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Prima di raccontarvi l’avventura

Sono una quarantenne di bell’aspetto impiegata presso una importante società commerciale milanese che ha la sua sede principale nel centro della capitale lombarda in un famoso grattacielo. Dicevo “una quarantenne di bell’aspetto” ma assolutamente “non me la tiro”, anzi cerco di essere piuttosto semplice sia nell’abbigliamento sia nel trucco: porto normalmente dei tailleur di buona fattura che fanno risaltare al punto giusto le mie forme senza però esagerare. Sono piuttosto alta per essere una donna, ho una bella quarta e un bel sedere sodo. Dimenticavo, il mio nome è Marina, ho i capelli biondi, corti a caschetto, che fanno da cornice a un bel paio di occhioni azzurri. Non mi trucco mai in modo esagerato, giusto un poco di rimmel, un po’ di fondotinta a causa della mia carnagione molto chiara e di solito completo il tutto con un lucidalabbra molto discreto.
Sono una single libera da vincoli troppo stringenti, a cui piace molto divertirsi e soprattutto fare molto, ma molto sesso con i miei amici più intimi sia uomini sia donne. In ufficio e con i colleghi però il mio comportamento è assolutamente irreprensibile, non lascio mai trasparire quello che può essere successo la sera prima o nel fine settimana, sebbene i colleghi uomini non facciano altro che tendermi trabocchetti per cercare di scoprire qualcosa del mio privato. Più d’uno ha tentato di intrecciare una storia con me e più d’uno ha tentato approcci espliciti come la classica “pacca” sul sedere piuttosto che lo struscio sull’ascensore e ancora la toccatina sulla coscia scoperta durante la pausa pranzo passata al classico bar dell’angolo. Le mie reazioni sono sempre state molto contenute, mi sono sempre limitata a lanciare occhiate fulminanti, a scostare la mano dalla coscia e così via, ma…. dentro di me ognuna di queste azioni ha sempre scatenato reazioni quasi incontrollabili e in alcuni casi sono stata più volte vicina a fare scoprire la mia eccitazione. Sì la mia eccitazione, perchè nonostante il mio comportamento esteriore, le toccatine, gli strusci e quant’altro mi eccitano da morire e immancabilmente la mia cosina bagna le mutandine tanto che sono costretta a indossare sempre e a cambiare frequentemente i salva slip. La mia dolce cosina, con piccolo ciuffetto di seta bionda, due belle labbra carnose e una clitoride piuttosto pronunciata anche quando è “a riposo”.

Prima di raccontarvi l’avventura, due parole sulle mie colleghe e amiche che condividono con me sia il lavoro sia il tempo libero. Sono Franca, Milena e Roberta, tutte e tre donne “normali”, discrete, almeno all’apparenza, che “non se la tirano”, come la sottoscritta. In altre parole, quando i colleghi ci incontrano ci scrutano, ci ammirano per la nostra semplice bellezza e ci fanno gli ovvi complementi. Tutte e quattro subiamo più o meno lo stesso trattamento dai maschi che lavorano con noi, e tutte e quattro come un vero e proprio sodalizio, ci comportiamo in modo analogo alle loro lusinghe, strusci e toccatine. Insomma siamo quello che si suole dire “quattro belle fighe che non la mollano”, e, “forse anche un po’ lesbiche”, questo è quello che ci è giunto all’orecchio di quello che pensano di noi.
Per inciso, lesbichiamo eccome, ma non solo!
Ciascuna di noi ha le sue piccole manie, se così si possono chiamare, e le sue particolarità.
Io, come vi dicevo, mi bagno abbondantemente ogniqualvolta un bell’uomo tenta un approccio fisico con me. Da questo potete ben immaginare cosa possa succedere quando do libero sfogo alle mie voglie con i miei amici: sono letteralmente una fontana quando mi leccano, posso raggiungere anche tre orgasmi uno via l’altro in pochi minuti. Mi piace un sacco fare pompini e farmi riempire la bocca di quel dolce nettare di cui i miei amici maschi sono ben riforniti. Non disdegno un bella scopata ma impazzisco letteralmente quando posso prenderlo nel culo mentre lecco la figa di una delle mie amiche.
Franca è una bella rossa con capelli vaporosi, occhi verdi, qualche lentiggine sugli zigomi, labbra carnose, un bel seno (una terza) con due bei capezzolini che è un vero piacere succhiare. Franca porta sempre, ma proprio sempre, delle gonne ampie che le arrivano sotto il ginocchio, non indossa mai biancheria intima e si rade completamente la figa almeno un paio di volte la settimana. Quando sta seduta alla scrivania, sfruttando le gonne ampie e il fatto che è impossibile vedere sotto, ama allargare le gambe per “aerare la sua sorellina”, così la chiama lei, e qualche volta per darsi una fugace toccatina.

