e durante la cena si ballava, cosicché si finiva molto tardi.

Quell’anno la festa riuscì particolarmente bene perché il ragioniere era insolitamente euforico, e tutti erano allegri. Lo spumante faceva il suo effetto, e le danze erano occasione di maliziosi scambi di dame e cavalieri. Gli uomini invitavano a ballare le mogli dei colleghi, e l’unica nubile, neanche molto bella per la verità, aveva un gran successo presso i colleghi, specie i più anziani, che non badavano troppo se le loro mogli se la spassavano con gli altri.

Alberto, dopo aver fatto ballare la segretaria ed un’altra impiegata, invitò la signora Filiberti, chiedendo il permesso al ragioniere; questi accolse la richiesta con un gran sorriso ed i due giovani si lanciarono nel ballo.

Il Filiberti non perdeva di vista la coppia; non perché fosse geloso, al contrario, era compiaciuto al vedere quei due bellissimi giovani abbracciati nei balli lenti. Mentre li vedeva ballare si accorse di guardare Alberto con simpatia, anzi, non proprio simpatia, ma qualche cosa di più: affetto. Senza nemmeno rendersi conto dell’assurdità della cosa, desiderò di essere al posto della moglie, abbracciato a quel ragazzo. Non si stupì di quel desiderio perlomeno strano: in fondo egli aveva sempre considerato Alberto come un figlio; cosa c’era di male nel desiderare di abbracciarlo?

Da quella sera il ragionier Filiberti cominciò a guardare Alberto con occhi languidi, di cui nessuno si accorse, tranne Alberto stesso. Lo chiamava sempre più spesso nel suo ufficio, e gli affidava le pratiche che richiedevano una frequente consultazione.

Non passò molto tempo prima che Filiberti si rendesse conto che il suo affetto per Alberto non aveva niente di paterno. Fu quando, un Sabato sera, fece l’amore con la moglie e gli venne di pensare al ragazzo: l’erezione, per la prima volta, fu più che soddisfacente, con meraviglia d’Antonia. Mentre era dentro di lei, pensava ad Alberto, a come sarebbe stato bello se fosse stato lì con loro.

La consapevolezza di desiderare Alberto sessualmente sconvolse la vita del ragioniere, ma presto si convinse che, in fondo, c’era tanta gente bisessuale che uno in più non avrebbe cambiato il mondo.

Il sesso non era mai stato molto importante per il Filiberti: qualche sega con gli amici da ragazzino (ora ricordava che gli piaceva toccare il cazzo dei suoi compagni), poche visite alla casa di una prostituta, poi la sua Antonia. Ora il sesso diventava improvvisamente importante: faceva l’amore con la moglie più spesso, e lo faceva con una foga inusitata, tanto che Antonia si stupiva del cambiamento.

Una sera, mentre lui l’accarezzava tenendo gli occhi chiusi, lei osò chiedergli:

-Da un po’ di tempo sei diventato focoso; che cosa ti succede? –

Lui sorrise e rispose con sincerità:

-Sarà perché uso la fantasia, cosa che prima non facevo-.

-Che cosa fantastichi? –

-Beh! Cose un po’ fuori dell’ordinario, cose che mi piacerebbe fare, ma che non farei mai-.

-Su, dimmelo, forse piace anche a me-.

Filiberti confessò, con una certa titubanza, che immaginava come sarebbe stato eccitante avere nel letto un altro uomo; gli sarebbe piaciuto vederla fare l’amore con lui. Antonia si scandalizzò e gli diede del porco. Lui si difese dicendo che erano solo fantasie e che aveva letto, sulla rubrica di un settimanale, che le fantasie erotiche aiutavano le coppie stanche. Lei si ammansì, ma per quella sera non ne parlarono più.

Da quella volta, però, nei momenti d’intimità parlavano sempre di quella fantasia, e lui s’accorse che Antonia si eccitava moltissimo quando lui le faceva delle proposte spinte.

-Ti piacerebbe avere qui un bel ragazzo che ti lecca la passerina mentre io te lo metto da dietro-;

Lei godeva e urlava: -Siiiiiiiiii-.

