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Stazione

C’era quest’odore infame che mi prendeva alla gola, odore di infinite pisciate schizzate apposta contro il muro, odore di uomini e dei loro sessi, di tante e tante masturbazioni di maschi tra maschi, un tanfo lercio che però non mi dispiaceva per niente; le pareti, poi, erano addirittura fradice tanto erano impregnate di ogni sorta di liquame, e scure, tremendamente scure, e le mie mani delicate e bianchissime appoggiate lì sopra spiccavano ancora di più…
Non ero ancora mai stata in un cesso pubblico per uomini prima di allora, in genere bazzicavo la stazione ma le seghe andavo a farle più in giù, dietro l’edicola; oddio, seghe per modo di dire perchè finiva sempre che me lo infilavano di brutto anche a rischio di farci scoprire ma comunque la partenza era quella.
Adesso invece ero lì nel cesso della stazione, ma non quello relativamente pulito dell’atrio, no, quello un po’ più in là, giù lungo i binari, quello che avrebbero dovuto usare i ferrovieri ma che era sempre e solo infestato da tossici e da checche che si facevano fare dai ferrovieri e dagli altri.
Difatti, dall’altra parte del cesso, questi cessi sono sempre doppi, si sentiva chiaramente ansimare mentre una voce maschile ripeteva:
– Sssì, così, bravo, così, così. – seguito da una serie di rantoli gutturali da far paura.
Poi silenzio, forse s’erano accorti di noi ed avevano smesso, oppure no, forse avevano soltanto finito, avevo ‘sto qui che mi infilava mani dappertutto e non potevo concentrarmi bene, e checcristo ma quante cazzo di mani aveva; perdipiù mi tirava le labbra della figa ogni volta che mi infilava le dita, due, tre, quattro, cinque, non finivano mai.
E tirava forte ‘sto bastardo, strattonava che sembrava volesse squartarmi e forse era proprio quello che voleva fare, né io potevo voltarmi data la sua enorme mole che mi copriva tutta e mi impediva di muovermi.
Sto qua era grasso da fare schifo, alto, grasso e lurido, perdipiù ansimava come un vero maiale e sudava, continuava a sudare ed il suo sudore mi colava addosso mentre mi apriva sempre di più la figa.

– Cazzo, ma eravamo d’accordo che mi spogliavo solo e mi guardavi nuda.
Silenzio
– Ehi, dico a te, eravam…
Mi aveva tappata la bocca con la sua enorme mano e adesso mi penetrava ancora più forte:
– Non rompere i coglioni e sta ferma, e dammi sto culo, vieni qua.
– Mmmmmmmm!!!!! – e due dita che sembravano ancora più grandi delle altre mi erano entrate di colpo nel buco del culo facendomi un male da cani, non le aveva nemmeno minimamente bagnate sto stronzo!
– Epporcamad…
– Silenzio, la vuoi la roba, e allora sta zitta, anzi comincia a ciucciare un po’ qui.
Ciò detto mi aveva tolto le mani dal culo, mi aveva girata in un attimo e prendendomi la testa tra le mani mi aveva costretta ad inginocchiarmi su quei poggiapiedi schifosi e bagnati.
– Eh no!! cazzo! qui è tutto bagnato, ma non possiamo andare fuori? !
Per tutta risposta mi ero ritrovata un enorme cazzo in bocca spinto giù giù fino in gola, ma quando dico enorme intendo davvero enorme. Nemmeno ai negri avevo mai visto una roba così: lungo e larghissimo, con una cappella enorme che faceva fatica già da sola ad entrarmi in bocca, figuriamoci il resto.
Avevo l’impressione di avere la bocca riempita da una enorme palla gigante, una palla che mi toglieva il respiro e che si inoltrava sempre più a fondo per poi riuscire un po’ e rientrare con ancora più forza.

Le mie labbra erano letteralmente incollate su quel grosso cazzo che andava e veniva nella mia bocca sempre più velocemente e mi sembrava dovessero spezzarsi.
Dopodichè si era fermato ed aveva cominciato a muovere su e giù la mia testa tenendomi stretta per i capelli.
Adesso quel cazzo enorme se ne stava assolutamente fermo ed ero io che gli scorrevo sopra con tutta la bocca, le labbra non le sentivo nemmeno più, mentre quella stretta sui capelli mi faceva veramente male.
– Il problema più grande in quel momento era riuscire a tirare il fiato, considerando anche il fatto che sono molto minuta e delicata, tant’è che più di una volta temetti addirittura di restarci, poi trovai il modo approfittare un attimo delle sue uscite per recuperare un po’ d’aria e per un po’ andai avanti così.
Anche perchè questo qua se ne sbatteva le palle se io crepavo o meno, non gliene fregava un cazzo, per lui ero una specie di bambola di gomma, o ancora meno, una cosa da usare come gli pareva punto e basta.
E non è che la cosa mi spiacesse poi molto devo dire, anzi.

Ad un certo punto smette ‘sto su e giù e mi tira fuori il cannone dalla bocca, mi tira su in piedi e mi volta; io volteggio come una farfallina sopra uno splendido fiore e tiro fuori il culo più che posso, tutto questo bel servizio mi aveva eccitata come una cagna, se mai avessi avuto bisogno di stimoli, ed i risultati cominciavano a vedersi:
– – Aspetta, mi è venuta voglia di pisciare e voglio pisciarti prima nella figa e poi nel buco del culo, tu stai ferma lì e allarga ‘ste chiappe che ti faccio il servizio completo.
Questa recita dell’eroina stava cominciando a costarmi cara ma l’idea di sentirmi il suo piscio laido nel culo, in quel mio culo tanto delicato ed apprezzato dai miei compagni di liceo, mai dato il culo ad uno di quegli emeriti cazzoni, mi faceva letteralmente impazzire.

Solo speravo di riuscire a non svenire nel momento in cui mi avrebbe infilato quell’enorme bestia nei miei buchi abituati a cazzi ben più modesti, ma la viziosità della situazione, la sua crudezza, la totale certezza di non essere conosciuta e di potermi concedere tutto quello che mi pareva, la storia dell’eroina che mi ero anche ingigantita con questo qui per farmi sbattere da lui, i soldi che gli avevo chiesto, pochissimi, ovviamente, e di cui non avevo alcun bisogno, di fatto avrei potuto mantenerlo io per qualche anno passandogli anche la paghetta giornaliera a giudicare dal suo aspetto, tutto contribuiva a farmi desiderare di continuare all’infinito.