Milena e Roberta sono entrambe more. La prima è minuta, ben proporzionata in tutto e per tutto. Ha dei tratti somatici orientaleggianti e come la maggior parte delle orientali ha i peli pubici piuttosto lisci. Anche lei tiene moltissimo alla sua cosina, è sempre a posto, non un pelo scomposto e anche lei ha la sua piccola mania: porta sempre della biancheria intima molto raffinata e particolare. E dove sarebbe la particolarità dite voi, beh, ve lo spiego. Milena dopo avere scelto i suoi capi intimi, li modifica “opportunamente”, con l’aiuto di una sua amica con cui anni fa ha avuto una storia ora conclusa, ma con cui i rapporti sono tuttora ottimi. La modifica opportuna consiste nel trasformare i raffinatissimi completini, in strumenti di piacere non solo per la vista dei suoi amanti ma anche per se stessa: nei reggiseni inserisce piccole clips d’oro, fatte appositamente per lei da un nostro amico orefice, che le strizzano delicatamente i capezzoli. Le clips sono legate con una cordicella di seta per permetterle di stimolarsi senza dare troppo nell’occhio anche durante il lavoro, le pause pranzo, le pause caffè; nelle mutandine inserisce dei piccoli vibratori a pile che le stimolano la clitoride a comando ogni volta che lei lo desidera.
Non ho mai capito bene come faccia a non fare trasparire nulla del suo continuo godimento ma così è: nessuno, se non noi sue amiche, si è mai accorto quando e quanto Milena goda durante il giorno; forse parte del godimento sta proprio nel trattenersi.

Rimane Roberta, una bella mora, formosetta, belle guance paffute bianche e rosse, due belle tette (anche lei una terza), un bel culo, due discrete gambe, forse le caviglie un po’ grosse, ma nell’insieme, come dicevo, una bella figa.
Con Roberta sono in particolare sintonia anche a lei piacciono un sacco i pompini, farsi leccare la figa e prenderlo in culo. Roberta, grazie alle sue preferenze in campo di sesso, è forse quella delle tre amiche più vicina a me; spesso ci incontriamo a casa mia o a casa sua solo noi due e in quelle occasioni sfoghiamo le nostre libidini con estenuanti 69 mentre reciprocamente ci stimoliamo i nostri paradisi posteriori con vibratori di tutte le fogge e di tutte le misure. Capita che nei lunghi fine settimana invernali si passino due interi giorni a darci reciproco piacere e a scambiarci tenerezze come due amanti appassionati (e forse lo siamo!! ).

Ma veniamo all’avventura che vi accennavo all’inizio di questo racconto. Per inciso il solo ricordarla mi sta “scombussolando” tutta, sto inzuppando le mutandine e la mia clitoride sta chiedendo di essere massaggiata delicatamente per arrivare ad un orgasmo liberatore. Scusate un attimo, mi sfilo le mutandine di pizzo bianco perché ormai sono fradicie, sistemo un paio di protezioni sulla poltrona su cui sono seduta, un telo di cotone gommato e una morbida salvietta, e mentre con una mano continuo a digitare sul mio computer con l’altra mi sto accarezzando dolcemente l’interno delle cosce risalendo fino alla mia fica ormai spalancata e che reclama le attenzioni delle mie dita affusolate. Mi sto massaggiando la clitorido molto lentamente, la stringo fra due dita e le muovo dolcemente, come stessi segando un piccolo cazzo, ecco….. vengo… oddio, sììììììììììììì, mi sono tranquillizzata un pochino, ancora un attimo che raccolgo il mio abbonante succo dalla mie cosce, mi pulisco la mano leccandola dolcemente, come sono buona….. oddio vengo ancoraaaa!!!! Scusatemi ancora devo per forza distogliere un attimo la mente da quanto sta succedendo, vado in bagno a darmi una rinfrescata al viso e torno subito al PC, sperando di potervi finalmente raccontare la mia avventura.

