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Esperienze sensoriali particolari

* Puoi tirarti indietro se vuoi, sei ancora in tempo!

La voce di Giacomo irruppe nei suoi pensieri cullati dal regolare suono del motore, una nota stonata nel silenzio indotto dalla cancellazione istintiva del rumore di fondo. Sofia faticò a comprendere il significato di quelle parole giunte dopo quasi un’ora d’ostentato silenzio e questo ritardo fu inteso come una forma d’incertezza o, peggio, di paura.

* Nessuno potrà rinfacciarti questa tua scelta. – continuò lui – Considerato che nessuno di loro se la sentirebbe di farlo.

Sofia non rispose, si lasciò attraversare da queste parole senza accusare alcuna variazione emotiva o razionale. Continuò a fissare il panorama delle colline al tramonto che scorreva al di là del finestrino tentando di cogliere i particolari di un paesaggio complessivamente ben noto ma sempre in grado di colpirla con nuovi particolari.

* Se anche qualcuno tentasse di lanciare qualche stupida battuta di spirito potresti sempre rinfacciargli di non averlo fatto lui per primo ed invitarlo a provare! – insistette.

Oramai non lo ascoltava più, aveva relegato la sua voce tra i rumori molesti sin dalla partenza dalla città e si limitava ad annuire in automatico ogni volta che ne percepiva il suono.

* Quindi possiamo tornare indietro! Appena riesco faccio inversione e torniamo in città. – affermò speranzoso lui.

* Senti! Una scommessa è una scommessa… ed io non ho paura di qualche storia inventata nelle serate in cui la televisione era rotta e quella gente era troppo moscia per escogitare un passatempo più costruttivo! – Urlò Sofia in direzione di Giacomo.

* Una scommessa è sempre stupida quando ci si va di mezzo! – sentenziò lui.

* Non capisci?

Non si tratta solo di una scommessa, per quanto stupida ti possa apparire.

Hanno cercato di prenderci in giro con le loro assurde storie, se tu vuoi far finta di crederci per me va bene, ma io non voglio fare la figura della credulona.

* Ti rammento che tra loro c’è anche il proprietario di quella villa, e neppure lui ha mai passato la notte di S.Giovanni nella sua casa!

* Storie! Favole inventate per creare un qualcosa d’interessante in un luogo che offre solo colline, vigneti, pascoli e vacche…

* Sarà come dici tu, ma spiegami perché Vittorio passa ogni 24 giugno a Torino? – domandò lui

* Perché ci sono i fuochi artificiali ed è la festa della città!

* Mi pare una spiegazione tirata all’estremo. Secondo te lui viene in città solo per la festa del patrono? E lo fa da quando è nato?

* Perché no?

* Perché è assurdo! Non può essere l’unica spiegazione.

* Quindi tu credi realmente alla storia della sua casa infestata da fantasmi?

* Non da fantasmi … da presenze, o meglio da una presenza che ogni notte di S.Giovanni si fa sentire tra le sue mura. Per questo Vittorio si rintana a Torino da sempre in questa data.

* Io questa notte la passerò nella sua casa, ho le chiavi, e domani mattina, quando arriverà con te e gli altri suoi complici, mi troverà, fresca e riposata, intenta a far colazione nel suo stupendo parco. – affermò sempre più convinta Sofia.

Giacomo comprese che ogni ulteriore tentativo di dissuaderla avrebbe ottenuto come unico risultato un peggioramento dello stato nervoso di Sofia ed un incrinatura del loro rapporto. Sapeva di non dover mai mettere in discussione la volontà, il coraggio e l’intelligenza della sua ragazza se voleva andare d’accordo con lei, però questa cocciutaggine unita ad una pericolosa tendenza all’assolutismo iniziava a pesargli. Si rinchiuse in un rispettoso silenzio sino al momento in cui raggiunse il cancello sul parco della villa dell’amico.

* Senti. Tieni almeno la macchina con te, mi accompagni alla stazione ed io torno in città con un treno o una corriera. – propose lui.

* No. Se trattengo qui la macchina potrebbero pensare che abbia passato la notte in giardino, meglio, in un hotel della zona.

Voglio che non possano avere alcun sospetto. Userò il letto, il bagno, la cucina… e mi son portata la telecamera. Pensavo di riprendermi vicina alla televisione che trasmette un Tg o alla pagina di televideo con la data e ora ben visibili.

Vincerò questa scommessa e dimostrerò che non credo alle loro storie!

Giacomo azionò il telecomando ed attese la completa apertura del cancello prima di procedere. Percorse lentamente il lungo viale alberato che conduceva alla villa spostando alternativamente lo sguardo dal viale, illuminato dagli ultimi raggi del sole, al viso di Sofia adombrato. Il contrasto gli appariva eloquente.

La villa apparve all’improvviso superata la lieve salita che conduceva alla sommità della collinetta, era una classica costruzione del ‘700 nata come dependance del palazzo di caccia dell’allora casa regnante. Una edificio suggestivo stupendamente incastonato nel fitto bosco che la circondava.

L’automobile si fermò innanzi all’ingresso principale, Giacomo fece per parlare, nel palese tentativo di dissuaderla ma fu bloccato dallo sguardo furente della ragazza; si limitò dunque a scendere, aprire il bagagliaio e ad offrirsi di portare la piccola valigia all’interno.

* Lascia!

Sono in grado di farlo benissimo da sola. – disse Sofia

* Ma?!…

* Sì, hai ragione. Scusa, ma i discorsi in macchina mi hanno esasperato. So che parlavi solo nel mio interesse ma stai tranquillo. Non accadrà nulla di strano qui questa notte.

* Sarà come dici tu.

Se vuoi mi fermo qui nel parco o, comunque, in zona!

* No. Devi tornare in città e farti vedere da loro.

* Ok.

Tieni almeno acceso il cellulare. – si raccomandò sconfortato Giacomo.

* Sì. Stai tranquillo!

Vieni qua! – ordinò Sofia mentre si avvicinava per un bacio di saluto.

Ora va e non stare in pensiero, anzi invidiami la possibilità di passare una notte in questa stupenda villa!

Il ragazzo risalì in macchina angosciato da uno strano presentimento, qualcosa nell’atmosfera intorno alla villa l’opprimeva, ma non sapeva come definire a questa sensazione. Non potendole attribuire un nome si accorse che essa andava perdendo, lentamente, ogni connotazione reale. Volse, quindi, lo sguardo in direzione della sua ragazza ancora ferma innanzi all’uscio ed intenta ad agitare il braccio in segno di saluto, e gli parve avvolta in un manto lattiginoso che ne sfocava i contorni. Si strofinò gli occhi nel tentativo di ripristinarne la completa funzionalità, ma lo stratagemma risultò inefficace. Stabilì d’essere troppo stanco, il viaggio e la tensione generata dalla situazione avevano richiesto più energie di quanto sospettasse, ingranò la marcia mentre lanciava uno svogliato saluto alla sua ragazza deciso a tornare in città al più presto per concedersi una notte di riposo. Solo quando raggiunse la strada principale si accorse che i suoi occhi funzionavano alla perfezione e non provava alcun sintomo della supposta stanchezza. Attribuì, allora, le sue precedenti sensazioni unicamente alla tensione e si sforzò di ritrovare la calma inserendo una cassetta musicale nell’autoradio in modo da scacciare ogni pensiero.

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