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Il primo colloquio di Giulia

Nella piccola stazione ferroviaria di provincia non c’era nessuno, nonostante a quell’ora la banchina fosse solitamente gremita di gente che attendeva il treno per recarsi in città a lavorare. Il regionale delle sette e quaranta era ugualmente gremito di gente, tutti pendolari, ma quel giorno era pressoché vuoto, come ogni sabato.
Pochi minuti prima che arrivasse il treno spuntò dalla biglietteria una ragazza abbastanza alta, sui diciotto anni, dai capelli mori e ricci, con uno stupendo visino. Attese che il treno si fermasse, poi salì su un vagone di seconda classe e si accomodò in uno dei tanti scompartimenti vuoti. Guardò pensierosa fuori dal finestrino, mentre il treno si avviava e il panorama andava trasformandosi rapidamente da campagna a città. Indubbiamente era preoccupata, quel giorno era molto importante per lei.
Alla stazione successiva salirono non più di cinque persone e una di queste si affacciò proprio sul suo scompartimento.
«Scusi, sono liberi questi posti? » chiese educatamente.
«Certo» rispose la ragazza girando appena la testa e tornando a guardare fuori dal finestrino la stazione deserta.
«Grazie» fece l’uomo e si sedette proprio di fronte a lei, vicino al finestrino.
Il treno si rimise in movimento, ma dopo pochi secondi, appena uscito dalla stazione, si fermò in mezzo a un campo di granoturco. La ragazza non se ne accorse neppure, immersa nei suoi pensieri, mentre l’uomo cominciò a muoversi inquieto sul sedile. Dopo un minuto la voce stridula del capotreno gracchiò attraverso gli altoparlanti:
«È il capotreno che vi parla. Per un problema alla linea elettrica dovremo rimanere fermi per mezz’ora. Vi prego di essere comprensivi e mi scuso per il ritardo con cui arriveremo a destinazione».
La ragazza sembrò riprendersi dal suo stato di torpore e fu allarmata dal sentire la voce dall’altoparlante. Spaesata, chiese all’uomo di fronte a lei: «Scusi, cosa hanno detto? ».
«Staremo fermi per circa mezz’ora per un guasto della linea elettrica» riferì.
«Oh, no! Avevo un appuntamento importante alle otto e mezza! ».
«Mi dispiace. Anch’io dovevo iniziare a lavorare alle otto e mezza, ma credo stamattina dovranno aspettarmi».
La ragazza lo fissò per un secondo: era veramente un uomo attraente, sulla trentina, alto, massiccio e muscoloso ma non troppo, capelli impeccabili, vestito in modo abbastanza informale anche se nel complesso dava l’impressione di essere un manager o qualcosa del genere.
«È il mio primo colloquio di lavoro! Non mi perdoneranno assolutamente questo ritardo! » si rammaricò.
«Non preoccuparti… Posso darti del tu, vero? Sembri così giovane».
«Certo, certo… Mi chiamo Giulia» e allungò la mano verso di lui per presentarsi.
«Paolo, piacere. Ti dicevo di non preoccuparti, avrai ancora tante occasioni! In questo periodo c’è una grossa richiesta di personale giovane in città! Tu che scuola hai fatto? ».
«Ho finito la ragioneria due settimane fa… ».
«Ma allora sei giovanissima! Hai diciannove anni! ».
«Diciotto, li compio in dicembre».
«E la patente, l’hai presa? È una delle maggiori conquiste dei diciotto anni».
«La sto facendo, spero di trovare presto lavoro così potrò finire di pagarmela».
«Ne vale la pena, però. Ricordo che anch’io ho dovuto lavorare per pagarmela, sette anni fa».
«Hai venticinque anni? » chiese lei un po’ stupita.
«Sì, perché? ».
«Sembri più vecchio… » sorrise.
«Eh, già, non sono più un ragazzino. Ormai ho finito di godermi la vita, ho anche prenotato la casa di riposo, sai? » la prese in giro. Risero un attimo insieme, poi lui riprese: «Ma hai appena finito la scuola, sei stata in vacanza? Penso di sì, dal momento che sei tutta abbronzata! ».
