E’ bello essere un “giovane” dirigente, 44 anni non sono molti per essere in alto e godere di un ottimo stipendio. Ma è anche il ruolo che rivesto, capo del personale, che mi piace.
Scusate, ma non posso certo dirvi ne il nome mio ne quello dell’azienda. Troppo noti entrambi.
Vi voglio solo raccontare la mia ultima, recente, soddisfazione.
Andava in pensione la responsabile del settore stipendi. Un posto ambito, il posto più in alto prima del settore dirigenziale.
Dovevo decidere con chi sostituirla. Tre erano i candidati, anzi, le candidate. Tre donne in gamba.
Ci tengo al mio lavoro, e se vi dico che erano in gamba ci potete credere.
Tutte e tre erano piuttosto giovani e carine, ma una era veramente una bionda da sballo.
Due gambe slanciate e piene, un culo da favola e un giro petto da mozzare il fiato, con una vita che, sarà stato il confronto con il seno e i fianchi, sembrava di vespa. Ad occhio direi un 95-55-95, quasi un emblema fumettistico del sesso (avete visto chi ha incastrato Roger Rabbit? ). Anche il viso, con due occhioni azzurro intenso, era all’altezza.
Ma sul lavoro non le si poteva fare alcun appunto: seria anche nel vestire, precisa e preparata.
Vi dirò che mi era subito venuta l’idea di provare a farle capire che, essendo comunque la concorrenza agguerrita, certi suoi “atteggiamenti” avrebbero costituito l’elemento decisivo.
Ma aveva un paio di “difetti”: 31 anni e un matrimonio di soli otto mesi alle spalle. L’esperienza mi ha insegnato che, tranne alcuni casi, le donne sposate divengono disponibili, se prese nel modo giusto, dai 35 in su, per divenire mele mature che ti cadono in mano, o ti corteggiano addirittura, vicine ai 40. Inoltre sono meno disponibili prima di aver 5 o 6 anni almeno di matrimonio sulle spalle.
Dato che i casi particolari si vedono già dagli atteggiamenti, o almeno dal modo di vestirsi, questo non mi sembrava proprio il caso. Provarci comunque è da escludere: ho anche un’immagine di serietà professionale da difendere. Non voglio avere, sul lavoro, la nomea di uno che perda la testa per le gonnelle.
Decisi quindi di chiamare tutte e tre, dir loro che stavamo valutando le loro capacità e che, pertanto, ognuna di loro avrebbe affiancato per sei ore settimanali la collega che doveva andare in pensione.
Sei mesi di tempo per decidere.
So come dirigere: poca confidenza personale, ma giovialità e battute da gran famiglia. Far capire chiaramente (e dimostrandolo di tanto in tanto) che diventavo un orco cattivo con chi sgarrava o cercava di approfittarsi del clima aperto che tenevo.
Con questo voglio dire che la mia politica era quella della “porta aperta”.
Nelle settimane successive, le tre donne non persero occasione per venirmi a trovare, esponendo idee, progetti e ogni altra cosa che, pensavano, potesse essere d’aiuto nella conquista del posto.
La lotta s’iniziava a far feroce, e non mancavano più o meno velate critiche alle colleghe concorrenti. Devo dire che tutte e tre svolgevano un buon lavoro, ed anche Maria, la pensionanda, era in dubbio su chi suggerirmi.
Una mattina, quando restava ormai poco più di un mese, entra da me Margherita, la mia “preferita”.
Mi colpì subito il suo abbigliamento. Ineccepibile nel vedersi, ma la gonna era un tantino più corta, non subito sopra al ginocchio, come di solito le portava, ma un palmo più sopra. Il tailleur sembrava fatto da un sarto: disegnato al millimetro per il suo corpo e con uno scollo che, senza mostrare troppo, sembrava una freccia che indicava lo stacco tra i seni, invitando a farla mettere seduta per poterle sbirciare dentro dall’alto.
