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Esperienze sensoriali particolari

* Sì? – disse

* Sofia! Che succede, stai bene? – domandò la voce di Giacomo

* Benissimo!

* Come mai hai impiegato tanto a rispondere?

* Stavo lavando i piatti in cui ho cenato e il rumore dell’acqua copriva quello della suoneria. – mentì lei

* Lavi i piatti ora?

Ad un quarto alle undici?

Sofia guardò l’orologio, aveva perso la nozione del tempo e non si era resa conto dell’ora.

* Ero uscita nel parco per filmare al tramonto… e di notte, non mi ero accorta di che ora si era fatta! Lo sai quanto mi piace riprendere la natura.

* Sì, sì. Comunque stai bene? – domandò apprensivo lui.

* Certo!

È come pensavo: qui nulla si muove, nulla si sente se non il canto delle cicale e dei rari animali notturni… tutto tace. Domani potrò dimostrare che non vi è nulla di strano in questa casa al di là della dispensa incredibilmente fornita!

* Che fai ora?

* Vado a letto! Ho sonno e mi voglio fare una lunga dormita. Domani voglio accogliervi con la colazione pronta. Quando pensi di arrivare?

* Verso le nove e mezza, dieci. Va bene?

* Benissimo, ti aspetto … vi aspetto.

* Ti manco? – domandò speranzoso lui.

* Non sai quanto! – ma Sofia non si riferiva al lato sentimentale di tale carenza

Seguirono i soliti versetti teneri, i baci lanciati a distanza e le coccole verbali; quindi si salutarono. Sofia appoggiò il telefono sul tavolino dinanzi alla poltrona e fissò quindi il televisore a lungo, senza prestare attenzione a quanto avveniva sul teleschermo, prima di rendesi conto dello stato in cui si trovava. Non si stupì d’essere seminuda, ricordava benissimo i pensieri e le sensazioni di poco prima; se Giacomo fosse rimasto con lei, in quella casa, avrebbe finalmente conosciuto un suo aspetto sino ad allora rimasto relegato in un angolo remoto della personalità. Sofia si rendeva conto di non essere mai riuscita a lasciarsi andare completamente quando faceva l’amore con lui; si sentiva ogni volta giudicata, sottoposta ad esame, analizzata in ogni minimo movimento. Temeva di lasciare libero sfogo alla fantasia o alla passione, come se il proporre qualcosa di nuovo o il muoversi dimostrando troppo trasporto potesse venire inteso male da lui. Il loro rapporto non si era fossilizzato, nella situazione di equilibrio sperimentata inizialmente, ma in continua evoluzione. I ruoli mutavano e s’adattavano alle nuove esigenze di una coppia nata da studenti, portata avanti nelle prime esperienze lavorative, e che ora prospettava l’idea di una convivenza. Solo il sesso si era, per così dire, fermato alle iniziali modalità d’amplesso. Oggi la ragazza che si era innamorata della dolcezza di Giacomo, otto anni prima, era diventata una donna che desiderava esprimere anche in campo erotico la sicurezza conquistata grazie agli obbiettivi raggiunti prima negli studi ed in campo lavorativo poi. La libertà conosciuta con l’indipendenza economica non trovava riscontro in campo sessuale. Sofia non voleva altri uomini, voleva essere una donna diversa con il suo uomo.

