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Compagni

L’indomani prima di recarmi in camera da Francesca passai a prendere Sara, che ormai era diventata una nostra compagna di giochi. Quando ci trovammo tutti e tre non ci fu alcun riferimento o chiarimento tra me e Francesca circa la sera precedente, riprendemmo i nostri giochi come se nulla fosse accaduto. Io avevo paura a farle domande. Inoltre le vacanze di Francesca erano ormai alla fine, mancavano pochi giorni prima che partisse, ed io non riuscivo ad immaginare delle giornate senza di lei, tutto quello che avevo vissuto prima di lei lo consideravo noia, e noia immaginavo tutto ciò che potrebbe essere stato dopo senza di lei. Quel pomeriggio, invece di giocare alle scommesse, cercammo di conoscere meglio Sara e di darle modo di conoscerci meglio. Ci facemmo un’altra lunghissima doccia tutti e tre, ma questa volta prendendo le mani di Sara la invitammo ad esplorare il corpo mio e di Francesca. Inizialmente era molto titubante, poi un po’ alla volta si lasciò andare e non ci fu nemmeno bisogno che la accompagnassimo nei movimenti. Aveva un’aria molto incuriosita, e si concentrò soprattutto su di me, attratta dal mio membro eretto. Francesca ci osservava e si masturbava, mentre io masturbavo Sara e lei giocando con il mio sesso masturbava me. Io stavo in piedi, Sara era accovacciata alle mie gambe piegata sulle gambe, Francesca era seduta sotto di lei a gambe divaricate.

Sara di sua iniziativa iniziò a leccarmi il membro come fosse un gelato, provai prendendogli il capo tra le mani a farglielo entrare in bocca e lei mi lasciò fare. Lo prese per una buona metà, continuando a leccarlo, mentre con una mano si reggeva ai miei glutei e con l’altra mi accarezzava i testicoli. Francesca come sempre fu la prima a venire, Io venni sul viso di Sara subito ripulito dall’acqua della doccia, Sara non venne affatto. Il fatto che Sara non fosse venuta nemmeno quella volta convinse me e Francesca a tentare in tutti i modi di farla godere. La sentivamo ansimare, emettere suoni gutturali di piacere, ma non arrivava mai all’orgasmo. Così una volta asciutti la facemmo sdraiare sul letto e insieme le dedicammo tutta la nostra attenzione, per tutto il resto del pomeriggio, accarezzandola e baciandola ovunque, stimolandola in tutti i modi possibili, finchè a Francesca venne l’idea di bendarla. Una volta bendata Sara sembrò lasciarsi andare del tutto, Francesca mi disse di penetrarla, e io lo feci, era strettissima, faticai non poco ad infilarlo tutto fino in fondo, poi iniziai a muovermi avanti e indietro, Sara provò del dolore misto al piacere.

Francesca era in ginocchio appoggiata al petto di Sara, rivolta verso di me, la accarezzava sul sesso, intorno al mio membro che entrava ed usciva da Sara. Finalmente arrivò il sospirato orgasmo di Sara, seguito quasi immediatamente da quello di Francesca, io ormai prossimo al piacere uscii da Sara, Francesca mi prese il membro e mi masturbò con vigore fino a farmi godere e inondare lei e Sara del mio sperma. Quel pomeriggio aveva creato un legame molto forte tra Sara Francesca a me. Non sono sicuro che Sara comprendesse a pieno ciò che le accadeva, ma stava bene con noi ed era attratta dai nostri giochi. Noi allo stesso tempo eravamo attratti dal suo corpo delicato e dal suo sguardo perso nel vuoto, era come una fatina.

Il pomeriggio passò, Sara era tornata a casa. Malgrado Francesa non mi disse nulla, dopo cena mi riappostai dietro la sua finestra. Lei era sdraiata sul letto, la stanza buia. Probabilmente mi sentì, infatti mi chiamò, io le risposi ed entrai nella stanza dalla finestra. Parlavamo sussurrando, mi disse che presto sarebbe arrivato suo padre e che dovevo aiutarla ad ucciderlo. Non so come, ma una richiesta che poche settimane prima avrei considerato assurda e sconvolgente, in quel momento mi sembrava quasi un evolversi naturale della situazione. Francesca aveva portato con se un lungo ed affilato coltello da cucina, mi disse di nascondermi nell’armadio con quel coltello e di colpire suo padre non appena possibile.