Si mise a sedere ed iniziò ad espormi una sua “nuova” idea.
Non sarei arrivato dove sono se non fossi abituato ad usare ogni “arma” a mia disposizione e a saper riconoscere negli altri ogni manovra ed ogni atteggiamento.
Notai che, scostata la sedia per sedersi di fronte, aveva esagerato nello scostarla e vi si era seduta senza riavvicinarla minimamente e, mentre parlava, accavallava le gambe, passando ora dalla sinistra sulla destra, ora alla destra sulla sinistra. Si era cioè seduta con le gambe ben in vista e faceva in modo che la gonna scivolasse gradualmente verso l’alto, devo dire che riusciva a compiere la manovra in modo raffinato ed elegante. Un bel paio di cosce. Proprio come le avevo intuite.
Fino ad allora avevo guardato senza farmi notare, ora feci in modo che notasse il mio sguardo carezzarle le gambe, dalle caviglie affusolate fino alle cosce tornite. Anche in questo ebbe gran classe, nessun gesto volgare: smise di accavallare le gambe, si assestò leggermente in giù la gonna, come se si fosse accorta solo allora che si erano scoperte troppo le gambe e fece un sorriso che diceva
“Non sono offesa, prendo il suo sguardo come un complimento”.
“Ci tiene molto a quel posto? “
“Certo Dottore, amo il mio lavoro e crescere di livello è anche crescere di qualità. Inoltre sono sposata da poco e uno stipendio più alto non fa per niente scomodo con il mutuo per la casa da pagare e tante spese ancora da fare. “
“Ha intenzione d’avere presto dei figli? ” (Non si arrabbino le donne per questa domanda, ma quando si assegna un incarico delicato, bisogna sapere la disponibilità della persona cui si assegna)
“No dottore, prima ci vogliamo sistemare entrambi nel lavoro e finire il grosso delle spese, poi ci penseremo, ma sicuramente anche allora non chiederò che il tempo necessario. Come le ho detto tengo al mio lavoro e penso che una donna si realizzi non facendo solo la madre”
“Cara signora T. , lei è un’ottima dipendente, purtroppo per lei lo siete tutte e tre, e la scelta è difficile. Capisco che cerchi di giocare tutte le sue carte, ma sono troppo cresciuto, e non abbastanza vecchio, da cambiare la mia opinione per la semplice esposizione di un paio di gambe, anche se sono stupende come le sue”
Diventa rossa e, tirando questa volta giù la gonna fino a dove arriva la stoffa sulle gambe serrate come quella di una timida collegiale, balbetta
“Le assicuro che si sbaglia, io.. non volevo.. , le chiedo scusa, non si ripeterà, ma le assicuro che… “
“Non si preoccupi e non cerchi di scusarsi, per avere la certezza di avanzare, e vale anche per me, bisogna avere solo gli scrupoli indispensabili e giocare tutte le carte che si possiedono. Lei possiede un bel corpo ed è logico che cerchi di trarre vantaggio da ciò che la natura le ha messo a disposizione. L’avvertivo solamente che ha di fronte una persona matura: o è disposta a giocarsi di più o rinunci, non è la strada giusta. ” (la franchezza è spesso l’arma migliore, sfa le carte in mano all’avversario e costringe a giungere immediatamente sul fronte del gioco. Per altro le mie parole erano aperte ad una sua onorevole ritirata, se voleva
Riprese il controllo di se, (ottima prova anche per le capacità lavorative) e passando ad un tono
Confidenziale e scherzoso quanto lo consentiva il colloquio con un superiore (Consiglio personale: mai passare al tu)
“Sa dottore, lei è un uomo affascinante, ma parlando di scrupoli, non mi piace l’idea di tradire mio marito dopo così poco tempo, poverino, è anche così geloso! “
Bene, se passa al giocoso va sondata: spesso è il terreno favorito delle donne per dire ciò che non vogliono dire.
