Sofia osservò l’auto del ragazzo allontanarsi lungo il viale ed ebbe un attimo di smarrimento quando comprese d’essere rimasta completamente sola. Le sarebbe bastato inviare una chiamata al suo cellulare per farlo tornare immediatamente indietro, ma non poteva farlo dopo tutte le sue affermazioni del pomeriggio. Mentre fissava la nube di polvere sollevata dalle gomme percepì un brivido freddo percorrerle la schiena dalle spalle all’osso sacro. Vinse questa sensazione avversa e si voltò verso la porta avvicinando la chiave alla serratura, subito si sentì meglio. Un caldo senso di sicurezza s’espanse in lei mentre varcava la soglia della villa, percepiva ai limiti della coscienza, che nulla di male non le sarebbe mai accorso in quel luogo, provava addirittura una sicurezza di sé ancora più forte del solito.
Conosceva bene la villa, vi era stata più volte invitata dal proprietario in occasione delle regolari feste che vi teneva, e si diresse sicura verso una delle camere riservate agli ospiti. Scelse la sua preferita, quella che si affacciava sul retro della villa, dove il parco, apparentemente meno curato, aveva un aspetto più naturale e selvaggio. Dopo aver aperto la finestra ed aspirato una lunga boccata d’aria fresca si dedicò al suo piccolo bagaglio. Sistemò gli abiti di ricambio e la camicia da notte nell’armadio insieme alla biancheria, quindi estrasse dal suo scomparto la telecamera e ne controllò lo stato di carica delle batterie prima d’inserire una cassetta nuova. Sorrise soddisfatta, mentre effettuava una ripresa di prova nella camera. Aveva circa novanta minuti di nastro pronti ad immortalare le prove della sua effettiva presenza in quella casa per tutta la notte.
Erano da poco passate le diciannove, Sofia decise di farsi una doccia prima di prepararsi qualcosa per cena. Non aveva controllato la cucina ma era sicura di trovarvi la dispensa ben fornita. Conosceva Vittorio e la sua propensione per la buona tavola unita alle sue doti di cuoco. Senza dubbio non avrebbe sofferto la fame. Terminò di svuotare la valigia prima di ordinarla, quindi raccattò la biancheria di ricambio e fece per uscire dalla stanza diretta verso il bagno, ma appena appoggiò la mano sulla maniglia un pensiero illuminò la sua mente. In fondo c’era solo lei nella casa, perché doveva spogliarsi nel bagno quando poteva farlo più comodamente nella stanza?
Tornò, allora, verso il letto e depositò vicino al cuscino la biancheria pulita che teneva in mano, quindi prese il bordo della maglia per sollevarla. Restò bloccata a metà folgorata da una nuova idea: in fondo doveva testimoniare e documentare la sua presenza in quella casa tramite il filmato, inoltre intendeva far pagare a Giacomo la scarsa fiducia dimostrata nei suoi confronti quel pomeriggio. S’immaginò la sua faccia quando avrebbe visto, insieme agli altri, il filmato iniziare con lei che si spogliava prima della doccia.
Sorrise soddisfatta e gratificata dalla sua idea mentre posizionava la telecamera sul piccolo treppiede portatile, che non aveva dimenticato. La sistemò su di un mobile ed inquadrò la zona del letto restringendo l’immagine in modo da lasciarsi un ampio corridoio ove potersi muovere non ripresa. Questo le avrebbe consentito di farsi riprendere mentre levava la maglia ed i jeans e di uscire dall’inquadratura prima di denudarsi completamente, si sarebbe vista solo la sua mano che lasciava cadere maliziosamente sul letto gli slip ed il reggiseno. Così fece, ed al termine controllò, dopo aver riavvolto il nastro, il risultato; soddisfatta spense l’apparecchio e s’avvio decisa verso la doccia.