Dopo, però, lei chiariva che diceva sì solo perché era eccitata, ma non lo avrebbe mai fatto veramente.

Filiberti era paziente; continuò così per un po’ di tempo, poi, una sera in cui lei era particolarmente eccitata, le chiese:

-C’è nessuno fra quelli che conosciamo che ti piacerebbe avere qui con noi? –

-Sei pazzo? Ti dico che sono solo fantasie-.

-Si, va bene, ma anche nella fantasia mi piace dare un volto alle persone. Su dai, non dirmi che fra tanti ragazzi che conosciamo non ce n’è uno che ti piace più degli altri. Per esempio, Alberto non ti piacerebbe? –

Antonia non rispose, ma era chiaro che il suo silenzio significava sì. Filiberti ne fu eccitato al punto che riprese con vigore a far l’amore: era la prima volta che lo faceva due volte di seguito. Mentre lei godeva (anche questa era una novità; ora godeva anche lei durante l’amplesso: effetto della fantasia), lui disse:

-Uno delle prossime volte che lo invitiamo, lo facciamo. –

-Non ti azzardare a fargli delle proposte oscene, non farei mai l’amore con lui alla tua presenza-.

-Vorrà dire che lo farete da soli-.

Antonia era veramente eccitata da quei discorsi; Alberto le piaceva molto ed a volte aveva anche fantasticato di fare l’amore con lui. Ora, forse, il suo desiderio si sarebbe avverato con la benedizione del marito.

Alberto, dal canto suo, non era insensibile alle attenzioni che il ragioniere e la moglie avevano per lui, ma pensava che si trattasse solo di amichevole simpatia. Il principale lo trattava sempre più famigliarmente, a volte gli metteva un braccio attorno alle spalle o gli accarezzava una mano. Lui non si ritraeva, perché non vedeva niente di male in quelle manifestazioni d’affetto che, anzi, non gli dispiacevano. Il ragionier Filiberti, Giuseppe, come volle che Alberto lo chiamasse, lo invitava sempre più spesso a cena, e fra i due coniugi ed Alberto si era instaurata una notevole confidenza.

Un giorno Giuseppe, in un momento di confidenza, interrogò Alberto:

-Alberto, che ne pensi di Antonia? –

Il ragazzo arrossì e balbettò:

-Penso che sia una bravissima moglie, molto intelligente e…molto bella-.

-Benissimo, perché anche tu piaci molto a lei-.

Alberto arrossì ancor di più ed il ragioniere rise.

-Non c’è motivo di sentirsi imbarazzato; è naturale che ti piaccia e che tu piaccia a lei, siete entrambi giovani e belli, ed io sono felice se lo siete voi-.

Quelle parole avevano un suono equivoco, ma Alberto ricacciò indietro il pensiero che per un attimo affiorò alla sua mente: non era possibile che il ragioniere volesse che lui e la moglie…; no, no, forse era solo il grande affetto che Giuseppe provava per lui, che lo spingeva a dire quelle cose.

Da quel giorno, però, ogni volta che Alberto andava a casa del principale, e ci andava spesso perché lo invitavano a cena, ormai, almeno una volta la settimana, si sentiva imbarazzato alla presenza di Antonia ed abbassava gli occhi; così come, del resto, faceva anche lei. Giuseppe li scrutava di sottecchi e notava il loro imbarazzo, ma vedeva benissimo che fra i due stava nascendo qualche cosa.

Prese a lasciarli soli sempre più spesso trovando delle scuse, ed una sera disse che doveva incontrare un ricchissimo cliente che l’aveva invitato ad una cena di lavoro: non mangiò e li lasciò soli dicendo che sarebbe stato via non meno di tre ore.

Rimasti soli, Antonia ed Alberto cenarono, scambiando poche parole, ma guardandosi negli occhi con sguardi molto eloquenti, poi si sedettero in soggiorno davanti al televisore.