Considerata l’ora decise di non pensare più alle sue disgrazie e di portarsi verso il letto, si sistemò i calzoni quindi raccolse maglione, telefono e telecamera prima di spegnere il televisore. In cucina controllò d’aver serrato bene il rubinetto del gas quindi verificò la chiusura di tutte le porte e finestre al pian terreno; tutto sommato si trovava a dormire da sola in una casa decisamente isolata, la prudenza non era mai troppa. Raggiunta la stanza da letto terminò di spogliarsi, sfilò i jeans e li ripose ben appesi nell’armadio mentre slip e reggiseno dovevano finire nell’apposita tasca per la biancheria sporca della valigia. Non aveva freddo ma decise d’indossare la camicia da notte prima di coricarsi, mentre la sfilava dal portamantello ripensò, provando una lieve amarezza, all’occasione per cui l’aveva acquistata. Cacciò subito via quei pensieri, era stanca bramava troppo il letto per lasciarsi cadere nella tentazione di auto commiserarsi. Non dimenticò, però, il motivo per cui si trovava in quel luogo e neppure delle prove che intendeva proporre al gruppo di fantasiosi amici. Prima di coricarsi sistemò la telecamera sul treppiede, quindi inquadrò il letto per controllare quanto riuscisse a definire la scena con la sola luce sul comodino, soddisfatta mise l’apparecchio in attesa e s’infilò sotto le coperte. Controllò bene ogni particolare, dal bordo del copriletto che doveva lasciare scoperto ma non troppo il seno ai capelli sparsi apparentemente a caso sul cuscino, quindi inviò con il telecomando l’ordine d’iniziare la ripresa.

Attese di veder accesa la luce rossa indice di registrazione quindi disse:

* Comodissimo questo letto, morbido e caldo, accogliente come tutta questa stupenda casa. Un letto solitario, come questa casa.

Manca poco a mezzanotte, ho fatto tardi per riprendere il parco, poi, lo ammetto, mi son addormentata dinanzi al televisore… la troppa tranquillità sopisce i sensi e qui si sta veramente tranquilli.

Insomma, quello che cerco di dirvi e che, sino ad ora, nessuna presenza misteriosa si è fatta avanti per cacciarmi di qua.

Voi penserete: “Ma è a mezzanotte l’ora dei fantasmi”. Bene, vuol dire che lascerò accesa la telecamera, ho inserito un nastro nuovo, quindi ho novanta minuti di ripresa che possono coprire sino all’una e un quarto circa. Sarà un filmato monotono dove mi vedrete dormire!

Almeno spero di dormire poiché lascerò accesa la luce del comodino in modo da consentire una ripresa decente.

Se mi vedrete balzare dal letto e correre via… sarà segno di un impellente bisogno fisico o … di puro terrore generato da fantomatiche presenze extraterrene…

Ok, ciao ragazzi… a domani!

Terminato il monologo Sofia prese il bordo della coperta e se lo tirò sino all’altezza della gola prima di voltarsi in modo da dare le spalle alla telecamera ed abbracciare il cuscino, quindi estrasse la mano destra da sotto le lenzuola per agitarla in segno di saluto e sussurrare un “buona notte”.

Come chiuse gli occhi si sentì sprofondare nel sonno, provò la netta sensazione di cadere in una voragine seguendo una cammino a spirale verso il basso, qualcosa nel basso la richiamava con forza ed era la stanchezza che provava. Sofia si lasciò andare senza più opporre resistenza al sonno, l’ultima cosa che percepì cosciente fu un intenso profumo di bergamotto e mormorò rivolta alla telecamera un ringraziamento al proprietario della villa che aveva diffuso quell’essenza in tutte le stanze. Poi dormì.

La mente, ora libera da ogni vincolo razionale iniziò a generare, immediatamente, dei sogni legati a quanto aveva fantasticato poco prima sulla poltrona. La mancanza di un controllo teso a guidare lo sviluppo dei pensieri permise questi di esprimersi in tutto il loro potere liberatorio, generando immagini di quelle situazioni che la mente razionale tendeva a smussare durante lo stato di veglia.

All’inizio furono solo carezze. Sofia visualizzò la propria immagine in piedi, o appoggiata sulle ginocchia, con le gambe leggermente divaricate, il busto perfettamente eretto e le braccia scostate dal corpo. Delle mani scorrevano sulla sua pelle accarezzandola morbidamente, erano mani dolci e calde, apparentemente intenzionate a sfiorare i punti erogeni senza mai toccarli direttamente in modo da generare un desiderio destinato a crescere con drammatica costanza. Non sapeva quante fossero queste mani su di lei, le percepiva ovunque, se abbassava lo sguardo ne vedeva subito una salire dal ventre al seno e da qui arrivare a sfiorarle le labbra. Sofia voleva baciare quelle mani, succhiarne le dita, in modo da dimostrare quanto desiderasse sentirle spingersi sin nelle zone sino a quel momento evitate, ma esse si sottraevano alle sue labbra così come scansavano i punti erogeni. In questo sorgeva una manovra tesa ad incrementare il suo desiderio, e l’apprezzava, ma non sapeva più come dimostrare quanto fosse già dolorosamente eccitata se non spingendo il corpo contro quelle mani, dimenandosi in modo da anticipare le loro mosse ed esporre, in maniera invitante, il pube o i capezzoli.