Come si aspettava nel bagno degli ospiti non mancava nulla, s’infilò nella doccia ancora prima di dosare la temperatura dell’acqua ma non si stupì di trovarla subito perfettamente regolata alle sue esigenze. Prese in mano il diffusore per dirigere il getto sul corpo evitando di bagnare i capelli, l’acqua aveva sempre un effetto tonificante su di lei, le piaceva sentirla scorrere calda sulla pelle ed insinuarsi in ogni anfratto per accarezzarla morbidamente. Vi erano giorni in cui indugiava più del solito in questa pratica, quando la sinuosa carezza dell’acqua assumeva una carattere decisamente sensuale ed allora il calore lasciato sulla pelle si trasformava nel delicato tocco della mano di un ideale amante. Sofia ebbe la razionale percezione fisica di un qualcosa di diverso in quell’acqua che scorreva sul suo corpo, le pareva più densa, soffice e leggera e più avvolgente del solito; come se in quel luogo la tensione superficiale del liquido potesse esprimersi con un altro valore, violando le più elementari leggi fisiche, generando quindi gocce più piccole e strati più sottili sulla pelle. Era tentata di chiudere il rubinetto immediatamente, d’uscire dalla doccia e rifugiarsi nell’aria fresca della sera per cacciare via i pensieri che stavano nascendo nella sua mente, ma la carezza dell’acqua era troppo sensuale per rinunciarvi. Sistemò il diffusore nell’apposito sostegno dopo averlo regolato all’altezza del seno, quindi prese il sapone ed iniziò a passarlo su tutto il corpo. Unì alla carezza liquida quella più decisa ed esperta delle proprie mani, ottenendo uno stimolo troppo intenso per lasciarla indifferente. Indugiava sempre più a lungo nelle zone erogene del seno, dei fianchi, dei glutei e del pube; si ritrovò ben presto a desiderare un orgasmo. Il piacere iniziava a farsi strada in lei dopo essere nato molto lentamente ed ai limiti della coscienza. Sofia, però, non voleva raggiungere l’apice grazie alla stimolazione delle proprie dita, era combattuta tra l’esigenza di godere e la voglia di arrivarci nel modo più naturale possibile. A fatica allontanò le mani dal proprio corpo appoggiandole sulle piastrelle della doccia e lasciò a quell’acqua così particolare il compito di stimolarla. La sentiva colpire con forza il seno per poi scendere lenta, esasperatamente lenta, e calda verso il pube. La sensazione era bellissima anche perché pareva non perdere calore, la stessa temperatura che percepiva sul seno la coglieva pure sul ventre e sulle labbra della vagina, allora aprì le gambe, per quanto le ridotte dimensioni della doccia lo consentissero, in modo da consentire all’acqua d’intrufolarsi tra le labbra della vulva. Il primo rivolo che sfiorò il clitoride le strappò un lungo gemito di piacere, pareva quasi avvolgerlo nel suo caldo massaggio. Nessuna lingua di nessun uomo era mai riuscita ad avvolgere in quel modo il suo organo sensibile, Sofia non credeva fosse possibile provare sensazioni così dolci e forti allo stesso momento. L’acqua scorreva anche più in basso, la dove un uomo sarebbe entrato in lei, e pareva intenzionata a penetrarla tanto premeva in quel punto.
La ragazza restava immobile con le mani appoggiate al muro e le gambe scomodamente aperte, temeva di perdere quel magico contatto con l’acqua se si fosse mossa, ma il piacere crescente l’invitava a muovere il bacino. Resistette sin che non vinse l’istinto, allora spinse indietro il sedere e contrasse il bacino prima di tornare nella posizione iniziale, notò che l’acqua l’aveva seguita scorrendo sempre nel punto più efficace per lei. Stupita ma felice iniziò a muoversi assecondando il proprio istinto. L’orgasmo non la colse di sorpresa, lo aveva sentito nascere e crescere tanto lentamente da scoprirne nuovi aspetti sino ad allora passati inosservati. Quando esplose si sviluppò seguendo lo stesso ritmo iniziale concedendole un piacere interminabile.
Al termine, la stessa acqua che tanto l’aveva fatta godere abbandonò la via diretta attraverso le labbra della vulva per iniziare a scorrere intorno a questa. Il caldo massaggio si spostò quindi ai muscoli delle cosce, che tanto s’erano tesi durante il piacere, rilassandoli. Sofia non si poneva più domande su quell’acqua che pareva dotata di volontà propria e sensibile intelligenza, si rilassò nel languore di quel massaggio ideale dopo un orgasmo così intenso.