Ed avevo notato che sto qua non aveva fatto una piega né si era dimostrato particolarmente fortunato all’idea di potersi chiavare un bel pezzo di figa come me, e questo mi aveva fatto assolutamente impazzire di desiderio.
Io desidero soltanto chi non mi desidera per niente, è un assoluto per me.
Perlomeno parlando di uomini, con le donne è tutt’altra musica, ma adesso era carne dura quella che volevo e questo qua, nonostante le apparenze, prometteva bene.

Lo avevo fermato alla stazione e gli avevo chiesto soldi nel solito modo dei tossici, anche se ero vestita benissimo e firmata dalla testa ai piedi come sempre, ma vuoi spegnendo un po’ lo sguardo, vuoi biascicando un po’ le parole, lo avevo convinto e seguito nel cesso lungo i binari…

E adesso mi infilava proprio di colpo ed in un modo ancora peggiore di quanto avessi immaginato: un colpo secco, un attimo ed era già tutto entrato, fino in fondo. porcodd…
Dopodichè mi aveva detto di stare ferma e nemmeno lui era più mosso, sentivo che si stava concentrando per riuscire a pisciare ma non era certo facile da eccitato, per un uomo poi è veramente arduo.

Il suo cazzo si stava un po’ ammosciando dentro la mia figa che lo teneva stretto come in una morsa, pur restando sempre di notevoli dimensioni, mentre lui si sforzava sempre più.
Ad un certo punto, però, la costanza e la volontà lo avevano premiato, finalmente sentivo un fiotto leggero farsi strada dentro di me, poi sempre più grande fino a diventare un vero torrente; adesso mi stava letteralmente inondando ed il liquido mi usciva anche dai lati della figa colandomi sulle cosce, sulle calze e sulle scarpe.
– E non era mica finita lì, adesso mi toglieva in fretta il cazzo dalla figa e me lo sbatteva subito nel buco del culo senza chiedermi alcun permesso né minimamente avvertirmi, gli era tornato duro quel tanto che gli consentiva un’altra penetrazione ed intendeva approfittarne immediatamente.
Dal canto suo il mio culo lo aveva accolto senza fare una piega nonostante le dimensioni perché a quel punto ero totalmente inerme, così aperta e senza un briciolo di forza per tendere i muscoli dell’anello che quasi ce ne sarebbe entrato un altro assieme.

Ed ecco che subito ricominciava a pisciarmi nel culo ma con molta più foga di prima, ma quanta ne ha mi chiedevo, di fatto mi stava facendo un cristere di piscio con una cannula enorme che me lo faceva arrivare dritto nell’intestino senza un attimo di sosta.
E notavo che, diversamente dalla figa, dal culo non usciva nemmeno una goccia, se lo inghiottiva tutto sto cesso senza fondo, e mentre lui mi pisciava da dietro mi ritrovavo a pisciare anch’io la sua orina di prima unita alla mia, due pisci che uscivano da due buchi diversi ma tutti e due miei, tra un po’ sarebbero stati tre.

Tant’è che di lì a non molto mi toglie il cazzo dal culo e comincio a colare anche da lì che sembro una fontana.
Adesso ero tutta marcia dalla sommità delle cosce alle scarpe con lui che mi diceva di rimanere girata che adesso mi voleva chiavare “come si deve”.
Ripeteva sempre sto “come si deve, come si deve”, ma come si deve?
Oh, ti stai chiavando una santa, non lo sai cazzone che non sei altro? E pure bestia e cornuto! sono troppo sicura che sei cornuto, si vede!
– Al che mi volto un attimo per guardarlo in faccia e scorgo la stessa espressione di prima, quell’espressione idiota, atona e per niente connotata che avevo notato in questa specie di budda-barbone-tricheco quando lo avevo visto fermo davanti ai cessi della stazione, gli altri cessi, quelli dell’atrio, quelli dove gli uomini vanno a masturbarsi con la scusa di pisciare tanto per guardarsi il cazzo a vicenda e farlo vedere ai vicini.

E non sto parlando di checche, o perlomeno non solo, ma di ottimi ed esemplari padri di famiglia, rappresentanti, dirigenti, ecc.
Tutti lì in fila a guardarsi lo splendido spettacolo dei loro cazzi, ed ogni tanto una checca particolarmente generosa che comincia a succhiarglieli uno per uno fino all’ultimo per poi ricominciare.
Tutti i giorni, dal mattino alla sera e con l’inserviente che li copre per beccarsi le mance, dopodichè escono e li vedi andare incontro alle mogli che sono venute a prenderli “Ciao cara, oggi il viaggio mi è sembrato non finire mai… ”
– Lui se ne stava lì con quella sua aria da beota imbecille voglioso e più che altro guardava i culi dei ragazzini che gli sfilavano davanti “ignari”…
Sapevo io cosa gli piaceva a quello lì.
Oh, parlo di ragazzi giovanissimi beninteso, ma questa la racconto un’altra volta, adesso sto parlando di me se permettete.
Dicevo che più che altro moriva dietro ai culi dei ragazzini ed era per questo che gli ero passata davanti, io ho un culo piccolo e sodo che ricorda molto quello di un ragazzino, perdipiù dimostro molti meno degli anni che ho da sempre, per cui avevo qualche speranza che questo stupido ammasso di lardo mi notasse.

E difatti mi aveva notata, con uno sguardo tra lo strano, lo stupito ed il sospettoso ma mi aveva notata.
Tutto lì, però, non aveva fatto alcun gesto per avvicinarsi né per chiamarmi, forse stava a vedere cosa cazzo voleva questa qua ma nel dubbio se ne stava fermo.
E mi faceva anche ridere questo suo atteggiamento mentre pensavo alle reazioni che avrebbero avuto quei coglioni dei miei compagni di liceo se avessi sfilato davanti a loro allo stesso modo, in quei casi sfodero certi sorrisi da troia che se mi vedesse quel sant’uomo di mio padre ho paura che ci rimarrebbe un po’ male.

Adolescenti del cazzo che giocavano a fare i duri mentre sognavano di sbattertemelo nel culo magari con l’aiuto di un po’ coca, ne circolava a vagoni tra quei segaioli con le Harley ed in genere qualche pompino riuscivano sempre a rimediarlo.
Che naturalmente nei loro racconti diventava subito un’orgia ma sempre e solo di pompini si trattava.
Una volta avevo persino chiesto io ad uno di loro di sbattermelo nel culo e questo si era spaventato, gli avevo chiesto di violentarmi o almeno fare finta di farlo ma cercando di interpretare bene la parte e questo se n’era uscito con una ridicola serie di “puttana, puttana” che mi aveva fatto solo ridere.
Ma cosa ben più grave mi aveva fatto tenerezza!
Ed io non sono mai riuscita ad abbinare sesso e tenerezza per cui era finito tutto in quel momento lì, niente chiavata quel giorno.