“questo potrebbe farmi venire voglia di chiederle tra quanti mesi non sarà più – così poco tempo -“
Risatina mia e sua. Poi, con un tono ancor più canzonatorio, per dire quel che volevo senza rischiare uno schiaffo:
“Tenga comunque conto che la gelosia è un elemento naturale, ogni animale tende a suo modo ad essere geloso per garantirsi la possibilità di riprodursi. Beate voi donne che siete certe, ma gli uomini debbono sperare di essere il padre! Il Tradimento in fondo è questo, invadere la sfera riproduttiva di un altro maschio. Ma una donna bella come lei ha tanti modi di far felice un uomo. ” Qui inizio ad essere peso e la tengo sotto osservazione nei gesti e nelle espressioni del volto
“Se non si offende le vorrei raccontare cosa diceva un mio carissimo amico con schiettezza tutta toscana, lo dico solo per allentare la tensione scherzando” (altro che volerla allentare! )
“Dica dottore” (sorride) “diceva che – per far carriera esistono due possibilità, una per gli uomini e una per le donne: per gli uomini aver un po’ DI culo e farsi UN GRAN culo sul lavoro; per le donne aver un BEL culo e farsi FARE IL culo sul lavoro” O uno schiaffo, ma lo escludo, o un educato invito a moderarmi o… quale sarà la sua reazione? Trattengo il fiato in quelle frazioni di secondo che sembrano minuti.
“Dottore, lei è proprio un gran burlone! ” E sorride.
“è lei che è una donna veramente eccezionale e di compagnia. A me piace scherzare e fa piacere veder apprezzare una battuta. Sa, mi è simpatica, per consolarla la inviterei volentieri a cena con me domani sera in un ristorante ai laghi. Non le prometto certamente niente, ma una maggior conoscenza, anche se ahimè casta, può essere un vantaggio per lei. “
“Accetterei molto volentieri, ma così all’improvviso non so che dire a mio marito: è geloso e penserebbe male. Sa, anche in ufficio mi telefona due volte al giorno. “
“Dica pure a suo marito che c’è una cena di lavoro in sala riunioni. Una riunione c’è davvero, ma non interessa il nostro settore. Dirò al centralino di che io e altri miei collaboratori siamo ad una cena d’affari, ma che per evitare il rischio di trovarsi giornalisti tra i piedi, per chiunque cerchi siamo a quella riunione. Si faccia trovare al Bar ….. alle otto. “
“Certamente dottore” Mi ha preso alla sprovvista e non ci posso giurare, ma quel movimento maldestro, di scorrere con il sedere in avanti sulla sedia prima d’alzarsi, che le scopre le gambe più di prima per un istante potrebbe essere volontario. Di sicuro il sorriso che trovo questa volta sul volto sembra dire con un poco di malizia
“mi fa piacere che ti piacciano le mie gambe”.
Il giorno dopo, più si avvicinava l’ora e più ero impaziente. La vidi solo verso le 17. 30 quando usciva, un lieve sorriso e un formale
“Arrivederci dottore”,
“arrivederci signora T. “.
Alle 18 giudicai fosse tempo che anch’io uscissi. Citofonai alla mia segretaria. “Esco prima stasera, dica che sono reperibile sul cellulare per questioni urgenti fino alle 19. 30. Arrivederci. “,
“Arrivederci dottore”-
Filo a casa, doccia e cambio. Vestito elegante, ma non scuro. Monto sulla mia Rover e via.
Arrivo davanti al Bar dieci minuti prima. (In un appuntamento di lavoro spacco il minuto: mai prima, un dirigente non aspetta; mai dopo, guai a chi non è già sul posto. Ma una donna, fuori dal lavoro, non si fa mai attendere)
Arriva una Renault. è lei. Mi faccio incontro per aprirle lo sportello. Non sono i capelli leggermente raccolti e tenuti da una madreperla scura per risaltare il bel collo e gli orecchi adornati, ne la porzione di seno lasciata libera dalla scollatura del tailleur bianco che mi colpiscono, ma la strepitosa minigonna del completo che lasciano visibili due stupende cosce velate dalle leggere calze bianche, giù fino al piede calzato in eleganti sandali di vernice bianca dai lacci sottili.