In effetti Giulia era molto scura e il top che indossava, allacciato attorno al collo, lasciava le spalle e un pezzo di pancia scoperti. Anche la minigonna rivelava due gambe abbronzantissime.
«Sì, sono stata dieci giorni al mare appena finiti gli esami. Ne ho preso un bel po’ di sole! » commentò sorridendo.
«E anche in topless, dal momento che non hai il segno delle bretelline del reggiseno… ».
Giulia si guardò le spalle: era vero, i segni non c’erano proprio… Del resto aveva passato tutto il tempo in spiaggia in topless e in tanga per non avere spiacevoli segni. Sua madre non si era accorta di niente, ma quell’uomo, in pochi minuti, l’aveva già scoperta!
«Sì, è vero… » disse imbarazzata. «Ha cominciato una, così tutte per non sfigurare… ».
«Non c’è niente da vergognarsi! Anzi, vorrei essere stato là a vederti il seno… Da quello che si vede attraverso questo top aderente, deve essere veramente fantastico… Se non sono indiscreto, posso chiederti che misura hai di reggiseno? ».
Di solito Giulia avrebbe reagito in maniera scostante a una domanda del genere, ma quell’uomo le ispirava fiducia e s’era creata un rapporto di intimità e complicità tra di loro.
«La quarta… » sussurrò.
«Però oggi non lo indossi. D’altra parte col top si sarebbero viste le spalline e anche l’agganciatura sulla schiena e non sarebbe stato il massimo dell’eleganza, soprattutto per un colloquio di lavoro».
Giulia si chiese come faceva a sapere che era molto basso sulla schiena, ma si limitò a farfugliare: «Già… ». Cominciava a sentirsi eccitata dai discorsi di quell’uomo affascinante: le gambe erano diventate come di argilla e sentiva un fuoco tra di esse, mentre i capezzoli si erano eretti… Oh, no!
«Vedo che ti piacciono questi discorsi… » fece Paolo alludendo ai capezzoli la cui sagoma spuntava sulla stoffa dell’indumento.

«Non mi capita spesso di ricevere tanti complimenti da un uomo… » disse Giulia.
«E perché mai? Sei così una bella ragazza. Hai un fisico mozzafiato, un viso incantevole, dei capelli stupendi… » si stupì l’uomo.
«È che non tutti sono così diretti… Anzi, qualcuno lo è anche, ma è troppo diretto, vuole soltanto fare sesso con me… ».
«Giulia, sarò anch’io molto diretto ora, se sei d’accordo» fece Paolo molto serio.
«No, no, con te va bene» s’affrettò ad affermare.
«Hai mai fatto sesso con un ragazzo? » chiese senza preludi.
«Sì» fu la sua immediata risposta. «La prima volta a sedici anni, poi l’ho fatto parecchie volte nell’ultimo anno».
«Ora hai il ragazzo? ».
«No» rispose lei secca, sinceramente.
«E da quanto non lo fai? ».
«Un mese, da prima degli esami. Ho deciso di darmi una calmata per poter studiare, altrimenti passavo tutto il tempo libero a scopare… ».
«Ti piace così tanto? » chiese lui incredulo.
«Da morire! ».
«Anche a me… » rispose come se stesse pensando.
A quel punto un lampo di malizia attraverso gli occhi di Giulia. Sarebbero stati fermi ancora a lungo, almeno tre quarti d’ora, era tesa e aveva bisogno di rilassarsi, non lo faceva da un pezzo e lui le piaceva…
Lui colse il suo sguardo assassino e sorrise leggermente. Anche sul volto della ragazza apparve un sorrissetto malizioso che lasciava ben sperare per lui.
«E tu da quanto non lo fai? ».
«Tre mesi» rispose sinceramente.
«Un bel po’ di tempo! Non ti manca un po’ una donna? » chiese sempre con quella sua aria maliziosa.
«Certo, ma ho avuto talmente tanto da fare sul lavoro! ».
«La solita scusa… Non ti piacerebbe divertirti un po’? » e accompagnò la domanda con uno sguardo assassino e allargando leggermente le gambe.