Questo qui, invece, era di tutt’altra stoffa, cinquant’anni evidenti forse più che meno e portati malissimo, vestito come un pezzente che a casa ha qualcuno che gli stira le cose ma sempre pezzente resta, insomma uno di quei personaggi strani e untuosi che circolano sempre nelle stazioni con fare sospetto e ambiguo, gli stessi che trovi nei cinema porno di periferia impegnati in performance varie con i vicini di sedia o in collina dietro ai cespugli a spiare le coppie sparandosi seghe.

Cazzo, sei mio! avevo pensato, e mi ero avvicinata a lui abbastanza decisamente.
Questo si scansa a cerca di allontanarsi subito,
– Scusa
– Ma cosa vuole?
– Vuoi vedermi nuda?
– Cosa? ? ?
– Vuoi vedermi nuda?
– Senta, io non la conosco e non so cosa voglia da me, se ne vada per favore.
– Allora vuoi vedermi o no? Perché nel caso ti costerei poco, pochissimo, ho bisogno di farmi e devo rimediare dei soldi alla svelta per cui se vuoi possiamo andare da qualche parte subito, mi spoglio e tu mi guardi, niente mani addosso però, ok?

Adesso mi stava fissando in silenzio e si guardava in giro circospetto, dietro a noi passavano in continuazione gli agenti della PolFer e lui doveva avere una paura fottuta che lo arrestassero, e chissà le volte che gli era già successo, per di più con una minorenne.
Ma la cosa lo attirava, cazzo se lo attirava, e me ne accorgevo guardandogli il gonfio dei pantaloni che gli cresceva mentre tentava di fare l’indifferente…
“Ti piacerebbe incularti questa qui, eh volpino? ” pensavo guardandolo, “ma quando ti ricapita una pazza del genere”.
Devo anche dire che ero così piena di anfetamine ed ogni sorta di polverina del Paradiso che avrei chiesto anche ad un bidone della spazzatura di chiavarmi, anzi, era proprio quello che stavo facendo…

– E allora?
– Quanto vuoi? – mi fa seccato
– Cinquanta.
– Naaaaa
– Meno?
– Molto meno.
– Fai tu
– Te ne do al massimo venti
– OK! ma dammele subito.
– Eh, subito, vuoi per caso fregarmi? Aspetta che fretta c’è, per intanto dove andiamo?
– Lì va benissimo mi pare.
– Dove lì, intendi nei cessi dell’atrio? Ma sei scema? Ma non vedi che c’è il posto di polizia proprio di fianco? Ma vuoi prendermi per il culo o farmi arrestare direttamente, ma chiccazzo sei?
– Ma adesso mi ero accorta che non eravamo più soli, ce n’erano altri due che ci stavano guardando da fuori, probabilmente i due che avevo sentito prima dall’altra parte del cesso, e voltandomi per guardarlo avevo anche visto che uno dei due aveva il cazzo in mano e se lo stava menando per bene mentre l’altro, giovanissimo tra l’altro, aveva i pantaloni completamente tirati giù ed un’aria da puttana che consolava.
Qui stava arrivando la concorrenza…
Naturalmente scherzavo in quanto ero abbastanza felice di non trovarmi più da sola con quel bestione e la presenza di un altro giovane non poteva che recarmi un po’ di tranquillità.

Ed il bello era che, forse a causa di un momento di defaillance, forse di uno sprazzo di intelligenza, mi ero ritrovata ad ammirare proprio il minuscolo cazzo di quest’ultimo.
Intendiamoci, non proprio il cazzo di un bambino ma quasi, si vedeva infatti che questo qui non era proprio di primo pelo per questo genere di cose ma manteneva dei tratti infantili che mi facevano impazzire, secondo me non superava i quindici a dire tanto.
Quell’aria corrotta, poi, quello sguardo ambiguo tra la vittima compiaciuta e la scafatissima marchetta mi riportavano alla mente quell’episodio del Satiricon che avevo sempre molto amato, e adesso mi sembrava di avere Gitone qui davanti mentre Ascilto ed Encolpio se lo disputavano a colpi di fregature reciproche.

E mi era venuta voglia di ciucciarlo quel piccolo cazzo assolutamente non violento che tanto mi incuriosiva e attraeva, sì, di ciucciarlo come fanno i bambini.
Ma non succhiarlo magistralmente come da manuale, di tenerlo in bocca per un po’ da ferma magari toccandogli anche un po’ quel bel culo che si ritrovava, bianchissimo e morbido e già sufficientemente svaccato nella sua totale ed oscena carnalità più che adulta, un mix da sballo…

Poi sento qualcuno che fa finta di non capire perché i maschi sovente preferiscano di gran lunga femminielli e travestiti alle donne stesse, ma mi facciano il piacere santiddio!
Ma questi sono vere bombe, ce ne rendiamo conto?
E cazzo se se n’era reso conto quell’altro, quello che aveva appena finito di incularselo “come si deve” e che adesso tirava al mio di culo, forse anche per la novità e con evidente fretta e fastidio verso lo scimmione che aveva la medesima intenzione.
Insomma ero ambìta più che mai.

Perdipiù i due si conoscevano pure, tant’è che ad un certo punto sento un “dai Massimo” risuonare dietro le mie spalle; io sempre presa dalla marchetta lì di fianco a me, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Mai più mi sarei immaginata che mi sarei pure messa insieme a questo qui di lì a poco e che per un po’ avremmo fatto persino coppia fissa, con tutti i pretendenti che avevo e di “buona” famiglia guarda un po’ te la vita, anche se a dire il vero qualcosa già presentivo…

Ma quel “dai Massimo” mi aveva risvegliata un po’ dalle mie considerazioni, mi era suonato strano.
Il fatto che quel gorilla avesse un nome non era previsto nel mio “racconto” personale, che si trattasse poi di un nome tanto comune e dabbene, addirittura il “massimo”, mi aveva fatto crollare di colpo tutta l’attrazione che provavo per quella situazione da me vissuta in modo abbastanza esotico-esoterico, riportandomi l’impressione di un grande bluff complessivo che di colpo si stava sgonfiando e svanendo in una realtà locale e pedissequa.

Adesso tutto mi appariva soltanto squallido e vuoto ed anche del piscio sulle gambe percepivo soltanto più il freddo e non vedevo l’ora di togliermelo di dosso, figuriamoci chiavare, ma non se ne parlava nemmeno; di colpo avrei voluto trovarmi protetta a casa mia, una doccia e poi subito il letto.