Muove le gambe per uscire e balena il pizzo della calza, probabilmente autoreggenti.
“Dottore! Lei mi vizia con i complimenti alle mie gambe. “
“Ha fatto bene a redarguirmi: è troppo bella in ogni particolare per omaggiare una sola parte di lei. “
Con spiritosaggine, ma anche con la civetteria tipica delle donne, fece un elegante giravolta su se stessa.
“Trova davvero? “
La faccio salire in auto, mi metto al posto di guida e parto. Solo allora le rispondo.
“Preferisco sempre esaltare ciò che può essere esaltato e tacere sul resto, che fare complimenti falsi. Lei è semplicemente stupenda, ed in un’età meravigliosa. Giovane quanto basta ad avere lo splendore di un ragazza e adulta quanto serve ad avere delle forme piene e mature. “
“Parla come una persona d’altri tempi, ma è affascinante starla a sentire. Credo che lei sia molto pericoloso”
“Ha paura di me? “
“Non abbastanza da non aver accettato il suo invito, ma anche le fanciulle dei film di dracula si fidano del fascino misterioso del loro anfitrione”
“Poggiare le mie labbra sul suo tenero collo rientra nelle miei sogni, ma credo che sarebbe orribile privare il mondo di lei per suggere il suo sangue. “
Notai con la coda dell’occhio che stava ben composta, ma tuttavia aveva fatto risalire la gonna a rivelare nuovamente la parte trinata delle calze. Forse era delusa che non avessi allungato una mano e vi garantisco che ci voleva tutto il mio autocontrollo per resistere alla tentazione. Ma volevo essere sicuro delle sue intenzioni, farle desiderare ciò che si aspettava che facessi e acquisire fascino su di lei senza che avesse la minima impressione che io potessi, anche solo in piccola misura, essere dominato da lei.
Le nostre chiacchiere, piene di piccole schermaglie, continuarono fino all’arrivo. Mi accorsi che fissava per un momento il cartello bilingue che affiancava l’insegna del ristorante (zimmer – camere), niente turbò il suo sorriso.
“è un piacere rivederla dottore. L’accompagno al vostro tavolo”
Le cena era deliziosa e Margherita apprezzò anche il buon vinello, stando attenta a non esagerare. Era una donna veramente in gamba. Il vinello era frizzante quanto la nostra conversazione. Così, quando a fine pasto le dissi
“Vorrei della musica per ballare con lei” Mi rispose ridendo
“Che musica preferisce: musica da camera? “.
Invece che cercare una nuova risposta appropriate le chiesi:
“Lei è una donna poco accorta che esibisce nuovamente le sue grazie nonostante i miei suggerimenti, o è una donna che sa quel che vuole? “
“Scacco matto, dottore. Se anche fossi stata imprudente, ammetterlo darebbe una pessima impressione sulle mie capacità di gestire nuove situazioni! “
“E una resa senza condizioni? “
“Tutt’altro, con molte condizioni” Aveva appoggiato i gomiti sul tavolo, appoggiando il mento sui pugni chiusi e guardandomi con gli occhi un poco strizzati e maliziosi. Era sorridente, bella e civettuola”.
“Prima di tutto m’aspetto una adeguata riconoscenza e in secondo luogo sono disposta a molte cose, anche a – farmi il culo sul lavoro – come ci s’aspetta da una donna, cedendole il diritto d’uso di certe mie proprietà personali, ma negandole l’utilizzo di proprietà di cui, abbiamo di comune accordo stabilito, godono d’usufrutto terzi qui non presenti”.