Quando uscì dal bagno si sentiva soddisfatta, ben disposta, serena, stanca e terribilmente affamata. Era felice di non aver portato con se la telecamera per documentare l’uso della doccia, certi piccoli segreti sul proprio rapporto con l’acqua era meglio mantenerli ancora celati. Però aveva intenzione di accingersi alla preparazione del pasto serale.
Scese al piano di sotto, dopo essersi rivestita con gli stessi abiti di prima, diretta verso la cucina con la telecamera ed il cavalletto in mano. Appena varcata la soglia della camera cercò il punto in cui piazzare l’apparecchio di ripresa, quindi lo sistemò e ne controllò l’inquadratura.
* Eccomi qua! – disse rivolta all’obiettivo – Sono praticamente le venti… potete sentire nel sottofondo audio il telegiornale?
Ok, innanzitutto ringrazio Vittorio per la sua ospitalità. Il bagno era perfetto e, a quanto vedo, qui in cucina non manca nulla!
Sto pensando di prepararmi qualcosa per cena… qui c’è l’imbarazzo della scelta … il frigorifero sembra la dispensa di un ristorante.
… Ma quanto mangi Vittorio?
Ok, ok, ok… non sta bene prendere in giro gli assenti!
Sì, però a questo punto non posso prendere in giro nessuno. Poiché sono da sola qua!
Completamente sola … e sottolineo il completamente. Delle misteriose presenze, sino ad ora, nessun indizio.
Mah! Vuol dire che aspetterò. Intanto lascio accesa la telecamera così mi vedete mentre preparo la mia cena frugale.
Dopo questa presentazione Sofia si voltò verso il piano di lavoro della cucina ed iniziò a prepararsi la cena. Aveva optato per un semplice piatto di spaghetti conditi con olio e qualche spezia. Non voleva eccedere con il cibo per non ritrovarsi con i sensi annebbiati e l’attenzione sopita in quella notte. Mentre posizionava sul fuoco la pentola piena d’acqua si voltò verso la telecamera ed aggiunse:
* Mi preparo un frugale piatto di pasta, così sarò ben sveglia e pronta ad accogliere il misterioso visitatore notturno di questa casa.
Quindi, se avete intenzione di farmi qualche scherzo… ipotesi che ho preso in considerazione.. sappiate che sarò sveglia e pronta ad accogliervi, magari con questa stessa pentola d’acqua bollente!
Già, ma voi vedrete questo filmato domani.
Quindi la minaccia non la potrete cogliere in tempo… peccato!
Vuol dire che se verrete qua per giocarmi qualche scherzo rimarrete scottati!
Ora chiudo la registrazione… a dopo, magari con una ripresa notturna dall’esterno prima di coricarmi.
Ciao!
La telecamera registro l’immagine di Sofia che s’avvicinava sino a riempire completamente il fotogramma con il particolare del seno prima di spegnersi.
La ragazza tornò verso la dispensa con l’intenzione di scegliere una tra le tante spezie da usare come condimento. Provò un attimo di smarrimento di fronte alla varietà di erbe presenti, pareva il laboratorio di un farmacista medievale, ma in breve optò per lo zenzero. Adorava il profumo di quella spezia e ne apprezzava gli effetti collaterali. Sorrise a questo pensiero, dopo quanto era successo sotto la doccia ne riteneva superflua l’assunzione.
Era intenta nel miscelare a freddo la polvere profumata con l’olio quando s’accorse che la pentola d’acqua in ebollizione stava per versare parte del contenuto sul piano di cottura, istintivamente allungò la mano verso il rubinetto del gas mancandolo di buona misura. Reagì spostando l’arto nel punto in cui si trovavano i controlli nella sua cucina, ma con un gesto avventato colpì pericolosamente il bollitore sbilanciandolo. Fu questione di un istante, a Sofia parve d’essere tratta in avanti, nel senso dello slancio che s’era data, e cascò ben oltre il punto in cui parte dell’acqua bollente si riversò in terra. Si rialzò, soffocando una poco consona imprecazione, prima di notare il vapore che si sollevava dal pavimento, allora comprese il pericolo scampato. Non sapeva spiegarsi come potesse essere finita oltre quel punto, non si era lanciata verso il presunto rubinetto del gas con tanta veemenza e ricordava benissimo la sensazione d’essere tratta in avanti da una forza improvvisa, ma il sollievo era più forte del dubbio e si mise a ripulire senza più pensare.