Mi era anche venuta fame tra l’altro, solo che adesso ero lì e andarsene non era mica semplice, oltretutto avevo già preso i soldi anche se non ricordavo nemmeno più dove li avevo messi.
Avevo insistito per averli più che altro per principio e per desiderio di banale degradazione ma una volta avuti li avrei anche buttati o dati al primo che passava, come tra l’altro sempre facevo in casi del genere, mai usati i soldi del sesso in vita mia.
Quelli, una volta finita la performance e scomparsi i protagonisti scomparivano magicamente anche loro senza nemmeno che me ne accorgessi, evidentemente li buttavo o qualcosa del genere, o magari me li fregavano e manco me ne accorgevo o li davo al primo tossico che passava.

Sta di fatto che andava benissimo così perché in ogni caso non li avrei mai toccati, facevano parte del sogno e dovevano finire assieme al sogno.
E qui la psicoanalisi, specie quella lacaniana, avrebbe potuto facilmente parlare di “evidente” forclusione tra un immaginario fetente ed un simbolico che si rifiutava di rivolgergli la parola perché gli faceva schifo “al cazzo”; il denaro, cioè, rigettato in quanto simbolo di una impossibilità “a” compiere l’Atto dall’interno dell’equivoco cui potevano prestarsi l'”è” e il “non” delle posizioni di partenza e amenità del genere.

Ed oggi, a molti anni di distanza, mi è facile compiere una simile analisi ed anche riderne dopo averla fatta, ma allora la faccenda mi sembrava ben più aulica e per conto mio concerneva i piani più alti dell’esperienza sciamanico-iniziatica.
Laddove Yesod se ne andava a braccetto con Geburah lungo il sentiero della Temperanza che porta a Tiphereth fermandosi sovente per fare un pieno di vita e di sesso… l’Opus dei Santi prima della disfatta in Cristo: la Sfera!

Crowley docet, ed io mi ritrovavo un corpo a disposizione da trattare come più mi gradiva; perlomeno così me la raccontavo spesso, di fatto quei soldi rappresentavano un bel problemino irrisolto ma su piani molto più normalmente terreni.
Solo che non me ne rendevo conto e mi piaceva crogiolarmi in quella parte magico-dissoluta, di fatto iniziatica.

E difatti in quel contesto me lo vedevo bene il tricheco “Massimo” nei panni femminili di Yesod, nonostante il suo enorme cazzo potesse indurre in equivoco, ma anche Sade era stato prevalentemente donna pur passando per secoli quale simbolo per eccellenza della violenza maschile, scherzi di un
destino cieco e bastardo.

Ma era quell’altro, l’inculatore di fanciulli in fiore, che mi preoccupava di più nei panni marziani di Geburah.
Quello aveva una faccia da delinquente che consolava e mi faceva paura, assolutamente paura, perdipiù aveva dei modi ed una voce entrambi così sgradevoli che la sola idea che fosse lì vicino mi dava una specie di nausea.
Oltretutto mi era passata completamente la voglia e mi sentivo presa in mezzo proprio bene.

E la riprova del mio timore mi venne quasi immediatamente allorquando sentii che dietro di me stava cambiando qualcosa, qualcuno si spostava e qualcun’altro si piazzava al suo posto molto velocemente afferrandomi subito strettamente per il culo.
– Vieni qui, subito! – sento quasi sussurrare ad un certo punto – e succhia qui.
Al che vedo il ragazzo che si precipita dietro di me chinandosi proprio sotto il mio culo e percepisco che inizia un pompino a questo qui.

Un paio di colpi, non di più, e mi sento un cazzo che mi entra dentro il culo di colpo, un cazzo abbastanza normale in quanto a larghezza ma lungo che non finiva mai, o almeno a me sembrava così, e subito comincia ad andare avanti e indietro come una furia senza fermarsi un attimo.
E a forza di su e giù, su e giù, su e giù comincio a perdere quella mia sensazione di controllo totale della situazione, che avevo mantenuta anche nei momenti peggiori con budda, e mi ritrovo a tentare di appoggiarmi un po’ da tutte le parti senza riuscire a beccarne nemmeno una.

Ma il bello era che non mi preoccupavo tanto di non cadere, oddio anche di quello, quanto di perdere la mia capacità di decidere se godere o meno e quando, e a quella ci tenevo.
Perché qui stavo cominciando a godere come una matta e non mi fermava più nessuno.
Adesso mi girava letteralmente tutto attorno e quasi non capivo più dov’ero, tutti quei colpi mi stavano facendo venire meno la percezione del reale mentre mi abbandonavo sempre di più ad un godimento che saliva violentissimo contro qualsiasi mia volontà.

Ohccazzo! Adesso sentivo proprio che non ce la facevo più ed iniziavo a godere senza alcun ritegno e più volte, una serie di tremendi brividi mi scuotevano tutta percorrendo la mia figa e da lì irradiandosi per tutto il corpo a fasi più o meno violente e mi veniva quasi da svenire dal piacere, questo non accennava minimamente a smettere e continuava imperterrito dentro-fuori, dentro-fuori, dentro-fuori.

Godevo e continuavo a godere senza riuscire a fermarmi, respiravo sempre più affannosamente e non avrei voluto che finisse mai, avrei voluto quel cazzo nel culo per sempre ed in quel momento non poteva fregarmi di meno di chi fosse, era un enorme strumento di piacere che mi inchiodava costringendomi a godere volente o nolente, di più non avrei potuto chiedere.

Questo cazzo mi sconquassava tutta e mi disfaceva sempre più, ed usciva completamente fuori da ogni mio piano più o meno preordinato, era un fatto veramente eccezionale che mi stava capitando in quella sera e me lo sarei ricordato per parecchio, o perlomeno così credevo.

Andai quindi avanti così per qualche minuto che ovviamente mi sembrò un secolo e poi il godimento cominciò a trasformarsi in qualcos’altro, cominciò a scemare sempre più fino a scomparire quasi del tutto, tra un po’ sarebbe subentrato il fastidio.

E difatti così fu, anche perché adesso mi stavo accorgendo di essere finita quasi con la faccia contro quello schifoso muretto del cesso ed ogni tanto mi sembrava di sbattergli contro in pieno, poi una forza enorme mi ricacciava indietro e mi ritrovavo sbattuta contro una delle pareti; di nuovo questo continuava nel mio culo ma il piacere di prima si stava decisamente trasformando in una sorta di dolore sempre più insopportabile, cominciavo a non poterne più.