«Incredibile! In un attimo hai invertito le parti: primi eri la ragazza timida e ritrosa, ora improvvisamente ti butti all’attacco. Mi piace un sacco questa versatilità! » commentò lui interrompendo il pathos della scena. A quel punto si alzò, chiuse la porta dello scompartimento con il clavistello e abbassò la tendina che dava sul corridoio. Guardò fuori dal finestrino: non c’erano case o strade in lontananza, per cui nessuno poteva vederli da quella parte. Si sedette al suo fianco e la guardò negli occhi: «Comunque sì, mi piacerebbe un sacco divertirmi un po’ con te… ».
Fu lei a prendere l’iniziativa e a baciarlo, salendogli a cavalcioni sulle ginocchia. Paolo passò le mani sulla parte superiore della sua schiena e le massaggiò la pelle nuda. Presto lei si rialzò e lui ne approfittò per passarle le mani fino ai seni, carezzandoli piano e indugiando sui capezzoli di cui traspariva la sagoma attraverso il top.
«Veramente molto belli… » commentò compiaciuto.
«Sono contenta che ti piacciano» rispose lei mentre iniziava a sbottonargli lentamente la camicia. Finito di parlare, prese a baciargli il collo, mentre andava alla cieca con le mani, cercando i bottoni a tastoni. Paolo intanto passò a massaggiarla di nuovo sulla schiena nuda. Quando la camicia di lui fu aperta fin quasi all’ombelico, Giulia infilò le mani e prese a tastargli l’ampio petto, fino ad arrivare a stuzzicare i capezzoli piatti. Li sfiorò in un movimento circolare con la punta del dito, poi, quando sentì che si erano induriti, li pizzicò fra pollice e indice. Con la bocca scese lentamente fino al capezzolo sinistro di lui, aiutandolo nel frattempo a togliersi la camicia.
Sentì la stretta del top che si allentava sul seno: aveva slacciato il nodo che lo sosteneva sul collo. Le sue mani scendevano lente e sensuali, cogliendo ogni particolare del suo corpo: le spalle, la base del collo, le ascelle… Quando le sue dita incontrarono le ascelle perfettamente depilate le chiese: «Te le depili spesso? ».
«Sì» farfugliò lei, senza staccarsi dal suo capezzolo.
Emise un sospiro di piacere, poi riprese a parlare: «Peccato, mi eccita il pelo delle ascelle in una donna… ».
Giulia si staccò un attimo e rispose guardandolo negli occhi, senza rialzarsi: «Non è il massimo, d’estate, quando fa caldo e si gira spesso con canottiere, avere le ascelle non perfettamente depilate».
«Secondo me è peggio quando iniziano a ricrescere che un bel cespuglietto che non ha conosciuto il rasoio».
«Anche secondo me, per questo sto attenta che non si vedano mai i puntini neri».
«E, dimmi, laggiù come sei? Depilata oppure bella pelosa? » chiese eccitato e incuriosito.
«Lo scoprirai presto! » rispose senza rivelare nulla e si buttò sull’altro capezzolo. Paolo allora fece scendere lentamente il top fino a scoprirle i seni grossi ma non eccessivi. Li prese fra le mani e strinse delicatamente, sentendo il capezzolo duro contro il palmo: non poteva vederli ma s’immaginava la loro opulenta bellezza.
Dopo pochi secondi lei si staccò dal suo petto e si rialzò spostandosi col sedere indietro sulle sue ginocchia. Era bella da far male: il suo viso era incantevole, con i capelli ricci e scurissimi e uno stupendo sorriso sulle labbra, il corpo perfetto, abbronzantissimo, senza alcun segno bianco nemmeno sul seno. Questo in particolare attirava l’attenzione del suo sguardo, che non riusciva a muovere da là: aveva due tette da favola, tonde, grandi ma non spropositate, sode ed alte, con pronunciati capezzoli scuri già da tempo duri per l’eccitazione.