Le sue parole mi stuzzicarono molto l’appetito. Mi alzai, le porsi la giacca del tailleur e le dissi
“Ottima transizione d’affari, dimostra ampiamente le sue capacità manageriali. Non ho alcun dubbio che l’esame approfondito della pratica, che intende mostrarmi, toglierà ogni riserva alla mia scelta favorevole nei suoi confronti”.
La feci attendere un momento nell’atrio, il tempo necessario a parlare col proprietario.
Nessuna registrazione, ovviamente. Il locale era tutt’altro che equivoco, ma io ero persona tutt’altro che da scontentare.
In lei vidi solo un attimo d’indecisione nel momento di varcare la soglia: non l’indecisione di chi si pente, ma quella di chi sa che sta per fare un passo decisivo nelle scelte della sua vita.
Appena dentro ritornò immediatamente quella di prima.
“Voglio proprio esaminarla più da vicino ed approfonditamente. “
“Ehi! , ma lei è laureato il legge o in medicina? “
Questa donna avrebbe fatto rapidamente carriera, ve lo garantisco, non per le sue grazie, che erano solo una – merce – di possibile scambio, ma per la sua capacità di essere sempre opportuna e rapida.
“è sempre stato il mio sogno riposto. Si spogli signorina. Che esamineremo i suoi sintomi” E mentre poggiavo la giacca, lei iniziò a sbottonarsi con e a togliersi il vestito con grazia.
Giacca, camicetta e gonna scivolarono via.
Che splendore! Mutandine e reggiseno erano di pizzo bianco, come il tailleur e le calze erano rette da un reggicalze identico.
Rimase lì ferma, prima di proseguire, per vedere l’effetto che le facevo.
“Dottore! Le deve essere scivolato lo stetoscopio dentro i pantaloni… o è qualcos’altro? ” Rise maliziosa.
“Non si preoccupi per gli strumenti, signora, sono ben a punto e collaudati. Si faccia invece auscultare. ” Ed iniziai a passarle le mani sul corpo. Le sganciai il reggiseno e presi le sue stupende mammelle in mano, soppesandole e stringendole. Poi scorsi le dita intorno alle grandi aureole in giri concentrici, fino ad arrivare ai capezzoli già erti, che stimolai tra pollice ed indice.
Il suo volto mostro che gradiva molto la cosa.
“Ma dottore, è la prima volta che mi visitano in questo modo! “
“è un massaggio signora, sento che, nonostante lei abbia uno splendido aspetto, il suo tono muscolare e la sua pelle esigono un massaggio da mani esperte. “
“E le sue sono espertissime, dottore” E questa volta, mentre la mano, che da un po’ carezzava le immediate vicinanze, giunse a toccarle attraverso la stoffa il monte di venere, ebbe un brivido.
La feci sdraiare sul letto e mi sdraiai accanto, in modo da poterla carezzare con comodo, a partire da quelle stupende cosce che scivolavano sotto le mie mani per effetto delle calze.
Carezzavo lento, stimolando ogni punto sensibile sensibile del suo corpo con le mani, vagandoci prima a lungo intorno, per far crescere in lei il desiderio del contatto.
Lei aveva iniziato a spogliarmi, ed in momento rimasi in boxer.
Feci scivolare via le sue mutandine (che si era posta sopra i lacci del reggicalze).
“Stia Attento dottore” Disse sentendo la mia mano troppo vicina alla sua passerina.
Che culo sodo, nella sua abbondanza!
“Dottore, ha una terapia da prescrivermi? ” Mi sussurrò nell’orecchio. Sentivo che adesso vi era molta voglia nella sua voce.
“Direi che lei necessita di una cura ricostituente a base di proteine e vitamine. Suggerirei di provare per prima una somministrazione per via orale. “
Rise “Pasticche dottore? ” disse squillante e maliziosa.