Nessuno dei due guardava veramente la televisione. Ad un certo punto Alberto mise la sua mano su quella di Antonia, che non la ritirò. Incoraggiato, Alberto gliela strinse e si avvicinò a lei con il viso, e le diede un rapido bacio sulla guancia. Antonia si voltò e gli offrì la bocca. Fu un bacio appassionato! Nessuno dei due aveva mai baciato così. Rimasero abbracciati nel bacio per parecchi minuti, poi lui cominciò ad accarezzarle il seno e lei lo lasciò fare. Le mani di Alberto presero a percorrere il corpo di Antonia e raggiunsero le cosce, risalirono alle mutandine e trovarono la via della passerina, che era ormai un lago di umori. A quel punto lei si alzò, lo prese per mano e lo portò in camera. Lì si spogliarono, si sdraiarono sul letto, e si avvinghiarono in un amplesso furioso. Dopo il primo orgasmo, che arrivò per entrambi in pochi minuti, cominciarono ad accarezzarsi di nuovo, lei scese a prendere in bocca il membro che s’indurì di nuovo in brevissimo tempo, poi volle che lui la leccasse fra le gambe. Godettero ancora due o tre volte, poi si accorsero che le tre ore erano passate, e si affrettarono a rivestirsi.

Erano da poco tornati in soggiorno che il ragioniere rientrò.

-Come è stata la cenetta? – Chiese sorridendo maliziosamente. Antonia non riuscì a nascondere l’imbarazzo, ma rispose prontamente:

-Non sai cosa ti sei perso-;

Filiberti capì, sia dalle parole equivoche sia dall’atteggiamento dei due, che doveva essere successo quello che sperava.

Dopo che Alberto se ne fu andato, i due sposi andarono a letto e Giuseppe cominciò ad interrogare Antonia:

-L’avete fatto? –

Lei titubò un momento, poi rispose con un filo di voce:

-Si-

Il ragioniere non era mai stato così eccitato. Volle conoscere i particolari e Antonia, dapprima timidamente, poi via via più sicura, raccontò tutto eccitandosi a sua volta. Quella sera ci fu l’amplesso più travolgente di tutta la loro vita coniugale. Antonia godeva urlando il suo piacere con parole che non avrebbe mai creduto d’essere capace di pronunciare, mentre Giuseppe impazziva al pensiero della sua mogliettina che si faceva sbattere dal ragazzo che lui amava.

Il giorno dopo, in ufficio, il Filiberti chiamò Alberto, e lo invitò ad uscire con lui per quattro passi nel parco, dove avrebbero potuto parlare lontani da orecchie indiscrete.

Appena furono soli, Giuseppe affrontò l’argomento che gli stava a cuore:

-Antonia mi ha raccontato quello che avete fatto ieri sera-.

Lo disse sorridendo e con un tono di complicità rassicurante.

Alberto se l’aspettava! Troppi erano gli indizi che gli facevano sospettare che il ragioniere avesse favorito la tresca, inoltre la simpatia che questi gli dimostrava era abbastanza eloquente.

Temendo che Alberto non fosse abbastanza rassicurato sulla sua complicità, Giuseppe continuò:

-Tu piaci molto ad Antonia, lo sai, e lei piace a te; forse hai anche capito che piaci anche a me, perciò devi sentirti tranquillo e, quando vieni da noi, puoi fare l’amore con Antonia anche se ci sono io-.

Così dicendo gli mise un braccio attorno alle spalle e lo strinse a sé. Alberto non rispose, ma non si sottrasse all’abbraccio, e Giuseppe gli diede un bacio sulla guancia.

Due giorni dopo era Sabato, e Alberto fu invitato ad andare con il ragioniere e la moglie nella loro casa al mare. Non era stagione di bagni ma, del resto, il loro scopo non era certo quello di andare in acqua. Tutti sapevano quello che sarebbe successo ed erano eccitati.

Antonia aveva un po’ di timore, ma il pensiero di potersi scatenare con due uomini era superiore al timore, e si sentiva già bagnata fra le gambe prima ancora di entrare in casa.

Quello che era più eccitato di tutti, però, era Giuseppe, che era ansioso di fare l’amore con le due persone che amava.