Nel sogno si materializzò un letto, non sapeva se si trattava dello stesso in cui dormiva o se fosse la proiezione di uno che l’aveva colpita in modo particolare, sta di fatto che si ritrovò seduta sul bordo con le gambe spalancate intenta ad osservare due di quelle mani scorrere nell’interno delle cosce ed a sperare di vederle, finalmente, arrivare a sfiorare il pube. Non riuscì a scorgere altro poiché venne presa per le spalle e dolcemente tratta all’indietro sino a trovarsi distesa, contemporaneamente le mani tra le gambe spinsero verso l’esterno costringendola ad aprirsi ancora di più, Sofia intuì che qualcosa di magnifico stava per capitarle e si lasciò guidare senza opporre la minima resistenza. Era tesa nello spingere i sensi a percepire ogni minimo stimolo quando, improvvisamente, un tocco umido si materializzò direttamente sul clitoride. Le parve d’impazzire dal piacere che, immediatamente esplose in quel punto per diffondersi in tutto il corpo, quel tocco le ricordava la carezza dell’acqua sotto la doccia, non sentiva la presenza del viso e le spalle di un uomo tra le gambe, sentiva solo una lingua forte e decisa stimolarla senza badare ai suoi gemiti. Voleva sollevare il busto in modo da vedere cosa le stessero facendo, ma era come trattenuta distesa, riusciva solamente ad alzare la testa, ma il corpo inarcato dal piacere non le consentiva di scorgere altro che il proprio seno.

Non le era mai capitato di stentare nel trattenere un orgasmo, semmai il contrario; ma nel sogno si vide in questa situazione. Lo stimolo che riceveva era troppo intenso per resistergli e la sensazione di costrizione, generata dall’impossibilità di muoversi come voleva, l’eccitava a dismisura. Quando giunse sul punto d’arrendersi al piacere ed abbandonare ogni tentativo di controllo, lo stimolo esterno alla vagina terminò all’istante e si ritrovò completamente libera. Si trascinò, allora, verso il centro del letto nella speranza di raggiungere la testa e conquistare un cuscino, ma venne nuovamente bloccata e trattenuta per le caviglie appena giunta nel mezzo. Sofia reagì aprendo le braccia per remare con forza in modo da sottrarsi a quella presa, non aveva alcuna intenzione di fuggire, ma amava dimostrare una sua attiva partecipazione all’amplesso ribellandosi dolcemente ad ogni tentativo di dominarla, anche se trovava particolarmente eccitanti queste dimostrazioni di forza da parte del suo amante. Ogni tentativo d’allontanarsi risultava, però, infruttuoso tanto che stava per rinunciarvi quando anche le braccia vennero improvvisamente bloccate da quella che appariva come la presa di altre quattro mani. Si ritrovò così come crocifissa sul letto mentre qualcosa la costringeva a piegare le gambe in posizione aperta. Quella situazione, normalmente, l’avrebbe spaventata poiché era chiara la sensazione della presa di più mani sconosciute sul suo corpo, ma nel sogno la trovava esaltante ed assecondò il gioco.