Consumò il suo pasto guardando distrattamente la televisione, senza più pensare a quanto era successo dal suo arrivo in quella casa. Aveva liquidato ogni dubbio attribuendo alla suggestione la spiegazione d’ogni cosa, convintasi di questo si sentiva più serena e pronta ad affrontare la notte. Nessuna presenza ultraterrena, nessuno spirito inquieto, alcun mistero.
Terminata la cena e rassettata la cucina, in modo da lasciarla pulita e ordinata come l’aveva trovata, decise di effettuare qualche ripresa del parco e dell’esterno della casa. Il sole era ormai prossimo al tramonto ma gli ultimi raggi donavano al cielo una luce particolare, un colore rossastro che ben contrastava con il verde degli alberi. Sperava di cogliere quel breve momento in cui la luminosità del cielo non era ancora sovrastata dall’illuminazione artificiale del parco.
Armata di telecamera uscì da una porta di servizio sul retro della casa e si portò immediatamente sul lato ovest per effettuare le prime riprese di prova. La luce era perfetta, forse ancora troppo intensa quella naturale, avrebbe dovuto trovare un bilanciamento del bianco in grado di compensare le due fonti di luce, ma erano questi piccoli problemi a dar sapore alla sua passione per le riprese video. Sicuramente pochi dei suoi amici avrebbero colto queste difficoltà, ma lei non filmava per strappare applausi, riprendeva il mondo che la circondava per se stessa. Non le capitava spesso di trovarsi in mezzo ad un bosco a quell’ora e per di più con la possibilità d’illuminarlo artificialmente, e qui stava uno dei motivi principali per cui aveva accettato la scommessa, ma erano in pochi ad averlo capito. Filmò per primi i dintorni della casa e l’edificio stesso, poi iniziò a spostarsi sempre più all’interno del parco attratta dalle nuvole di piccoli insetti che andavano raccogliendosi intorno ai fari, qui riuscì a sfogare molta della sua creatività. Era così presa dalla sua passione da non accorgesi quanto si fosse allontanata dalla casa sino al momento in cui iniziò a percepire un vago senso di disagio che si faceva più intenso se osservava il folto del bosco. Si voltò, allora, verso la villa sentendosi subito rassicurata. Decise di non badare a queste sensazioni indotte e di continuare la sua caccia d’immagini, le restavano ancora pochi minuti di luce buona, ma come tentava d’indirizzare un passo verso il bosco il disagio si trasformava in vero e proprio malessere, quasi un senso di nausea accompagnato da brividi sempre più intensi. Sofia diede ascolto alla sua razionalità e decise di aver mangiato troppo in fretta e preso freddo allo stomaco bloccando la digestione, se voleva evitare una notte insonne a causa del mal di testa doveva tornare in casa e sistemarsi su di una poltrona, magari davanti alla Tv, in attesa di digerire con calma.
Tornò sui suoi passi inquadrando il parco mentre camminava, questo esercizio le serviva per imparare a tener ben ferma la macchina di ripresa in ogni occasione. Anche questa volta non si rese subito conto del proprio repentino cambio d’umore; non provava più il senso d’oppressione di prima e si sentiva addirittura meglio di quando era giunta in quel luogo nel tardo pomeriggio. In ogni caso Sofia s’ostinava a relegare nel razionale tutte queste sensazioni che continuava a provare.