Allora l’avventura di cui sono stata protagonista insieme a Milena (la mora con i completini “modificati”) si è svolta lo scorso anno a primavera inoltrata più o meno a fine Aprile inizi di Maggio del 2000. Ogni mattina tutte e quattro ci si incontra alle 8. 30 al solito bar dell’angolo per il classico cappuccino e brioche prima di iniziare il lavoro alle 9. 00; una mezz’ora per noi importante per iniziare al meglio la giornata. Quella mattina però Milena e io abbiamo avuto un imprevisto e per non provocare disagio a Franca e Roberta con un rapido giro di telefonate abbiamo avvisato di non aspettarci. Milena ha avuto problemi con la sua vecchia auto, mentre io sono rimasta bloccata da un’improvvisa rottura dello scarico della lavatrice che mi accingevo ad avviare prima di uscire di casa; il tempo di chiamare l’assistenza, consegnare le chiavi di casa alla mia vicina (forse un’altra volta vi racconterò anche cosa mi successe con lei circa un paio di anni fa) per poter fare entrare il tecnico e via verso il Metrò. Così facendo, del tutto casualmente visto che avevamo annullato il solito incontro mattutino per la colazione fra colleghe, Milena e io ci siamo comunque incontrate all’uscita della metropolitana e abbiamo deciso, nonostante fossero le 9. 30, di andare comunque al bar a farci almeno un caffè. Alle 9. 45 eravamo di fronte alle porte degli ascensori, cercando di indovinare quale fra gli 8 disponibili sarebbe arrivato prima. Insieme a noi nell’atrio del palazzo c’era un giovane fattorino di una di quelle compagnie di recapito espresso, un bel ragazzo sul metro e novanta, dire sui 22-23 anni, castano con due begli occhioni marroni; dava l’aria di essere uno studente (e infatti lo era, come scoprimmo qualche minuto dopo) che si guadagnava qualche lira con il classico lavoretto non impegnativo.
Finalmente arrivò l’ascensore e tutti e tre salimmo, Milena e io selezionammo i nostri piani, rispettivamente il 12° e il 15° mentre il ragazzo seleziono il 7°. L’ascensore iniziò la sua corsa e quando il display indicava il 5° piano, improvvisamente si bloccò, si spense la luce interna e dopo un paio di secondi si accese l’illuminazione di emergenza. Un contrattempo banale, di solito risolto in brevissimo tempo visto che i nostri ascensori sono dotati di quel dispositivo che permette di raggiungere il piano anche in mancanza di corrente. Ma colmo della sfiga il dispositivo automatico quella volta ha dato forfait. Un po’ preoccupata della situazione ho premuto il citofono di emergenza e abbiamo atteso che qualcuno dalla portineria centrale ci rispondesse; dopo un altro paio di chiamate finalmente un voce ci rispose e ci disse di rimanere calmi, che erano già stati avvertiti i tecnici della manutenzione i quali avrebbero provveduto, ma con tempi non ben prevedibili, almeno un paio di ore: una ruspa aveva provveduto a tranciare di netto i cavi interrati dell’alta tensione che alimenta tutto il quartiere e noi non eravamo i soli a essere nei guai. Bene! Avremmo passato la mattinata in ascensore! Cazzo! Mi scappava la pipì e mi sarei subito fiondata in bagno appena arrivata al mio piano!
Milena era più o meno nella mia stessa situazione, mentre il ragazzo, imprecando perché aveva un paio di altre consegne urgenti, stava cercando di mettersi in contatto via radio con il suo ufficio, ma niente, le pareti di cemento armato impedivano la comunicazione. Con un po’ di furia si mise a premere ripetutamente il tasto del citofono interno, finalmente qualcuno rispose, dicendo che sapevano di noi in ascensore, di non continuare a chiamare e che avrebbero provveduto. Il giovane allora chiese cortesemente di avvisare la sua compagnia dell’imprevisto, ma dalla portineria ci fu un rifiuto, accampando delle scuse che non stavano né in cielo né in terra. Allora intervenni, e che tono deciso dissi chi ero e ingiunsi all’uomo dall’altra parte del filo di avvisare immediatamente la compagnia del ragazzo; l’uomo del citofono cambiò immediatamente tono, avendomi riconosciuta e rispose con un “Sissignora, sarà fatto immediatamente! ” (eh sì non per niente sono la Segretaria dell’Amministratore Delegato! ).