Ora non erano più dolci carezze, alcune mani la trattenevano mentre altre esploravano diligentemente la vulva, separandone le grandi labbra per preparare la strada a qualcosa intenzionato ad entrare in lei. Sofia ebbe la chiara percezione dell’attimo in cui stava per essere penetrata anche se non coglieva la presenza del corpo di un uomo tra le sue cosce, ebbe solo il tempo di pensare “E’ qui, sta per entrare in me!” che qualcosa di chiaramente fallico puntò la vagina e la penetrò con dolce decisione. Lo sentì entrare ed aprirla nel farsi strada, Sofia istintivamente tentò di sollevare il pube in modo da facilitargli il compito ma non sapeva come posizionarsi, non percepiva altro che il membro dell’uomo, non sapeva se lui fosse inginocchiato tra le sue gambe oppure steso sopra di lei. Era solo un fallo privo del corpo, era sicura che non si trattasse di un oggetto di forma fallica guidato da una mano in lei, qualcosa le diceva che si trattava di un vero organo genitale maschile. Provò varie posizioni mentre lui avanzava ed indietreggiava regolarmente, sin che scoprì di poterlo ricevere con eguale intensità in qualunque modo ponesse il pube, allora spinse in alto il bacino ed il sedere in basso arcuando il leggermente il corpo. Solo quando stava seduta a cavalcioni del suo ragazzo riusciva a sentire il membro strofinare con forza le pareti interne della vagina come ora. Il riuscire a provare quelle sensazioni così forti distesa sul letto la spinse a godere di un quasi immediato orgasmo. Sofia era già da tempo sull’orlo del godimento estremo e non riuscì a fermarsi questa volta. Voleva dimenarsi, andare incontro al membro o sottrarsi ad esso seguendo le proprie ondate di piacere, ma era trattenuta con troppa forza e dovette accettare passivamente sia il piacere che la fonte dello stesso in perenne e costante movimento. Non ebbe un solo istante di tregua, non riuscì a crogiolarsi nel languore conseguente l’orgasmo, chi stava in lei continuava a muoversi, ora più lentamente, uscendo completamente per poi penetrarla a fondo costringendola a provare delle sporadiche ed intense fitte di piacere; dolorose ora che l’orgasmo aveva attraversato il suo corpo.

L’irreale situazione onirica era forse specchio dei sogni che nascondeva pure a se stessa. Si vide sobbalzare sotto le spinte di uomo che non riusciva a scorgere, tremante e distrutta dal recente orgasmo, ma desiderosa di un nuovo amplesso. Voleva cambiare, assumere una nuova posizione, e come focalizzò nella mente il desiderio d’essere presa da dietro subito il membro uscì da lei e le mani che inchiodavano le braccia aperte la lasciarono. Sofia inspirò a fondo poi si voltò supina, facendo forza sulle mani si mise in ginocchio e aprì leggermente le gambe prima di sollevare, invitante, il sedere. Questa volta non intervenne nessuno a trattenerla, sentì solamente l’ormai conosciuto membro puntarla e penetrarla. Era finalmente libera di muoversi come voleva e diede il meglio di sé. Dopo un avvio deciso e regolare sentì, finalmente, l’uomo alle sue spalle cedere e rallentare limitando la corsa del membro. Era il chiaro sintomo di un tentativo di mantenere il controllo del proprio piacere. A Sofia gradiva questa sensazione, sentirsi la fonte di piacere di un uomo e cogliere i suoi tentativi di controllo le dava la certezza d’essere desiderabile, eccitante e, soprattutto, femmina; e tutto questo l’eccitava. Quando il suo uomo godeva lei provava lo stesso suo piacere. Attese quindi di sentirlo affondare e fremere nell’orgasmo, nel frattempo si muoveva esclusivamente per lui donandogli ogni pensiero, ogni azione, ogni sensazione. Si apriva per farlo entrare, per accoglierlo senza riserve, poi gli si stringeva intorno abbracciandolo con i muscoli interni della vagina e lo seguiva quando lui tentava d’uscire nuovamente per dirgli che lo voleva dentro. Gemeva quando intuiva il desiderio di lui di sentirla godere ed ansimava quando una fitta di piacere realmente l’apriva squassandole il corpo. Il piano di Sofia di donare all’uomo un orgasmo stupendo quanto il suo di poco prima stava per fallire a causa del piacere troppo intenso che tornava a provare. Era certa di non poter provare due orgasmi così ravvicinati ma i fatti le stavano dando torto. Intuì, in quel momento, la situazione d’impasse in cui si trovavano, tutti e due aspettavano un segnale dall’altro per lasciarsi andare e godere sino in fondo. Sofia decise di liberarsi e spinse indietro la testa puntando il soffitto mentre inarcava la schiena ed emetteva un lungo gorgoglio di piacere, simulando il nuovo orgasmo tanto atteso dall’uomo. Lui si lasciò, finalmente, andare e la penetrò a fondo prima d’iniziare a pulsare il suo seme in lei. Questo fu lo stimolo decisivo che generò il reale orgasmo in Sofia. Insieme al piacere generale si diffuse un intenso profumo di bergamotto che seguì la ragazza sino al mattino seguente.

