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Ilaria: dalla padella alla brace

Il pomeriggio dopo, per placare l’ansia che mi pervadeva, cominciai a prepararmi con molto anticipo.
Dopo essere andata a fare una ceretta dalla mia solita estetista che con bel garbo si era rifiutata di depilarmi anche la figa, tornai a casa rassegnata a fare da sola.

Invece trovai mio marito che si disse ben lieto di aiutarmi: mi fece distendere e sollevare le cosce, con un paio di forbici tagliò il grosso del pelo, prese del sapone da barba e mi insaponò abbondantemente, passò con la massima accuratezza il rasoio dappertutto, pelo e contropelo mentre all’ansia subentrava in me l’eccitazione. Mentre mi puliva con un asciugamano morbido, mi infilò due dita nella passera masturbandomi dolcemente finché non venni. Alla fine mi mise uno specchio tra le cosce e potei vedere la mia passera spogliata: ne rimasi affascinata me la aprii con le dita me la carezzai e gli chiesi di baciarmela. Venni di nuovo succhiandogli il cazzo che nel frattempo mi aveva infilato in bocca e che dopo poco mi regalò una abbondante sborrata.

Consigliata da mio marito indossai una guepière nera con giarrettiere che mi sosteneva il seno lasciandolo completamente scoperto e mi strizzava la vita facendo risaltare la rotondità e abbondanza delle natiche e la nudità del pube.

Alle giarrettiere agganciai un paio di calze nere con la riga, appena velate; ai piedi misi delle scarpine nere molto scollate e coi tacchi altissimi.

Mi truccai pesantemente: rossetto indelebile scuro sulle labbra, più chiaro sulla figa e leggerissimo sui capezzoli, una linea di bianco sotto gli occhi, nero alle ciglia e fondotinta rosso sulle guance, smalto dello stesso rosso delle labbra alle unghie delle mani e dei piedi.

Stavo per scegliere un vestito quando mio marito disse:

“Il meno possibile lo hai già, non c’è bisogno d’altro! ”

Lo guardai interrogativa: lui prese dall’armadio la giacca corta di pelliccia e me la fece indossare:

“Ma mi arriva appena sotto le natiche, se mi muovo si vede tutto! ”

“Ti accompagnerò io all’appuntamento e loro ti riporteranno a casa, vai benissimo così! ”

Alle nove uscimmo di casa; dopo mezz’ora eravamo al luogo dell’appuntamento, Nicola ed Antonio arrivarono a piedi. Li indicai a mio marito che scese dall’auto e andò a parlare con loro poi venne da me mi aprì lo sportello e mi salutò baciandomi.

Mi fecero incamminare lungo un viale piuttosto trafficato, alcune macchine inchiodavano vedendomi camminare con la mia giacchetta corta e le gambe scoperte; due tizi accostarono, abbassarono il finestrino e chiesero quanto volessi. Guardavo altrove facendo finta di niente ma i due continuavano a seguirmi insistendo finché Nicola non si accostò e gli disse di lasciar perdere. Fu convincente: i due se ne andarono.

Mi fecero svoltare in una traversa buia e raggiungemmo una villetta isolata. Nicola mi fece entrare, mi disse di sfilarmi la giacca e fece un fischio vedendo la mia tenuta, Antonio da dietro mi allungò una pacca sul sedere:
“Che bel culo! ”

Aprirono una porta, mi fecero entrare in una stanza e mi trovai di fronte ad un mio ex allievo di due anni prima. Cercai di coprirmi con le braccia ma Nicola mi afferrò da dietro e mi scoprì. Cercai di divincolarmi protestando:

“Non potete farmelo! Che volete farmi fare, voglio andar via! ”

Nicola mi spinse in mezzo alla stanza vicino a Michele, questo era il nome del ragazzo che mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite e con una evidentissima erezione che gli tendeva i pantaloni.