Il ragazzo non sapeva più come ringraziarmi (io intanto cercavo di tenere il più possibile serrate le mie cosce, perchè mi scappavaaaa! ). Fu quello il modo per rompere il classico imbarazzo quando in ascensore c’è un estraneo. Milena fu un po’ sorpresa del mio modo di fare così imperioso, mi fissò negli occhi con sguardo interrogativo, come per chiedermi cosa stesse succedendo e cosa avessi in mente. Cercai di farle capire quale fosse il mio disagio con un piccolo movimento del bacino, lei capì subito e si mise a sorridere. Il ragazzo intanto si era accucciato e stava usando il suo casco come sedile di fortuna.

” Buona idea” disse Milena, indicando il ragazzo
“Dai Marina sediamoci a terra anche noi, visto che dobbiamo stare qui almeno un paio d’ore, tanto vale che ci mettiamo comode”
“Perchè no” dissi io “forse così sto un po’ meglio” dissi io.

Vidi Milena accucciarsi fino a sedersi sulla moquette dell’ascensore. Mentre si accucciava notai che diede una tiratina al filo di seta che univa le piccole clips d’oro agganciate ai capezzoli facendo una smorfietta di piacere. Il ragazzo se ne stava tranquillamente nel suo angolo, giocherellando con la sua radio portatile, non immaginava minimamente quello che Milena si accingeva a fare così come io impegnata a impedirmi di allagare l’ascensore.

Milena piano piano prima si sistemò con le gambe allungate sul pavimento e il busto appoggiato alla parete dell’ascensore, poi sempre senza fare movimenti improvvisi, si tolse le scarpe e allargò leggermente le gambe, con l’indice della mano destra recuperò il telecomando del vibratore che portava infilato nelle mutandine e lo fece partire. La vibrazione si sentiva impercettibilmente nel piccolo ambiente dell’ascensore. Milena si abbandonò anima e corpo, gustandosi le leggere ma continue stimolazioni che la sua clitoride riceveva dal piccolo strumento, la vidì socchiudere gli occhi e passarsi la lingua sulle labbra, accennando ad un bacio rivolto a me. Io avevo seguito ogni suo movimento e ricambiai il gesto di mandarle un bacio, aprii leggermente le labbra e le feci vedere la mia lingua come per dirle che avrei voluto poterla leccare. Non ce la facevo più, stavo assumendo delle ridicole posizioni per contenere lo stimolo di scaricarmi, non sapevo per quanto tempo avrei potuto resistere, erano momenti terribili: Milena stava godendo, io non capivo più se l’umido della mia fica era dovuto all’eccitazione del vedere Milena godere o se era qualche goccia di urina che pian piano cominciava a sgorgare dalla mia fica.

Il ragazzo stava sempre nel suo angolo, ma dal suo sguardo capivo che stava cercando di intendere cosa succedesse: vedeva me sempre più agitata, Milena che sembrava ormai in procinto di godere e muoveva la testa a sinistra e a destra, respirando sempre più affannosamente. All’improvviso si rivolse a me e disse: “Signore posso fare qualche cosa per voi? Mi sembra che entrambe non stiate troppo bene, senz’altro è tutto a causa del piccolo spazio a nostra disposizione. Se volete posso provare a forzare le porte dell’ascensore per fare almeno entrare un po’ d’aria”.
“è un’ottima idea!! ” risposi subito “Scusa ma non posso aiutarti”, e diventando tutta rossa, aggiunsi “uno sforzo sarebbe fatale per la mia vescica”.
“Non si preoccupi signora! Avevo capito che lei ha qualche difficoltà, non capisco però cosa ha la sua amica, forse aprendo…”
“Sì, sì apri, sarà senza dubbio meglio”
Il ragazzo si avvicinò alla porta, passandomi accanto. La mia testa era giusto all’altezza del suo bacino e non potei fare a meno di notare che sotto i pantaloni di tela doveva essere piuttosto ben fornito, a giudicare dal bozzo. Infilò le dita nella fessura fra le porte e cercò di forzarle, senza esito però. La radio a tracolla e il giubbetto ancora da motociclista non gli permettevano di muoversi a suo agio. Si tolse prima la radio e poi si sfilò il giubbetto, rimanendo in T-shirt bianca attraverso la quale si intravedeva un torace ben fatto, dei bei pettorali, un ventre piatto. Così libero da impedimenti, con un potente strattone riuscì a fare scattare il blocco delle porte che finalmente si aprirono e un po’ d’aria fresca cominciò a circolare nel piccolo ambiente.