La sveglia suonò alle otto, come ogni domenica mattina. Sofia aprì lentamente l’occhio destro per verificare la posizione delle lancette sperando di leggervi qualunque altra indicazione ma non quella dell’ora del risveglio, aveva sperato d’essersi sbagliata e puntato la sveglia alle sette, come nei giorni infrasettimanali, ma erano proprio le otto. Si stiracchio provando una lunga serie di piccole fitte in ogni parte del corpo, come se i suoi muscoli si stessero lamentando dopo un lavoro troppo intenso. Non riuscì a spiegarsene il motivo sino al momento in cui la mente completamente sveglia ricordo in ogni dettaglio il sogno della notte. La ragazza analizzò i vari dolori e vi riconobbe i postumi di un amplesso del tipo di quello sognato, si stupì di questo, non era certo il suo primo sogno a carattere erotico, ma mai nessuno di questi le aveva lasciato simili ricordi. Le sorprese non erano finite, quando si mise seduta per alzarsi s’avvide della sua completa nudità, la camicia da notte era scomparsa, la rivenne in seguito ai piedi del letto. Sofia era sempre più confusa troppi erano i particolari in contrasto con una tranquilla e solitaria notte di riposo. Mentre meditava le cadde lo sguardo sulla telecamera e si ricordò di non averla spenta. In preda ad uno sconvolgente presentimento afferrò l’apparecchio e si diresse di corsa verso la sala, al pian terreno, ed il televisore, giunta in fondo al corridoio si rese conto d’essere ancora completamente nuda e tornò sui suoi passi per recuperare la vestaglia.

Collegò i cavi video ed accese sia il televisore che la telecamera, quindi mandò in riavvolgimento il nastro mentre s’accomodava sulla poltrona. Con il telecomando spasmodicamente stretto tra le mani attese l’interminabile operazione di riavvolgimento ed accolse il secco suono che indicava il termine dell’operazione con un mugolio di gioia. Invio il comando di lettura e fissò l’attenzione sulle prime immagini. Si rivide salutare ed augurare la buona notte agli amici prima di voltarsi e sprofondare in quello che appariva un sonno sincero. Per circa venti minuti l’unico movimento nell’immagine era il leggero sollevarsi delle lenzuola a tempo con il suo respiro ed il sonoro confermava che nient’altro avveniva intorno a lei. Sofia era impaziente di vedere l’intero nastro ma la sua passione l’aveva abituata a cogliere ogni minimo dettaglio in una ripresa. Quando notò un improvviso cambiamento nella messa a fuoco intuì che qualcosa stava per accadere. L’autofocus della telecamera si era spostato in un punto a brevissima distanza dall’apparecchio, come se qualcosa fosse passato dinanzi all’obbiettivo senza, però, venire registrato. Sofia si spiegò questo fatto con la misura nel campo dell’infrarosso della distanza e la registrazione video nell’intervallo della luce visibile. Come l’immagine tornò a focalizzarsi su di lei notò le lenzuola scivolare lentamente verso i piedi del letto, sapeva d’avere il vizio di muovere spasmodicamente i piedi nel sonno con il risultato di trovarsi più volte scoperta al mattino, ma il moto delle lenzuola era troppo regolare per spiegarlo in questo modo.