Oltretutto mi sentivo tutta appiccicaticcia tra le cosce e la cosa cominciava a seccarmi parecchio.
Altrochè film pornografici dove vedi le attrici che continuano a godere per ore e ore, ma quando mai, io ero lì con un cazzo che mi percorreva ormai da cima a fondo da un tempo che mi pareva infinito ma di godere non se ne parlava nemmeno più, anzi non vedevo l’ora che si togliesse da quel mio benedetto culo e se ne andasse affanculo lui e il suo vigore straordinario.
Per me, a quel punto, era decisamente tutto finito, anche perchè sono da sempre solita a scazzarmi in fretta di tutte le cose, solo che per lui non era che l’inizio!

Ed è vero che questo qui che non avevo ancora capito come cazzo si chiamava ad un certo punto si era tolto dal mio culo ma soltanto per passare subito nella mia figa e continuare lì, ma chi era sto qui?
Mai vista una cosa del genere, e dire che si era appena inculato il ragazzino, ma cos’era, una macchina? Dio che fastidio!
Pareva proprio di sì, tant’è che ad un certo punto mi fa chinare alla pecorina e fa salire il ragazzo sopra di me tenuto in equilibrio dal ciccione sempre con il cazzo fuori, anche se adesso molle, e sento che il ragazzo mi abbraccia per il collo per tenersi meglio.

Evidentemente, visto che il cazzo continuava a tenerlo nella mia figa, intendeva fare qualcos’altro al culo del ragazzo, magari di bocca, piazzandoselo bene in primo piano.
E difatti mi parve proprio che stesse leccando il culo al ragazzo, oppure gli aveva infilato le dita, fatto sta che questo comincia a gemere e a godere fortissimo come non mi era mai capitato di sentire nemmeno una donna, e checcazzo, ma che sarà mai!!!

E “sì” e “ohhhh” e “mmmmm”, insomma tutto l’armamentario porno lì concentrato su di me che nel frattempo quasi non mi accorgevo più di avere anche un cazzo infilato, e mi rendevo anche conto di non essere più io la protagonista di quanto stava accadendo ma il ragazzo stesso.
Di nuovo avevo l’impressione che di fatto non mi cagasse nessuno più di tanto, il vero eroe, come sempre quando si tratta di giovani, era lui.

Anche perché ad un certo punto i ruoli si erano scambiati, forse in conseguenza di un patto precedente, e adesso anche il ciccione era scomparso dietro tutti, io non sapevo cosa stava succedendo ma un po’ lo immaginavo.
Difatti di lì a non molto riesco a girarmi quel tanto che mi permette di sbirciare cosa stesse accadendo alle mie spalle e mi rendo conto che il ciccione si stava inculando quello che stava chiavando me mentre questi si stava succhiando il culo del ragazzino sporto sopra di me che mi stavo abbassando sempre più, tanto che ancora un po’ mi sdraiavo per terra.
Per fortuna il ragazzo arrivava a toccare per terra con i piedi se no stavo fresca se dovevo tenermelo su da sola.

Ed anche in quella scomodissima posizione continuammo per un bel po’ sempre con ‘sto qui infilato dentro e sempre con quell’altro sopra che godeva come una cagna, e sopra tutti i colpi del tricheco nel culo del delinquente che
riuscivo a sentire persino io dalla mia posizione..

Intanto il buio più pesto era calato su quel cesso e non si vedeva nemmeno una luce se non quella della luna; in quel tratto, e seppi dopo che si trattava di un binario morto, l’illuminazione era del tutto assente e l’impressione che mi faceva adesso era del tutto diversa da quella che mi aveva fatta appena arrivata.
In quel momento mi venivano in mente le ultime parole che mi aveva detto il ciccione prima di decidersi e tutte le difficoltà che mi aveva fatto là nell’atrio:
– E allora?
– E allora cosa?
– Che si fa? Andiamo o no?
– Ma te l’ho detto che qui non si può. però un posto ci sarebbe.
– Dove?
– Mah, là dietro, lungo quel binario, c’è un gabinetto per i ferrovieri ma non ci va più nessuno, io ci sono andato qualche volta ma soltanto a guardare.
“Bugiardo” pensavo tra me e me “tu sai benissimo di cosa stai parlando e chissà le volte che ci sei andato in quel gabinetto, ma va bene così, basta che ci muoviamo”
– E allora andiamo, cosa aspetti?
– Piano, parla piano, ma da chi ti vuoi fare sentire, eh? e comincia ad andare avanti tu.
– E i soldi?
– Opporcatroia, teh, sono venti – e tira fuori un bellissimo portafoglio in pelle pregiata, che contrasta parecchio con il resto del suo abbigliamento, dal quale estrae con calma e meticolosità due biglietti da dieci nuovissimi, l’avrà sicuramente rubato penso tra me e me.

Io li prendo e mi pare di essermeli messi in tasca accartocciati, non mi ricordo più bene, fatto sta che comincio ad avviarmi verso la direzione che mi aveva detto percorrendo tutta la pensilina fino in fondo, dopodichè attraverso i binari e vedo lui sempre dietro con quel suo pastrano marrone che mi fa segno di là.
Al che imbocco una diramazione della ferrovia e continuo a camminare fino a quando intravedo un casotto di legno con la porta chiusa da un lucchetto dietro il quale c’era lui, il cesso!

Era un vecchio vespasiano classico con due ingressi e dentro c’era già qualcuno, gli faccio segno se era quello che intendeva e lui, sempre guardandosi furtivamente attorno mi fa segno di entrare alla svelta.
Io entro e subito mi alzo la gonna e mi tiro giù le mutande come facevo di solito, sporgo in fuori il culo più che posso e me sto lì in piedi ad aspettare che lui entri e che mi guardi come facevano gli altri anche senza toccarmi con un dito, tutt’al più mi chiedevano di girarmi e di allargarmi bene la figa per vederla bene dentro o per leccarla e la cosa mi eccitava sempre moltissimo.
Tranne le volte in cui incontravo qualcuno più deciso o violento e allora mi ritrovavo a fare pompini o anche a chiavare tout court senza tanti complimenti, ma siccome era proprio quello che in fondo cercavo, anche se pattuivo sempre il contrario, la cosa non mi dispiaceva per niente.

Ogni tanto c’era anche chi me lo metteva nel culo ed io che godo particolarmente con tale pratica gliene ero ancora più grata, ma senza mai dimostrarlo particolarmente né lasciandoglielo capire, fingevo di farmi pregare e di acconsentire di malavoglia ed ogni volta la stessa scena si ripeteva sempre uguale.
Ma godevo soltanto le volte che decidevo io di farlo e assolutamente non sempre, diciamo che mi bastava ed avanzava vivermi queste esperienze mentre il godimento era decisamente secondario.