“Lui è mio cugino, bisogna svezzarlo, è vergine, il piccolo, e timido. Una puttana come te è quel che ci vuole. Cerca di essere dolce e di essere una buona maestra. ”

“Ma non ci penso proprio! Ridammi la giacca che me ne vado! ”

“Senti brutta troia, se non cominci subito a darti da fare e bene entro mezzogiorno di domani tutto il quartiere saprà quanti peli avevi sulla figa prima di raderti e come era semplice contarteli. Forse ti sei scordata che i tuoi scoparini del cinema sono amici nostri che non avrebbero nessuna difficoltà a confermare i nostri racconti. Adesso và da lui e bacialo e non mi fare incazzare se no, oltre al resto, di qui ne esci con i segni. D’accordo? ”

Mi lanciai verso la porta ma Antonio riuscì a bloccarmi, Nicola mi mollò un ceffone che mi fece girare la testa, poi un altro e un altro ancora:

“Basta! Basta! Vi prego, d’accordo! ”

Mi mollarono.

Guardai il ragazzino che non si era mosso per tutta la scenata. Andai verso di lui massaggiandomi le guance facendo poi scivolare le mani sulle sue, lo carezzai, gli presi una mano e me la portai al seno poi accostai le mie labbra alle sue e spinsi la lingua nella sua bocca. Per essere uno che non sapeva capì in fretta: la sua lingua si avvinghiò alla mia in un bacio enormemente sensuale, le sue mani si avvinsero alle mie tette, non smetteva più di slinguarmi. Spostò una mano sul mio fianco, gliela premetti sulle mie natiche, mi palpava piacevolmente, godendosi la consistenza delle mie carni, senza fretta; poi fece scivolare la mano verso la mia passera e io lo guidai nell’esplorazione: appoggiai le sue dita sulla mia clitoride, gli feci carezzare le labbra e lentamente gli spinsi un dito dentro. Mi stavo eccitando anch’io e cominciai a carezzargli il cazzo ancora stretto nei jeans.

Lui continuò a masturbarmi ora toccando la clitoride, ora carezzando le labbra, ora penetrandomi e muovendo il dito dentro di me, gli strinsi l’uccello infilando dentro di me due sue dita, poi tre, gli aprii la patta, tirai fuori il cazzo e cominciai a menarglielo, finalmente smettemmo di baciarci, lui mi scostò per guardarmi il seno e poi la figa.

Vidi un letto in un angolo e ce lo portai tenendolo per il cazzo. Mi sedetti sul letto e gli sfilai i calzoni e gli slip. Lo guardai negli occhi, portai le sue mani alla mia testa e mi feci spingere sul suo cazzo, aprii le labbra, entrò, gli leccavo la cappella ma lui voleva di più e spinse. Aveva un cazzo da adulto lungo e grosso, turgido come solo quello di un ragazzino può essere, aveva un buon sapore, cominciai a pompare e quasi subito lo sentii tendersi e gonfiarsi ancora di più, subito mi inondò la gola di sperma, me l’aspettavo, bevvi tutto, era buono.
Lo tenni in bocca, temendo che l’erezione calasse ripresi a leccarlo con più calma, dopo un attimo era di nuovo pronto. Mi rovesciò sul letto e si attaccò con le labbra alle mie tette succhiando e strusciandomi il cazzo sull’inguine, me lo feci scivolare in mezzo alle cosce e lo strinsi strofinandolo al limite della figa, con la mano lo guidai fino all’ingresso della vagina, non ebbe esitazioni, affondò, si fermò un attimo a godere la sua prima penetrazione e poi cominciò a montarmi come un vero stallone, mi faceva godere enormemente, riprendemmo a baciarci, mi feci pizzicare i capezzoli, gli strinsi i fianchi con le ginocchia tirandolo dentro di me più che potevo. Mi ero completamente scordata dei due, venni urlando per il piacere, lui mi riempì la pancia di sborra e si fermò. Lo trattenei dentro di me carezzando la sua giovane schiena muscolosa mentre lui, col capo poggiato alla mia spalla, mi alitava dolcemente sul collo e mi sussurrava parole dolci all’orecchio.