L’immagine la riprendeva, ora, in un sonno molto agitato. Si voltava in continuazione da una parte all’altra, abbracciava il cuscino con forza poi lo allontanava da se, si passava la mano sul collo e sul decolté come per asciugarne il sudore, l’impressione generale era proprio quella di uno stato di sofferenza a causa di un’eccessiva temperatura. La scena durò per non più di quattro, cinque minuti; quindi si vide alzarsi in ginocchio sul letto e, ad occhi chiusi, levarsi la camicia da notte prima di allontanare dal corpo gli arti superiori ed assumere un’espressione estremamente goduta. Il parallelo con il sogno la sconvolse, fermò l’immagine in modo da poter controllare i dettagli del proprio viso, fissò a lungo l’immagine sullo schermo sin che non si convinse che effettivamente stava dormendo ma provando, probabilmente sognando, una sensazione bellissima. Temeva di proseguire nella visione del filmato, ma non poteva rimanere con quel dubbio nella mente.

Fece ripartire la riproduzione e si vide scivolare sul bordo del letto, aprire le gambe ed abbandonarsi distesa. Vide il proprio corpo inarcarsi dal piacere, ma delle mani viste in sogno nessuna traccia. Rivisse istante, per istante, il sogno; tutto era ripreso dalla telecamera compresi i gemiti di piacere che restavano l’unica colonna sonora del filmato. Iniziava a pensare d’aver sperimentato un sogno tanto intenso da costringerla ad assumere realmente le posizioni vissute a livello onirico. Guardava sempre più eccitata la propria immagine godere nel video nelle stesse posizioni del sogno provando essenzialmente un’acuta forma di curiosità. Quando si vide spingersi verso il centro del letto concentrò l’attenzione sulle proprie gambe e sul pube, ricordando bene cosa le era successo in sogno. Fu in quel momento che la curiosità si trasformò in paura.

Vide il suo corpo aprirsi letteralmente ad un qualcosa d’invisibile ch’entrava in lei. In quella posizione il pube veniva a trovarsi direttamente davanti all’obbiettivo e, nonostante l’inquadratura larga, poteva vedere chiaramente la vagina aprirsi ad “O” e contornare un’improbabile fallo, mentre il suono dei suoi gemiti sottolineava la reale consistenza di quanto l’apriva.

Sofia, ora, era realmente sconvolta; non aveva mai sentito parlare di una dilatazione del genere, e soprattutto esterna, generata dall’eccitazione d’un sogno. Qualcosa di reale e consistente, benché invisibile alla telecamera, la stava penetrando. Ricordava bene lo smarrimento provato di fronte all’assenza della percezione di un corpo tra le gambe, poteva quasi chiuderle completamente e sentire dentro di se la presenza del fallo. Ora era in grado di vedere con i propri occhi quanto fosse reale il suo sogno. Rivide il primo orgasmo, poi il cambiamento di posizione e qui rimase impressionata da come sobbalzassero le natiche ed il seno in seguito ai colpi decisi di un invisibile amante. Fermò l’immagine per scivolare dalla poltrona nella stessa posizione ripresa nel video, si mise carponi e tentò di riprodurre l’identico movimento che aveva visto senza riuscirvi.

Inutile. Per imprimere al seno quel movimento secco ed energico doveva spostare tutto il corpo in avanti e poi all’indietro. Inoltre non riusciva a ripetere i contraccolpi segnalati dalle natiche. Chiaramente, nel filmato, i movimenti erano generati da un qualcuno che si spingeva con forza dentro di lei.

Vincendo la forte tentazione di spegnere tutto e gettare via il nastro si sforzò di giungere al termine. Tutto veniva mostrato così come s’era svolto nel sogno, al termine lei sollevò la testa inarcando la schiena poi, dopo un brevissimo istante, venne urlando nel secondo orgasmo. Qui terminava il sogno, ora Sofia si vide crollare distesa e muoversi languidamente verso il cuscino. Si voltò prima verso la finestra e poi in direzione della telecamera, all’improvviso sorrise e lanciò un bacio all’aria mentre le lenzuola tornavano, lentamente, a ricoprirla. I restanti minuti di nastro mostrarono solamente il suo sonno e l’espressione di beatitudine fissa sul viso.