Di fatto questi episodi mi servivano poi molto di più una volta arrivata a casa per le mie masturbazioni, allora sì che mi scatenavo con il ricordo.
Come quella volta che avevo incontrato un nano con un cazzo enorme che mi aveva fatta rimanere senza fiato quando mi aveva penetrata sul prato di un giardino in centro città all’una del pomeriggio, ero andata avanti per un bel pezzo con quel ricordo, e poi tutti gli altri; sembra un film porno ma sono poi le cose che ti capitano sul serio se prendi un certo giro, non di prostituzione, affatto, ma di semplice vizio.

E dire che ne ho anche conosciute parecchie di prostitute, vere tossiche che la davano per poco, altre per un po’ di più ma sempre poco, ed ero molto interessata alle loro vicende; volevo che mi raccontassero tutto ed essendo una giovane ragazza che passava per tossica non avevo difficoltà ad ottenere le loro confidenze.
Mi facevo raccontare tutto dei loro clienti, per filo e per segno, e come glielo mettevano, e dove, ed in quale posizione, ed intanto mi godevo la loro vicinanza ed in molti casi quell’odore forte che trapelava dai loro collant appena reinfilati in fretta su una figa che era appena stata chiavata più volte.

Odori di sudore forte misti ad umori che avrei volentieri leccati per secoli se soltanto avessi trovato il coraggio di chiederglielo, solo che questo coraggio non l’avevo e mi limitavo a star loro più vicina possibile quando mi raccontavano ignare dei loro clienti.
Ogni tanto intravedevo anche qualche figa mentre qualcuna si cambiava le mutande e ne rimanevo sempre abbastanza sconvolta, ma senza darlo a vedere, o perlomeno credo.
Fatto sta che nessuna di queste ha mai capito che in effetti le morivo dietro e le uniche storie di sesso lesbico le vivevo con qualche mia amica complice e sicura, anche se avrei preferito mille volte una qualsiasi di loro.

Solo che percepivo un certo innato fastidio per le lesbiche da parte loro, e devo dire che anche dopo ho sempre riscontrata una maggiore opposizione da parte delle puttane più che non dalle altre nei confronti del lesbismo, nessuna è più moralista e meno viziosa di una troia, se poi è anche ignorante non ne esci più, ma il loro enorme fascino, il loro appeal inconscio…
Le ragazze del mio giro, dal più al meno, ci erano passate quasi tutte, le leccate di figa erano praticamente prassi e non se ne stupiva più nessuna, semplice intermezzo per passare il tempo in un modo carino ma niente di più; mentre le troie, forse anche per via della loro provenienza modesta, parevano non pensarci minimamente e anzi amavano sfottere le lesbiche ogni volta che ne sentivano parlare, figuriamoci se proprio a loro andavo a confessare che io stessa ero una lesbica persa.

Solo una l’ha capito praticamente da subito e la cosa ha anche avuto un bel seguito, ma di lei parlerò un’altra volta anche perché era di tutt’altro livello.
Adesso ero lì con la gonna alzata che aspettavo il rinoceronte e la situazione, come sempre mi eccitava da morire.
Lui entra di colpo e comincia subito a toccarmi figa e culo contemporaneamente ansimando e palpandomi come un cuscino senza il minimo ritegno.
Io sto quasi per cominciare subito a godere ma me ne accorgo in tempo e cerco di controllarmi, in fondo non sapevo ancora come sarebbe andata e volevo prima capire un po’ sto qua che intenzioni aveva.

Ad un certo punto mi dice di appoggiarmi contro la parete divisoria del cesso ed inizia a toccarmi ancora più profondamente, ed in questa posizione mi avete trovata all’inizio del racconto.
Adesso il “delinquente” pareva essersi stancato, anche se non era ancora venuto, ed era uscito dalla mia figa per andare a farsi un giro fuori.
Come ho già detto era molto buio e di lì non passava nessuno, tantomeno i treni, ed io ne avevo approfittato per togliermi da sotto al ragazzo; lui stava facendo lo stesso mentre mi guardava molto intensamente con quei suoi occhi furbissimi e ingenui al contempo.

In quel momento mi viene una voglia improvvisa di baciarlo e lo faccio immediatamente, gli prendo il viso con le mani e gli piazzo la bocca sulla sua cominciando a baciarlo furiosamente con la lingua tutta infilata nella sua bocca.
Ed il bacio dura un bel po’, dopodichè lui si stacca e mi guarda come se fossi diventata matta, per un attimo accenna ad un sorriso ma niente di più, evidentemente non gli avevo poi fatto tutto questo grande effetto.

Ma subito cambia espressione anche perché nel frattempo il grosso bestione che non sapevo più che fine avesse fatto se lo era rigirato e gli aveva infilato il suo grosso cazzo nel culo in un solo colpo secondo il suo stile.
Di nuovo sentivo il ragazzo godere fin ad subito e la cosa mi stupiva anche stavolta; ma che diamine, ma doveva essere sensibilissimo sto qua, e difatti era il ragazzo più sessuale che mai avrei conosciuto nella mia vita.
Il sesso lo soggiogava letteralmente e lo faceva impazzire togliendogli ogni possibilità di contrattazione, mai vista una cosa del genere, mai.

Ed il bello era che non era affatto gay né gli piacevano gli uomini, gli facevano anzi abbastanza schifo ed in più di un’occasione ne avrei avuta la riprova più che certa.
A lui piacevano tantissimo le donne anche se non è che con un cazzo del genere potesse pensare di soddisfarle un granchè, ma questo non voleva dire niente né influiva più di tanto su quella sua forma di schiavitù verso il cazzo che lo dominava: quando un cazzo si impossessava di lui per lui era la fine.

Ma non stravedeva quando ne vedeva uno, tutt’altro, anzi, solo che se preso all’improvviso e infilato di brutto cominciava a godere continuamente una volta dopo l’altra; perlomeno così mi raccontava e così avevo visto con i miei occhi, e giuro che mai avevo visto una donna godere in un modo altrettanto violento né mai ne avrei più viste.
Il bestione era quindi impegnato nel suo culo ed al contempo gli strizzava fortissimo i capezzoli fino a farli quasi sanguinare; con l’altra mano, invece, gli teneva spalancata la bocca che rimaneva così fissata in una sorta di urlo atono: San Sebastiano si stava godendo il suo ennesimo trionfo e sono certa che avrebbe desiderato di morire in quel momento se soltanto quel mostro che lo stava divorando avesse avuto un minimo di pietà.
La scena era semplicemente divina! terrificante e divina!