Il ventre gli era parzialmente celato alla vista dal top arrotolato alla vita, ma subito Giulia se ne rese conto e se lo sfilò dall’alto: era bellissima anche là, perfettamente piatta, con il solo buchetto dell’ombelico. Desiderava ardentemente di poterla guardare anche più in basso, fra le gambe lunghe e affusolate. Lei lo capì e si alzò, sfilandosi da sotto la minigonna che le avvolgeva i fianchi. Indossava solamente un paio di mutandine di pizzo nero, che però non rivelavano se e quanto era pelosa la in mezzo. Lui si aspettava che si spogliasse ulteriormente, invece lo fece alzare e aprì i suoi pantaloni, che subito cederono a terra. Anche Paolo indossava ora solamente le mutande, ma il rigonfio del suo cazzo eretto era evidentissimo.
Lo fece sedere e si sistemò nuovamente a cavalcioni su di lui, stringendosi contro il suo petto. Sentiva fra le gambe la sua erezione possente e iniziò a stuzzicarla strofinandosi contro con il pube gonfio di eccitazione. Le sue mani nel frattempo vagavano sempre sulla schiena di lei, scendendo sempre di più in basso. Alla fine si insinuarono anche sotto le mutandine e cinsero le sue natiche tonde e sode, facendola gemere di piacere. Le palpeggiò a lungo mentre lei continuava a strofinarsi contro di lui, fino ad arrivare a passare un dito nel solco che le divideva. Sentì il buchetto del culo pulsare per l’eccitazione e vi infilò lentamente la punta di un dito. Non trovò grande resistenza e il suo movimento all’indietro col bacino gli chiedeva esplicitamente di affondare di più. Un po’ alla volta arrivò a infilare completamente il dito indice della mano destra dentro di lei.
«Non sei vergine nemmeno qua» le sussurrò lui in orecchio, mordicchiandole il lobo.
«No, mi piace farmelo mettere in culo. Anche masturbandomi lo tengo sempre allenato ed elastico».
Quelle parole lo fecero sussultare e lei se ne accorse. Temette che fosse prossimo all’orgasmo, perciò si tirò indietro, sempre standogli a cavalcioni.
«Forse è meglio che ti prepari col preservativo» gli consigliò.
Paolo annuì e frugò nelle tasche dei pantaloni che lei gli porse finché ne trovò uno. Si alzarono entrambi, lei gli abbassò le mutande fino ai piedi e lui se ne liberò. Poi gli posò le mani sulle spalle, per farlo sedere, ma allungò le mani sul suo seno, che aveva cambiato leggermente forma nel movimento.
«Sono bellissime queste tette abbronzate… » mormorò.
«Se farai il bravo, poi te le farò provare… Non ti andrebbe di sborrare là in mezzo? » gli chiese sorridendo maliziosamente.
Lui non rispose, ma il forte sussulto che ebbe il suo cazzo eretto approvò al suo posto. Un secondo dopo erano nella stessa posizione di prima, e lei gli stava srotolando il profilattico sull’erezione.
“È bello teso” pensò. “Molto duro, ma non grossissimo. Sarà 16-17 centimetri, ne ho visti di più grossi, però mi piace… ”
«Oh, mi sono dimenticata le mutandine! » fece un po’ di recita Giulia. «Non ho proprio voglia di rialzarmi ancora… Credo dovrai strapparmele di dosso, così come sono! ».
L’idea non gli dispiacque certo, poi lo eccitava l’idea che sarebbe andata in giro tutto il giro senza mutandine… Le appoggiò una mano sul pizzo e sentì che era umido. Chissà com’era, finalmente lo avrebbe scoperto! Mise due dita sotto l’elastico e tirò. Subito questo si ruppe, ma furono necessari parecchi secondi per ridurre l’indumento in brandelli e toglierlo completamente. Paolo la guardò intensamente là in mezzo: il pelo era molto folto, scuro e riccio. Ne fu eccitato in maniera incredibile, gli piacevano le donne pelose fra le gambe.
Giulia sorrise, lo aveva capito dal discorso sulle ascelle: «Ti piace il folto pelo di una mora autentica? ».