Sofia restò immobile sulla poltrona a lungo, sconvolta da quanto aveva visto; poi la razionalità prese il controllo e riavvolse il nastro per poi scollegare la telecamera dalla televisione. Recuperato tutto torno al piano di sopra, tolse il nastro dalla telecamera e lo infilò in una tasca della valigia, quindi inserì nell’apparecchio quello che aveva utilizzato prima di coricarsi. Aprì l’armadio e scelse i vestiti e la biancheria, quindi si recò in bagno ed aprì l’acqua della doccia. In quell’istante ricordò cosa le era accaduto la sera prima e provò un senso di sgomento all’idea di tornare a farsi accarezzare da quello strano liquido. Chiuse con forza il rubinetto e nel farlo si bagnò il polso. La sensazione che provò fu quella di totale normalità, l’acqua non si distribuiva più sulla sua pelle come la sera prima, capì che tutto era finito, ogni cosa era tornata nella sua normalità, quindi s’infilò sotto la doccia e tentò di far scivolare con l’acqua ogni pensiero.

Quando giunsero Giacomo e gli amici lei era, come previsto, seduta nel parco con una tazza di fumante caffè in mano ed un libro aperto sulle ginocchia. Baciò con gioia il proprio ragazzo in segno di saluto, poi rivolse agli amici una semplice occhiata ricambiata dal loro sguardo stupito. Non disse una parola ma mostrò loro la telecamera mentre si scusava con il proprietario per non aver rifatto il letto, intendeva dimostrare in ogni modo che aveva dormito in quel luogo. Il più stupito era proprio lui, continuava a fissare Sonia con occhi indagatori, più volte lei lo scorse analizzare ogni sua espressione, movimento o parola. Gli altri amici del gruppo non erano meno stupiti, tutti avevano tentato più volte di passare la notte di S.Giovanni in quella casa increduli dei racconti del proprietario e tutti, inevitabilmente, erano fuggiti spaventati da ciò che sentivano o vedevano.

Visionarono il primo filmato, visitarono la camera ed il bagno ancora umido per la doccia, e si convinsero.

Dopo alcuni giorni Sofia ricevette una telefonata da parte di Vittorio, il quale, senza mezzi termini le domandò cosa era realmente accaduto quella notte. Lei tergiversò, non ammise nulla. Solo inseguito alle sue pressanti e precise domande ammise d’aver colto una “presenza” nella casa quella notte, ma di aver pure “sentito” che nulla di male le sarebbe accorso. Se qualcosa c’era: era sicuramente amichevole nei suoi confronti. Aveva quindi dormito tranquillamente e si era goduta la sua splendida ospitalità. Vittorio pareva più stupito che incredulo da quanto sentiva, domandò ancora una volta a Sofia se davvero non le era successo nulla quella notte, poiché si narrava che quella presenza avesse una particolare predilezione per le belle ragazze. Lei rimase muta per un lungo istante, tentata di confessare all’amico quanto era registrato nel secondo nastro, in fondo doveva sapere cosa abitava con lui, però decise di tacere non poteva correre il rischio di far giungere all’orecchio del suo ragazzo il racconto di quella notte. Già lui si chiedeva quale fosse la causa del suo nuovo, e più eccitante, modo di fare l’amore; era arrivato a sospettare addirittura un tradimento. Salutò l’amico con la ribadita conferma che nulla l’era accorso, poi aprì il cassetto dove aveva riposto il secondo nastro e lo infilò nella telecamera.