“Sai che sei proprio un bel ragazzo. Ti stavo guardando prima mentri sfogliavi quei fogli. Cosa fai nella vita oltre al lavoro di fattorino espresso? ”

Lui arrossì e accennò una risposta “Gr.. grazie signora! Sono studente di medicina al 4° anno e faccio questo lavoro per arrotondare il mensile che mi passa mio padre, sa la ragazza, la moto, la discoteca, i soldi non bastano mai”
“Ah sei un medico!! “, “No, no signora non ancora, spero di laurearmi in corso. Fra poco inizio con le cliniche e poi dovrò scegliere la specializzazione, poi si vedrà! ”
“E bravo, qual è la tua scelta? ”

“Sono ancora indeciso, però sto orientandomi verso pediatria”
“Bellissima scelta!! Complimenti”

“Ma signora cosa ha la sua amica? Speravo che l’aria fresca…”
“No, no caro…, come ti chiami a proposito? “, “Gianni”, “Ah bene Gianni, vedi la mia amica è un po’ particolare, lei quando può, per cosi dire, si distrae”
“Non capisco”
“Si sta masturbando” gli dissi senza tanti mezzi termini. Lui sbarrò gli occhi incredulo e io continuai “sì vedi, Milena, direi che è una ninfomane e porta sempre indosso due piccole clips d’oro che le strizzano i capezzoli, e stamane se ben la conosco, si è infilata nelle mutandine un vibratore clitorideo che ha azionato quando si è seduta a terra. Milena stai godendo? ” “Sììì Marina, è bellissimo!! ” Milena mi rispose, dimenticando per un attimo che non eravamo sole, subito si riprese, aprì gli occhi e mi vide seduta accanto a Gianni. “Ops scusa mi dimenticavo che non siamo sole in ascensore, ma non ci conosci, quindi…. ” e si allungò verso la nostra parte, sdraiandosi a terra co il busto e appoggiando i talloni sulla parte dell’ascensore.

Il ragazzo era esterrefatto, non sapeva più cosa fare e cosa dire, vedevo i suoi pantaloni crescere di dimensioni proprio appena sotto la cintura. Mi alzai e mi avvicinai a lui, lo presi per un braccio, avvicinai la bocca al suo orecchio e gli dissi: “Vuoi essere nostro complice? ” “Assolutamente sì” rispose lui” un’avventura così non capita certo tutti i giorni. Chissà quando la racconto agli amici…” Non lo feci finire di parlare “Se spifferi qualche cosa di quello che avrai visto e di quello che faremo, giuro che ti renderò la vita impossibile sia nel lavoro sia nello studio. Non dovrai far parola di niente a nessuno, mai. D’accordo? ” “OK signora” “Va bene allora, guarda! ” Milena non aveva più ritegno alcuno, a causa della posizione la gonna le era scivolata, scoprendo il reggicalze e le mutandine che teneva scostate con due dita della mano destra mentre con la sinistra si era slacciata la camicetta e aveva afferrato la cordicella di seta legata alle clips d’oro che le stringevano i capezzoli. La teneva sempre tesa e ogni tanto dava dei piccoli strattoni che le provocavano gemiti di piacere.