Quando rientrò in casa il sole era tramontato del tutto ed in cielo erano apparse da tempo le prime stelle, la ragazza era tentata di visionare il filmato appena realizzato collegando il televisore della sala alla telecamera, ma prima di procedere si preparò una bevanda calda, memore di quanto aveva provato nel parco. Quando ebbe tutto pronto, al the aveva unito qualche dolcetto recuperato in dispensa, si diresse in sala e si posizionò su quella che, a giudicare dalla posizione e dallo stato d’usura, doveva essere la poltrona preferita dal proprietario, quindi accese la televisione. Prima di collegare la telecamera fece scorrere i vari canali sin che un documentario attirò la sua attenzione per la qualità delle riprese, allora rinunciò momentaneamente ai propositi iniziali. Si mise comoda ed iniziò a sorseggiare la bevanda calda. Dopo pochi minuti le parve di percepire un vago sentore di bergamotto nell’aria, annusò il the ma non proveniva da lì, controllò l’ambiente ma non vide alcun dispensatore di profumo, le finestre erano chiuse ed, in ogni caso, quella non era fioritura di stagione. Le parve strana la presenza di quel profumo da lei tanto amato, da quando era entrata nella casa lo percepiva per la prima volta. Anche questa volta cancellò ogni possibile spiegazione irrazionale di questo fatto, era sicura che, scavando a fondo, avrebbe scoperto la fonte di tale profumo. Era tentata d’indagare ma si sentì improvvisamente stanca. La giornata era stata dura: prima la tensione nervosa durata dal primo pomeriggio a sera a causa dei tentativi di Giacomo di dissuaderla, poi la doccia e lo stupendo orgasmo, infine l’acqua versata in cucina che l’aveva costretta a pulizie impreviste. Sofia tentò di resistere all’improvviso colpo di sonno per riuscire a guadagnare il letto, ma la televisione aveva per lei un effetto assimilabile a quello di un potente sonnifero. Cadde in quello stato di dolce torpore in cui i sogni vengono ancora guidati dalla mente sulla base dei ricordi più recenti o intensi. Rivisse a tratti l’esperienza sotto la doccia, le pareva di sentire ancora su di sé la stessa eccitazione e la morbida carezza dell’acqua. Istintivamente allungò le gambe e le aprì scivolando in avanti, un gesto di offerta verso un irreale quanto desiderato amante, mentre le voci del televisore si trasformarono nei dolci suoni delle sue sussurrate parole di passione.
Sofia era decisamente eccitata, quando il sonno vinceva la volontà di restare cosciente si muoveva sulla poltrona come se le mani di questo ipotetico corteggiatore la frugassero in ogni dove, mentre la riacquistata coscienza la spingeva a ricomporsi e a fissare il televisore con lo sguardo più accattivante che conosceva, ammiccando come se lo schermo fosse l’uomo da sedurre. Aveva caldo, improvvisamente la temperatura della stanza le parve superare i limiti della sopportazione, il maglione divenne presto un peso intollerabile e se lo sfilò senza aprire gli occhi. Si lasciò quindi cadere distesa sulla poltrona godendosi il fresco dell’aria sulla pelle sudata, si sentiva meravigliosamente bene e ben disposta verso l’intero universo. L’eccitazione cresceva in risposta alle miriadi d’immagini erotiche che nascevano, miscelandosi le une alle altre prima di scomparire, nella mente. Erano icone di amplessi, di fantasiosi accoppiamenti, particolari di essi, suoni, gemiti, fotogrammi di labbra che si schiudevano per urlare il piacere o di altre labbra che si aprivano per accogliere la fonte di tanto godimento. Indugiava a lungo in quei dettagli che meglio si adattavano ai suoi sogni erotici più segreti nutrendo, in questo modo, l’iniziale eccitazione madre di tali sogni. Entrò in un circolo vizioso, senza apparente uscita, in cui l’eccitazione generava sogni che a loro volta incrementavano l’eccitazione stessa. In questi casi solo l’appagamento fisico del desiderio poteva fermare questa crescita incontrollata e, potenzialmente, dannosa della bramosia di un amplesso, ma essendo sola in quella casa la soluzione non era a portata di mano. I jeans stringevano la dove aveva bisogno di sentirsi libera e limitavano il respiro; senza guidarla con la volontà una mano scivolò, sfiorando delicatamente la pelle del busto, a slacciarli facendo prima saltare il bottone per poi aprire la zip. Sofia si sentì subito meglio, il senso di soffocamento era sparito consentendole di riempire sino in fondo i polmoni di aria rigeneratrice. Come in trance sollevò il sedere per sfilare via i jeans, senza rendersene conto si stava spogliando del tutto e non era solo la sonnolenza a limitare la sua coscienza, ma il grande desiderio, la voglia di sesso, il bisogno di un amplesso. Aveva i calzoni all’altezza delle ginocchia quando squillò il cellulare riportandola brutalmente alla realtà. Sofia guardò con odio il telefono mentre stringeva con forza il tessuto tra le mani come se l’interrompere l’operazione in corso le costasse una fatica sovrumana; rispose solamente al settimo squillo.