«Da impazzire! » esclamò lui mentre cercava le labbra fra i riccioli e vi infilava dentro un dito. Era bagnatissima, pronta ad accoglierlo dentro di sé. Lei si fece avanti, allargando ulteriormente le gambe, finché il suo cazzo eretto puntò sull’apertura. Fu lui ad entrare, muovendo il bacino in avanti lentamente, fino a essere accolto completamente in lei. Giulia gli mise le mani sulle spalle e prese a cavalcarlo vigorosamente, saltellando sulle sue gambe, mentre lui ne assecondava il ritmo con il bacino. I seni, grossi e pieni, prese a ballonzolare in un movimento eccitante: le mani di lui non poterono che dirigersi lì, a stringerli. Ben presto però sentì l’orgasmo avvicinarsi: avrebbe voluto dirle di fermarsi, ma non ne trovava la forza, era troppo bello. Riuscì a trattenersi però fino a farle provare l’orgasmo: distaccò le mani a malincuore dai seni e portò la destra fra i suoi glutei e la sinistra sul clitoride, iniziando a stimolarlo. Due dita della mano destra s’infilarono nel suo ano, mentre col bacino prese a muoversi più lentamente, ma in circolo per aumentare il suo piacere. Giulia si accorse di tutti questi accorgimenti e si abbandonò al suo orgasmo, che scoppiò dentro di lei, sconvolgendola per molti secondi con profondi spasmi. Fermò quasi del tutto i suoi movimenti, abbandonandosi con la testa sulla sua spalla, a occhi chiusi. Appena si riprese, volle ricompensarlo delle attenzioni che le aveva dedicato e iniziò a muoversi rapidamente su di lui, in modo che il cazzo fosse stimolato ampiamente dai suoi movimenti veloci e profondi. Paolo allungò le mani sulle sue tette e le strinse, appoggiandovi anche la faccia. Presto avrebbe raggiunto l’apice anche lui, perciò Giulia allungò una mano sotto il suo corpo e strinse nel palmò i suoi coglioni. Bastarono altri due penetrazioni, profonde ma rapidissime, e lo sentì venire, spruzzando una grande quantità di sperma nel serbatoio del preservativo. Si abbracciarono per un attimo, per riprendere fiato, poi le si rialzò dal suo grembo e andò a sedersi di nuovo al suo fianco.
«Che cavalcata! » sospirò lei.
«Sei un’ottima amazzone, non me l’avevi detto! » scherzò lui. «Peccato sia stato così breve! » fece per scusarsi.
«Guarda che con me queste solite storie non attaccano. Eravamo entrambi troppo eccitati per trattenerci più a lungo. Era inevitabile che venissimo subito, ma così ora godremo meglio del prossimo orgasmo» e sottolineò le ultime parole abbassando la voce. Dava per scontato che non sarebbe finita lì. Il suo pene, divenuto moscio, ebbe un sussulto a questo pensiero.
Giulia prese un fazzoletto dalla borsetta e si inginocchiò di fronte a lui, sfilandogli il preservativo. Gli diede una rapida occhiata e lo buttò nel cestino delle immondizie dello scompartimento, poi prese a pulirgli il cazzo con il fazzolettino di carta.
«Si vede che era un bel po’ che non scopavi e nemmeno che ti masturbavi! Ne avevi di sperma in quei coglioni, se non usavamo il preservativo mi avresti riempita ben bene. Peccato, mi sarebbe piaciuto anche, ma purtroppo oggi ho quel colloquio importante e non posso andarci colando sperma sulla sedia. Però sarà per un’altra volta, tanto uso la pillola».
«Già non vedo l’ora di sborrare in quella stupenda fighetta! Devi proprio darmi il tuo numero! » disse lui speranzoso che non si trattasse di un episodio isolato quella scopata in treno.
«Certo! » esclamò felice pulendolo alla perfezione.
«Ma come mai non mi hai leccato via lo sperma? » chiese un po’ deluso.
«Perché così la prossima volta avremo qualcosa di nuovo da fare, dal momento che ora ti voglio prendere in culo! ».
Paolo rimase un attimo allibito, poi notò che il suo cazzo andava indurendosi. Giulia, senza parlare, si sistemò appoggiando il seno sul sedile e rimanendo inginocchiata. Lui aveva di fronte il stupendo culo: inginocchiatosi, prese a baciarlo e a lubrificarlo con la saliva e gli umori che ancora colavano dalla sua micetta, che lui trasportava sull’orifizio con le dita. Ben presto fu pronto a essere penetrato e anche il suo pene aveva nel frattempo raggiunto una potente erezione. Giulia si allargò da sola le natiche, aprendosi il culo davanti a lui. Paolo si precipitò subito e affondò il cazzo in quel buco che immaginava molto stretto, ma che invece era più largo di quel che si aspettava. Grazie alla lubrificazione, riuscì a penetrare piuttosto agevolmente. Prima di essere completamente dentro, a lei sfuggì un “ahi”.