Ci scambiammo un bacio durante il quale avvertimmo dei passi avvicinarsi oltre la porta. Così mi nascosi come mi disse Francesca. Suo padre entrò nella stanza, e cominciò una scena simile a quella che mi sconvolse la sera prima. La stanza era illuminata solo dalle luci provenienti da fuori, nella penombra mi avvicinai di schiena a suo padre che le stava levando gli slip da sotto la camicia lunga e baciando i seni. Lo colpii diverse volte fino a che non si accasciò a terra, dopo un urlo strozzato. Il pavimento si colorò presto del rosso del suo sangue. Francesca e io lo guardammo a lungo in silenzio. – Ora dobbiamo fuggire lontano – disse Francesca interrompendo quel silenzio. Iniziò subito a vestirsi e a raccogliere delle cose, prese da un cassetto del denaro e mi trascinò fuori dalla stanza, dall’albergo, e da tutta la mia vita passata. Corremmo lontano a più non posso, ci fermammo in prossimita della spiaggia. – E Sara? – le chiesi. Mi disse che dovevamo passare a prenderla, e che ci serviva un auto per fuggire ancora più lontano. Ci avviammo verso il parcheggio di un ristorante, c’erano diverse auto parcheggiate, guardai Francesca e le chiesi quale preferiva. Mi indicò un’auto sportiva. Scassinai la portiera come avevo imparato da ragazzino insieme ad una banda di amici, rubammo l’auto e ci diressimo verso la casa di Sara. La chiamammo dal giardino più volte finchè lei si affacciò al balcone, era in accappatoio, lasciato aperto davanti, la luce della città e della luna la illuminavao appena, i capelli bagnati. Le dicemmo di scendere ma rispose che non poteva, c’era il padre nell’altra stanza e l’avrebbe vista. Visto che il balcone non era molto alto le dicemmo di calarsi dalla ringhiera, l’avrei aiutata io prendedola da sotto. Mi posi sotto il balcone, lei scavalcò e un po’ alla volta si calò, io la presi da sotto facendola appoggiare con il sedere sulla mia mano, poi con l’altra mano la avvinghiai a me finchè non cademmo tutti e due per terra, lei sopra di me, fortunatamente senza farci male. Andammo alla macchina, Francesca le fece indossare una gonna ed una camicetta che si era portata dietro, poi tutti e tre scappammo senza sapere dove. L’importante era andare il più lontano possibile. Prendemmo l’autostrada che costeggia il mare in direzione nord, correvamo ai 180. Sara non poteva capire cosa stesse accadendo ma forse non le importava nemmeno visto che non faceva domande, era semplicemente contenta di stare con noi. Probabilmente a causa dell’eccessiva velocità un’auto della polizia in pattuglia che superammo azionò la sirena e prese ad inseguirci. Per chilometri e chilometri continuammo la corsa, Francesca che era seduta dietro doveva trovare la cosa molto eccitante visto che dallo specchietto la vidi infilarsi una mano tra le coscie ed iniziare a masturbarsi. Divaricò le gambe poggiandole sui sedili anteriori il sesso esposto ed aperto alla mia vista che mi distoglieva l’attenzione facendomi sbandare più volte pericolosamente. Allungai una mano verso Sara che era seduta al mio fianco e iniziai ad accarezzarle la coscia sotto la gonna e poi più su. Sara, che era senza slip, sollevò la sua gonna fno a scoprire tutto il suo sesso, divaricò le gambe e lasciò che la accarezzai, mentre anche lei infilava una mano dentro i miei pantaloni a cercare il mio membro già durissimo. Lo tirò fuori e iniziò a masturbarmi. Poco dopo con la mano con cui la accarezzavo azionai la leva per far muovere il sedile indietro, poi la presi per i capelli e le feci piegare la testa sul mio sesso, che lei avidamente iniziò a leccare… FINE

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