L’altro era fuori e non sapevo cosa stesse facendo, probabilmente si stava fumando una sigaretta, ed io ero lì che mi godevo lo spettacolo della trascendenza di quell’anima senza profferire parola.
Dopo un po’ mi sarei accorta che se n’era semplicemente andato così com’era venuto, probabilmente si era scazzato in quanto non aveva avuto nemmeno un orgasmo.
Cazzi suoi, il mondo non poteva avere tempo per lui e tantomeno io.
Non l’avrei mai più rivisto.

Anche se il ragazzo mi avrebbe detto in seguito che si trattava di un commerciante di mobili assolutamente onestissimo. Boh.
A vederlo avrei detto che era perlomeno un killer e per conto mio l’aspetto la dice sempre lunga sulla vera essenza di una persona.

Adesso eravamo quindi rimasti noi tre, io, il tricheco ed il ragazzino, che tra l’altro mi sembrava sempre più carino, ed il tricheco stava pure per venire; lo capivo dai versi che stava facendo sempre più orribili e tutt’a un tratto lo vedo che si toglie dal culo del ragazzo e mi afferra per i capelli costringendomi ad inginocchiarmi di colpo quasi senza accorgermene, dopodichè si mena il cazzo un paio di volte e comincia a sborrarmi in pieno viso per un tempo che mi sembrava infinito.
Prima ancora che potessi dire “A” ero piena della sua sborra fino al collo e ancora più giù.
Dopodichè mi lascia i capelli ed io comincio a cercare il fazzoletto per pulirmi naturalmente senza trovarlo.

Ma non era mica finita, subito mi infila il cazzo in bocca e mi ordina perentoriamente di pulirglielo “come si deve”, ma vaffanculo al come si deve, io glielo succhio meglio che posso e lui intanto si china e mi reinfila tre o quattro dita nel culo ricominciando come all’inizio, ma non ne aveva ancora abbastanza?
A quanto pare no, ma stavolta voleva un’altra cosa, adesso, sempre tenendomi infilata mi avvicinava al ragazzo e mi chiedeva di spompinare anche lui, io non me lo faccio di sicuro ripetere e subito prendo in bocca quel piccolo cazzo che nel frattempo era tornato abbastanza duro.

E devo dire che la sensazione che provavo non era per niente male, quel piccolo cazzo mi evocava strani pensieri dolcissimi ed intanto ne approfittavo per accarezzargli lo splendido culo come avevo voglia di fare fin dal primo momento che lo avevo visto.
E non mi ero sbagliata nel valutarlo, era veramente un bel culo morbido e liscissimo da sballo, al che ne approfitto subito e gli infilo un paio di dita dentro il buco.

Enorme, si trattava di un buco veramente enorme, una vera voragine, e va bene che si era appena preso nel culo l’enorme cazzone del tricheco ma intuivo che comunque sarebbe stato enorme ugualmente.
Tanto che non ebbi alcuna difficoltà ad infilargli l’intera mano e metà braccio, il suo buco me lo ingoiava come una ventosa ed ero io stessa che ad un certo punto mi ero fermata in quanto avevo paura di dove sarei potuta arrivare, in seguito avrei praticato moltissime volte il fist fucking su di lui e sempre con grande piacere di entrambi.

A quel punto il ciccione si china, avvicina la bocca al culo del ragazzo e comincia a leccare avidamente il suo buco ed il mio braccio, poi gli alza completamente la camicia sulla schiena e con la lingua la percorre tutta fino ad arrivare alla sua bocca, dopodichè comincia a baciarlo furiosamente con una foga ben maggiore di quella che prima ci avevo messa io.
Pareva divorarlo tanto lo penetrava con quella lercia lingua ed io li ammiravo senza fiato, lui se ne accorge e subito mi restituisce lo stesso favore, mi prende il viso tra le mani e comincia a baciare me allo stesso modo.

è la fine del mondo! quel bacio è la fine del mondo, mai bacio più potente e vizioso al contempo mi era stato dato prima di allora, era un vero demone quello che stava penetrando dentro di me e la sua intenzione travalicava di molto il sesso, adesso tutto mi pareva molto chiaro.
Dopodichè si stacca, si rialza e se ne va di colpo senza salutare ne profferire parola, meno male, perlomeno i convenevoli ce li eravamo risparmiati.

Adesso avevo tolta anche la mia mano dal culo del ragazzo ed avevo cominciato a baciarglielo tutto fin dentro al buco per molte e svariate volte, dopodichè ero tornata a prendergli in bocca il suo bel cazzo e l’avevo succhiato fino a farlo venire un’altra volta tra i soliti gemiti.
Stavolta lui aveva goduto molto ed aveva un aria serena e rilassata, adesso mi sembrava ancora più giovane e la tenerezza che mi faceva non mi dava alcun fastidio, anzi, mi faceva venire voglia di divoralo ancora di più, sui di lui i segni del martirio spiccavano come i segni di ogni predestinazione rendendolo simile ad un angelo.

Per un po’ stetti quindi lì abbracciata alle sue gambe mentre sentivo una sua svogliata carezza percorrere i miei capelli, dopodichè mi alzai in piedi per vederlo un po’ tutto intero ed era ancora meglio di quanto non mi fossi resa conto.
Il suo viso nella pochissima luce mi appariva in tutta la sua bellezza e regolarità, i suoi capelli bellissimi quasi da donna, anzi più che da donna, la sua pelle vellutata, il suo corpo interamente glabro, la sua voce dolcissima, quella sua aria corrotta e gentile dallo sguardo sempre sfuggente…

– Beh, siamo rimasti soli a quanto pare.
– Già già.
Imbarazzo.
– Ma quei due li conoscevi?
– Sì, anche se quello che stava con me viene più sovente, l’altro l’ho visto soltanto un’altra volta mi pare ma non ne sono nemmeno sicuro, comunque è
gente piena di soldi che paga molto bene e per me è questa la cosa più importante.
– Pieni di soldi? ma guarda? ! E quanto ti danno di solito?
– Ma, dipende da cosa gli faccio, di solito cinquecentomila ma sovente anche un milione o a volte due.
– Ah, e ventimila mai?
– Ma cos’è, una barzelletta? ma che ci fai con ventimila, ma scherzi? Ma non siamo mica albanesi o puttane di infima periferia, ma cosa hai capito?
– Ma certo, anzi scusa.
– Ma come ti vengono in mente certe cifre? Ma dove vivi?
– No, naturalmente dicevo per dire, sai io non lo faccio mai per soldi e non sapevo, avevo sentito delle cifre che mi dici ma volevo scherzare.
– Beh, comunque io me ne andrei, tu che dici? certo che sei brava a fare i pompini, quasi quanto me…