Si sfilò dal mio corpo e si stese al mio fianco.

All’improvviso vidi il cazzo di Nicola spuntare avanti ai miei occhi:

“Ma che puttana dolce, te l’avevo detto che eri perfetta, lo sapevo che il ragazzino ti sarebbe piaciuto, ma adesso lecca un po’ me! ”

Mi afferrò la testa e mi infilò in gola il cazzo, prese a fottermi senza preoccuparsi di lasciarmi il tempo per respirare, boccheggiavo cercando aria come una pazza, stavo per soffocare quando si sfilò:

“Subito a quattro zampe, vacca! ”

Poi rivolto al cugino:

“Vedi alla Prof piacciono anche i modi bruschi! ”

Mi infilò il cazzo nel culo in un colpo solo: urlai dal dolore, lui era fermo, mi teneva impalata con un ghigno in faccia, Michele era lì a fianco che guardava come stregato:

“Inculati troia, non fare scene! ”

Aspettai ancora un attimo, mi pizzicò i fianchi, cominciai a muovermi lentamente, dopo i primi movimenti il dolore si sciolse, il mio culo lo accoglieva , gli si apriva, io mi aprivo, cominciai a scopare con più energia: ricominciai a bagnarmi, era vero, mi piaceva anche essere trattata più bruscamente.

Mi inculò a lungo a volte tirandolo fuori quasi del tutto per poi ricacciarmelo dentro di colpo, ogni volta mi sentivo squartare ma il dolore si mescolava al piacere, vidi Michele in ginocchio al mio fianco, spostai la testa e glielo presi in bocca, era di nuovo in tiro, lo succhiai mentre Nicola Mi fotteva a gran colpi spingendomi ancora di più sul cazzo del cugino.

All’improvviso dietro di me Nicola si fermò e dandomi della puttana mi riempì il culo di sborra poi disse al cugino:

“Te l’ ho aperta e lubrificata, inculatela anche tu!

Michele non se lo fece ripetere, si sfilò dalla mia bocca, mi venne dietro, poggiò la cappella sul mio sfintere e spinse lentamente.
Scivolò dentro senza causarmi nessun dolore: il suo cazzo era grosso come quello di Nicola ma più dritto e di forma più regolare. Spinsi il culo verso di lui aprendomi completamente ed incitandolo:

“Fottimi! Incula bene la tua nave scuola! Fammelo sentire nell’intestino! Più forte piccolo mio, non avere paura, sfondami, tesoro! ” Giravo la testa per vedere l’espressione dura con cui mi stava inculando, completamente diversa dal viso dolce con cui mi aveva scopato un attimo prima.

Antonio, che fino a quel momento non avevo né visto né sentito si stese nudo di fianco a noi col cazzo in tiro che svettava alto sulla sua pancia. Pensai volesse un pompino e avvicinai la bocca, ma lui mi scostò con una manata e disse a Michele di sfilarsi che gli avrebbe fatto vedere un bel giochino. Libera mi attirò su di sé e dovetti impalarmi da sola. Quando lo ebbi tutto dentro mi tirò a sé e mi riaprì le natiche con le mani. Capii e capì anche Michele: si accostò e con un po’ di fatica riuscì a infilarmelo nel culo. Stettero fermi un attimo poi cominciarono a pistonarmi, prima alternandosi e poi contemporaneamente, le loro mani correvano sul mio corpo palpandomi ovunque, con dolcezza Michele, strizzandomi le carni Antonio: io provavo un piacere che non avrei mai creduto, godevo dei due cazzi che mi scavavano, delle carezze dolci e di quelle crudeli, delle loro bocche che a turno si impossessavano della mia. Godetti urlando a lungo, li sentii venire dentro di me, riempirmi entrambe i buchi di quel loro liquido caldo, mi strinsi più che potevo quasi a spremergli gli uccelli per averne di più.

Alla fine rotolammo tutti sul fianco e vidi Nicola con una telecamera in mano puntata su di noi: ero finita dalla padella alla brace FINE

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