«Ti fa male? ».
«Continua pure, ma piano. È sempre così, per quanto allenato sia».
Il ragazzo prese a pompare lentamente, gustandosi la morbidezza dell’ano della ragazza. Stava in ginocchio, a busto eretto dietro di lei, tenendole le mani sui fianchi. Dopo le prime penetrazioni più difficoltose, la sentì sciogliersi e passò le mani sulla sua micetta, carezzandogliela con un dito.
Dalla bocca di Giulia uscirono i primi rochi gemiti di piacere, ma dopo un poco lei chiese: «Cambiamo posizione, sto scomoda così. Però non uscirmi fuori! ».
Si mossero lentamente, insieme, fino a che lui si sedette con lei sempre in grembo.
«Muoviti tu e toccami le tette e la figa! » chiese ancora lei. Paolo l’assecondò, cominciando a muoversi sempre lentamente con il bacino, ritraendosi e penetrando in lei. Con la mano sinistra prese a frugarla fra le gambe, stuzzicandole il clitoride ed entrando in profondità, mentre con la destra le palpeggiava alternativamente le tette, una dopo l’altra. Giulia allungò le mani sotto le sue gambe, arrivando a toccare i suoi testicoli, stringendoli delicatamente e palpeggiandoli con piacere, mentre un dito continuava oltre essi raggiungendo l’ano del ragazzo. Lo sfiorò a lungo, con insistenza. Alla fine gli chiese: «Ti piace essere toccato lì? ».
«Sì, è bello» ammise lui.
«Posso metterti la punta del dito dentro? ».
Lui non si fermò, però sentì che il ritmo, prima fluente, ebbe un attimo di interruzione per la sorpresa. Poi s’arrese e le sussurrò: «Va bene, però fai piano».
La ragazza fu molto delicata ed entrò solamente con il polpastrello dell’indice. Udì con piacere il suo sospiro di piacere: avrebbe voluto poter fare di più, ma la posizione non glielo permetteva. Fu lui a toglierla dagli indugi: «Ti va di fare una cosa un po’ porca? ».
Giulia si stupì un attimo, poi acconsentì.
«Mi piacerebbe incularti mentre stai in piedi appoggiata al finestrino… » disse lui un po’ incerto.
Lei ne su entusiasta e subito si risollevò facendolo fuoriuscire da sé e appoggiandosi completamente al finestrino. «Dai ora, rimettimelo dentro» disse allargandosi il culo con le mani.
Paolo le si avvicinò da dietro e di nuovo la sodomizzò, sempre con delicatezza. Le mani di lui andarono entrambi alla sua vagina, che fu presto piena, mentre lei concentrò la sua attenzione sul suo culo, facendo entrare pian piano un dito quasi completamente. Incominciò anche lei a ritrarlo e a penetrare dentro di lui e, con sua grande sorpresa, Paolo in poco tempo arrivò a penetrarla con lo stesso ritmo del dito.
La cosa la eccitò infinitamente, al punto che sentì l’orgasmo avvicinarsi implacabile: «Oh, Paolo, vienimi dentro» lo pregò incurante che poi avrebbe avuto il colloquio. «Sto venendo, voglio sentire spruzzare dentro di me! ».
Lui l’assecondo e aumentò leggermente il ritmo, strofinandosi a fondo sul suo ano. Contemporaneamente il dito nel suo culo si muoveva sempre più rapidamente. L’orgasmo li sorprese quasi insieme: Giulia leggermente in anticipo, che affondò fino alla radice il dito dentro di lui, facendogli anche un po’ male, ma subito lo ritrasse, Paolo spruzzò più volte in lei, con rapidi movimenti, fino a fermarsi. Restarono qualche secondo così, spalmati sul vetro del finestrino, finché lui si ritrasse e si sedette. Lei stesse ancora un attimo là, immobile, e Paolo notò il rivoletto di sperma che le scendeva dall’ano oscenamente aperto, poi si sedette vicino a lui, abbracciandolo.