Superato lo sgomento iniziale, Sofia si scopriva spesso a ripensare a quella notte. Questa era la prima causa del suo più caldo e sensuale approccio al sesso, quell’invisibile amante le aveva dimostrato quali incredibili vette potesse raggiungere il piacere se si affondava l’amplesso privi di ogni sorta di preconcetto, tabù, controllo o aspettativa. In fondo Giacomo aveva ragione, un tradimento vi era stato anche se non con un uomo comune. Da quel giorno tutta la volontà della ragazza, la sua libido e la passione erano state indirizzate nella tentativo di ricreare un amplesso come quello goduto quella notte, ma senza ottenere l’esito sperato. Le cause di tale fallimento erano molteplici: da una parte l’uomo con il quale si cimentava non era lo stesso di quella notte e lei stessa non riusciva a liberarsi del tutto. Così, spesso, riprendeva in mano quel nastro e lo riguardava nella speranza di carpirne i segreti, nell’estremo tentativo d’imitare sé stessa in quella notte. Era giunta alla conclusione che solo in quella casa, con quell’entità, poteva riprovare le stesse, e forse più intense, sensazioni, abbandonarsi al piacere completamente e senza remore, lasciando che gli eventi seguissero i naturali istinti posti alla base della riproduzione.

Nel mese di Agosto rimase da sola in casa. Con Giacomo si prospettava sempre più vicina l’ipotesi di una convivenza ed avevano deciso di dedicare quel mese alla ristrutturazione di un piccolo appartamento affittato nel centro cittadino. Una di quelle sere, dopo un’afosa e massacrante giornata dedicata alla tinteggiatura delle pareti decisero di andare a letto presto in modo da recuperare le forze. Sonia arrivò nella propria casa e si spogliò immediatamente per infilarsi sotto la doccia, sentiva il bisogno di lavare via il sudore appiccicaticcio che aveva addosso. In estate non regolava mai la temperatura dell’acqua, l’amava fresca. Come il primo getto le colpì i capelli provò un brivido, un formicolio che s’espanse in tutto il corpo prima di cogliere una morbida e tenera, ben conosciuta quanto sognata, carezza. Ancora una volta il liquido s’allargava sulla sua pelle aderendo in modo anomalo. Seguiva vie di scolo insolite e mirate a scivolare nei punti erogeni. Sonia non si permise di sperare, temeva di rompere quella stupenda sensazione spingendo la mente nell’analizzarla. Solo quando prese il getto per puntarselo direttamente sul pube ebbe la certezza di rivivere l’esperienza della notte di S.Giovanni. L’acqua scorreva sulla vagina stimolandone il clitoride e tentava, al di là d’ogni dubbio di spingersi dentro di lei. La ragazza non provava alcun timore, ora sapeva che solo un immenso piacere l’aspettava da qualunque cosa controllasse o si trovasse in quell’acqua.

Chiuse il getto, non voleva venire in quel modo, si asciugò e senza rivestirsi raggiunse il proprio letto per sedersi sul bordo. Aprì lentamente le gambe ed attese.

Trascorsi alcuni minuti in cui non successe nulla mormorò:

* Ti prego, questa volta voglio essere sveglia per viverlo sino in fondo!

Allora percepì il primo e delicato tocco su di un ginocchio, guardò in quella direzione ma vide unicamente la propria pelle. Poi la carezza di spostò nell’interno delle cosce e questa volta vide chiaramente la pelle mostrare il segno della pressione. Seppe allora di non sognare e di rivivere veramente il sogno, si abbandonò lasciandosi cadere distesa e lasciò a lui, chiunque fosse, il compito di guidarla verso il tanto desiderato piacere.

Mentre percepiva due dita divaricarle le labbra della vagina, poco prima d’essere penetrata provò un leggero senso di colpa nei confronti del suo ragazzo. Sensazione che scacciò all’istante, poiché il suo amante non esisteva, forse era solo frutto del desiderio, una proiezione con consistenza materiale dei propri sogni.

Il membro invisibile che entrava nel suo ventre la fece gemere e sperare che quella visita non fosse un evento sporadico, ma piuttosto l’inizio di una stupenda ed appagante insolita relazione. Immediatamente un preciso pensiero di conferma si formò nella sua mente, allora seppe cosa rendeva speciale quell’essere: la capacità di leggere i suoi pensieri.

Sofia abbandonò ogni controllo ed ogni pensiero razionale, ascoltò inizialmente le sensazioni che nascevano in lei, poi prese parte attiva all’amplesso. L’ultimo ricordo della ragione fu un silenzioso ringraziamento a quella scommessa ed alla notte passata in una casa infestata.

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