Dal canto suo, Alberto desiderava quella donna bellissima, e non gli dispiaceva il pensiero che anche Giuseppe partecipasse. Sarebbe stata un’orgia coi fiocchi!

Andarono a pranzo in una trattoria locale; poi tornarono nella casetta in riva al mare. Avevano un po’ bevuto ed erano euforici. Appena entrati in casa, Giuseppe propose un giro di strip poker. N’aveva parlato con loro a tavola, ed entrambi s’erano dichiarati d’accordo; sarebbe servito per rompere il ghiaccio.

Si misero attorno al tavolo da gioco e cominciarono. Alberto fu il primo a perdere e si tolse la camicia; poi, via via, anche gli altri due persero qualche cosa, finché rimasero tutti semispogliati. Antonia era rimasta con le mutandine ed il reggiseno, ed i due uomini in mutande. Erano tutti elettrizzati ed in attesa che succedesse quello che ormai tutti desideravano, senza avere il coraggio di dichiararlo apertamente.

Cambiarono gioco: ora si doveva alzare una carta, e quello che alzava la più alta comandava agli altri due di fare…qualche cosa fra loro. Toccò ad Alberto di alzare la carta più alta e comandò ad Antonia e a Giuseppe di spogliarsi completamente. I due eseguirono! Poi vinse Giuseppe che comandò ad Alberto di spogliarsi, e ad Antonia di dargli un bacio sulla bocca. Mentre Antonia baciava appassionatamente Alberto, Giuseppe guardava quest’ultimo con occhi pieni di cupidigia: vedeva un sedere rotondo e pronunciato, quasi femminile e desiderò toccarlo. Si avvicinò ai due che, in piedi, si stavano baciando abbracciati strettamente, li cinse con le braccia e, mentre avvicinava il suo volto al loro, baciandoli alternativamente sulle guance, mise una mano sul sedere di Alberto e lo accarezzò, insinuandosi poi nel solco, fino a raggiungere il buchino che solleticò con un dito. Alberto non lo respinse, anzi, continuò a baciare Antonia e sporse il sedere in fuori, facilitando così la penetrazione del dito di Giuseppe nel suo ano. Dal canto suo, Antonia aveva afferrato con una mano il cazzo di Alberto, e con l’altra quello di Giuseppe.

Andarono in camera, e lì si scatenarono. Antonia ed Alberto si misero in posizione di sessantanove e, mentre lui le leccava la fichetta, lei inghiottiva il suo cazzo per intero, mentre masturbava Giuseppe. Non durò molto, perché Giuseppe andò dietro ad Alberto, gli allargò le gambe, e con la lingua gli penetrò il buchetto far i glutei. Tutti erano come impazziti: Antonia non cessava di godere, Alberto era eccitato dalle dita di Giuseppe che lo penetravano, e Giuseppe vedeva la possibilità di soddisfare quello che, ora lo sapeva, era stato il suo desiderio fin dall’inizio. Lubrificò per bene l’ano di Alberto, poi cominciò la penetrazione. Subito Alberto emise un grido di dolore; allora Giuseppe tolse il cazzo e ricominciò a leccare, poi ad allargare l’ano con le dita. A questo punto Antonia uscì da sotto ad Alberto e guardò suo marito che stava cercando di sodomizzare il suo amante; eccitata, volle partecipare anche lei, e prese in bocca il cazzo di Giuseppe per lubrificarlo bene, poi lo guidò nel culo dell’amante con le mani. Questa volta il cazzo entrò ed il dolore scomparve presto. Giuseppe godette nel culo del ragazzo mentre Antonia guardava affascinata facendosi un furioso ditalino. Infine i due uomini si dedicarono interamente a lei che impazzì di piacere. FINE

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Luce bassa, notte fonda, qualche rumore in strada, sono davanti al pc pronto a scrivere il mio racconto erotico. L'immaginazione parte e così anche le dita sulla tastiera. Digita, digita e così viene fuori il racconto, erotico, sexy e colorato dalla tua mente.

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