In quel momento la voce del capotreno gracchiò di nuovo: «Fra cinque minuti il treno sarà nuovamente in movimento, ci scusiamo ancora… ». Nessuno dei due ci fece però caso e continuarono a guardarsi esausti.
«Come farai ora col colloquio? Hai il culo pieno del mio sperma».
«Ora aspetto un attimo che esca quello che è lì, poi mi rivestirò, andrò in bagno, mi pulirò un po’ e mi metterò dentro un po’ di carta igienica».
Paolo fu eccitato dall’idea che avrebbe girato tutto il giorno con la carta igienica nel culo. Quando si alzò, si accorse che era indispensabile, perché aveva macchiato il sedile.
«Chissà cosa penseranno gli altri viaggiatori vedendo quella macchia! » commentò Paolo.
Giulia si limitò a sorridere all’idea, e si rimise top e minigonna, andando in bagno. Si lavò per quel che era possibile, si diede un po’ di profumo che teneva nella borsetta e si sistemò l’improvvisata assorbente nel culo. Quando tornò nello scompartimento, Paolo, già vestito, si stupì di come era riuscita a risistemarsi. Alla fine anche lui riuscì ad ottenere un aspetto passabile, quando ormai erano giunti nella stazione alla quale entrambi dovevano scendere.
Si salutarono nello scompartimento, baciandosi appassionatamente e scambiandosi i numeri di telefono. Poi entrambi via di corsa verso i loro impegni. Paolo presse di fretta un taxi, mentre Giulia dovette accontentarsi dell’autobus.
Quando arrivò alla sede centrale della ditta per cui doveva sostenere il colloquio, notò che in attesa c’erano altre tre ragazze e un altro ragazzo solamente. Avrebbe dovuto attendere ed entrare per ultima, ma fu felice di poter fare il colloquio in quanto le comunicarono che il responsabile era arrivato solo da un quarto d’ora e stava valutando un altro candidata. Dopo un’ora e mezza di attesa fu finalmente il suo turno: era spossata dal sesso fatto con Paolo e dalla lunga e stressante attesa. La porta si aprì ed usci una ragazza visibilmente delusa: il colloquio non le era certo andato bene.
Ancor più preoccupata attraversò la soglia e si presentò nella stanza, dove c’era solo un ragazzo, piuttosto giovane, alla scrivania. Ma era Paolo!!
I due si guardarono allibiti per cinque secondi, poi Giulia entrò e richiuse a chiave la porta dietro di lei. Piegò leggermente la testa in avanti, si slacciò il nodo sul collo e si sfilò il top avanzando a piccoli passi. Si sedette sulla sedia davanti alla scrivania e disse: «Ti avevo promesso di farti sborrare qui» disse accarezzandosi fra i bei seni nudi «ma il treno è partito troppo presto».
Paolo si era appena ripreso dalla sorpresa, si sfilò rapido la camicia e si avvicino a lei, mettendole un mano sotto la minigonna e frugandola delicatamente fra il folto pelo fino a trovare le labbra del sesso. Era ancora bagnata! Le sfilò la gonna e la fece distendere di schiena sulla scrivania, a gambe aperte, e iniziò a leccarle la micietta. Lei subito gli strinse la testa sul sesso e venne. Paolo volle ricominciare tutto da capo e prese a leccarla in profondità, alternando piccoli colpetti con la punta al clitoride, fino a farla venire nuovamente.
A quel punto si tolse i pantaloni e le mutande e le salì a cavalcioni. Giulia fu lieto di accoglierlo fra i suoi seni tondi e li prese fra le mani stringendolo in un eccitante canale di carne. Lui muoveva rapidamente il bacino, mentre lei lo aiutava strofinando i seni sulla sua asta turgida, sfiorandone la punta con la lingua quando gli arrivava a tiro. Strinse anche lui i seni, sostituendosi a lei che appoggiò le mani sopra le sue, rendendo così il movimento frenetico. Pochi secondi dopo venne inondandole la gola, la faccia, i capelli, le tette e le loro mani. FINE

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