Gianni si avvicinò a Milena, la fece ruotare sul pavimento in modo che le gambe fossero verso di lui, si inginocchiò davanti a lei, le prese le caviglie e se le poggiò sulle spalle. Allungò le mani verso le mutandine e iniziò a sfilarle delicatamente senza mai perdere d’occhio la figa di Milena a cui era applicato il piccolo vibratore proprio sulla clitoride. Si chinò in avanti e cominciò a leccarle la figa che lasciava uscire i suoi umori. Io non resistevo più, dovevo necessariamente pisciare, anche perché volevo partecipare attivamente a quest’orgia sospesi a metà strada nel grattacielo. All’improvviso un’idea, chiamai i due. Gianni alzò la testa e si rivolse verso di me, notai le su labbra e il mento resi lucidi dagli umori di Milena. Mi sfilai la gonna, rimanendo in autoreggenti e mutandine, mi sfilai le mutandine, mostrando la mia cosina super bagnata di umori e di pipì con entrambe le mani allargai le labbra e con gli indici delle mani inizia a massaggiarmi la clitoride, mi girai verso il muro che le porte dell’ascensore avevano lasciato scoperto, arcuai un poco la schiena e mi lasciai andare in una pisciata “mascolina” liberatoria. Milena mi vide si alzò e si unì a me in una bella pisciata.

Gianni mi si avvicinò e mentre continuavo a orinare e a masturbarmi si infilò fra le mie gambe e cominciò a leccarmi il perineo, con le mani mi allargò le natiche scoprendo il mio buchino, si succhiò un dito e me lo spinse senza fatica nel mio buco del culo. Cominciai a urlare di piacere, stavo pisciando, mi stavo masturbando la clitoride mentre un bel ragazzo mi stava leccando e mi stava inculando prima con uno e poi con due e poi ancora con tre dita. Qualche goccia di urina cadde sulla testa di Gianni che appena smisi di pisciare si affrettò a risalire con la bocca e con la lingua si unì alle mie dita sulla mia clitoride. La strinse delicatamente fra i denti suggendola con le labbra non resistetti, dopo alcuni secondi “sborrai” copiosamente sulla sua faccia mentre con entrambe le mani mi reggevo al mura. Intanto Milena, si era spogliata completamente, carponi aveva raggiunto Gianni, gli aveva slacciato la cintura e aveva estratto il suo cazzo che svettava nell’aria in tutta la maestosità dei suoi almeno 22 centimetri. Senza indugio, dopo essersi passata la lingua sulle labbra e dopo avere sputato sulla cappella violacea dall’eccitazione, Milena se lo fece scivolare tutto in gola dando inizio a un pompino memorabile.

Gianni era scosso da tremiti che si riflettevano fino alla sua lingua, accelerava il ritmo, rallentava, si spostava a destra e a sinistra in funzione di quello che Milena faceva con il suo cazzo. Io sborrai ancora , questa volta spostandomi dalla bocca di Gianni, lasciai cadere i miei umori sul suo ventre. Milena lasciò un attimo il cazzo di Gianni e si precipitò a leccare il mio miele. Indietreggiai fino a toccare la testa di Milena, che si scostò e mi guidò fino al cazzo di Gianni che Milena teneva saldo in mano senza smettere di segarlo. Con il pollice e l’indice Milena mi aprì per bene la figa, e mi aiutò a impalarmi a spegnimoccolo. Milena aumentò la velocità del suo vibratore mentre seguendo il mio su e giù cominciò a leccarmi il buco del culo. Gianni stava impazzendo, non gli davo tregua, fino a che mi disse di togliermi perché stava venendo, per tutta risposta mi lascia andare fino a sentire le sue palle sbattermi contro il culo, inizia un movimento circolare, strinsi ritmicamente le pareti della mia figa, rilasciai, strinsi e lui venne copiosamente in me riscaldando il mio ventre con il suo caldo seme. Milena era pancia all’insù con la testa fra le gambe di Gianni. Mi sfilai il cazzo, indietreggiai con il bacino fino a raggiungere le labbra di Milena che stava aspettando la sua razione di sborra direttamente dalla mia figa. Sulla sua bocca mi allargai la figa con due dita e la sborra cominciò a colare fra le labbra di Milena, che ingoiava e leccava avidamente. Mi abbassai fino a toccare la bocca di Milena che mi leccò fino a dove poteva arrivare la sua lingua, pulendo ogni traccia della copiosa sborrata di Gianni. Io presi in bocca il cazzo di Gianni, lo ingoiai tutto gustando il miscuglio del suo e del mio miele. Invece di ammosciarsi, il suo membro stava diventando forse ancora più duro di prima. Ora toccava alla mia amica, esausta dei continui orgasmi che il suo vibratore le aveva provocato, ma vogliosa di essere riempita da un così meraviglioso cazzo.

