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Un milione di posti di lavoro

– Voglio essere chiaro: il suo curriculum è insufficiente per questa posizione – attende, guardandola negli occhi, per valutare attentamente l’effetto delle sue parole.
– C’è una sola possibilità per lei di essere assunta. – dice leccandosi le labbra – lei ora si alza e decide cosa fare: se le va bene si sbottoni la camicetta, voglio vederle le tette.
Maria ha già deciso: si alza, guardando il porco negli occhi, sorride e si sbottona la camicetta, fino all’ultimo bottone. Splendido reggiseno a balconcino di pizzo bianco, che ben sottolinea l’opulenza del décolleté: con una mano libera il seno dalle coppe, esponendolo allo sguardo del porco.
– Benissimo, vedo che ci intendiamo alla perfezione, ora si sieda sulla scrivania, qui davanti a me- Maria obbedisce docile, l’uomo le apre le gambe e s’infila in mezzo, a testa china – vediamo un po’ questa fichetta – dice, scostando con le dita le mutandine e liberando le morbide labbra dischiuse – bella bagnata la troietta – infila un dito nella fessura abbondantemente lubrificata, quindi lo lecca avidamente.
Maria appoggia i piedi sui poggia-gomiti della poltrona, spingendo avanti il bacino per aprirsi meglio all’esplorazione del porco – rosea e carnosa – sussurra immergendo la lingua dardeggiante nella fessura.
Maria geme delicatamente, toccandosi i seni nudi, pizzicando i capezzoli duri.
Il porco le lavora con accuratezza l’area sensibile intorno al buco del culo, e poi scivola lungo le labbra fino al clitoride, che accoglie tra le labbra con cautela.
Si solleva e la vede: bocca aperta, sguardo liquido, le mani immerse nella candida carne del seno. Le sorride – Signorina, lei è assunta.
Comincia domani – Si appoggia allo schienale, afferrandole le caviglie, le sfila le scarpe e si passa i piedi sul viso, leccandoli. Le sfila le calze con cautela, seguendo il movimento con un dito, ed inizia a baciarle le gambe, le cosce, l’interno delle ginocchia e poi i piedi, dalle unghie laccate di rosso.
Maria contorce le dita dei piedi nella sua bocca di porco, guardandolo sbavare.
– Mi faccia vedere il suo cazzo, la prego – sibila Maria, curiosa – – Si metta a pecorina, signorina, forza – ribatte il capo Maria si accomoda sulla scrivania, su gomiti e ginocchia e sporgendo il culetto all’indietro si offre al porco. L’uomo le divarica per bene le chiappe, sfregandole un dito sulla fica, poi le lecca agile il buchetto del culo, infilandoci rapidamente la punta della lingua. Maria appoggia il viso alla scrivania e con la mano si cerca il clitoride, che stuzzica piano.
Pausa – non girarti – sente che armeggia, poi un fruscio – ho messo l’impermeabile! – Poi il porco le infila un dito nel culo, lentamente – prendilo nel culo, troia – è il cazzo, un cazzetto, evidentemente – oh sì, spaccami tutta, bastardo – meglio tranquillizzarlo, pensa, – meno male che il mio buchetto ritorna sempre alla dimensione originale – visto che due giorni prima Sean le aveva riempito mezzo intestino con quel bastone nero.
Si appoggia a lei e cerca il seno con mani rudi, mentre il cazzetto le scivola nelle viscere, a ritmo crescente.
Afferratala per i fianchi dà gli ultimi colpi, spostando la scrivania, il pube batte rumorosamente sulle chiappe – Si, si, ahh, troia – Maria ha il tempo a sfregarsi fulminea il clitoride, raggiungendo un bell’orgasmo che si propaga come un’onda fino allo sfintere anale, così che il porco, sentendola tremare di piacere si abbandona al proprio.
Gemendo tra i denti stretti scarica i coglioni nel goldone che, pensa Maria, magari gli si è sfilato, con quel cazzetto.
Appoggiato alla poltrona si passa la mano sul viso, cercando di riprendersi.
Lentamente Maria si solleva, voltandosi, si passa la mano sulle chiappe, cerca il buchetto: è ancora dilatato – mi ha rotto il culo, dottore, ma mi è piaciuto, domani a che ora? – – Alle nove, signorina, mi raccomando la puntualità. FINE

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