“No! Sciroppo. Purtroppo non ho bicchieri sul momento, dovrà berlo direttamente dalla boccetta! “
“Obbedisco dottore! ” disse facendo per scherzo la voce seria e si mise in ginocchio, seduta sui talloni, di fianco a me, rivolta verso i miei boxer”
“Mi dica se sbaglio qualcosa nella terapia dottore” E la sue mani mi tirano scoprono il pene, che rapidamente viene impugnato dalla sua destra dandomi un profondo brivido che dai testicoli mi risale fino al cervelletto.
“Prima di tutto devo agitare bene il flacone” (scorre l’asta con la mano e mi massaggia i testicoli con la sinistra)
“mamma mia che confezione enorme! Devo berla tutta questa medicina? “
“Certamente signora, fino all’ultima goccia! ” risposi ansimando per il piacere.
“Allora tolgo il tappo”
Con delicatezza scoprì interamente il glande, che il suo massaggio faceva apparire e in parte sparire a tratti e chinò lentamente la testa tenendo la bocca spalancata. Sentii l’alito caldo sulla testa del pene e la bocca scese giù, lambendo appena, con miei singulti, fino a che non fu talmente scomparso nella sua bocca da essere ancora impossibile limitare il contatto. Allora le sue labbra si chiusero e la sua lingua e il palato lo chiusero in umido giaciglio d’amore.
E le sue labbra iniziarono a scorrere, veloci quando respiravo e lente quando trattenevo il respiro.
Portai l’indice della mia destra alla bocca e lo insalivai. Poi, mentre la mia sinistra si poggiava sulla sua testa, chiedendole di farsi esplorare dalla mia virilità tutte le profondità della sua gola, arrivai con il dito inumidito a ciò che cercavo e, senza indugi, lo penetrai nel suo caldo sfintere.
Dette un mugolio di sorpresa, soffocato dal pene che le riempiva la bocca, per la rapida introduzione, subito seguito da un mugolio d’approvazione.
L’anello muscolare del suo buchino era stretto, mentre l’ampolla interna era calda e morbida al punto giusto.
Iniziai ad adeguare i miei movimenti dentro il suo intestino ai suoi con la bocca. Sfrenati, quando lei succhiava il mio uccello con vigore; lenti e ampi quando avviluppava l’asta con calma.
In un momento in cui avevo agitato con vigore il dito nelle sue interiora, alzo, con un sospiro aspirato, la testa dal cazzo, si mise un attimo un dito in bocca e calò nuovamente il suo umido forno sull’asta.
Un istante dopo la mano, che fino a poco prima aveva giocato con i miei testicoli, s’introdusse sotto di me, e il dito insalivato mi violò.
Sentivo un bruciorino leggero nell’ano, che si ripercuoteva lungo il pene rendendolo eretto e duro in modo spasmodico. Tutta la mia resistenza, cui avevo fatto ricorso per prolungare quel paradiso, andò rapidamente a farsi benedire e d iniziai a tremare dai piedi alla testa sotto quel piacere infinito.
Lei accentuò la corsa della sua testa, per renderla appena accennata quando le vibrazioni si spostarono dal corpo alla base del pene. E mentre mi svuotavo a più riprese, sentivo i suoi mugolii alternati dal suono della sua glottide che inghiottiva. Quando le pulsioni cessarono, affondò completamente il cazzo nella sua bocca e tirò lentamente su la testa, succhiando e serrando le labbra, fino a che il pene uscì con uno schiocco dalle sue labbra. Si tirò nuovamente su a sedere sui talloni e disse con voce argentina, dopo essersi passata la lingua sulle labbra
“Sono stata brava! Ho bevuto tutta la medicina! ” E subito più seria:
“Temevo di non farcela, credevo che mio marito avesse una bella boccetta, ma questa è forse più grande ed era tutta piena” Poi, tornando giocosa:
“Ora cosa devo fare dottore? “
“Beh, verifichiamo se la cura tonificante ha avuto effetto. Le farò fare alcune flessioni. Vada ad inginocchiarsi là tra le mie gambe….. Brava! Così … Ora fletta il busto fino a toccare col centro del petto quell’asta lubrificata …. Bravissima! …. Ponga le mani ai lati del seno. Ora comprima il seno per farlo aderire a quell’asta che le farà da guida….. Lei è proprio una paziente esemplare. Ora scorra il busto in su e in giù. “
Mi gustai ad occhi chiusi quella spagnola. Il suo seno era morbido e caldo, e l’umidore rimasto sul pene rendeva la carezza della sua pelle morbida e celestiale.