Al che mi sento raggelare, è un attimo ma quella corruzione stampata sul suo viso che prima mi appariva soltanto nella sua funzione catartica adesso mi sferzava con potenza l’anima trafiggendola con la volgarità.
Ma non esistono donne o persone “in gamba” a fare pompini, benedetto angelo mio, esistono soltanto i nostri corpi che sanno parlare le intensità da cui sono dominati, sei una vittima mio caro angelo caduto troppo presto e troppo in fretta, una povera vittima…

Naturalmente non gli dissi niente di tutto ciò, la tenerezza che provavo nei suoi confronti me l’avrebbe impedito, e riuscii soltanto ad uscirmene con un:
– Eh beh… adesso però non ho più tanta fretta e poi stasera i miei sono fuori e posso anche fare un po’ più tardi. tu hai da fare?
– Sì, io devo correre alla stazione che arriva mio fratello, avevo approfittato dell’occasione per unire l’utile al dilettevole ma adesso devo proprio andare, vieni anche tu immagino.
– Beh, sì, cosa vuoi che faccia qui da sola? !

Al che ci rivestiamo e ci incamminiamo verso le pensiline e verso la luce.
Una volta giunti nelle vicinanze del treno che era appena arrivato in quel momento vedo lui che saluta qualcuno e rivolgendosi verso di me mi dice che adesso deve proprio andare.
Gli stingo la mano e gli dico arrivederci, al che lui:
– Ok, magari mi lasci un tuo numero?
– Subito – e gli scrivo su un pezzo di carta il mio numero
– e il tuo?
– Ti chiamo io, ciaooo
E lo vedo correre incontro ad un uomo più grande di lui appena sceso dal treno, suo fratello a quanto pare.
Io mi giro e mi avvio verso casa, lo avrei sentito nei giorni successivi e la nostra storia, seppur breve, avrebbe avuto la sua intensità.

Passato un po’ di tempo, però, io non ci pensavo nemmeno più a quel giorno, nel frattempo erano successe molte altre cose interessanti e quello era stato soltanto uno dei tanti episodi marginali della mia adolescenza, quando vengo invitata ad un ricevimento della Loggia a cui appartengono i miei genitori e ci andiamo tutti assieme.
Ero già stata più volte a quei ricevimenti e mi ero sempre divertita molto poco, ed anche stavolta era la solita solfa che si ripeteva: etichetta, discorsi insulsi, formalità, squadrette e compassi, insomma tutta la trafila di questi casi.

Quand’ecco che tra gli invitati vestiti di tutto punto per l’occasione mi pare di vedere un volto conosciuto e non soltanto un volto, dalla mole direi che non potevo di certo sbagliarmi, cazzo era lui: il tricheco!
Ma com’era diverso oggi, che eleganza e che portamento carismatico.
Subito chiedo a mia madre chi fosse quello là con quell’enorme pancia, adducendo la scusa che mi faceva ridere, e lei si fa seria e mi dice che si tratta di un pezzo grosso e che siccome ha il piacere di conoscerlo mi prega di non fare sempre la spiritosa come il mio solito.
Al che le chiedo perché non me lo presenta e lei sì ma solo se non mi fai fare figure di merda. Ok mamy.

Ciò detto ci avviamo verso di lui, ed era proprio lui, il tricheco della stazione, quello che mi aveva pisciato nel culo, quello delle ventimila, altrochè barbone, e subito saluta mia madre molto compitamente:
– Carissima, ci vediamo di rado.
– Eh sì, purtroppo, ma non capita sovente di averla tra di noi, e poi anch’io vengo sempre più di rado a questi ricevimenti
– Eh sì, devo dire che anch’io ci vengo poco, il lavoro porta spesso anche me a dover rinunciare al piacere della vostra compagnia, ma non ci dimentichiamo lo stesso vero?
– Ci mancherebbe: -) ah, le presento mia figlia… Isabella, l’avvocato Ferra…
– Piacere – mi fa in tono severo e cortese accennando anche una sorta di attenti, ma senza tradire il minimo accenno di complicità né la minima emozione.
– Piacere mio… – rispondo con un certo imbarazzo e gli do la mano.
– E cosa fa di bello la signorina?
– Studia.
– E cosa studia di grazia?
– Frequenta il classico
– Il classico… quanti anni sono passati ormai, e quanti ricordi… anni che non tornano più, ma sono certo che sarà bravissima; adesso però vogliano scusarmi ma il dovere mi chiama, ci rivedremo presto spero e auguri alla sua
bellissima figliola.
– Anche a lei avvocato…

E lo vidi dirigersi verso un gruppo di persone che lo stavano aspettando in un altro punto della sala mentre io avevo davanti agli occhi l’immagine viva di me che colavo piscio da tutti i miei buchi come una statua della madonna che piangeva lacrime di sangue nello stesso bordello in cui gli apostoli in cerchio si inculavano Cristo sghignazzando circondati da uno splendido coro di Angeli: la mia vera Santità incisa nella Carne con caratteri di Fuoco!

Eri stato un semplice strumento, caro il mio avvocato, un semplice piccolo strumento di un mio tormentato percorso, ma cazzo se lo sapevi…

Non mi è più capitato di rivolgergli ancora la parola ma l’ho rivisto molte altre volte sempre in occasioni ufficiali e sempre elegantissimo e compìto.
Alla stazione sono poi tornata in numerose occasioni, non più sessuali però, ma dell’avvocato nemmeno l’ombra, chissà se anche lui vi era mai più tornato
ora che sapeva che io sapevo della sua doppia vita?

Adesso, però, era la mia vita che stava prendendo tutta un’altra strada e stavano per succedermi fatti molto importanti e determinanti, i miei studi andavano sempre meglio, di lì a poco avrei conosciuto persone importantissime per me e forse ne presagivo già l’arrivo.
E nemmeno quel ragazzo avrei più visto dopo la nostra breve storia, so che è partito per l’Olanda ma niente di più, si chiamava Lory o almeno gli piaceva farsi chiamare così…

Nel frattempo il mio cammino verso la santità proseguiva rilevando aspetti sempre più trasversali rispetto alla normale dialettica della mia vita, gli episodi che seguiranno ne saranno l’ennesima dimostrazione… FINE

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