Milena era sdraiata davanti a me, volevo ricambiarle il favore di poco prima, così le allargai la figa con due dita, le infilai prima la lingua dando due veloci toccate alla clitoride, le sputai dentro, poi presi il cazzo di Gianni fra le labbra lo insalivai bene, lo estrassi gli sputai sulla cappella e lo accompagnai con l’altra mano verso la figa di Milena, lo puntai fra le grandi labbra. A entrambi dissi di rimanere fermi in quella posizione senza muoversi e presi in mano la cordicella di seta tendendola e vedendo i capezzoli di Milena che si allungavano. Contemporaneamente diedi un leggero strattone alla cordicella e una secca pacca sulle natiche di Gianni, provocando un affondo nella figa di Milena. Mi spostai dietro a Gianni e cominciai a massaggiargli il suo bel culo seguendo i movimenti ritmati. Gli scostai le natiche scoprendo il suo buco del culo, mi misi in posizione con il capo, estrassi la lingua e inizia a leccarlo, dapprima sembrava mostrasse fastidio poi ogni due o tre colpi si fermava con la cappella nella figa di Milena a gustarsi il mio lavoro di lingua intorno e dentro il suo buco del culo fino che sborrò copiosamente nella figa di Milena che ancora vogliosa gli prese saldamente la testa e se la fissò in mezzo alle gambe urlando “Lecca tutta la tua sborra, fammi godere ancora!!!! Sì cosìììì, vengoooo” ed esplose in uno schizzo che letteralmente lavò la faccia di Gianni. Io presi in bocca il cazzo lucido di Gianni e lo succhiai fino alle palle, pulendo minuziosamente ogni traccia della recentissima sborrata.

Gianni si alzò in piedi, si prese in mano il cazzo e si avvicinò alla parete dove qualche tempo prima io avevo pisciato e da dove aveva avuto inizio la nostra orgia e dove lui si apprestava a pisciare. All’unisono Milena e io togliemmo la mano di Gianni e una da una parte e l’altra dall’altra parte gli abbiamo sostenuto il cazzo durante la sua lunga e abbondante pisciata con le nostra lingue mentre con le mani gli massaggiavamo le natiche. Alla fine gli presi in bocca il cazzo pulendogli la cappella degli ultimi rimasugli di urina. Mi allungai verso Milena e ci scambiammo un dolce e lungo bacio frugandoci reciprocamente con le nostre lingue.

Esausti ci lasciammo andare sul pavimento dell’ascensore, dopo alcuni minuti ci siamo ricomposti passandoci reciprocamente salviettine profumate sul corpo. Milena si sistemò il suo vibratore, si mise una pomata sui capezzoli, si rimise le clips d’oro e si rivestì.

Gianni sembrava essere in uno stato di grazia e meccanicamente si infilò boxer, pantaloni, e quant’altro riassumendo lo stato esteriore di un’ora prima e sedendosi ancora sul suo casco. Anch’io mi sono rivestita a meno delle mutandine che erano talmente inzuppate di umori e di urina che non erano più indossabili, stavo per riporle nella borsetta quando Gianni allungò una mano “Posso averle? ” gliele allungai lui le prese se le portò alla bocca le baciò e se le infilò nel giubbotto, si rivolse verso Milena con sguardo interrogativo, Milena capì al volo si alzò la gonna e si sfilò le mutandine e gliele porse, sorreggendo il vibratore che poi si sistemò con un laccetto che Milena portava sempre con sé in borsa. Stessa scena, un bacio alle mutandine per poi sparire nel giubbotto.

Dopo mezz’ora riuscimmo ad uscire dall’ascensore, dando la mano a Gianni e facendogli scivolare in mano con discrezione i nostri rispettivi numeri di cellulare e un messaggio “Aspettiamo una tua chiamata prima del prossimo fine settimana. Ci contiamo. Se vuoi puoi portare la tua ragazza”. Lo vedemmo andare via impugnando il suo cellulare mentre leggeva il nostro biglietto. (Abbiamo saputo il sabato successivo che stava mettendosi in contatto con la sua ragazza ventenne che conoscemmo di lì a poco).
Milena e io raggiungemmo poi il nostro posto di lavoro, impeccabili e irreprensibili come sempre per quel che rimaneva della giornata di lavoro. FINE

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