“Dottore! Dottore! L’asta sta diventando gigante, mi pigia le tette e vuole alzarsi! “
“Cara signora, se si sente pigiare dall’asta vuol dire che, purtroppo, la cura non ha avuto completamente effetto. “
“è Grave dottore? “
“No, però dovrò farle un’iniezione intramuscolare. Si sdrai a pancia in giù sul letto. Brava! Alzi un poco il pancino, che le metto sotto entrambi i cuscini. Ora iniziamo il massaggio della parte prima dell’iniezione. ” Le mantrugiai quel culo portentoso, estendendo le carezze alle cosce sempre calzate.
“ora passo il batuffolo imbevuto d’alcool” E mi chinai a leccarle la rosetta delicata. Lei dette un sospiro di piacere.
“Dottore, mi sta strizzando la tettina! “
“è per incoraggiarla signora, molte persone hanno paura delle punture, invece fa solo un poco di male all’inizio e passa subito” Con l’altra mano impugnavo il pene tenendolo puntato sull’accesso al suo caldo intestino e premetti, lento ma deciso. La carne del suo culetto affondò sotto la pressione, poi mi sentii penetrare e la carne mi si fece nuovamente incontro. “OOOHHH!! ” Fa lei, ma non era un urlo di dolore: lo usava poco spesso, visto che lo sfintere era sempre bello stretto, ma certamente
se lo era già fatto sfondare.
“Tutto bene signora? ” “MMMMHHH! ” Si! Non era troppo allenata, ancora stava aspettando che le fitte passassero e iniziasse la parte piacevole.
Con piccoli colpetti successivi, cui risposero altri sommessi mugolii, le allargai le budella per tutta la lunghezza del mio pene, fino a godere del contatto di quelle chiappe ampie e morbide contro i miei lombi.
Iniziai ad andare lentamente in su e in giù dentro il suo culetto, fino a che l’antro divenne scorrevole e potei iniziare a scorrere con vigore. Quasi lo estraevo e poi piombavo giù di colpo a colpirle le natiche.
“Doo… ttooo… reee” Disse, intercalata dai miei colpi, con la voce dell’impiegata.
Mi fermai piantato in quel culo accogliente e le chiesi: “Che c’è signora T. “
“Ma se qualcuna di quelle due streghe le fa la corte? “
Presi a riandare lentamente su e giù dicendole
“Stia tranquilla! …. Ricorda le due … condizioni? … Farsi fare il culo … sul lavoro … è la seconda, …. ed io le sto … facendo il culo con …. entusiasmo, … ma la prima condizione … è avere un bel … culo, e lei non ha …. solo le più belle ….. chiappe tra voi tre, ….. ma il più bel ….. fondo schiena ….. che abbia …. mai visto.
… Si faccia … sfondare il culo … con fiducia! …. Il posto … è suo! “
Con la voce della paziente mi fa: “Doot… ttoreeee. Spinga lo … stantuffooohhh! …. Lo spinga … forteeeehhh! “
E, facendola contenta, spinsi a lungo e forte fino a che lei iniziò a godere (e nel godere non era per niente controllata! ), ed io la inondai di -medicina- fin nel più profondo dell’intestino.
FINE